Editoriali
Ugento è nella storia
Nicholas Murray Butler sarà sicuramente poco conosciuto come filosofo e pedagogista. Dovrebbe essere noto come vincitore del premio Nobel per la Pace nel 1931. Sebbene le sue opere non siano state pubblicate in Italia, da una sua frase è possibile riassumere quanto la nostra Ugento con orgoglio, identità e senso di appartenenza possa dirsi collocata nella storia. E già, direbbe Vasco! Dopo la strabiliante cavalcata della stagione sportiva appena trascorsa e soprattutto dopo lo spettacolo di domenica pomeriggio a Francavilla Fontana, Ugento è nella storia. Scrive Butler: «Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fa nascere gli avvenimenti; un gruppo un po’ più importante che è presente alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto».
Credo che sarebbe scorretto parlare della superiorità dimostrata in campo contro il Bisceglie. Mi limito solo a dire che quando c’è stato da soffrire, si è sofferto senza perdere la testa, rimanendo concentrati sull’obbiettivo. Quando è arrivato il momento di colpire, si è colpito con pazienza, umiltà e soprattutto remando tutti nella stessa direzione. Una vittoria raggiunta seguendo le note di uno spartito inenarrabile. Una sinfonia che ha tracciato un solco indelebile nel cuore, negli occhi e nella vita di Ugento. I nostri ragazzi, magistralmente orchestrati da mister Oliva e dal suo staff, accompagnati dai nostri splendidi ultrà, hanno confezionato una magia che non potrà mai essere dimenticata. Un plauso non può non andare proprio a loro che, da sempre, hanno lottato come i 300 spartani del re Leonida contro gli eserciti imperiali del re Serse. Hanno tenuto testa ad un tifo esperto e più blasonato che credo sia stato colto in contropiede nel ricevere una sonora lezione di tifo e di calcio. Perché a brillare sono stati i nostri colori: il giallo e il rosso. Giallo come il sole di domenica pomeriggio che rinvigoriva ogni nostro giocatore. Ognuno sembrava che come superman prendesse forza dal sole. Rosso come il cuore di Ugento. Sgorgante di amore, di passione, di identità e di voglia di vincere. Non nascondo di essermi commosso e di aver pianto per qualche attimo. Da ugentino che ama la propria città ho letteralmente goduto. Hanno goduto tutte le persone presenti allo stadio. Hanno goduto chi non ha potuto essere presente. E voglio pensare che in fondo abbiano goduto anche coloro che, ahimè, non hanno mai voluto credere ad un progetto sportivo per il quale, come giustamente dice il direttore Alemanno, vengono prima gli uomini e poi i giocatori. Si è costruita prima la famiglia e poi la squadra! Ruiz e compagni hanno dimostrato di essere parte del nostro sentimento ugentino. Di quel profondo che è in ognuno di noi e ci ha visti uniti nel desiderio di riscatto. Evidentemente di rivincita, sportiva e sociale. Di convinzione, che anche la nostra Ugento, con Gemini, T.re S. Giovanni T. re Mozza e Lido Marini, si è conquistata con il sacrifico, l’impegno, la dedizione, la passione, il diritto di essere protagonista. Non è un caso credo che sia stato proprio il direttore sportivo ad aver dedicato questo traguardo a Ugento. E mi ha commosso quando ha detto: “perché Ugento lo merita! Lo meritano gli ugentini perché ci hanno creduto insieme a noi e hanno lottato fino alla vittoria”.
Travolgenti, assolutamente condivisibili perché dimostrate dai fatti, sono state anche le parole del presidente De Nuzzo che ha sottolineato quanto sia stato straordinario vedere i bambini avvicinarsi al calcio attraverso i loro beniamini. Andare in giro con le maglie del proprio calciatore preferito, su cui farsi fare l’autografo (l’ho fatto anch’io perché mi piace sentirmi bambino!). Ogni elemento della squadra e della ASD Ugento Calcio si è dimostrato un perfetto “ugentino adottivo”.
Su un social il nostro campione Giuseppe Carafa ha perfettamente riassunto anni di letteratura sociologica sullo sport: «Qual è il valore sociale dello sport? In un mondo che in gran parte alimenta disperazione, lo sport è una delle poche realtà che suscita ispirazione. Perché allena a credere nel miglioramento, cioè nel futuro. Al futuro».
Ecco perché occorre avvicinarsi allo sport. Qualunque esso sia! È un’alchimia che coinvolge, trascina e fa crescere. Ugento deve essere questo, un traino necessario perché ha bisogno di guardare al futuro. Di costruirlo dal basso partendo dalla passione, dalla storia, dalla sua identità. Un piccolissimo numero ha fatto nascere questo avvenimento: la serie D. Un gruppo più importante l’ha eseguito da protagonista: la squadra. La maggioranza credo che ancora non si renda conto che Ugento è nella storia. Ma in fondo è giusto che sia così perché occorre inventarsi nuove sfide e programmare altri traguardi. Viva Ugento! Grazie vagnoni! Vi voglio bene.
FOTO COPERTINA DI LUCIANO BASILE