Il Covid è ormai alle spalle. Le emergenze sanitarie sono state archiviate, le restrizioni eliminate, la vita pubblica e istituzionale è tornata – almeno sulla carta – alla normalità. Ovunque. Tranne che a Ugento.
Il Comune di Ugento continua a distinguersi nel panorama territoriale per il ricorso ancora frequente, seppur non esclusivo, alla modalità telematica per lo svolgimento dei Consigli comunali. Una scelta che appare sempre più difficile da comprendere, soprattutto perché non supportata da motivazioni ufficiali chiare e condivise con la cittadinanza.
La domanda resta semplice e legittima: perché continuare a farlo?
Negli altri comuni i Consigli comunali si svolgono regolarmente in presenza, nelle aule consiliari, con la possibilità per i cittadini di assistere direttamente o di seguire i lavori in streaming grazie a impianti audio-video istituzionali. Strumenti ormai ordinari, che garantiscono trasparenza, partecipazione e regolarità delle sedute.
A Ugento, invece, la situazione resta profondamente anomala.
L’aula consiliare manca da circa quindici anni, una carenza strutturale che limita di fatto la piena espressione della vita democratica cittadina. A questo si aggiunge l’assenza di un impianto audio-video comunale che consenta la trasmissione ufficiale dei Consigli comunali in presenza, come avviene nella quasi totalità dei comuni del territorio.
Non è un problema nuovo, né ignorato.
Tutti i consiglieri comunali di minoranza, in maniera compatta, hanno più volte chiesto al Presidente del Consiglio comunale Vincenzo Scorrano un impegno concreto per la riattivazione dell’aula consiliare e per garantire almeno il minimo indispensabile affinché le sedute si svolgano in modo regolare, trasparente e dignitoso.
Richieste chiare, legittime e istituzionalmente fondate, che però non hanno mai ricevuto alcuna risposta. Nessun chiarimento, nessuna assunzione di responsabilità, nessun segnale di apertura. Ancora una volta, silenzio. E così quelle istanze sono rimaste, come spesso accade, lettera morta.
A rendere il quadro ancora più significativo è la scelta di indire un Consiglio comunale in modalità telematica il 23 dicembre, una data che per sua natura riduce drasticamente l’attenzione pubblica e la possibilità di partecipazione. Una decisione che sottolinea in modo incontrovertibile l’idea che l’Amministrazione comunale di Ugento sembra avere della partecipazione pubblica.
Un’idea che, nei fatti, appare orientata a limitare la presenza fisica, scoraggiare il coinvolgimento diretto dei cittadini e rendere sempre più complesso l’accesso a qualsiasi forma di confronto pubblico, compresi – e soprattutto – i Consigli comunali, che dovrebbero invece rappresentare il luogo per eccellenza del dibattito democratico.
Nel frattempo, la trasmissione dei lavori consiliari avviene in modo occasionale e non istituzionale, attraverso la pagina Facebook “Ausentum”, gestita dal giornalista di Telerama Paolo Franza. Una soluzione che supplisce alle carenze dell’ente, ma che non può sostituire un servizio pubblico ufficiale, stabile e garantito.
Il risultato è un paradosso evidente: la massima assise democratica cittadina viene raccontata e diffusa al di fuori dei canali istituzionali, senza garanzie di continuità, neutralità e accessibilità.
Il Covid è passato, ma l’eccezione è diventata metodo. E quando il metodo coincide con la riduzione della partecipazione, a essere compromessi sono trasparenza, fiducia e democrazia.
Ugento merita un’aula consiliare.
Ugento merita strumenti adeguati.
Ugento merita risposte, non silenzi.
Perché la pandemia è finita.
Ma il diritto dei cittadini a partecipare no.



























































