La notizia è di quelle che fa tremare i polsi: è iniziata l’inversione del trend turistico in Puglia, come ampiamente predetto da più parti e non solo da esperti del settore. Fatto sta che oggi il dato è ufficiale ed è testimoniato dal 1° REPORT DI ANALISI ECONOMICO -TERRITORALE PER UNIONCAMERE PUGLIA
I numeri sembrano testimoniare una sensibile contrazione delle richieste e prenotazioni. Un fenomeno che si spiega facilmente nella voglia dei vacanzieri di tornare alle mete di un tempo, precluse da due anni di pandemia. Ma non solo.
Gli ultimi due anni hanno segnato un vero e proprio exploit del turismo in Puglia. Numeri drogati da flussi che mai torneranno e che qualcuno ha maliziosamente spacciato per turismo duraturo. Ma le bugie come si sa hanno le gambe corte ed oggi iniziamo a leggere i primi dati reali che ci riportano alla dura realtà: la Puglia e più nello specifico il Salento si sta riassestando su numeri reali, ben lontani da quanto auspicato dai più miopi, coloro che profetizzano uno sviluppo senza fine e senza regole che dovrebbe portare le nostre spiagge a competere con la riviera romagnola.
In Puglia 1 impresa ricettiva su 2 stima di avere perdite in
bilancio, in linea con la media Italia (54%).
Tale orientamento risulta coerente con quanto evidenziato
in precedenza: la concentrazione dei flussi turistici nei soli
mesi di luglio ed agosto, nonché le problematiche
riscontrate nella gestione delle misure di sicurezza imposte
dalla pandemia e nel reperimento del personale
stagionale, spingono le imprese verso pronostici orientati
alla cautela.
Infatti, il 31% delle imprese ricettive stima di raggiungere
almeno il pareggio (Italia 26,7%); mentre solo il 19,6%
prevede utili (Italia 19,3%).
Superiore rispetto alla media nazionale la flessione della
stima dei ricavi rispetto al 2020: pari al -13% per la Puglia
e al -9,6% per l’Italia.
un estratto dal report
Il dato che più preoccupa nel report è sicuramente il -13% di strutture che operano sulla piattaforma Airb&B , che se da una parte può far intravedere una crisi del settore, dall’altro mette in luce un altro odioso fenomeno del turismo salentino: l’affitto clandestino di case vacanze. Un fenomeno che uccide il mercato, abbassa la qualità e soprattutto mette in cattiva luce un intero comparto che da anni lotta per il miglioramento dell’offerta turistica del nostro paese.
Il timore è che inizino a venire al pettine problemi annosi del nostro territorio, messi sotto lo zerbino e fatti dimenticare da un’economia turistica basata sullo sciacallaggio più che sulla valorizzazione del territorio.
L’inadeguatezza delle infrastrutture, la costante carenza di personale qualificato e il dilagante fenomeno dell’evasione fiscale potrebbero presto deflagrare nel collasso di un sistema che sta tenendo in piedi l’economia di una regione intera.
Ma come porre rimedio a questa situazione e tentare di invertire un trend che sembra ormai consolidarsi? Molto difficile dirlo. Gli studi e l’attenzione sul settore continuano ad aumentare e le ricette sembrano concordare tutte su un punto: bisogna alzare l’asticella della qualità della nostra offerta turistica, puntando soprattutto sui giovani.
L’indice di pressione turistica misura l’impatto che i flussi
turistici hanno sul territorio e sulla popolazione residente
nonché sul turista stesso. L’indicatore percentuale è
calcolato come rapporto tra le presenze turistiche diviso la
popolazione residente, moltiplicate per 365 giorni.
La Puglia registra un indice di pressione turistica pari allo
0,7, valore prossimo alla media nazionale.
A livello provinciale, Foggia e Lecce registrano valori
dell’indice (rispettivamente 1,4 e 1,2) superiori non solo alla
media regionale ma anche a quella nazionale.
Tali valori, come analizzato in precedenza, dipendono
dall’«affollamento estivo» dovuto alla concentrazione dei
flussi turistici nei soli mesi di luglio ed agosto. Infatti, se si
considerassero solo le giornate dei due mesi estivi (60),
invece che su tutto l’arco dell’anno, la pressione sarebbe più
rilevante tale da provocare, inevitabilmente, effetti negativi
sia nella percezione dei turisti che della popolazione locale.
dal report
Una realtà sotto gli occhi di tutti: Ugento in 20 anni ha visto perdere i suoi giovani, con una situazione che si è tradotta in un’economia gerontocentrica che sta portando il nostro territorio ad una lenta morte per asfissia dovuta anche ad una pressione antropico-turistica ormai insostenibile, come testimoniato anche dal report.
In quest’ottica il turismo, quello buono e ben fatto, potrebbe essere la nostra ultima occasione per mettere finalmente a frutto le competenze maturate dai nostri giovani eccellenti, costretti a emigrare da un sistema che invece di valorizzarli li svilisce con paghe da fame e metodi caporalistici.
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