Editoriali
I nonni e la “conca” del mare
Non c’è proprio nulla da fare. In qualunque luogo ci si trovi che non sia quello nativo, un piccolo segno riesce a rispolverare i ricordi di un tempo. Quelli belli che hai vissuto da bambino. Con quella serenità, quella spensieratezza e quel senso di libertà che si possono vivere solo da piccoli. Quando si diventa adulti, un po’ per l’età, un po’ per le responsabilità della vita, tutto diventa più difficile.
A me capita sempre con il mare, a cui sono legato da un cordone ombelicale. Le sue particolarità possono essere colte da chi conosce la differenza tra guardare e osservare. La bellezza è un qualcosa di sublime e di indecifrabile al punto da essere percepita in maniera differente. Tuttavia è innegabile che quando si osserva il mare, seduto in silenzio e assorto tra mille pensieri, soprattutto quando con l’immaginazione si cerca di intravedere all’orizzonte la propria terra, ogni piccolo segno di quello spazio riavvolge il nastro del ricordo.
Qui a Beirut mi è capitato di vedere su una spiaggia, una piccola insenatura, mista a scoglio e sabbia. E mi è balzata agli occhi quella che nel nostro dialetto conosciamo come “conca”. Subito allora mi sono ricordato di quella che ancora esiste in località “pazze”, dove ho trascorso tante estati in allegria, nel gioco e soprattutto con la gioia dei nonni. Quando venivano per trascorrere alcuni giorni con noi, sentivo il rumore dell’ape giungere come una carica di cavalleria. Insieme ad altri bambini, disperso tra i terreni antistanti la nostra casa, tra cespugli e mattoni, su strade sterrate e senza illuminazione, lasciavo tutto e tutti per andare incontro a loro. Quanto era bello! Non mi vergogno a dire che mentre scrivo tocca commuovermi e qualche lacrima scende come le prime gocce di pioggia. Quanti anni sono passati! E quanti altri ne passeranno. Potrebbe velarsi un pizzico di pessimismo, ma non credo che ci si debba nascondere nel rivivere le proprie nostalgie, nel riaccendere ricordi incancellabili. Sono convinto che la bellezza della vita stia anche in questo: riaccendere il passato per rivivere le belle emozioni. Credo che aiuti ad affrontare meglio il presente, dandoti la possibilità di non sbagliare nel futuro. Quella “conca” mi ha permesso di riavvolgere il nastro. Di ricostruire le tipiche giornate di quelle estati.
Era una piccola piscina a ricambio continuo. La nonna diceva che era comodissima perché ci si poteva sedere dentro bagnandosi quasi completamente. Proprio lì imparai a “galleggiare”, perché nuotare è un qualcosa di molto diverso che è riservato solo ai nuotatori. I miei istruttori militari ripetevano sempre che per imparare a nuotare occorressero anni di allenamento e che noi allievi, durante il corso di salvamento, avremmo imparato solo a galleggiare! La nonna in particolare diceva che stando nell’acqua della “conca”, al cui interno l’acqua si ricambiava continuamente mantenendosi sempre ottimale con l’aiuto delle maree e delle onde, si sentiva meglio con il mal di schiena. L’azione continua del mare, sosteneva ancora, aiutava moltissimo la circolazione sanguigna. Credo che per lei fosse una seduta (gratuita!) ad una spa.
Ho promesso a me stesso che tornato in Italia, tra le prime cose che farò, ci sarà anche quella di andare a vedere proprio quella “conca”, sperando che la sabbia non l’abbia coperta. Perché a seconda delle mareggiate succede che sia visibile a seconda se vi sia stato o meno un asporto di sabbia. Si conferma quanto sosteneva Einstein: “la memoria è l’intelligenza degli idioti”. E come ho già scritto in altre occasioni, a me piace molto sentirmi un idiota, perché la memoria aiuta a rivivere dei fotogrammi che racchiudono i ricordi di un bambino che ha imparato ad amare il mare. E non c’è soddisfazione più grande del sapere che anche quest’anno la nostra Ugento, con Gemini e le sue marine, ha confermato l’ottenimento per il terzo anno consecutivo della bandiera blu da parte della FEE. A fronte delle tante storture ed incongruenze, nonché dei servizi non sempre all’altezza delle aspettative, per cui non nascondiamoci dietro un dito e non mettiamo la testa sotto la sabbia come gli struzzi, è comunque un vessillo per la nostra comunità che deve essere uno stimolo ad un maggiore impegno da parte tutti noi cittadini come “popolo in cammino”, a migliorarci migliorandoci.
Rivedere quella “conca”, simile a quella del mio “mare di pazze”, mi ha fatto tornare indietro negli anni. Mi ha fatto emozionare e commuovere. Mi ha fatto piangere e sognare. Mi ha aiutato a riprendere dal cassetto dei ricordi. Anche quelli di tante persone che non ci sono più, alle quali rimarrò sempre e comunque legato.
So che quella “conca” mi aspetta! Sono sicuro che ritroverò la nonna accomodata a “mollo”, con il nonno di lì a due passi, seduto sotto l’ombrellone a raccontarmi del suo periodo di prigionia tedesca durante il secondo conflitto mondiale. Mi piace pensarli e rivederli cosi. Un modo come un altro per dirgli quanto gli voglio bene e quanto mi manchino. Ecco perché rimarrò sempre legato a quella “conca” del mare.