Segnalato dai Lettori
Le fasi salienti di un omicidio ambientale in foto

Ieri un nostro lettore ci ha inviato una serie di foto che raccontano, senza bisogno di parole, una delle pagine più vergognose della cronaca ambientale del nostro territorio: uno scarico incontrollato di rifiuti in una cava sulla strada provinciale che collega Ugento a Casarano.
Le immagini mostrano chiaramente la dinamica del gesto: un camion ribaltabile arriva, scarica indisturbato tutto ciò che ha nel cassone e riparte verso il prossimo “carico”. Tutto questo accade in pieno giorno, alla luce del sole e sotto gli occhi di decine di automobilisti che percorrono quotidianamente quella strada.



Un gesto che racconta più di mille discorsi. È il simbolo di quanto lo scempio ambientale sia diventato ormai una pratica ordinaria, quasi “accettata” da una parte della popolazione, che considera il territorio come una discarica personale e la natura come un’occasione di guadagno facile – e soprattutto illegale.
Un reato grave previsto dal Codice dell’Ambiente
Quello documentato nelle immagini non è un gesto di inciviltà: è un reato.
L’articolo 256 del Decreto Legislativo 152/2006 (Codice dell’Ambiente) punisce infatti chi effettua attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento o abbandono di rifiuti senza le prescritte autorizzazioni.
Le pene sono pesanti:
- Arresto da 3 mesi a 1 anno o ammenda da 2.600 a 26.000 euro se si tratta di rifiuti non pericolosi.
- Arresto da 6 mesi a 2 anni e ammenda da 2.600 a 26.000 euro se si tratta di rifiuti pericolosi.
E nei casi più gravi, quando lo smaltimento abusivo è sistematico, può configurarsi persino il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, punito con la reclusione da 1 a 6 anni.
E i controlli?
Ed è qui che nasce la domanda più amara: dove sono i controlli?
Nonostante le dichiarazioni e gli impegni di facciata di Provincia e Regione, la realtà sul territorio racconta tutt’altro. I controlli ambientali a Ugento sono pressoché inesistenti.
Il Comune si è dotato di due vigili con qualifica di Polizia Ambientale, ma il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti è in aumento negli ultimi due anni, senza che sia stato emesso un solo verbale o intrapresa una vera azione di contrasto.
Il caso delle fototrappole “fantasma”
Neppure le tanto pubblicizzate fototrappole sono servite a qualcosa.
Il Comune di Ugento ha affidato la loro gestione alla società Vitruvio srl di Racale, con un contratto da 31.000 euro, ma zero risultati concreti: nessun verbale, nessuna sanzione, e le discariche abusive che continuano a moltiplicarsi.
In Consiglio comunale lo stesso sindaco Massimo Lecci ha dichiarato che “le fototrappole non convengono ai Comuni”, poiché i verbali generati tramite il loro utilizzo verrebbero incassati dalla Provincia.
Una posizione che lascia esterrefatti: come se la tutela ambientale fosse una questione di bilancio, e non un dovere civico e istituzionale.
La terra che muore sotto i nostri occhi
Quello che le foto mostrano non è solo uno scarico abusivo. È l’ennesimo atto di un omicidio ambientale che si consuma ogni giorno, tra l’indifferenza generale e la complicità silenziosa di chi dovrebbe vigilare.
La nostra terra muore sotto i nostri occhi, e a ucciderla non è solo chi scarica i rifiuti, ma anche chi, potendo intervenire, sceglie di non vedere.































