Lavoro ed Economia
Ugento tra ricchezza e rischio overtourism

Il turismo è da tempo il motore principale dell’economia italiana. Secondo l’ultimo rapporto La ricchezza dei comuni turistici 2025 curato da Antonio Preiti per Sociometrica, il settore ha generato oltre 117 miliardi di euro di valore aggiunto nel 2024, con più di 545 milioni di presenze complessive tra quelle ufficiali e quelle “non osservate”, cioè legate soprattutto agli affitti brevi e non registrati.
Un’economia in crescita, che tuttavia mette in luce una frattura: da un lato le grandi città — Roma, Milano, Firenze, Venezia — che assorbono enormi flussi e moltiplicano il loro indotto; dall’altro le località balneari del Sud, come il Salento, che crescono rapidamente grazie a un modello basato quasi esclusivamente sulle case vacanza. È un modello che porta ricchezza, ma che nasconde insidie per chi in quei luoghi ci vive tutto l’anno.
I dati del rapporto e il “caso Ugento”
Ugento, con le sue marine di Torre San Giovanni, Torre Mozza e Lido Marini, è una delle destinazioni simbolo del turismo balneare pugliese. Già inserita nel ranking nazionale di Sociometrica, la città si colloca stabilmente tra le prime cento destinazioni turistiche d’Italia per valore economico prodotto dal settore.
Secondo le stime più recenti, il turismo a Ugento vale circa 252 milioni di euro l’anno, con oltre un milione di presenze turistiche nel 2024, in netta crescita rispetto alle 845 mila dell’anno precedente. Numeri impressionanti se rapportati a una popolazione residente di poco superiore alle 12.000 persone: significa che in media il territorio accoglie ogni anno più di ottanta volte i suoi abitanti.
Il dato, però, va letto con attenzione. Ugento — come molte località costiere del Mezzogiorno — si appoggia in larga parte sugli affitti brevi. Una forma di ricettività che porta entrate immediate, ma che genera meno occupazione stabile rispetto al modello alberghiero e tende a ridurre il ritorno economico sul tessuto locale.
L’altra faccia del turismo: la crisi della casa
Dietro il boom, infatti, si nasconde un problema che rischia di trasformarsi in emergenza sociale: la carenza di abitazioni disponibili per i residenti.
Oggi a Ugento il mercato immobiliare mostra un dato eloquente: su circa 600 annunci complessivi, solo una quindicina riguardano affitti a lungo termine. Tutto il resto è destinato alla vendita o, soprattutto, agli affitti stagionali e turistici.
Per chi vive qui tutto l’anno, per i giovani che vogliono costruirsi una famiglia, per chi cerca indipendenza abitativa, la risposta del mercato è spesso un muro. Gli appartamenti si liberano solo nei mesi invernali, e con l’arrivo della stagione estiva il residenziale viene spazzato via dall’offerta turistica.
L’esempio di Palermo: un campanello d’allarme
Il rischio non è solo teorico. A Palermo, nelle ultime settimane, i cittadini sono scesi in piazza per denunciare il caro affitti e la progressiva scomparsa degli alloggi residenziali. Anche lì, la crescita degli affitti brevi ha prodotto un innalzamento insostenibile dei canoni mensili, rendendo impossibile a molti rimanere in città.
Lo stesso copione, seppure in scala minore, si intravede a Ugento: senza case disponibili tutto l’anno, le nuove famiglie non nascono, i giovani vanno via, il centro storico rischia di svuotarsi. Una comunità che vive di turismo può ritrovarsi, paradossalmente, senza comunità.
Quando il turismo diventa overtourism
Gli effetti dell’overtourism non si limitano al mercato immobiliare. A Ugento sono già visibili in vari aspetti:
- pressione ambientale, con spiagge affollate, erosione costiera e gestione complessa dei rifiuti estivi;
- traffico e servizi, che collassano sotto l’ondata dei turisti nei mesi di punta;
- identità locale, che rischia di essere soffocata da un turismo “mordi e fuggi”, sempre meno interessato alla cultura e alla storia del territorio.
Il rapporto Sociometrica avverte: laddove domina il modello degli affitti brevi, l’indotto si riduce, i posti di lavoro stabili scarseggiano e la ricchezza rischia di restare un fenomeno superficiale, incapace di costruire sviluppo duraturo.
Possibili strade per un equilibrio
La domanda che si pone oggi Ugento è: come conciliare ricchezza turistica e qualità della vita dei residenti? Alcune risposte possibili emergono dal confronto con altre città:
- Regolamentare gli affitti brevi: limiti stagionali, registrazione obbligatoria, tasse di soggiorno mirate a reinvestire in servizi.
- Incentivare l’hotellerie di qualità: strutture capaci di generare occupazione, con standard e servizi più elevati.
- Pianificare l’urbanistica: riservare una quota del patrimonio immobiliare al residenziale permanente.
- Destagionalizzare il turismo: valorizzare il centro storico, il museo, i percorsi naturalistici, gli eventi culturali per allungare la stagione oltre luglio-agosto.
Ugento oggi è “ricca di turismo” e questo nessuno lo mette in dubbio. Ma la vera sfida è non diventare “povera di comunità”. Senza un intervento lungimirante, il rischio è che la città diventi una splendida cartolina estiva, ma sempre più difficile da abitare.
Il caso Palermo è un avvertimento: il turismo non regolato può erodere le fondamenta sociali di un territorio. Per Ugento, questo è il momento di scegliere se limitarsi a contare presenze e incassi, o costruire un modello che metta al centro la vita di chi qui abita tutto l’anno.
Il turismo può essere il futuro di Ugento, ma solo se resterà un’opportunità per la comunità, non un vincolo che la soffoca.