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Politica

Gira e rigira, sempre ritornano

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Gira e rigira, sempre ritornano
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Sarebbe utile e interessante per tutti leggere Charles Dickens, famoso romanziere e fondatore del  romanzo sociale, che nelle sue opere con grande maestria tratteggia la vita dei ceti sociali economicamente svantaggiati, denunciando situazioni di sopruso e pregiudizio.

Proprio da questa rispolverata letteraria parte l’avvio di una riflessione per un pensiero critico (nel senso nobile!) sulla storia amministrativa della nostra cittadina. 

Al pari di quanto succede sui “piani alti”, in ogni tornata elettorale non sorprende quasi più quanto in politica (con la “p” minuscola!) i principi dell’economia circolare incontrino un efficace pragmatismo, sembrando quasi da costei generati. A partire dalla scomparsa di quei “partiti politici” che a fronte di tanti difetti, contraddizioni e disfunzionalità, riuscivano a garantire una cultura politica a coloro che agognavano ad una forma di identità, di appartenenza ideologica. Era necessario il percorso della “gavetta”. Si partiva dall’affissione dei manifesti durante le campagne elettorale, per arrivare al ruolo di parlamentare, passando da quello di consigliere comunale, provinciale e regionale. Per riprendere il De Tocqueville, si veniva educati alla democrazia.

Ebbene, questo passaggio appartiene ad un passato che il presente ha sostituito con l’individualismo opportunistico, il dilettantismo correntista e il “giovine marmottismo”, di cui si parla in un interessante e curioso libro di un ex democristiano come Paolo Cirino Pomicino: La Repubblica delle giovani marmotte. Infatti, più che di liste vincenti, sarebbe opportuno parlare di “liste piglia tutto”, con tutto e il contrario di tutto. Obbrobri della democrazia rappresentativa. Minestroni insalubri, incolore ed insapore. Del resto, basta avere alle spalle una famiglia numerosa, far parte di un sodalizio o svolgere una specifica attività “sociale” ed il gioco è fatto. Peccato che poi non si conoscano le funzioni ed il ruolo che si è chiamati a svolgere e le responsabilità connesse al dovere di dare conto a chi conta, cioè ai cittadini. C’è sempre un deus ex machina che gestisce tutto e che ad ogni suo solo battito di ciglia corrisponde un’azione. Che si palesa poi essere giammai autonoma e libera, frutto di riflessione critica. Ma solo convergenza contingente di forze magnetiche del pensiero unico.

Occorre deplorare lo scadimento a tutti i livelli dell’attuale sistema “politico – amministrativo”, evidenziandone in particolare la rinuncia alle idee, alla discussione, l’annacquamento e la riduzione al silenzio non solo delle culture di riferimento (liberale, cattolico – democristiana, socialista, comunista, repubblicana, financo ambientalista, etc.), ma soprattutto dello spirito critico di chi deve avere il diritto/dovere di parlare, senza paura di etichettamenti.  Ancor più grave è l’innesto di tale realtà nel più alto smembramento del sistema industriale, bancario e produttivo nazionale (e locale!) a vantaggio del “tritacarne del turbocapitalismo apolide”, marcatamente mercantilista, ben descritto da Diego Fusaro in “Il futuro è nostro”.  

All’interno di questa cornice, inclusiva ed esclusiva allo stesso tempo, si collocano questioni che interrogano scienziati politici, sociologi, economisti e politologi. 

L’allarmante distacco del cittadino dalla politica, con percentuali sempre più alte di astensionismo (le elezioni comunali del 2021 sono un segnale allarmante per tutti!), l’esponenziale aumento delle tensioni sociali alla luce dei gravi squilibri che vengono a crearsi con i colpi assestati dai “padroni neoliberisti”, determinano conseguenze che si ripercuotono inevitabilmente anche in una piccola comunità come la nostra. Per cui ad ogni tornata elettorale è importante, per parafrasare Pirandello, cambiare le tante facce, per non far vedere i volti alla gente, sempre più labile ad ogni scrocchiar di dita di questo o quel candidato. 

La nostra storia amministrativa disvela che i “cicli della politica ugentina” non fanno altro che manifestarsi in tutta la loro potenza di fuoco, in perfetta sincronia con i principi dell’economia circolare. Il “recupero” e soprattutto il “riciclaggio” di chi da sempre è legato a doppio filo ad un passato politicamente fallimentare, si realizzano con individualismi mascherati di nuovo. Peccato però che la novità si fermi all’apparenza, all’immagine vuota, alla maschera elettorale. Lo scopo è sempre orientato all’occupazione di quella seduta che è indispensabile per decidere le sorti di un territorio. Pur a fronte di milioni di euro e di progetti stratosferici, non vi è chi non voglia vedere tutta la sua miseria, civica prim’ancora che sociale ed economica. Basta tingersi di nuovo, far apparire con nuovi ritocchi di marketing elettorale reperti preistorici e vecchi lupi di mare, ed il gioco è fatto. Complice un cittadino che è disattento, superficiale, facilmente influenzabile da spinte contingenti e dal vento della convenienza. Dotato di una memoria corta, che mette in funzione solo quando fa comodo, che diventa leone sui social, ma rimane un agnello davanti alla concretezza dei problemi e delle questioni che richiedono serietà, impegno ed umiltà. Facile e scontato abbandonarsi al lamento da bar o da piazza. La certezza sta tutta nella conferma di una complicità ad un “sistema” in cui, gira e rigira, sempre ritornano.

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