Sport
Due sedie in cielo
Ci sono tifosi, e poi ci sono anime. Anime che vanno oltre il semplice tifo, che diventano parte integrante della storia di una squadra, di un territorio, di una comunità. Tommaso Lecci e Giuseppe “Pippi” Micaletto non erano solo spettatori, erano custodi di memoria, depositari di un amore viscerale per l’Ugento Calcio che travalica i confini dello sport.
Loro rappresentavano quella generazione per cui la parola “passione” non è un concetto astratto, ma una condizione esistenziale che si poteva leggere nei loro occhi. Nonostante gli acciacchi dell’età, nonostante le difficoltà fisiche, questi due straordinari signori hanno continuato a essere presenti. A volte a piedi, a volte accompagnati, ma sempre puntuali, sempre con quel fuoco dentro che nemmeno il tempo può spegnere.
Tommaso, fino all’ultimo, ha voluto seguire la finale dei playoff persino dal suo letto. Un gesto che racconta più di mille parole: la dedizione di chi non rinuncia mai, di chi vive ogni partita come un rito sacro. E Pippi, con la sua figura inconfondibile, primo ad arrivare allo stadio per fissare la sua sedia, unico privilegiato in una tribuna gremita che gli ha sempre riservato quello spazio, quasi come un seggio d’onore per colui che ogni anno è stato il primo a ritirare il suo abbonamento.
Questi uomini hanno incarnato un concetto prezioso: l’attaccamento. Attaccamento alla terra, ai colori, a quella maglia giallorossa che per loro non era solo un indumento, ma un simbolo di appartenenza, di identità.
Le loro sedie ora appaiono vuote, ma in realtà sono più piene che mai. Piene di ricordi, di urla, di emozioni trattenute e liberate. Piene di una storia che appartiene a tutti, che racconta di come l’amore per una squadra possa diventare metafora di vita.
A Tommaso e Pippi oggi spetta un posto speciale: non più nelle tribune terrene, ma in quelle celesti, dove certamente continueranno a sostenere la loro amata Ugento con la stessa, instancabile passione.
Perché gli eroi veri non muoiono mai. Semplicemente cambiano prospettiva. E sta a noi essere all’altezza nel loro ricordo.