A distanza di un anno esatto, ci risiamo. Il Parco Naturale Regionale Litorale di Ugento torna ad essere teatro di un incendio devastante, che ha polverizzato ettari di verde, proprio nello stesso identico punto in cui un rogo simile divampò lo scorso anno. Anche stavolta il fuoco ha lambito abitazioni e resort, costringendo alla solita evacuazione precauzionale. Ma a leggere la risposta ufficiale del Comune di Ugento, sembra che tutto sia andato a meraviglia. “La macchina di gestione dell’emergenza ha funzionato egregiamente”, si legge. Certo, gli alberi non ci sono più, ma chi si accontenta gode.
La risposta del Comune, oltre a elogiare la “bontà delle scelte strategiche”, ci tiene a ricordare che il piano di prevenzione degli incendi è più che mai attivo. Si parla di progetti innovativi, telecamere termiche, droni e addirittura intelligenza artificiale, con il programma FIREFOX per monitorare e prevenire i rischi nel parco naturale. Tuttavia, e qui c’è un piccolo dettaglio, le telecamere di monitoraggio citate non erano ancora operative al 30 luglio perché il progetto è “ancora in fase di implementazione”. Ma allora, perché si parla di prevenzione se il sistema non era pronto a prevenire? “Nel caso specifico, la versione dei fatti risulta coerente e documentata”, ci rassicura il Comune, sostenendo che le telecamere hanno comunque rilevato del fumo alle 11:03. Un po’ tardi, forse?
La documentazione ufficiale ci racconta poi degli ingenti investimenti per la prevenzione, dalla collaborazione con l’ARIF agli interventi selvicolturali per ridurre il carico vegetativo e arbustivo, che evidentemente però non sono bastati a fermare le fiamme. Le squadre di operatori dell’ARIF hanno lavorato senza sosta durante la stagione antincendio, si legge nel documento, intervenendo su “canneti, incolti, sterpaglia, macchie, boschi e pinete”. Ma nonostante questo, proprio nel cuore dell’estate, lo stesso disastro si è ripetuto.
Se guardiamo poi il dettaglio degli interventi, la parola chiave sembra essere tecnologia: videocamere ad alta definizione, app per segnalare i principi d’incendio, sistemi di monitoraggio satellitare e intelligenza artificiale. Progetti che su carta sembrano impeccabili, se non fosse che di fronte alla realtà del fuoco, quella che conta, restiamo sempre un passo indietro. I fondi ci sono, 47.470,31 euro per il progetto FIREFOX, 15.000 euro per il noleggio di droni, e persino la collaborazione con il 61° Stormo di Lecce per autorizzare i voli di controllo. Ma alla fine, quando l’incendio si scatena, sembra che la tecnologia non faccia in tempo a intervenire.
A questo punto, ci si chiede: dov’è il problema? Se i sistemi di prevenzione esistono, se i droni sorvolano il parco, se le telecamere sono installate, perché ogni estate gli ettari continuano a ridursi in cenere? Le risposte del Comune parlano di procedure che “hanno funzionato egregiamente” e di “scelte strategiche corrette”. Ma se i risultati sono questi, forse è il caso di riconsiderare la strategia, perché gli incendi si ripetono, e le evacuazioni continuano.
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