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La creatività dei bambini che può portare buoni frutti

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La creatività dei bambini che può portare buoni frutti
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C’è una bellissima frase di Pablo Picasso che mi colpisce ogniqualvolta la leggo: “Tutti i bambini sono degli artisti nati; il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi”.

E’ senza dubbio lodevole l’iniziativa del nostro Presidente del Consiglio comunale che nei mesi scorsi ha indetto un concorso per le nostre scuole nello spirito e con l’obiettivo di promuovere la lettura attraverso la scoperta di miti del passato ed eroi del nostro tempo. Proprio ieri sono state premiate le classi vincitrici presso la scuola media “I. Silone” alla presenza della Commissione giudicatrice, degli insegnanti e del nostro primo cittadino, il cui discorso, con l’invito ai piccoli, ma anche ai grandi di “occuparci della nostra città d’arte” è senza dubbio meritevole di attenzione quale invito a riflettere e ad acquisire quella consapevolezza di cittadini che da tempo, a mio avviso si è un po’ scolorita. Lungi dal volere esprimere giudizi meramente politici, che spettano ad ogni singolo ugentino, in piena coscienza e libertà, ciò che è importante cogliere da questo importante evento che ha visto coinvolti l’Amministrazione comunale ed i bambini delle nostre scuole, credo sia l’urgenza di porre attenzione al modello di cittadino che vogliamo avere nei prossimi anni. Sarebbe fuorviante banalizzare il tutto all’importanza della scuola od a quelle che i sociologi chiamano strutture di socializzazione primaria: scuola, famiglia, oratori. Si osserva tuttavia una perdita di soggettività dovuta all’uso dei telefonini, quindi dei social network, che garantiscono certamente connessioni rapide e a lungo raggio, ma paradossalmente isolano il bambino e/o l’adolescente dal mondo reale per stringerlo in quello virtuale. 

Sovente accade che al tavolo di un ristorante una famiglia stia insieme fisicamente, ma sia mentalmente ed emotivamente distante. Non comunica e non socializza perché non parla. I bambini guardano i video sul cellulare per farli stare zitti e buoni. I grandi stanno ognuno per i fatti propri. Questo è il punto in cui ci ha portati la tecnologia degli smartphone. Sarebbe meglio quindi riaprire, anzi direi riscoprire quel dialogo a cui purtroppo anche i più piccoli stanno rinunciando. Ecco perché plaudo all’iniziativa del Presidente Grasso di coinvolgere i bambini delle scuole in un’iniziativa che attraverso la riscoperta della lettura susciti il piacere della condivisione, del lavoro di squadra, del confronto e della riflessione tra coetanei. Tutti i bambini sono degli artisti nati. Soltanto chi è egoisticamente individualista, e noi grandi spesso dimostriamo di esserlo perché abbiamo perso il senso ed il significato di essere disturbati da chi ha bisogno del nostro ascolto, dei nostri gesti e della nostra considerazione quando riteniamo più urgente rispondere su whatsApp o mettere mi piace su Facebook o lasciare un twitt, palesa atteggiamenti che valgono a confermare l’invalidità della teoria per cui lo sguardo debba essere rivolto sempre ai più piccoli ed al loro futuro. 

Ricordo con nostalgia i racconti di guerra dei miei nonni. Concordo con Umberto Galimberti quando nel suo libro delle emozioni afferma che bisognerebbe tornare a raccontare le favole, a leggere le storie, a parlare con i propri figli. Semplicemente tornare a scoprire e a conoscere le umane emozioni.  

L’occasione istituzionale come quella celebratasi ieri meriterebbe molta più attenzione e considerazione attraverso un maggiore coinvolgimento della cittadinanza, perché l’obiettivo di ogni momento di crescita dei nostri piccoli concittadini deve essere quello di porre giorno per giorno un piccolo mattoncino per costruire una coscienza civica che riesca a renderli protagonisti nel e per il mondo in cui vivono. Si potrebbero utilizzare parole molto più sofisticate, ma occorrono ben altri contesti ove pochi comprenderebbero per delineare come proposta ciò che si potrebbe e si deve ancora fare. Al momento è opportuno limitarsi a compiacersi per questo bando: “Leggere per conoscere attraverso personaggi mitologici ed eroi del nostro tempo”. Già l’eloquenza del titolo è certamente un ottimo inizio. Occorre quindi lavorare, impegnarsi, investendo (non solo in termini monetari!) e valorizzando ciò di cui disponiamo. La nostra Ugento ha tutte le risorse e le carte in regola per essere un modello di “città a misura d’uomo”. Insegnano i muratori che le case si costruiscono su fondamenta solide. Ecco, impegniamoci ancora di più per offrire momenti di crescita, conoscenza, confronto e creatività, garantendo partecipazione, ascolto e coinvolgimento piccoli, grandi, tutti i cittadini,  famiglie, associazioni, scuola, parrocchie, gruppi di volontariato, operatori del terzo settore, etc.; a chi ha bisogno del supporto dei più grandi. A ragione del fatto che in fondo noi siamo natura. 

L’obbiettivo è che i nostri artisti per nascita, restino tali anche da grandi. Se noi grandi riuscissimo a capirlo, sarebbe già un grande passo avanti senza pur tuttavia tralasciare l’obbligo di sorvegliare il futuro dei nostri figli, come detto sempre più connessi, che frequentano una scuola incapace di educare, perché ignora l’apparato sentimentale dei nativi digitali, e la politica che, soprattutto nella sua versione populista, ha fatto delle nostre reazioni emotive il proprio linguaggio.

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