Ambiente e Territorio

La bandiera è blu ma il porto è nero: il caso Torre San Giovanni

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Sono iniziate da poco e continuano in questi giorni le operazioni di disostruzione della bocca del Porto di Torre San Giovanni, interessata dal fenomeno dell’insabbiamento, che aveva reso il porto praticamente inutilizzabile. Si tratta di un’iniziativa tampone che, per il secondo anno consecutivo, permetterà almeno la fruizione minima del porto peschereccio di Torre San Giovanni, al costo di 35mila euro.

Questi lavori infatti non risolveranno il problema di un porto che è biologicamente morto già da tempo. Le foto dall’alto testimoniano una realtà che i residenti hanno già ben chiara, dato gli insopportabili miasmi che, soprattutto nei giorni di scirocco, sono costretti a subire.

Una situazione causata da un errore progettuale dell’attuale porto che con lo spostamento del molo di sottoflutto, ha causato l’insabbiamento dell’insenatura. Il problema principale sembra essere l’altezza del nuovo molo, a cui mancherebbero almeno 2 metri per poter svolgere al meglio il suo compito.

Un errore progettuale che, oltre all’insabbiamento del porto, sta causando la sparizione delle spiagge di Fontanelle, ridotte ormai a una sottilissima fascia di sabbia a ridosso dei pini marittimi, nonostante le costosissime operazioni di ripascimento che hanno coinvolto queste zone negli anni passati. Una questione che avevamo già trattato alcuni mesi fa con un articolo che descriveva la critica situazione che si sta verificando in località Fontanelle.

Eppure prima dei lavori qualcuno aveva già paventato questa situazione, prevedendo nel dettaglio i fenomeni al quale stiamo assistendo. Lo dicevano gli esposti presentati da Italia Nostra, ma lo dicevano anche diverse osservazioni presentate da privati cittadini. Osservazioni completamente ignorate dall’amministrazione di allora, che aveva la priorità di spendere i milioni di euro serviti al rifacimento totale dell’attuale porto, che in più fasi è costato oltre 7 milioni di euro.

Una soluzione che si è tradotta nel tempo in un tragicomico paradosso: mentre prima il porto veniva dragato annualmente per permetterne la corretta fruizione, dopo gli ultimi lavori non sono stati più previsti questi tipi di interventi. Questo ha fatto sì che nel porto oltre che alla sabbia e alla posidonia, si posassero anche tutti gli inquinanti prodotti dalla normale attività del porto.

Una foto satellitare del porto nel 2004
Una foto satellitare del porto nel 2009

Questo combinato disposto di fattori determina che il materiale prelevato all’interno del porto sia di difficile smaltimento, essendo classificato come rifiuto speciale anche in base alle analisi svolte dall’arpa all’interno del porto.

Non è quindi più possibile utilizzare questo materiale per il ripascimento delle spiagge come fu per le migliaia di tonnellate asportane nell’ultimo pesante restyling del porto di Torre San Giovanni. Un problema non da poco che sta causando l’enorme ritardo nella progettazione dell’intervento di bonifica del porto, già finanziato per un importo di quasi 5 milioni di euro, che in questo momento non si riesce a spendere, con il serio rischio di vedere buttate in discarica tonnellate di pregiata sabbia di cui la pineta di Fontanelle ha un disperato bisogno.

Tutti problemi che erano già ben chiari 10 anni fa, quando ci occupammo del problema con il mini reportage ” a chi importa il porto”, che vi riproponiamo.

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Riccardo Primiceri

Videomaker, Fotografo, Giornalista ed esperto di marketing digitale. Tutto questo dopo aver vissuto dieci anni a Bologna ed esser tornato in Salento. Oggi dirigo la redazione di Ozanews, la comunicazione di Ugento Calcio e le iniziative di Officine Multimediali ETS mentre continuo a lavorare per i miei clienti storici.

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