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Attualità

La politica dell’emergenza e la cultura dell’emergenza

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La politica dell’emergenza e la cultura dell'emergenza ugento
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I gravi e drammatici eventi accaduti in questi giorni nei territori dell’Emilia Romagna spingono tutti ad una seria riflessione: cittadini, amministratori e istituzioni. 

Il punto su cui focalizzarsi riguarda molteplici aspetti che partono dalle strategie politiche e arrivano ai piani d’azione, passando dagli interventi pragmatici di sicurezza pubblica e protezione civile. Le emergenze, con i loro rischi e pericoli, devono essere oggetto di interesse, costante e continuo, dello Stato, che attraverso la sua ramificazione territoriale ( Regioni, Province e Comuni e non solo!) deve agire tanto attraverso azioni di prevenzione, quanto con processi di condivisione.

Non c’è dubbio che la connessione tra politiche e strategie dell’emergenza ed il concetto di pubblica sicurezza, ed ancor più di pubblica incolumità, si innesti all’interno di una complessità sociale che sempre più si alimenta con fenomeni ed eventi legati a circostanze emergenziali originate prevalentemente e frequentemente da squilibri climatici, ai cui effetti devastanti si assommano e azioni e inazioni umane. Si disvela palese un convogliamento di competenze e interventi che sono tecnico – specialistiche e trasversali.

Ad esempio, l’elaborazione e l’aggiornamento di un “piano locale di protezione civile”, necessità di un monitoraggio continuo da parte di ogni Ente locale, il quale deve considerare la dinamicità degli scenari, di come cambi il territorio ed il clima. Che accerti quanto e come siano assicurate le necessarie risorse emergenziali: capacità di coordinamento, mezzi, economie e potenzialità tecnologiche. Uno strumento che, tra l’altro, deve essere “interiorizzato” dalla popolazione. Ne conosca l’esistenza e l’utilità; e sappia i limiti e le potenzialità dell’ambiente che la circonda, così acquisendo un’adeguata cultura dell’emergenza. 

In Italia, il Servizio Nazionale di Protezione Civile interessa l’intera organizzazione statuale, dalla funzione centrale alla funzione periferica, dai ministeri sin alla più piccola municipalità, ma è opportuno sottolineare, altresì, che coinvolge anche la società civile, la quale partecipa attivamente al Servizio, soprattutto attraverso le Organizzazioni del Volontariato. Il modello organizzativo/operativo/applicativo della Protezione civile italiana, oltre ad essere strutturalmente correlato alle politiche dell’emergenza, si fonda su due principi fondamentali che attengono rispettivamente alla cultura dell’emergenza ed alla cultura del rischio. La “prevenzione” e l’“emergenza”, completano il quadro.

Se con il primo si fa riferimento alla conoscenza del territorio e delle soglie di pericolo per il rischio idrogeologico, dacché l’essenzialità dell’informazione della popolazione e dell’indicazione dei comportamenti da adottare in relazione al rischio del territorio di appartenenza e/o di insediamento; nella fase emergenziale, fondamentali sono i “piani di emergenza”, in base ai quali i Comuni sono preposti alla pianificazione e gestione dell’evento, con l’individuazione degli scenari di rischio del territorio, della strategia e del modello di intervento, delle responsabilità e del sistema di scambio di informazioni tra istituzioni centrali e periferiche.

Orbene, da quanto appena riportato, che utilità possiamo ricavare per la nostra comunità, 

Intanto l’esercitazione con simulazione di un terremoto di alcuni giorni fa che ha visto coinvolte diverse “risorse nazionali e locali”, costituisce un buon inizio sia per la fase “addestrativa” degli operatori in campo, sia soprattutto per la costruzione di una cultura dell’emergenza. 

La paura per le conseguenze delle calamità è certamente non desiderabile da ogni cittadino, ma è e rimane un elemento della nostra vita umana, di cui è possibile ridurne il rischio e con la quale occorre imparare a convivere. Conoscendola e studiandola cin insegna ad affrontarla, a gestirla per imparare a sopravvivere, prima e dopo un disastro. naturale. In effetti, prima è necessario capire, imparare e conoscere. Dopo è indispensabile sapere cosa fare e come farlo per evitare conseguenze irreversibili ed irreparabili. Tutto ruota attorno a madre natura, alla quale, prima o dopo, dobbiamo restituire ciò che le abbiamo chiesto in prestito. 

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