In Puglia sono 145 gli sportelli ATM Postamat che resteranno spenti durante la notte, dalle 19:00 alle 8:30 del mattino successivo.
La decisione, che Poste Italiane definisce temporanea, nasce dall’esigenza di fronteggiare i recenti tentativi di furto registrati nelle zone interessate. Una misura pensata per la sicurezza, certo, ma che si sta rivelando un serio problema per migliaia di cittadini, specialmente nei piccoli comuni.
Tra i territori coinvolti c’è anche Ugento, dove la situazione appare particolarmente penalizzante.
Qui, infatti, l’ufficio postale è aperto soltanto di mattina e, di conseguenza, il Postamat rimane operativo solo nelle poche ore di chiusura dell’ufficio, diventando inaccessibile per tutto il resto della giornata e ovviamente durante la notte.
Un disagio concreto che sta suscitando proteste e segnalazioni da parte dei cittadini, molti dei quali chiedono almeno di posticipare la chiusura serale alle 19:00, come accade in altri comuni limitrofi, ad esempio Taurisano, dove il servizio resta attivo più a lungo.
La mappa delle chiusure è ampia e riguarda tutte le province pugliesi:
Una misura tanto estesa quanto drastica, che rischia di apparire come una scelta centralizzata presa senza considerare le differenze territoriali.
Nel Sud Salento, dove il contante è ancora ampiamente utilizzato e l’accesso agli sportelli è vitale per anziani, commercianti e turisti, questa decisione sembra più una penalizzazione che una precauzione.
Certo, la sicurezza è un valore da tutelare. Ma ridurre l’accessibilità di un servizio pubblico essenziale non può essere la risposta più intelligente.
Forse, invece di spegnere gli sportelli, si sarebbe potuto investire in tecnologie anti-effrazione o potenziare la videosorveglianza, come già previsto da Poste Italiane nei propri comunicati.
A Ugento e in tanti altri comuni, la sensazione diffusa è quella di un pregiudizio territoriale: come se da queste parti si potesse fare a meno del contante o ci si dovesse accontentare di servizi ridotti.
Ma la realtà è un’altra: chi vive o lavora in questi centri ha bisogno di accesso continuo ai propri risparmi, non di limitazioni arbitrarie.
Serve una riflessione più equilibrata, che tenga conto della sicurezza ma anche delle necessità quotidiane dei cittadini. Perché certe “soluzioni radicali”, invece di risolvere i problemi, rischiano solo di crearne di nuovi.
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