Con questo articolo parte oggi una nuova avventura per noi che ci porterà alla scoperta dei piatti tipici del nostro territorio.
Un viaggio emozionale fatto di profumi e sapori antichi, ritrovati e riscoperti nelle ricette di tradizione, scritte in fogli ingialliti e logorati dal tempo.
Un tempo le massaie cucinavano “a sentimento” “a recula”. Assurdo pensarlo oggi che abbiamo bisogno di precisione. Voi chiudete gli occhi e metteci il cuore. Immaginate le mani della vostra nonna, della vostra mamma che prendono le vostre e vi guidano a impastare. Se scappa un grammo in più fatevi una risata e continuate.
Siamo nel periodo più magico dell’anno dove nelle cucine delle massaie salentine c’è fermento già dalla vigilia dell’immacolata con la preparazione delle pucce e delle pittule e tutti i giorni a seguire con i dolci tradizionali: mostaccioli, cartellate, purciddhuzzi, mandorle atterrare, cupeta.
Un momento magico per i bimbi che si divertono a infarinarsi il viso e imbrattarsi le mani nel cioccolato ma anche per i grandi che si fanno attraversare dal profumo di biscotti caldi, dello zucchero fondente e si ritrovano in un attimo nella cucina della nonna, i più belli tra i ricordi.
Il pane non è un di più per noi salentini al quale dedichiamo giornate intere per prepararlo, come la vigilia dell’ Immacolata. Signori si parla della Puccia.
Tutti piatti pregni di storia e tradizioni che meritano ognuno un articolo dedicato.
Perché si chiamano così? Le origini di questo dolce risalgono al periodo della Magna Grecia tra il VIII e il VI sec. a. C.
e, come in molti altri casi, sono legati alla tradizione contadina. I contadini, in quel tempo avevano l’abitudine di regalare a Natale al loro “padrone” (feudatario) il maialino più grasso per ottenere in cambio lodi e benedizione. Con il passare del tempo quest’usanza si è trasformata e quel dono è stato sostituito da un dolce fritto a forma di maialino, in dialetto “purceddhu”.
Oggi, di quel dolce, troviamo solo il nome, per forma e condimento molto diversi.
La ricetta tradizionale prevede l’utilizzo del succo di arancia e che la sua buccia venga fatta scaldare nell’olio (rendendolo anche così profumato) e poi tagliata a pezzettini e aggiunta nell’impasto.
Nella mia versione rivista e adattata ai nostri tempi consiglio di usare l’arancia in questo modo: frullarla dopo averne ricavato dei pezzettoni insieme ad un limone nel mixer a immersione, in modo da ottenere una “pappina” da aggiungere poi alla farina.
Consiglio anche di aggiungere una noce di burro a fine impasto.
Ultimo passaggio. Ci siamo.
Mielatura.
Se non vi piacciono le cose mielose potete usare il naspro, ossia lo zucchero fondente. La stessa ricetta si usa per i mustazzoli e gli angioletti.
Facile no?
Se volete vedere il video con tutti i consigli e procedimenti, seguitemi anche sui miei canali social Youtube e Instagram #quantobastalacucinadiadri e su facebook #Adriana Manco
Tanti cari auguri di buone feste beddhazzi! Vi auguro un sereno Natale e un Felice anno nuovo!
CASA-CORPO: Teatro gratuito a Salve dal 5 novembre
LECCE – Rovesciare i cliché, sfidare i luoghi comuni, dimostrare che sì, nel Sud Italia…
🌟 Oroscopo del Giorno 🌟 Ozanews.it | 29 Ottobre 2025 ☀️ Buongiorno a voi, cari…
Buongiorno a tutti salentini, ugentini e curiosi di passaggio! Le stelle oggi sono più confuse…
DASPO di 10 anni per tifoso napoletano: rissa e obbligo di firma a Lecce Provvedimento…
Otranto – Prosegue senza sosta l’attività di controllo in materia ambientale da parte della Guardia…