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Autovelox: i calendari del mese di febbraio

 La Polizia della Provincia di Lecce si prepara ad intensificare i controlli di velocità per il mese di Febbraio attraverso l’uso di autovelox, telelaser e postazioni fisse. Il calendario dettagliato di queste operazioni è stato recentemente reso disponibile al pubblico.

 Le strade interessate, nei diversi giorni del mese, saranno supervisionate dalle 7:00 alle 19:00 e comprendono i tratti Galatina – Copertino (S.P. 18), Melendugno – Torre dell’Orso (S.P. 297), Casarano – Ugento (S.P. 72) e Lecce – Galatina (S.P. 362), tra le più trafficate della zona.

Il piano di prevenzione stila anche una programmazione per il telelaser: dalla S.P. 21 che collega Leverano a Porto Cesareo sino alla S.P. 367, denominata Mediana del Salento.

Un particolare occhio di riguardo sarà riservato alla S.P. 72 che unisce Ugento a Casarano, che, attraversata ogni giorno da centinaia di veicoli, necessita di un controllo costante a salvaguardia della sicurezza stradale.

Saranno 5 i giorno nel mese di febbraio in cui l’autovelox sarà attivo in questa tratta:

  • 3 febbraio dalle 7.00 alle 19.00

  • 7 febbraio dalle 7.00 alle 19.00

  • 11 febbraio dalle 7.00 alle 19.00

  • 15 febbraio dalle 7.00 alle 19.00

  • 19 febbraio dalle 7.00 alle 19.00

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Emergenza nel Salento: Capo di Leuca senza ambulanza 118

Il Capo di Leuca si trova in una situazione di emergenza sanitaria dopo che l’unica ambulanza India della postazione 118 di Gagliano del Capo è andata fuori servizio per guasto meccanico. La criticità, emersa ieri, evidenzia una grave carenza organizzativa della ASL di Lecce, che non dispone di alcun mezzo sostitutivo per garantire la continuità del servizio di emergenza-urgenza.

Il personale della postazione – composto da infermiere, soccorritore e autista – è stato posto in ferie forzate fino a domani, lasciando scoperta un’area territoriale particolarmente vasta. La situazione ha già mostrato le sue prime conseguenze critiche nella mattinata odierna, quando un grave incidente stradale nei pressi dell’ospedale di Tricase ha richiesto l’intervento di un’ambulanza da Scorrano, con conseguenti ritardi nei soccorsi. L’episodio si è verificato mentre l’unità di Tricase era impegnata per un codice verde ad Alessano, territorio normalmente coperto dalla postazione di Gagliano.

La denuncia arriva da Paolo Pagliaro, che definisce “paradossale” l’assenza di un mezzo sostitutivo di emergenza nell’intera ASL per ben tre giorni. “È inconcepibile che un presidio salvavita possa rimanere sguarnito del mezzo di soccorso in una zona così vasta”, afferma Pagliaro, sottolineando come questa carenza comprometta significativamente la tempestività e l’efficacia del servizio 118.

“Siamo pronti alla mobilitazione, al fianco di agricoltori e proprietari di terreni, per rispedire al mittente la pioggia di cartelle che continuano ad arrivare dai Consorzi di bonifica, a fronte di interventi mal o mai eseguiti. L’incuria e l’abbandono sono sotto gli occhi di tutti: terreni come giungle, infestati di erbacce, canali ostruiti e trascurati di cui non si distinguono più nemmeno gli argini, pozzi malandati. Da vent’anni va avanti l’odissea gestionale del commissariamento dei Consorzi dissestati, che prosciugano i milioni erogati ogni anno dalla Regione per pagare le spese di personale (assunzioni, stabilizzazioni e consulenze), lasciando solo le briciole per l’attività ordinaria e straordinaria di cui c’è urgente bisogno. I debiti accumulati dai Consorzi commissariati hanno sforato i 250 milioni di euro, e si pretende di farli pagare ai proprietari dei terreni senza che siano state eseguite bonifiche ed interventi di manutenzione e pulizia dei canali, con il famigerato tributo 630, che non è dovuto – come hanno stabilito diverse sentenze – in assenza di un beneficio specifico diretto. Nel consorzio salentino dell’Arneo, che comprende una superficie di oltre 250mila ettari tra le province di Lecce, Brindisi e Taranto, sono stati realizzati appena 27 interventi di bonifica negli ultimi tre anni. E parliamo di territori piagati dalla xylella, dove al danno di oliveti rasi al suolo si aggiunge la beffa dei tributi da pagare ai Consorzi. Le cartelle relative a questi terreni devono essere annullate, lo ribadiamo. Comprendiamo la rabbia, la delusione e la stanchezza degli agricoltori, che vivono questi tributi come un balzello ingiusto, perché sono costretti ad accollarsi le spese di opere di bonifica e manutenzione fantasma. E tutto questo mette a rischio anche la tenuta idrogeologica del territorio in caso di eventi estremi ormai sempre più frequenti. A gennaio 2021 manifestammo insieme al territorio e alle istituzioni ad Ugento, per chiedere la sospensione dell’invio degli avvisi di pagamento, e chiamammo in audizione l’assessore Pentassuglia per sollecitare la revoca delle cartelle. Ci fu risposto che, senza il contributo degli agricoltori, non ci sarebbero le risorse necessarie per la manutenzione dei pozzi e per le opere di bonifica. Ma ogni anno i Consorzi ricevono milioni di euro dalla Regione, e nulla cambia. E, checché ne dica l’assessore Pentassuglia, non sarà la riforma (ancora sulla carta) con l’accentramento delle funzioni in un Consorzio unico a risolvere tutti i mali che impediscono a questi enti di funzionare, di programmare e realizzare piani di manutenzione del territorio agricolo e dei canali irrigui. Anzi, il Consorzio unico peggiorerà la situazione e accentuerà la distanza dai territori da servire, emarginandoli e penalizzandoli. Intanto, noi non ci stiamo a dover pagare per interventi non eseguiti o realizzati solo in emergenza e a macchia di leopardo. Da qui le ragioni di una protesta che siamo pronti a portare avanti ad oltranza”

