Attualità
Ugento sa essere grande
Dopo tre anni di stop a causa della pandemia, la sera della Domenica delle Palme, l’Associazione “Via Crucis Vivente”, con l’ausilio di tanti volontari, egregiamente diretti dal regista Alberto D’ambrosio, ha rappresentato la passione e la crocifissione di Cristo, improntando il tema sul valore delle donne ed il ruolo fondamentale delle madri.
La partecipazione cittadina è stata evidentemente al di sopra di ogni aspettativa. A riprova che l’evento, oltre ad essere particolarmente sentito sul piano religioso, costituisce un’occasione di riflessione e direi di “unione” per tutti, credenti e non credenti. Aspetto peraltro ben sottolineato dal nostro vescovo mons. Vito Angiuli e dall’Assessore alla cultura dott. sa Chiara Congedi.
Avendo avuto una parte all’interno della rappresentazione, nelle vesti dell’apostolo Filippo, insieme a tutti gli altri partecipanti, ognuno per il rispettivo ruolo, tutti da protagonista, credo si possa dire che la serata sia stata un momento “alto” di partecipazione della cittadinanza e di capacità dell’associazionismo di fare “sistema”.
Quel poco che sono riuscito a vedere dai palchi di scena mi consente di affermare convintamente che sia stato uno spettacolo straordinario, ricco di emozioni, di sensazioni positive e di assoluta serenità, per tutti i presenti e per coloro che hanno assistito via web.
Al di là di questo aspetto, tutt’altro che secondario, è necessario attenzionare i tanti aspetti positivi che caratterizzano una comunità come la nostra, che ha dimostrato di sapere e di voler essere “popolo”. Di sentirsi cioè parte attiva all’interno di un territorio che non è secondo a nessuno per tradizione, per storia, per bellezza, per cultura, per valori insiti nell’essere ugentini, immersi in un paesaggio vasto e ricco, talvolta martoriato, che ha comunque le possibilità per splendere. I difetti tipicamente nostrani sono e possono essere soppiantati dalla sensibilità umana e dalla grande capacità di riuscire in ciò che spesso, per pigrizia o per pura critica “a prescindere”, appare insormontabile, ma che si realizza solo nel momento in cui ci si convince dell’obiettivo e tutti insieme si rema in quella direzione.
Ebbene, in tutto il periodo di preparazione ho constatato proprio questo. Ed è proprio ciò che voglio evidenziare perché vi è stata una sorta di continuo scambio generazionale, nel quale ognuno aiutava l’altro, lo sosteneva, collaborava e prendeva con sé preoccupazioni, ansie, tensioni, timori e paure di chi gli stava accanto, come a dire: “insieme, tutti, andiamo avanti e costruiamo qualcosa di bello da offrire alla nostra amata Ugento!”.
Un gioco di squadra in cui ognuno ha dato il massimo, ciò che poteva compatibilmente con le sue possibilità, non solo economiche, ma anche e soprattutto umane.
C’è un momento che mi è rimasto dentro, che conserverò tra le cose più belle. Nel mentre sistemavamo le scenografie, dal palco, indaffarato a coprire con delle piante alcuni punti morti, mi sono girato per guardare verso la piazza. Da subito, mi ha colpito lo spirito di fratellanza che trapelava dai gesti, dagli sguardi e soprattutto dagli occhi di tutti coloro che lavoravano instancabilmente per la buona riuscita dello spettacolo. È stato un momento particolarmente emozionante e non nascondo di aver provato per qualche attimo un po’ di commozione. Il più grande aiutava il più piccolo e viceversa, senza distinzione di ruoli e di età. Uniti da una sana amicizia, senso di appartenenza, fedeltà d’intenti e soprattutto spensierata allegria. Tutti fattori di una comunità che sa essere grande ed è in grado di vivere appieno attorno e all’interno del luogo in cui è insediata. Sul piano sociologico potremmo parlare di “solidarietà organica” e di assenza di “anomia”, intendendo cioè l’esistenza di un nucleo valoriale attorno al quale tutti sentono e vogliono appartenere. Un insieme di persone che ha chiaro uno scopo, si identifica con esso e mette tutto sé stesso per raggiungerlo insieme agli altri. Una coesione sociale che spesso tende a perdersi all’interno di un mondo tanto globalizzato e sempre meno “umano”.
La serata di domenica scorsa ha dimostrato che esiste nella nostra Ugento, comprensiva dei nostri concittadini di Gemini, Torre San Giovanni, Torre Mozza e Lido Marini, un nucleo di valori, di sentimenti e di passione civica, identificabili in un alto senso di appartenenza. L’esperienza vissuta grazie all’Associazione “Via Crucis Vivente” è stata fantastica ed entusiasmante. Oltre a regalarmi tante belle emozioni, mi ha aiutato a conoscere tanti concittadini, persone di grande umanità e intelligenza, che mi hanno fatto riscoprire il valore ed il senso dello stare insieme.
Un sentito ed affettuoso ringraziamento va indistintamente ad ognuno di loro; a tutti quelli che ci hanno sostenuto, alle Autorità civili e religiose, a tutti i volontari ed alla Protezione civile; al Presidente, al Vice – Presidente ed al Consiglio direttivo. Ma un ringraziamento particolare va ad ogni ugentino e geminiano, vicino e lontano, perché grazie a costoro è stato possibile convincermi che Ugento sa essere grande. Di questo dobbiamo convincerci e per questo occorre impegnarsi. Ne vale la pena!.