Attualità
La festa è finita. Con meno turisti dobbiamo tornare a lavorare davvero
La notizia è di quelle che fa tremare i polsi: è iniziata l’inversione del trend turistico in Puglia, come ampiamente predetto da più parti e non solo da esperti del settore. Fatto sta che oggi il dato è ufficiale ed è testimoniato dal 1° REPORT DI ANALISI ECONOMICO -TERRITORALE PER UNIONCAMERE PUGLIA
I numeri sembrano testimoniare una sensibile contrazione delle richieste e prenotazioni. Un fenomeno che si spiega facilmente nella voglia dei vacanzieri di tornare alle mete di un tempo, precluse da due anni di pandemia. Ma non solo.
Gli ultimi due anni hanno segnato un vero e proprio exploit del turismo in Puglia. Numeri drogati da flussi che mai torneranno e che qualcuno ha maliziosamente spacciato per turismo duraturo. Ma le bugie come si sa hanno le gambe corte ed oggi iniziamo a leggere i primi dati reali che ci riportano alla dura realtà: la Puglia e più nello specifico il Salento si sta riassestando su numeri reali, ben lontani da quanto auspicato dai più miopi, coloro che profetizzano uno sviluppo senza fine e senza regole che dovrebbe portare le nostre spiagge a competere con la riviera romagnola.
La realtà è invece ben diversa: un mercato turistico mordi e fuggi, basato su 40 giorni di pieno lavoro e la pretesa di un incasso bastevole per l’esigenze di un intero anno, passato ad aspettare a braccia incrociate la prossima stagione.
Report-sul-turismo-2-1Il dato che più preoccupa nel report è sicuramente il -13% di strutture che operano sulla piattaforma Airb&B , che se da una parte può far intravedere una crisi del settore, dall’altro mette in luce un altro odioso fenomeno del turismo salentino: l’affitto clandestino di case vacanze. Un fenomeno che uccide il mercato, abbassa la qualità e soprattutto mette in cattiva luce un intero comparto che da anni lotta per il miglioramento dell’offerta turistica del nostro paese.
Il timore è che inizino a venire al pettine problemi annosi del nostro territorio, messi sotto lo zerbino e fatti dimenticare da un’economia turistica basata sullo sciacallaggio più che sulla valorizzazione del territorio.
L’inadeguatezza delle infrastrutture, la costante carenza di personale qualificato e il dilagante fenomeno dell’evasione fiscale potrebbero presto deflagrare nel collasso di un sistema che sta tenendo in piedi l’economia di una regione intera.
Ma come porre rimedio a questa situazione e tentare di invertire un trend che sembra ormai consolidarsi? Molto difficile dirlo. Gli studi e l’attenzione sul settore continuano ad aumentare e le ricette sembrano concordare tutte su un punto: bisogna alzare l’asticella della qualità della nostra offerta turistica, puntando soprattutto sui giovani.
Il caso di Ugento è di per se quanto mai significativo: 20 anni fa si è scelto di puntare sul turismo famigliare. Oggi Ugento è la seconda meta per presenze in Puglia rimanendo l’ottavo paese più povero della provincia (dati Istat) con un pil pro-capite rimasto sostanzialmente invariato (11 896€), al contrario di altre località turistiche che hanno visto aumentare sensibilmente la ricchezza del loro tessuto sociale (Gallipoli era a quasi 16mila euro nel 2015).
Una realtà sotto gli occhi di tutti: Ugento in 20 anni ha visto perdere i suoi giovani, con una situazione che si è tradotta in un’economia gerontocentrica che sta portando il nostro territorio ad una lenta morte per asfissia dovuta anche ad una pressione antropico-turistica ormai insostenibile, come testimoniato anche dal report.
In quest’ottica il turismo, quello buono e ben fatto, potrebbe essere la nostra ultima occasione per mettere finalmente a frutto le competenze maturate dai nostri giovani eccellenti, costretti a emigrare da un sistema che invece di valorizzarli li svilisce con paghe da fame e metodi caporalistici.