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Editoriali

Un calcio alla solitudine

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Papa Francesco ci aiuta a riflettere. A non dimenticare: «È saggio non emarginare gli anziani dalla vita sociale per mantenere viva la memoria di un popolo». Chiama ognuno ad una grande responsabilità sociale. Per chi come me non ha più i nonni, credo sia doveroso, perché fa bene al cuore, stringere una mano, regalare un sorriso od una semplice carezza a chi vive di solitudine. Non fisica, ma interiore!

Il progetto “Un calcio alla solitudine” promosso dalla ASD Ugento Calcio si indirizza nella direzione strategica di essere parte attiva e promotrice sociale nella nostra comunità, con l’ambizioso obiettivo di promuovere, attraverso il calcio, la crescita, lo sviluppo, la coesione, il senso di comunità e di appartenenza, l’identità e l’importanza della cittadinanza attiva.

Si è deciso di focalizzare l’attenzione su un tema sociale particolarmente sentito: la solitudine delle persone anziane. Un problema fortemente incrementatosi in Italia, ove si registra da anni un forte calo demografico ed un aumento della popolazione di terza età, che pone una serie di problematiche familiari, sanitarie, comunitarie e personali. Le persone anziane soffrono spesso di depressione da solitudine, correlata proprio a vissuti di solitudine. 

Nella giornata odierna, il presidente Massimo De Nuzzo, il direttore generale Roberto Cazzato, una rappresentativa della dirigenza e dei calciatori, guidata quest’ultima dal nostro capitano Ruiz, hanno fatto visita alla Casa di cura “SS. Medici” di Ugento. Accolti con armoniosa cordialità dalla direttrice, dai “nonni” presenti e dai loro familiari, alla presenza del Sindaco e di alcuni assessori della giunta comunale, oltreché del nostro “assistente calcistico – spirituale” Don Benji si è vissuto un bel momento di umanità, di sentita partecipazione e di benevoli scambi augurali. Non sono mancate emozioni e commozioni. A volte dimentichiamo che regalare un sorriso, una stretta di mano od un semplice abbraccio vale molto di più e soprattutto non costa nulla. Non poteva mancare Don Flavio della parrocchia di San Giovanni Bosco. Il “padrone di casa” che non ha fatto mancare il suo affetto e la sua sincera e spassionata cordialità.

Il momento più significativo, tutt’altro che simbolico, è stato il calcio dato ad un vecchio pallone. Quello della “solitudine” appunto da parte di un ospite della struttura che non ha esitato a spazzarlo via con forza. Come a significare che con piccoli gesti non ci sentiamo soli, ricevendo in regalo quello nuovo, ufficiale del campionato nazionale di serie D, per l’occasione autografato da tutti i tesserati della squadra. Significativa è stato la consegna di una pergamena ricordo, la lettura dei cui contenuti da parte della direttrice ha aperto un momento di riflessione e di profonda commozione. Non sono mancati sorrisi, abbracci e scambio di auguri tra i calciatori, gli anziani e gli operatori della casa di cura. Proprio agli operatori, come giustamente ha sottolineato il sindaco Chiga, deve andare un sentimento di gratitudine per la passione e la professionalità che ogni giorno mettono al servizio di chi ha bisogno del loro aiuto.    

Attraverso il calcio, si è voluto vivere un momento sano, gioioso e di serenità dello stare insieme con persone che hanno ancora qualcosa da dire ai più giovani. Unire il valore dello sport, del calcio in particolare, praticato dai ragazzi della prima squadra ai doveri sociali dei giovani atleti. Il loro pieno vigore fisico, psicologico e psicosociale, la forza della loro freschezza e la spontaneità della loro età, hanno regalato un po’ di calore umano dando “un calcio alla solitudine” dei nostri nonni e di chi soffre la depressione senile. Non è mancata la consegna dei panettoni a mo’ di completamento della cornice, doverosa e festosa, di quel senso di vicinanza psicologica che si è inteso far vivere ai “giusti coronati dalla vecchiaia”.

Doverosi sono i ringraziamenti a tutti gli ospiti della casa di cura ed allo staff in essa operante. Peraltro, la giornata è stata maggiormente significativa sul piano personale perché ospite della struttura è una mia seconda zia di 93 anni, commossasi nell’udire “sono Cristian zia!”. Come detto fa bene emozionarsi! 

Un ringraziamento alla giunta comunale per aver sposato questo progetto con la concessione del patrocinio gratuito, sempre attenta e particolarmente sensibile a tali tematiche di comunità; ai carissimi Don Benji e Don Flavio, che sempre si distinguono per calore umano e fraterna partecipazione. Un grazie al mio Presidente Massimo De Nuzzo che non ha esitato un istante nel lasciarmi via libera nell’organizzare l’evento a nome della ASD Ugento Calcio.

Nella vita di una comunità sono questi momenti fondamentali per vivere, per crescere, per far germogliare sentimenti di solidarietà umana e di convivialità. Dare un calcio ai problemi che ci affliggono come società globalizzata. Dalla solitudine, l’ASD Ugento Calcio vuole essere parte attiva per il nostro territorio e per il bene delle future generazioni.

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