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L’evoluzione mafiosa nel Salento

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L’evoluzione mafiosa nel Salento
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Se c’è un merito che deve essere riconosciuto alle organizzazioni criminali che operano anche nel Salento, c’è sicuramente la capacità di adattarsi ai tempi e di modificarsi continuamente, mantenendo una struttura ed un’ organizzazione al passo coi tempi.

Nell’ultima relazione della Direzione Nazionale Antimafia è interessante osservare come la criminalità organizzata pugliese si componga di espressioni legate rispettivamente ai territori di Foggia, Bari e del basso Salento, che hanno mutuato la vocazione affaristico-imprenditoriale dalla camorra e dalla ’ndrangheta in cui affondano le proprie radici. I clan e gruppi pugliesi pur continuando ad essere imperniati su famiglie criminali sulle quali si sono via via costruiti, mostrerebbero, tuttavia, spinte evolutive tendenti a sostituire i legami di sangue con quelli fondati sulle capacita criminali. Elemento fondante dei sodalizi criminali è e rimane il “controllo del territorio”. Le difficoltà che le Autorità incontrano nel ricostruire le fitte reti criminali derivano sostanzialmente dalla complessità dell’“area grigia”. Un’area dai contorni indefiniti e a carattere dinamico, tendente ad assumere le forme più consone alle contingenze, alle esigenze ed ai fini dei sodalizi criminali. Nella quale intervengono incisivamente piano organizzativo e strutturale quelle figure di professionisti (avvocati, commercialisti, broker, mediatori, ingegneri, architetti, consulenti finanziari, funzionari e amministratori pubblici, etc.) collocabili nella categoria dei colletti bianchi sui quali il noto criminologo Edwin Sutherland con “White Collar crime” ha scritto pagine memorabili. Le sue parole sono attualissime: «nel corso di una guerra in cui era messa in pericolo la civiltà occidentale, le grandi società non hanno sacrificato i propri interessi né hanno partecipato di buon animo alla politica nazionale ma, al contrario, hanno cercato di sfruttare la situazione di emergenza come un’occasione per straordinari arricchimenti a spese altrui. Ma se queste imprese non ebbero riguardo per il benessere sociale in una situazione di particolare pericolo per l’intera civiltà, a maggior ragione esse saranno incapaci di dare un contributo alla politica nazionale in tempi normali. A muoverle è l’interesse egoistico e il desiderio di avvantaggiarsi sugli altri, il che le rende costituzionalmente inidonee a cooperare alla vita sociale del paese».  

Secondo la DIA, anche nel Salento si sono registrate varie forme di illecito. Tra tutte, i fenomeni criminali legati al lavoro nero; il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione, sintomatici di un contesto delittuoso che potrebbe avere più ampio respiro sotto il profilo della pericolosità sociale; lo sfruttamento dei canali di approvvigionamento sia nazionali, sia esteri che sovrintendono ai flussi di droga che provengono prevalentemente dal versante Adriatico, transitanti per la Regione e orientati verso le piazze di spaccio nazionali o estere, restando, tra l’altro, consolidati i rapporti con le consorterie criminali albanesi che rappresentano un importante fonte di rifornimento di marijuana, eroina, droghe sintetiche di provenienza asiatica e cocaina importata in Albania dai narcos colombiani. C’è ancora il traffico illecito dei rifiuti con attività illecite di gestione e smaltimento gestite secondo specifiche filiere illegali, posti in essere con il concorso di aziende extraregionali, ma anche e soprattutto con l’instaurazione di rapporti economici tra sodalizi criminali locali ed altre consorterie operanti in differenti territori. Ed ancora il vorticoso giro d’affari nel settore delle slot machine, dei videopoker e nella raccolta di scommesse per eventi sportivi fatte confluire sulle piattaforme informatiche di bookmaker stranieri operanti sul territorio senza la prescritta autorizzazione dei Monopoli di Stato. Le indagini hanno evidenziato una capacità di inserirsi nel tessuto dell’economia legale attraverso imprese individuali formalmente intestate a prestanome e società riconducibili ai vertici del sodalizio criminale. Significativo è il ruolo di una donna amministratrice di due società la quale gestendo la cassa comune “si occupava del settore amministrativo e cantabile, dei rapporti con le banche, con i prestanome e con i dipendenti”

L’analisi investigativa delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, assume altresì un ruolo primario anche nella prevenzione dell’utilizzo del sistema economico-finanziario a scopo di riciclaggio di proventi illeciti. Ciò avviene attraverso procedure e specifiche metodologie di analisi finalizzate alla selezione di target potenzialmente riconducibili alla criminalità mafiosa condotte sulla base di profili soggettivi, oggettivi e geografici e valorizzando i collegamenti tra le diverse entità di interesse (persone fisiche, società, rapporti finanziari e operazioni). 

Le linee di tendenza criminale evidenziano quanto sia essenziale l’infiltrazione in aree amministrative e gestionali degli Enti locali per assicurarsi i flussi finanziari collegati all’esecuzione di opere pubbliche ed ai piani di sviluppo territoriale. Non a caso il numero delle comunicazioni antimafia interdittive, strumento rappresentativo della pervasività delle organizzazioni malavitose nel tessuto imprenditoriale, nel I semestre 2021 risulta in crescita rispetto sia al 2020, sia al 2019. Nonostante negli ultimi due anni si sia verificato un inevitabile rallentamento delle attività imprenditoriali a causa della pandemia appare sempre maggiore l’interesse delle organizzazioni criminali per l’accaparramento di commesse ed opere pubbliche. I fondi messi a disposizione dall’Unione Europea con il finanziamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è l’occasione ghiotta per arricchirsi illegalmente e a danno dei cittadini onesti. 

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