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L’8 marzo delle Donne

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Si è solito affermare che non vi sia dopotutto molto da festeggiare, ed è altrettanto vero che si rischia, quando si affronta l’ argomento usando carta e penna, di cadere nella trappola del testo giornalistico volto a snocciolare statistiche su donne che hanno difficoltà ad affermarsi sul lavoro e nella società, perché viene negata loro questa possibilità, come sottolineato in questa giornata di convegni, seminari e dibattiti nei circoli culturali.

È obbligatorio fare una sorta di resoconto sui diritti calpestati delle donne? Forse, il sunto del numero delle donne uccise dall’inizio dell’anno, può essere più interessante.

Magari, è meglio parlare delle donne che subiscono le persecuzioni da parte dei loro ex? O parlare del caso della giornalista sportiva che ha dovuto subire la pacca sul sedere e che per giorni, è riuscita a distogliere la nostra attenzione dalle statistiche dei bollettini di morte, causa Covid, emessi ogni giorno dal ministero della Sanità?

È più interessante la diatriba sulle calze a rete, indossate da una nota cantante salentina durante la sua esibizione sanremese?

O magari, potrei cominciare a scrivere di quella povera donna costretta a prostituirsi dal criminale di turno, alla quale venivano riconosciute un pacco di sigarette, due euro al giorno, il minimo di cibo che consentisse al suo povero corpo di sopportare tutto.

Potrei scrivere anche della figura silenziosa che appare nel libro “ Il nome della rosa” di Umberto Eco, quella povera stracciona che è oggetto di desiderio da parte di alcuni monaci della abbazia ma lei, ama e si concede consapevolmente e in maniera istintiva solo al giovane frate Adso?

O cominciare a parlare di Maria Maddalena, figura di donna presente nel Vangelo?

E invece voglio parlare delle donne, tutte quelle che ogni giorno si preoccupano di essere: solo una buona madre, solo una buona moglie, solo una buona amica, solo una buona collega di lavoro, solo una caparbia capo ufficio.

Che siate spensierate( come potrebbe essere la donna- amica) che siate dotate di senso pratico,( come può essere una collega di lavoro) che siate donne generose o compassionevoli ( come una madre) ciò che conta è l’ integrità personale, intesa come la lealtà verso se stesse e soprattutto intesa come consapevolezza che le nostre convinzioni, le nostre azioni e i nostri valori, sono espressione del nostro comportamento, qualunque sia la situazione che siamo chiamate ad affrontare e il ruolo che scegliamo di avere.

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Anna Maria Mangia

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Anna Maria Mangia

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