Ugento torna al centro del dibattito regionale e territoriale sulla gestione dei rifiuti. La recente determina n. 122 del 9 maggio 2025 dell’Agenzia Territoriale AGER ha di fatto riaperto uno dei dossier più controversi degli ultimi anni: la gestione del centro di selezione e della discarica di servizio/soccorso di Ugento (LE), travolta da errori formali, istanze di riequilibrio economico-finanziario e, ora, anche da un nuovo progetto di riconversione industriale che potrebbe trasformare radicalmente l’impianto.
Ma andiamo con ordine.
Tutto ruota attorno a un errore materiale protratto nel tempo. Secondo le comunicazioni ufficiali del gestore, la società Progetto Ambiente Bacino Lecce Tre s.u.r.l., la concessione per la gestione dell’impianto era destinata a scadere il 30 ottobre 2024. Una data riportata in tutte le interlocuzioni formali fino a gennaio 2025. Ma, come accertato poi dalla stessa società e verificato da AGER, si trattava di un errore.
La reale scadenza del contratto è fissata al 2 maggio 2026, perché l’atto di collaudo finale dell’impianto è stato emesso il 17 febbraio 2011, e l’esercizio ordinario è ufficialmente partito il 2 maggio 2011, come sancito dal Commissario Delegato per l’emergenza ambientale in Puglia.
La svista è stata comunicata solo il 15 gennaio 2025, insieme alla richiesta urgente di avvio di una procedura di riequilibrio economico-finanziario, sostenendo che l’impianto è stato penalizzato nel corso degli anni da minori quantitativi di rifiuti conferiti rispetto a quelli previsti nel piano economico originario.
Parallelamente, la Regione Puglia, con la D.G.R. n. 130 dell’11 febbraio 2025, ha approvato un aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (PRGRU), che riconosce per la discarica di Ugento ulteriori 190.000 mc di volumetrie di abbancamento.
La decisione regionale nasce dall’impossibilità di utilizzare parte delle volumetrie precedentemente previste per la discarica di Brindisi (C.da Autigno), con la conseguente necessità di delocalizzare i flussi verso Ugento, considerato ancora strategico nel sistema regionale per il trattamento dei rifiuti indifferenziati.
La Regione ha quindi programmato la cessazione dei conferimenti al 31 dicembre 2026, ma solo dopo aver utilizzato le nuove volumetrie assegnate.
In questo contesto, il gestore ha presentato una istanza formale di riequilibrio economico-finanziario che include:
La riconversione, tuttavia, non è a costo zero. Secondo stime di settore, un intervento del genere, per un impianto delle dimensioni di Ugento, può costare tra 25 e 35 milioni di euro, che il gestore punta a recuperare attraverso un nuovo piano finanziario, contributi pubblici (PNRR, FER, GSE) e una revisione della tariffa al cancello.
AGER, con la determina n. 122, ha formalmente avviato il procedimento, imponendo al gestore la presentazione entro 15 giorni di una proposta dettagliata che tenga conto di questi elementi.
La vicenda di Ugento si configura dunque come uno scontro tra la pianificazione regionale e le rivendicazioni di un territorio stanco di subire decisioni calate dall’alto.
Da un lato, la Regione e AGER sostengono la necessità di garantire la continuità del servizio pubblico essenziale di trattamento e smaltimento dei rifiuti, in un contesto emergenziale aggravato dalla ridotta disponibilità di impianti e volumetrie autorizzate.
Dall’altro, il territorio chiede risposte chiare, trasparenza, sostenibilità ambientale e soprattutto una pianificazione condivisa che tenga conto dei diritti delle comunità locali.
La partita è tutt’altro che chiusa. E potrebbe presto arrivare sui tavoli del Tribunale Amministrativo Regionale, dove già si preannunciano ricorsi contro gli atti della Regione e di AGER, con la prospettiva ormai palesata di vedere la discarica di soccorso di Ugento convertita in un impianto di Bio digestione, con la sua chiusura effettiva che inevitabilmente slitterà di almeno altri 20 anni.
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