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Serie D in fermento: le difficoltà di Angri e Nardò

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Il calcio dilettantistico italiano è spesso sinonimo di passione, ma talvolta la mancanza di solidità societaria può trasformare un sogno in un incubo. Due storie emblematiche di questa difficile realtà emergono dalle recenti vicende di Nardò e Angri, due città dove il calcio rischia di pagare a caro prezzo i problemi economici e le tensioni interne.

La crisi del Nardò Calcio Il comunicato diffuso dagli Ultras del Nardò è un grido d’allarme per il destino della squadra. Denunciano apertamente una gestione societaria che, a loro avviso, è stata caratterizzata da approssimazione, incompetenza e mancanza di chiarezza progettuale. Dopo due anni in cui la promozione è rimasta un miraggio, i tifosi chiedono un cambio di rotta immediato. L’attuale proprietà è accusata di non aver saputo costruire basi solide per il futuro, puntando su sponsor incerti e scelte dirigenziali discutibili. La richiesta degli ultras è chiara: liberare il Nardò Calcio e garantire un passaggio delle quote a chi possa riportare serietà e credibilità al club, soprattutto in vista dell’anno del centenario.

Angri: il presidente lascia Ad Angri, la situazione non è meno complicata. Il Presidente Gianni Niutta, attraverso il programma “Lo Sport in Campania” su TeleVomero, ha annunciato l’intenzione di consegnare il titolo sportivo nelle mani del Sindaco Cosimo Ferraioli. Un gesto che segna l’epilogo di una gestione evidentemente insostenibile, lasciando incertezza sul futuro della squadra. La decisione pone ancora una volta l’accento sulla difficoltà di mantenere stabilità economica e gestionale in questa categoria.

Il miracolo dell’Ugento Calcio In questo panorama di difficoltà, la piccola realtà dell’Ugento Calcio si distingue come un esempio virtuoso. Con una gestione attenta e lungimirante, il club salentino sta dimostrando che la solidità societaria può fare la differenza anche in Serie D. Nonostante un budget sicuramente inferiore rispetto ad altre piazze più blasonate, l’Ugento continua a stupire grazie a un lavoro meticoloso che ha coinvolto tutte le aree del club: dal calciomercato alla comunicazione, fino alla gestione degli sponsor.

L’allenatore Mimmo Oliva e il suo staff hanno saputo costruire una squadra competitiva, capace di ottenere risultati storici, come la prima vittoria in Serie D. Un traguardo raggiunto non solo grazie alle qualità tecniche dei giocatori, ma anche grazie a una struttura societaria solida che garantisce stabilità e serenità all’ambiente. L’Ugento rappresenta quindi un faro nel buio di un calcio dilettantistico spesso caratterizzato da crisi e difficoltà.

Le vicende di Nardò e Angri mettono in luce quanto sia fondamentale avere una società solida per affrontare le sfide del calcio dilettantistico. Senza una guida chiara e una visione a lungo termine, anche le piazze più appassionate rischiano di perdere il proprio patrimonio sportivo. Allo stesso tempo, esempi come quello dell’Ugento dimostrano che con organizzazione e competenza è possibile realizzare grandi cose, anche partendo da realtà piccole ma ricche di entusiasmo. Un insegnamento che dovrebbe far riflettere molti dirigenti su come costruire un futuro sostenibile per il calcio italiano.

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