La vicenda solleva serie preoccupazioni sulla gestione dell’emergenza sanitaria nel territorio salentino. Secondo Pagliaro, l’azienda sanitaria deve assumersi la responsabilità di questo grave disservizio che mette a rischio la sicurezza dei cittadini, vittime di quella che viene definita una evidente inefficienza gestionale.

La situazione richiede un intervento immediato da parte delle autorità sanitarie per ripristinare un servizio essenziale per la popolazione del Capo di Leuca, garantendo la necessaria copertura del territorio con mezzi di soccorso efficienti e personale operativo.

Chieste le manette per 3 sindaci salentini

Una vera e propria bomba giudiziaria esplode nel Salento, confermando i sospetti di un “sistema” radicato che da anni gestisce appalti e risorse pubbliche. Il Giudice per le Indagini Preliminari di Lecce, Stefano Sala, ha notificato una richiesta di arresto preventivo per 25 persone, tra cui spiccano i nomi di tre primi cittadini: Ernesto Toma di Maglie, Antonio Rocco Cavallo di Ruffano e Salvatore Sales di Sanarica.

L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza sotto il coordinamento della PM Maria Vallefuoco, ha portato alla luce un intricato sistema di corruzione che coinvolge amministratori pubblici, imprenditori e dipendenti di ditte appaltatrici. Le accuse sono pesantissime: corruzione, anche elettorale, falso, turbativa d’asta, frode in pubbliche forniture e persino associazione a delinquere.

Al centro dell’indagine, gli appalti per la manutenzione del verde pubblico, gestiti dalla ditta dei fratelli Marco e Graziano Castrignanò. Secondo gli inquirenti, gli imprenditori avrebbero “ripagato” i favori ricevuti con prestazioni personali, come la ristrutturazione dell’abitazione del sindaco Toma e la fornitura gratuita di addobbi floreali per un matrimonio.

Questa inchiesta rappresenta solo la punta dell’iceberg di un sistema collaudato che pervade l’intero territorio salentino, e che non vede coinvolti solo privati e aziende fornitrici, ma anche associazioni del terzo settore e determinate frange politiche che continuano a contendersi bandi e finanziamenti regionali a suon di raccomandazioni e amichettismo becero. Un modus operandi che continuiamo a vedere espresso anche alla luce del sole di Ugento, dove analoghe logiche di distribuzione di risorse pubbliche, spesso assegnate direttamente agli amici interessati, fanno si di conservare il consenso elettorale e finanziare le future campagne elettorali. Questioni politiche e morali prima che giudiziarie, e che dimostrano come i partiti abbiano perso ogni tipo di funzione, compresa quella della selezione e dell’educazione di una classe dirigente che sia degna di questo nome.

Sia il sindaco Toma che il sindaco Cavallo hanno rilasciato dichiarazioni in cui professano la loro innocenza. Gli interrogatori, previsti per il 4 febbraio secondo la nuova modifica del codice, rappresenteranno un momento cruciale per fare chiarezza su questa vicenda che sta scuotendo le fondamenta del potere locale.

