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Ambiente e Territorio

La politica non soggioghi il valore del mare e della fascia costiera

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La politica non soggioghi il valore del mare e della fascia costiera
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È ora interessante occuparci di tutela della fascia costiera, esternando alcune riflessioni su una recente, e fondamentale, pronuncia della Corte costituzionale, come noto, preposta per dettato costituzionale alla tutela dei principi e fondamenti della legge fondamentale del ‘48. Ebbene, con la sentenza n. 151 del 26 luglio 2024, il “Giudice delle leggi” ha annullato alcune disposizioni della Sardegna relative al tema della salvaguardia costiera.

La dichiarazione di illegittimità costituzionale ha riguardato un articolo della legge regionale approvata a fine 2023 dal Consiglio regionale, il quale aveva sostanzialmente reintrodotto la possibilità di demolire e ricostruire i fabbricati siti nella fascia di conservazione integrale dei trecento metri dalla linea di battigia marina anche senza conservarne la conformazione, l’ubicazione, le caratteristiche planivolumetriche e tipologiche originarie. In realtà, il giudizio presso la Corte costituzionale ha dimostrato trattarsi di una riproposizione della stessa legislazione, già dichiarata illegittima nel 2022. A riprova del fatto che l’indirizzo politico era molto più orientato a tutelare alcuni interessi privati, piuttosto che conformarsi non solo ai principi costituzionali, ma anche e soprattutto alle pronunce della stessa Consulta, il che significa che pur a fronte di un mandato elettorale, occorre amministrare e governare i problemi mantenendosi sempre all’interno del perimetro costituzionale.

La volontà politica regionale di “liberalizzare” di fatto gli interventi di demolizione e ricostruzione nella fascia di massima tutela costiera, si scontra prevalentemente con le prescrizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che occorre ricordare, è norma prevalente rispetto ad ogni legge regionale ed a qualsiasi altro atto di pianificazione paesaggistica.

Con la legge approvata quasi a fine legislatura (sarà un caso?), il consiglio regionale della Sardegna ha “reintrodotto la possibilità di ricostruire i fabbricati siti nella fascia di trecento metri dalla linea di battigia marina anche senza conservarne la conformazione e l’ubicazione originarie («sagoma, prospetti, sedime»), esentando, altresì, dall’obbligo di mantenere le «caratteristiche planivolumetriche e tipologiche» dell’edificio demolito. Peraltro, sempre con la stessa disposizione, operando un richiamo alle ipotesi escluse dal vincolo di inedificabilità elencate nella vigente legge regionale del 1989 e agli artt. 136, comma 1, lettere c) e d), e 142 cod. beni culturali, ha inteso puntualizzare che tale facoltà operasse nonostante il fabbricato da demolire e ricostruire ricadesse in un’area tutelata dal piano paesaggistico e dal codice dei beni culturali e del paesaggio. Una stortura palesemente violativa dei principi costituzionali, sintomo di una volontà politica che si traduce in atti legislativi che in nome di politiche neoliberiste spinte, senza freni e marcatamente mercatiste, punta a favorire pochi a discapito di altri. Specie su beni, come quelli attinenti alla libera fruizione della costa e del mare, che appartengono a tutti: res communes ominium, diceva gli antichi latini. E non vi potrebbe essere chi non veda quanto stia diventando difficile, perché eccessivamente oneroso per molte famiglie, soprattutto quelle monoreddito, usufruire di servizi spiaggia che da anni sono in mano a lobby familistiche. Un settore che è privo di concorrenza e che ci si augura possa incontrare quanto prima un nuovo approccio alla luce della direttiva Bolkestein, sulla quale molti addetti ai lavori furbescamente palesano totale ignoranza. 

Siamo dinanzi, addetti ai lavori e non, ad una nuova pronuncia della Corte costituzionale, che s’inserisce in una giurisprudenza costante e consolidata favorevole alla salvaguardia dei valori ambientali, paesaggistici, culturali e identitari del territorio, di cui la politica e gli amministratori locali devono obbligatoriamente tenere conto, perché è una garanzia per il Bel Paese, per la sua storia e per la sua ineguagliabile bellezza.

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