Editoriali
Com’era bella Torre San Giovanni
In un passato non così remoto, Torre San Giovanni era un luogo intriso di gioia, di vita e di spirito comunitario. Ricordi scolpiti nella memoria di un ragazzino che si destreggiava tra le cabine telefoniche, in una caccia febbrile alle schede da collezione con le strade piene di vita, cuore pulsante di un paese che respirava l’estate con intensità. Era un mondo in cui i turisti affollavano le cabine telefoniche, desiderosi di contattare i propri cari, mentre gli anziani della comunità onoravano con orgoglio le loro seconde case, frutto di anni di fatica e di sacrifici, spesso realizzate dopo lunghi periodi trascorsi all’estero in cerca di una vita migliore.
Le stesse case che oggi sono state trasformate in bed and breakfast e in trappole per turisti, un simbolo dei cambiamenti che il tempo ha portato nella piccola comunità. Ma in quei giorni l’atmosfera era diversa, carica di un’energia giovanile che permeava ogni angolo di Torre San Giovanni. Il lungomare, cinto da alberi maestosi e costantemente affollato, era il teatro di partite accese di basket e di corse sfrenate sull’asfalto rovente, con la brezza marina che carezzava delicatamente le guance infuocate dal sole.
Si passava l’estate così, non dimenticando i compiti estivi, redatti senza voglia sui quadernoni di “Non è la rai” rubati da mia sorella. Mi ricordo ancora Ambra, Alessia e le altre bellissime adolescenti che venivano poi ospiti nelle discoteche estive di Torre San Giovanni, di cui una considerata pe alcuni anni una delle più importanti del sud Italia, con ragazzi che potevano partire anche da fuori regione per partecipare alle sue serate. Nonostante questo non esisteva il traffico, San Giovanni era vivibile e la soluzione appena adottata dalla giunta guidata da Gabriele Congedi di chiudere il corso (a differenza da quanto affermato dall’assessore Alessio Meli, la decisione di chiudere al traffico il corso di torre San Giovanni fu intrapresa dall’allora sindaco Gabriele Congedi con la parte politica in cui militava lo stesso Meli che fu avversa fin dal principio a tale decisione) aveva definitivamente sanato la più grande criticità da tutti avanzata.
Erano estati in cui si lavorava ma ci si divertiva, non curandoci delle condizioni da fame in cui molte volte ci trovavamo a lavorare, sfruttati dalle varie attività turistiche del territorio, quasi sempre in nero. Infondo a noi bastava cambiasse solo quello e confidavamo nel fatto che fosse successo per avere un futuro migliore fatto di regole e contratti di lavoro che avrebbero permesso al nostro territorio di affrancarsi e dare la possibilità a decine di nuove famiglie di formarsi. Invece purtroppo non è andata così. A cambiare è stato il territorio e l’economia, con Torre San Giovanni trasformata in un quartiere dormitorio per famiglie squattrinate.
I locali, sebbene fossero pochi, erano sempre animati, e ogni momento era una festa. L’autore di queste memorie era un giovane cameriere di 16 anni, che ricorda con affetto la sua prima stagione lavorativa estiva, un susseguirsi di lavori faticosi e fugaci momenti di dolcezza e amore. Gli amici, le partite di beach soccer, i tramonti sulla spiaggia, tutto sembrava essere immerso in una sorta di incanto che solo l’innocenza della gioventù può portare.
Ma i ricordi felici si mescolano con la consapevolezza dell’attuale stato di Torre San Giovanni. Quello che una volta era un luogo vivace e pulito ora è diventato una trappola per il turismo di massa, con le strade invase dai rifiuti e con la spiaggia ormai offuscata da un’ombra di trascuratezza. La politica miope e votata al profitto ha trasformato luoghi incontaminati in discariche a cielo aperto, mentre l’assenza di una strategia di promozione territoriale ha contribuito a un lento declino che ha finito per minare l’identità stessa di questa comunità.
Torre San Giovanni, un tempo fiore all’occhiello del Sud Italia, ora è diventato un quartiere dormitorio per famiglie basso spendenti, intrappolate tra i segnali impazziti di un piano traffico concepito da qualcuno che sicuramente non vive il territorio. Il canale intasato è diventato un simbolo tangibile di un ambiente che lotta per sopravvivere, mentre l’assenza di una guida politica lungimirante ha contribuito a sprofondare questa comunità in una crisi che sembra non avere fine.
I ricordi di un passato luminoso e gioioso si scontrano con la realtà cupa e malinconica di oggi, creando un contrasto che non può essere ignorato. Tuttavia, questi ricordi agiscono anche come una fiamma di speranza, una luce che brilla nel buio e che invita la comunità a riscoprire la propria identità e a rinnovare la propria determinazione nel ricostruire un futuro migliore per le generazioni a venire.
Torre San Giovanni, nonostante tutto, rimane un angolo di paradiso nel cuore di chi ha vissuto la sua bellezza incantata. Ma non solo, perché nel mondo in cui ci troviamo, Torre San Giovanni, Torre Mozza e Lido Marini rappresentano l’unica speranza di Ugento in futuro migliore. Non lasciamole morire, ora più che mai serve un piano speciale di rilancio delle marine prima che sia troppo tardi.