Politica
Emiliano contro capone: il botto di inizio campagna elettorale in Puglia
Sul ring del Consiglio Regionale pugliese, si continua a combattere senza esclusione di colpi. Il match in questione, iniziato con l’approvazione del Bilancio di previsione lo scorso 18 dicembre, si è trasformato in una maratona politica che ha visto protagonisti il governatore Emiliano e l’opposizione, con l’arbitro – il regolamento consiliare – a complicare la partita.
Nel primo round, l’emendamento Laricchia – una norma che impone un controllo più stringente sulle nomine politiche della Giunta regionale – ha raccolto 24 voti favorevoli, abbastanza per una maggioranza semplice, ma non per la “maggioranza qualificata” che, secondo Emiliano, sarebbe stata necessaria in sede di Bilancio. Il colpo sembrava respinto, ma l’arbitro ha rivisto il verdetto: “24 voti bastano”, è arrivato il responso il 23 dicembre, inserendo quindi l’articolo incriminato nella legge definitiva. Un pugno diretto al governatore, che non l’ha presa bene e ha deciso di mandare il tutto al “Var” della magistratura, scrivendo al procuratore capo di Bari.
Loredana Capone, presidente del Consiglio, ha difeso l’operato dell’aula, sottolineando il rispetto della sovranità consiliare. Ma è evidente che questa vicenda sta facendo emergere tensioni interne alla maggioranza e negli equilibri tra i vari schieramenti politici. L’emendamento Laricchia, infatti, non solo mira a frenare la discrezionalità delle nomine, ma potrebbe essere letto come un messaggio di trasparenza e meritocrazia, capace di risuonare nell’opinione pubblica.
E qui entra in scena un altro capitolo di questo incontro pugilistico: alcuni analisti vedono in questa vicenda una dimostrazione delle manovre di aggancio che alcune correnti del PD starebbero mettendo in atto nei confronti del Movimento 5 Stelle, o almeno dei suoi rappresentanti in Consiglio regionale, in vista delle prossime elezioni. In un momento in cui sarà decisivo consolidare l’alleanza tra PD e M5S, episodi come questo potrebbero servire a puntellare con atti concreti un’intesa politica da giocare sul ring elettorale.
Intanto, il match prosegue. Dopo l’Epifania, la norma tornerà in aula per ulteriori round e potrebbe addirittura subire un colpo di grazia con un emendamento abrogativo. Una mossa che molti vedono come tentativo della maggioranza di “recuperare punti” agli occhi di Emiliano, arrabbiatissimo per il cedimento sul fronte delle nomine. Ma la questione non finisce qui: anche l’emendamento che obbliga i sindaci candidati alle regionali a dimettersi sei mesi prima attende di essere rivotato. Una misura passata grazie al voto segreto e che ha aperto un altro fronte di battaglia tra le fila del Consiglio.
Dall’angolo dell’opposizione, però, arrivano stoccate decise. Antonella Laricchia parla di “reazione scomposta” del governatore, suggerendo che i suoi sospetti di tentativi di condizionamento durante l’ultima seduta non fossero infondati. Forza Italia rincara la dose, accusando Emiliano di tutelare “appetiti clientelari utili a fini elettorali”.
E così, tra un jab e un gancio, il Consiglio regionale si prepara a un nuovo anno elettorale che promette di essere un vero match all’ultimo colpo.
Riportiamo infine l’intero comunicato apparso sul sito della Regione Puglia nella giornata di ieri:
“Illustre Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Bari,
con riferimento alla segnalazione del 30 dicembre scorso dei fatti riferiti alla votazione finale
del consiglio regionale sul testo finale della legge di stabilità 2025, si informa di aver provveduto in data 31/12/2024 alla promulgazione della legge, contestualmente pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n.13 straord. (doc. 1), in adempimento allo specifico obbligo posto in capo al presidente della giunta regionale dalla Costituzione (art.121 u.c.) e dallo statuto (art. 42 co. 2 lett. c) non disponendo il medesimo di alcun potere di controllo sulla legittimità sostanziale o formale della legge approvata dall’assemblea e non potendo perciò egli rifiutare la promulgazione della legge ancorché – per ipotesi – formalmente irregolare o giuridicamente inesistente, e ciò a garanzia delle prerogative dell’organo legislativo e della sua manifestazione di volontà.
Se, dunque, la promulgazione delle leggi regionali da parte del Presidente costituisce atto dovuto (al punto che, per ipotesi, egli potrebbe essere rimosso con decreto motivato del Presidente della Repubblica ove ciò configurasse un atto contrario alla Costituzione o grave violazione di legge secondo quanto previsto dall’art. 126 co.1 Cost.), si ritiene però che compito del Presidente della Giunta regionale sia anche quello di vigilare, nel rispetto del quadro ordinamentale vigente che definisce l’assetto dei poteri e delle attribuzioni dei diversi organi dello Stato e delle regioni, sul rispetto della legalità, anche quando quest’ultima si configuri come osservanza delle norme statutarie sul procedimento di approvazione della legge di bilancio.
L’articolo 35 comma 4 dello statuto regionale prescrive per la validità delle deliberazioni in materia di bilancio, il voto favorevole della maggioranza assoluta (metà +1 dei consiglieri in carica), corrispondente a n. 26 voti, laddove ordinariamente – per espressa previsione del precedente comma 3 – è sufficiente la maggioranza semplice (metà+1 dei presenti).
Il testo finale della legge di stabilità 2025 effettivamente approvato dalla maggioranza assoluta dei consiglieri in carica non comprendeva l’articolo 242 (corrispondente all’emendamento 111 presentato dalla Consigliera Laricchia) perché l’emendamento che lo conteneva era stato dichiarato respinto nel corso della votazione sui singoli emendamenti.
In altre parole, tra gli articoli costituenti il testo finale della legge, messo a votazione definitiva nella seduta del 18 dicembre scorso ed approvato dal Consiglio con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, non c’era, con ogni evidenza, l’articolo 242 essendo stato dichiarato “non approvato” dalla presidenza dell’assemblea.
Né la correzione postuma della proclamazione del risultato della votazione sull’emendamento 111 (che aveva ottenuto n. 24 voti a favore) che l’ufficio di presidenza del consiglio regionale ha successivamente disposto con delibera n. 288 del 23/12/2024, sulla scorta di analoghi precedenti in tal senso, è idonea a sanare il vizio procedurale consistente nel fatto che il testo della legge di stabilità votato e definitivamente approvato dall’Assemblea il 18 dicembre scorso con i n. 26 voti favorevoli, non conteneva l’articolo 242.
In relazione ai fatti sopra esposti, si fa riserva di inviare documentazione a comprova all’esito della pubblicazione da parte del Consiglio regionale della delibera consiliare n. 254 del 18/12/2024 contenente il processo verbale redatto dal segretario generale del consiglio e da chi per esso, ad oggi non pubblicato.
Quanto sopra, con il mero intento di consentire la conoscenza dei fatti e contribuire alla piena legittimità dell’operato di questa Regione nel rispetto del principio democratico di cui il voto assembleare è espressione”.