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Riflettere, ragionare, dialogare per costruire la nostra comunità

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rivoluzione nel volley di ugento
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Nella bella cornice del cine-oratorio, ove si è registrata una nutrita partecipazione della cittadinanza, il che fa ben sperare per la nostra comunità, è stato presentato il volume di Don Luca De Santis – “Introduzione alla dottrina sociale della Chiesa. Origini e Principi”. Un’occasione di profonda, seria e quanto mai necessaria riflessione sulla “questione sociale” e sui tempi difficili che oggi stiamo vivendo. Un momento di assoluto realismo, utile a seminare, così come evidenziato nel corso dei lavori, un piccolo seme che dovrà germogliare con l’impegno di tutti, sull’esempio di due grandi maestri di passione civile, sociale e religiosa: Don Leopoldo De Giorgi e Don Tonino Bello.  

Alcuni anni fa ebbi l’opportunità di partecipare al corso triennale di formazione socio-politica sulla Dottrina sociale della Chiesa organizzato dall’ Arcidiocesi di Udine e dal Centro Internazionale studi “Luigi Sturzo”. Mi appassionai alla figura del prete di Caltagirone, fondatore del Partito Popolare Italiano, che in molti suoi scritti non ha mai esitato a sottolineare: “Non è farina del mio sacco, devo tutto al Vangelo e alla Rerum novarum”. Povertà e ingiustizia sociale produssero la teoria rivoluzionaria di Marx. Considerato non a caso un “sociologo classico”, ispiratore delle teorie sociologiche conflittualiste. Leone XIII, autore della Rerum Novarum, giudicò la soluzione marxista come una “medicina” peggiore del male che voleva curare, dacché la vera cura doveva essere fornita dal Cristianesimo, portatore di valori e di principi dotati di “ricchezza di forza meravigliosa”, come orgogliosamente veniva affermato nell’enciclica che portò alla luce “le cose nuove” (Rerum novarum). 

La vastità dell’argomento meriterebbe ben altri tempi e momenti. I principi della Dottrina sociale si sussumono in una forza propulsiva, di indirizzo e di guida etico – morale. Leone XIII ha tracciato il solco dell’essenzialità di un impegno civico da parte dei cittadini. Alla soluzione rivoluzionaria di Marx è seguita la successiva soluzione, per quel tempo altrettanto rivoluzionaria (siamo nel 1891!), di proporre una cura da molti ritenuta utopistica, ossia che la questione sociale si poteva risolvere con efficacia e giustizia non con il duro conflitto tra imprenditori e lavoratori, come voleva Marx, ma con la stretta alleanza tra imprenditori e lavoratori. In effetti, possiamo facilmente renderci conto dell’assoluta attualità di tal questione. Non solo sul piano politico – istituzionale, vedasi il dibattito sul salario minimo, ma anche a livello locale dove si registrano ancora conflitti per il riconoscimento/difesa del diritto ad una retribuzione equa e giusta per il lavoratore, al pari del diritto all’impresa ed all’iniziativa privata dell’imprenditore. 

Le riflessioni e gli spunti espressi da Don Luca, anche nel suo libro, meritevole di essere letto da tutti perché è un toccasana alla disintossicazione dalle nocività mediatiche dei social e della cattiva informazione, si sincronizzano con alcuni paradigmi di un recente libro di Enrico Mauro: “Contro la società del soprasso. Il pensiero antimeritocratico di Don Tonino Bello”. C’è un passaggio che riprende quanto il venerabile vescovo scrisse nel suo celebre “Stola e Grembiule”, che ritengo sia un continuum teologico, filosofico e politico – sociale tra i passaggi nella storia dottrinale: «Le nostre comunità cristiane devono promuovere una strategia nuova di coscientizzazione, di educazione alla giustizia e alla carità, di stimolo alla partecipazione, di rottura con la mentalità individualistica che inquadra tutti i problemi sempre nell’ottica degli interessi personali». Quale insegnamento trarre quindi dalla lettura di questo volume?

Prendere coscienza che il Cristianesimo è una “forza meravigliosa”, per migliorare la nostra vita spirituale, interrogandoci per riscoprire chi siamo e dove vogliamo andare, non demandando alle fantasie nichilistiche della società digitale, che rendono la “persona” certamente più connessa, ma irrimediabilmente più sola, irrequieta e insicura. Come diceva Don Tonino, esistono molte forme di impegno sociale. Occorre spendersi, essere protagonisti. Sporcarsi le mani a costo della pelle! A costo della vita! Questo serve per far crescere la nostra comunità, sia religiosa che morale e sociale. 

L’auspicio è che occasioni come questa possano diventare per tutti appuntamenti puntuali e imperdibili.

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