Lavoro ed Economia
Ripensare il parco per salvare Ugento
Il Parco Naturale di Ugento, nato con l’intento di preservare il territorio e valorizzarne le risorse ambientali, si è rivelato per molti cittadini un freno allo sviluppo e alle opportunità economiche. Anziché rappresentare una risorsa per l’intera comunità, il parco sembra aver creato più svantaggi che benefici, a causa di una gestione che ha privilegiato l’accaparramento di fondi pubblici piuttosto che un reale impatto positivo sul territorio.
Per molti abitanti e imprenditori locali, la presenza del parco ha significato il blocco di progetti potenzialmente vantaggiosi, con normative ambientali che hanno impedito la realizzazione di strutture turistiche, agriturismi e attività produttive. Il risultato è stato un progressivo impoverimento dell’economia locale, che non ha potuto sfruttare pienamente le risorse naturali del territorio. Al contrario, il parco è stato percepito come un limite, una barriera al progresso che ha messo in stallo le ambizioni di crescita economica di un’intera comunità.
Nonostante i vincoli rigidi, alcuni privati sono riusciti ad ottenere autorizzazioni per costruire all’interno del parco, realizzando ville con piscina e altre strutture residenziali di lusso. Questo squilibrio ha suscitato interrogativi sulla trasparenza e sull’equità delle decisioni prese.
Il parco, anziché generare benefici economici per Ugento, si è trasformato in un continuo esborso per le casse comunali, con risorse pubbliche impiegate per incarichi e consulenze quasi esclusivamente assegnate a professionisti e aziende provenienti da fuori paese. Invece di promuovere un’economia circolare che coinvolgesse imprese e lavoratori locali, i finanziamenti sono finiti nelle mani di esterni, lasciando poco o nulla alla comunità. Così, mentre si alimentava una rete di interessi esterni, Ugento ha subito un impoverimento sociale, con un tessuto economico sempre più fragile e dipendente.
A questo punto, appare chiaro che chi ha ideato e disegnato questo parco abbia prestato più attenzione all’accaparramento di finanziamenti e bandi pubblici, costruendo un sistema di interessi che ha finito per alimentarsi da sé. I fondi europei e nazionali, anziché essere utilizzati per lo sviluppo del territorio e il miglioramento delle condizioni di vita dei residenti, sembrano essersi concentrati in pochi progetti che, di fatto, hanno generato benefici limitati per la popolazione. In questo contesto, il parco risulta più una fonte di risorse per pochi che un beneficio per la collettività.
A fronte dei milioni di euro spesi, le ricadute economiche e sociali del parco sono rimaste per lo più teoriche. I sacrifici economici dei cittadini, che hanno accettato restrizioni e vincoli sul proprio territorio, avrebbero dovuto essere compensati da un benessere diffuso e da nuove opportunità di lavoro. Ma i risultati non sono arrivati, e il parco si è trasformato in un costante peso finanziario per il comune di Ugento. Incarichi e appalti, per lo più assegnati a professionisti esterni, hanno alimentato l’insoddisfazione della popolazione, che vede allontanarsi sempre di più le promesse iniziali di un parco che doveva conciliare tutela ambientale e sviluppo locale.
L’esperienza del Parco Naturale di Ugento solleva importanti interrogativi sulla gestione dei fondi pubblici e sulla reale utilità di alcuni progetti per la collettività. È necessario chiedersi se il parco stia realmente servendo la comunità o se, al contrario, sia diventato un sistema chiuso che privilegia pochi a scapito di molti. Serve una revisione profonda del modello di gestione, con maggiore trasparenza e attenzione ai bisogni locali, affinché il parco possa finalmente diventare una risorsa e non un ostacolo allo sviluppo di Ugento.