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Ambiente e Territorio

Grazie ai lombrichi non bisogna abbassare la guardia

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progetto geneo e lombrichi
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Nell’ambito del “progetto Geneo” – www.geneosalento.it –  della Lilt (Lega Italia lotta tumori) di Lecce, recentemente richiamato dal dott. Giuseppe Serravezza in occasione dell’incontro del Comitato “No Forno Crematorio a Ugento”, sono interessanti le conclusioni fornite a seguito dei risultati parziali dell’analisi eco tossicologica dei terreni di diversi comuni salentini, tra cui quelli del nostro territorio.

Il progetto, a cui l’Amministrazione comunale ha aderito, peraltro con un contribuito di 1500 euro,  ha unito la caratterizzazione chimica del suolo all’uso di strumenti biologici ed eco tossicologici per la valutazione di rischio complessiva. 

Potrebbe sembrare curioso, ma tra i vari organismi bioindicatori i lombrichi sono stati ampiamente utilizzati per studiare sul piano eco tossicologico le matrici ambientali di alcune aree verdi insistenti nella nostra area. 

I tecnici hanno effettuato due test: uno di tossicità acuta e l’altro di tossicità cronica. Il primo, che consiste nel misurare la mortalità dei lombrichi dopo 14 giorni di esposizione al terreno ritenuto potenzialmente tossico, ha rilevato un’assenza di tossicità acuta in quanto la percentuale di mortalità è risultata essere inferiore al 20%. Il secondo, che invece monitora gli effetti tossici provocati da tempi di esposizione prolungati, nel senso che si valutano i valori di nuovi lombrichi nati per replica rispetto al valore del 30%, considerando una tossicità cronica se vi è un indice inferiore, ha evidenziato uno stato borderline, il che se è vero essere sintomo di assenza di cronicità tossicologica, è altrettanto vero che disvela la necessità di mantenere alta la guardia. Non a caso, pur rilevando che i terreni analizzati non evidenzino alcuna genotossicità, è necessario porre maggiore attenzione nel tempo ai fini di registrare se si tratti di un fenomeno isolato e resiliente ovvero se rappresenti un reale trend di rischio ambientale aumentato.

Rimangono ancora da analizzare i dati sui dosaggi di metallotioneine, utili a disporre di maggiori indicazioni sull’esposizione alla contaminazione da metalli pesanti. Tuttavia a prescindere dallo stato epidemiologico è stata registrata una significativa presenza di alcuni contaminanti, quali l’Arsenico, il Berillio e, in misura minore, il Vanadio. La presenza e la concentrazione di questi metalli pesanti rivelano uno stato di contaminazione del suolo assolutamente non compatibile e non atteso per aree verdi. Per quanto riguarda l’arsenico e le sue possibili sorgenti, è importante ricordare che la ricerca di pesticidi è risultata negativa. L’analisi delle diverse diossine, furani e PCB, pur rivelando valori ampiamente nei limiti di legge, sembrano svelare possibili sorgenti di contaminazione, meritevoli di approfondimento. 

Gli esperti ritengono che la gravità della situazione epidemiologica attuale sia sicuramente  conseguenza delle modificazioni subite dall’ambiente salentino negli ultimi 20 – 40 anni. Lo studio GENEO ha rivelato uno stato di contaminazione del suolo piuttosto preoccupante in molte aree del Salento, il che fa temere un ulteriore peggioramento della situazione epidemiologica nel prossimo futuro.

In ragione delle ben note emergenze ambientali gravanti nel nostro territorio, e sulla scorta della normale prassi seguita in tante altre Regioni del Nord, si conferma improcrastinabile un intenso e costante monitoraggio ambientale, soprattutto del suolo, matrice-memoria di ogni inquinamento, allo scopo di salvaguardare la salute delle popolazioni. Una necessità ed un urgenza che devono essere considerate nell’ambito di una pianificazione dello sviluppo del territorio che sia corretta e sostenibile, oltreché supportata da un’ineludibile valutazione del rischio connesso a possibili sorgenti del grave ed accertato inquinamento dei suoli.

Su tali presupposti scientifici sarà possibile predisporre gli opportuni interventi tecnici, amministrativi e politici, non trascurando di garantire, sempre e comunque, la partecipazione attiva di tutti i cittadini.

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