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Editoriali

Se si abbandona la politica, un altro deciderà per te

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La politica è il campo della decisione. Non parteciparvi significa lasciar decidere altri al nostro posto. Questo principio, tanto elementare quanto dimenticato, si manifesta oggi con forza nella vicenda della riapertura della discarica di Gemini, un evento che sta incendiando il dibattito pubblico di Ugento e dell’intero Salento.

La rabbia esplosa tra i cittadini in queste ore è comprensibile. Il timore per le ripercussioni ambientali, la sensazione di essere vittime di decisioni calate dall’alto e la sfiducia verso le istituzioni hanno portato a una nuova ondata di proteste. Ma, al netto dell’indignazione, la domanda che pochi sembrano porsi è: chi ha dato il mandato a questi amministratori? Chi ha permesso loro di essere nelle stanze dei bottoni?

Negli ultimi anni si è scelto di abbandonare la politica in cambio di favori, finanziamenti e spiate, sacrificando un normale sistema meritocratico che avrebbe potuto portare a un coerente sviluppo del territorio e dei cittadini che lo abitano. Continuare a tifare l’amico del comune che ci fa i favori, in quest’ottica, significa continuare a tifare contro il nostro paese, contribuendo fattivamente alla sua distruzione.

Come insegnava Pierre Bourdieu,

“il potere è anche ciò che ci fa pensare che il mondo non possa essere diverso da come è”.

Per oltre venticinque anni, la politica locale ha costruito e consolidato un sistema di gestione del potere che oggi sta mostrando evidenti segni di cedimento. Eppure, quegli stessi cittadini che oggi vogliono issare barricate sono gli stessi che, con il loro voto (o con la loro astensione), hanno contribuito a legittimare l’attuale classe dirigente.

Questa crisi ambientale è prima di tutto una crisi sociale e civile. L’incapacità di organizzare un’opposizione strutturata, la frammentazione delle voci critiche, il disinteresse progressivo per le dinamiche politiche locali hanno lasciato campo libero a un sistema che ha agito indisturbato per decenni.

Oggi il Comune di Ugento si trova in una fase cruciale: ogni euro speso, ogni delibera approvata, ogni scelta amministrativa avviene con un preciso calcolo in vista delle prossime elezioni. Tra due anni il paese sarà chiamato a un voto che potrebbe sancire un cambio epocale, una rivoluzione politica che in molti, dietro le quinte, stanno già preparando. Gli stessi poteri che hanno retto il sistema per venticinque anni stanno cercando di riposizionarsi per non rimanere travolti da una macchina del consenso che, se non alimentata, potrebbe implodere.

Ma la domanda centrale rimane: quale futuro vuole la comunità di Ugento? Un futuro deciso nelle stanze del potere o un futuro frutto di una reale partecipazione?

“Non possiamo risolvere i problemi con lo stesso tipo di pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati”,

diceva Albert Einstein. Se si vuole davvero un cambiamento, occorre abbandonare la politica dell’indignazione a posteriori e costruire, giorno dopo giorno, un’alternativa credibile.

Il sistema sta cambiando. Resta da capire chi avrà il coraggio di non restare a guardare.

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Videomaker, Fotografo, Giornalista ed esperto di marketing digitale. Tutto questo dopo aver vissuto dieci anni a Bologna ed esser tornato in Salento. Oggi dirigo la redazione di Ozanews, la comunicazione di Ugento Calcio e le iniziative di Officine Multimediali ETS mentre continuo a lavorare per i miei clienti storici.

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