Politica
Orione rinuncia. ora la riapertura del museo è davvero a rischio
Nuova puntata dell’intricata telenovela museo. Dopo la pronuncia definitiva del Tar Lecce arriva la rinuncia ufficiale alla presa in carico dei beni da parte di Orione SRL, società che aveva maturato il diritto di gestione conseguentemente alla pronuncia del tribunale amministrativo.
Ora il rischio concreto è quello di vedere chiuso l’intero sistema museale anche nella prossima stagione estiva, per il terzo anno consecutivo, con un danno d’immagine incalcolabile per tutto il paese.
L’amministrazione comunale è infatti costretta a correre ai ripari approntando in tempi record un nuovo bando di gara, una procedura che con i tempi italiani non sarà certamente breve.
Si potrebbe optare per una soluzione ponte che potrebbe garantire la fruizione dei beni temporanea, in vista della gara ufficiale. Una soluzione molto difficile, considerando anche le condizioni attuale dei beni, segnati da anni di chiusura.
Sembra difficile per questo l’individuazione di un soggetto terzo che possa prendere temporaneamente in gestione i beni senza ottenere un giusto corrispettivo, che a questo punto potrebbe essere attinto come altre volte dalla tassa di soggiorno. Si potrebbe arrivare così al paradosso di un amministrazione che si autotassa per pagare ad un gestore temporaneo l’apertura di beni che avrebbero dovuto rappresentare una voce attiva di bilancio.
Sembrano passati anni luce dalle accese discussioni attorno alla legge Ronchey del 1993 che sancì l’ingresso di imprese commerciali e cooperative nei musei per attivare servizi accessori, poi esteso progressivamente a funzioni “essenziali” come l’educazione, l’organizzazione di mostre temporanee, la comunicazione.
Non si può negare che questo processo abbia prodotto un ammodernamento complessivo dei nostri musei, a partire dai sistemi di accoglienza, di informazione, di orientamento e comfort del visitatore, conseguito anche grazie all’adeguamento funzionale degli edifici, assicurato da finanziamenti pubblici straordinari, e dal rinnovamento degli allestimenti. Esso, inoltre, ha dato impulso alla produzione editoriale scientifica e divulgativa e ha favorito lo sviluppo di iniziative ed eventi che hanno ampliato l’audience e l’attrattività.
Naturalmente, accanto a questi aspetti positivi, sono emerse anche criticità e in qualche caso conflitti, causati per lo più da erronee valutazioni della sostenibilità economica delle concessioni da parte delle imprese, da una ripartizione non chiara dei ruoli e responsabilità nei bandi e nei contratti, dal mancato coinvolgimento dei privati nelle scelte di fondo e nella ricerca di soluzioni per fronteggiare difficoltà inattese. Problemi analoghi si sono riscontrati nel museo di Ugento.
Un’altra preoccupazione riguarda più in generale la situazione del personale non inquadrato stabilmente nei musei. Il grave, progressivo depauperamento degli organici degli istituti ha portato al coinvolgimento di professionisti culturali, collaboratori individuali o impiegati nelle imprese, con contratti diversi non sempre rispondenti alle loro qualifiche, generando lavoro precario e non fornendo tutele adeguate. Un riequilibrio interno tra l’impiego stabile di professionisti e il ricorso a professionalità esterne (anche per garantire continuità a servizî importanti come quelli educativi) appare necessario, insieme alla definizione di strumenti normativi di garanzia per tutti i lavoratori.