Questa indagine potrebbe rappresentare solo l’inizio di un effetto domino destinato a rivelare l’estensione reale di un sistema che ha trasformato la gestione della cosa pubblica in un meccanismo di potere e controllo del territorio attraverso la distribuzione strategica di risorse pubbliche. Questo almeno è quello che possiamo sperare.

Questi intanto i comunicati dei sindaci coinvolti:

“Tengo a chiarire sin da subito -commenta in una nota- la mia completa estraneità rispetto alle accuse. Nella mia carriera politica ho sempre operato in maniera trasparente, per il bene della collettività. Mai ho tradito la fiducia della mia comunità, né tanto meno ho utilizzato la mia posizione per tornaconto personale o per favorire terzi”. “Confido -conclude- che la giustizia, nell’offrirmi la possibilità di chiarire ogni equivoco, mi permetterà di far luce su questo e di dimostrare la mia innocenza. Al contempo, vigilerò affinché il peso di questa indagine non ricada sul bene di Ruffano e della sua comunità. Qualora questo dovesse succedere, sarò pronto a fare un passo indietro rimettendo la mia carica”.

Antonio Cavallo

“I miei avvocati chiederanno a breve i documenti in modo da poterne capire di più. Sono sereno, affronterò con determinazione l’interrogatorio, forte della mia innocenza. Non ho nulla da rimproverarmi e non ho mai piegato la mia funzione di sindaco a interessi personali”

Ernesto Toma,

OLEOTURISMO, UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PER CONOSCERE E DEGUSTARE LA PUGLIA

Da giovedì 30 gennaio EVOLIO a Bari con Pugliapromozione mette insieme la filiera del turismo dell’olio

In un mondo dove la scoperta e l’apprezzamento del patrimonio culinario sembrano avere un ruolo sempre più fondamentale, la Puglia offre un nuovo modo di conoscere, amare e valorizzare il territorio: l’Oleoturismo. Secondo quanto riportato dal sito ufficiale della Regione Puglia, si tratta di un modo originale e innovativo di viaggiare alla scoperta di sapori, saperi, tradizioni che si intrecciano con la storia, la cultura, l’arte e gli scenari naturali di un territorio unico.

L’oleoturismo è una tipologia di turismo enogastronomico che porta i visitatori alla scoperta dell’olivicoltura e della produzione di olio extravergine d’oliva, vero e proprio emblema del Salento, seppur in un momento di crisi legata alla xylella.

La Puglia, seconda solo alla Spagna tra le principali produttrici di olio d’oliva nel mondo, offre un’opportunità per conoscere e degustare una delle eccellenze della gastronomia locale: l’olio extravergine d’oliva. Qui, passeggiare tra gli oliveti secolari, le storiche frantoiane e le aziende produttrici di olio non è solo un viaggio gustativo, ma diventa un’immersione nel cuore della tradizione e della cultura pugliese.

“L’apertura della fiera Evolio Expo a Bari è un’occasione imperdibile per celebrare il legame indissolubile tra la Puglia e il nostro olio extravergine d’oliva, un vero e proprio ambasciatore della nostra meravigliosa terra nel mondo – ha detto Gianfranco Lopane, assessore al Turismo della Regione Puglia – . Il turismo enogastronomico, in continua crescita, rappresenta una risorsa fondamentale per lo sviluppo sostenibile e per la valorizzazione dei nostri prodotti tipici. Con eventi come questo, rafforziamo il nostro impegno, nella sinergia tra assessorati della Regione Puglia e accanto alle nostre imprese, nel promuovere una Puglia autentica e innovativa, con l’obiettivo di costruire una destinazione sempre più internazionale e attrattiva”.

Così, il turista diventa protagonista di un viaggio emozionale e sensoriale, in cui il contatto con la natura e le persone che vivono quotidianamente nel rispetto di antiche tradizioni diventa un momento di insostituibile apprendimento e condivisione.

La Puglia, con i suoi oliveti ancestrali e le sue tradizioni culinarie radicate, diventa pertanto un esempio lampante di come patrimonio gastronomico e rispetto per la natura si fondano insieme, per creare un’esperienza turistica di valore, in grado di attrarre ogni anno migliaia di visitatori.

