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Il Giovedì sera del nostro sepolcro

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Il Giovedì sera del nostro sepolcro
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Sono trascorsi due anni di pandemia, un limbo in cui quasi sono andate perdendosi le tradizioni, civili e religiose, che, fino al 2019 quasi sembravano routine. Le sagre di paese, ricorrenze nazionali, le feste “comandate”, quelle patronali e di parrocchia.

Ci siamo ritrovati a trascorrere giornate, che prima cerchiavamo sul calendario come evento, facendole scivolare apaticamente fino alla mezzanotte.

Domenica, lunedì, martedì…sono diventati, semplicemente e ciclicamente: domenica, lunedì, martedì, tutti, indiscriminatamente, dal 1° gennaio al 31 dicembre.

Eppure, dentro di me, dentro di te che leggi, dentro ognuno di noi cresceva il sentimento forte di una normalità, si, ma quale?

Ci siamo dimenticati, che in mezzo a mille peripezie e decreti, in fondo già da un anno la vita è sostanzialmente ripresa.

Siamo tornati a lavorare, siamo tornati negli stadi, nei palazzetti, nelle chiese; siamo tornati nei cinema, nelle pizzerie, nelle palestre.

Ma non è più come prima.

Il distanziamento fisico ha lasciato il posto a quello sociale, la resilienza allo sconforto, tanti nostri cari ci hanno lasciato, molti senza avere l’ultimo saluto che avrebbero meritato.

<<Ci mancava la guerra!>> in quanti lo abbiamo pensato? Tutti, ma in quanti lo hanno detto perché hanno visto, quanto accade, come l’ennesimo riavvolgimento di nastro e non come tragico avvenimento in quanto tale.

Così, come un fiume scorre, due anni sono trascorsi e i Riti sono tornati.

È giovedì, è quello Santo, è una metafora.

Rinchiusi nel nostro sepolcro, abbiamo aspettato ansiosi il terzo giorno, quello che questa sera ci porterà a pellegrinare per il borgo, incontrando il viso di chi ha scelto un percorso differente, ma che nel cuore ha la stessa meta. Ci lasceremo trascinare dai ricordi, dalle luci soffuse, dai canti, il profumo dei fiori che adornano l’Altare della Reposizione. Un mistico passaggio tra la notte ed il giorno. Il nostro sepolcro che si apre.

Che sia una resurrezione la nostra al termine di questo calvario, che non sia il ritorno alla normalità, ma alla vita, quella vera, quella dove ogni momento viene vissuto fino in fondo, dove ogni giorno non sia solamente un altro giorno, non solo il terzo giorno, ma sempre Pasqua!

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