“Per la Puglia l’enogastronomia è molto più di un giacimento culturale, visto che da tre anni è stato individuato come uno dei cinque Prodotti Turistici che possono spingere a visitare la nostra regione tutto l’anno. Evolio, a Bari, rappresenta un altro tassello verso la consapevolezza da parte dei turisti e della ristorazione del valore identitario nonché salutistico e gustativo dell’olio extra vergine di oliva pugliese – ha detto Luca Scandale, direttore generale di Pugliapromozione -. Noi stiamo investendo già da anni sulle potenzialità dell’enogastronomia, anche per il turismo oltre che per lo sviluppo economico dell’agroalimentare. A supporto di tutto ciò ci sono i dati del più recente Rapporto Turismo Enogastronomico Italiano, voluto da Roberta Garibaldi che in Evolio sarà ospite di un talk sull’oleoturismo. Al secondo posto dopo il vino (38,1% delle preferenze) nell’immaginario collettivo nazionale delle icone enogastronomiche del Belpaese c’è l’olioextravergine di oliva (24%), ben prima di pizza (22%) e pasta (15%)”.

 

Atlante dei Tumori 2024: Ugento e l’impatto ambientale della discarica di Burgesi

L’Unità Operativa ‘Registro Tumori’ ASL Lecce, in collaborazione con il Coordinamento del Registro Tumori Puglia presso l’AReSS Puglia presentaziono dell’Atlante dei Tumori 2024, un documento che analizza l’incidenza, la prevalenza e la sopravvivenza dei tumori nei 96 Comuni della provincia di Lecce, con particolare attenzione al periodo pandemico 2015-2020.

La presentazione si svolgerà presso il Centro Congresso di Ecotekne dell’Università del Salento, il prossimo 1° febbraio alle ore 9:00

L’obiettivo è quello di fornire una mappatura epidemiologica dettagliata delle patologie oncologiche nel territorio leccese, con particolare attenzione alle aree a maggior rischio.

Il nuovo Atlante dei Tumori 2024 si prepara quindi a gettare nuova luce sulla situazione oncologica della provincia di Lecce, con particolare rilevanza per comuni come Ugento, dove l’impatto ambientale ha lasciato un segno profondo sulla salute pubblica.

“Le mappe del rischio di tumore a livello comunale rappresentano una novità rispetto ai report del passato,” ha dichiarato la Dott.ssa Anna Melcarne, Dirigente Registro Tumori ASL Lecce, sottolineando l’importanza di questo strumento per le attività di prevenzione territoriale.

Il Direttore generale di ASL Lecce, Stefano Rossi, ha evidenziato come questa mappatura epidemiologica permetterà di “identificare le aree a maggior rischio e di costruire e supportare adeguate politiche sanitarie territoriali.”

Di particolare interesse saranno i dati riguardanti Ugento e la frazione di Gemini, zone che da anni subiscono le conseguenze dell’inquinamento ambientale. Al centro dell’attenzione resta la discarica Monteco di Burgesi, un impianto che si eleva per 12 metri dal livello del suolo, la cui ultima sopraelevazione risale al periodo in cui Massimo Lecci ricopriva la carica di assessore all’ambiente del comune di Ugento. Non è un caso che l’impatto ambientale di questa struttura è stata confermata anche da sentenze giudiziarie che ne hanno riconosciuto gli effetti negativi sul territorio.

L’Atlante, che arriva a tre anni di distanza dall’ultimo report del 2021, si propone come uno strumento fondamentale per comprendere l’evoluzione delle patologie oncologiche nel territorio e pianificare interventi mirati di prevenzione e tutela della salute pubblica. I dati, che coprono il periodo dal 2015 al 2020, includeranno anche un’analisi dell’impatto della pandemia sulle patologie tumorali nel territorio leccese.

Ugento Calcio trionfa 5-1 contro il Costa d’Amalfi

Ugento Calcio domina in casa: una trionfante vittoria 5-1 contro Costa d’Amalfi

Dimostrando ancora una volta perché è considerata una delle squadre rivelazione del girone H della Serie D, l’Ugento Calcio ha recentemente travolto la Costa d’Amalfi con un impressionante 5-1. Questa vittoria domestica ha visto qualche grande performance dei giocatori dell’Ugento, consolidando ulteriormente la loro posizione a ridosso della zona playout.

Con una formazione (3-5-2) che vedeva in campo Illipronti; Lezzi, Romero, Martinez; Bedini, Grisley, Amabile, Regner, Romano; Rossi, Ancora, l’Ugento ha debuttato alla grande. Il gol d’apertura è arrivato al 2’ del primo tempo con Grisley, seguito da Ancora al 30’ con un colpo di testa su assist arrivato dalla destra. Regner e Rossi hanno poi aumentato il vantaggio nel secondo tempo, prima che Esposito segnasse l’unico gol per la Costa d’Amalfi. Grisley ha poi sigillato la partita con una doppietta, portando il risultato finale a 5-1.

Questa ultima vittoria ha proiettato l’Ugento Calcio per la prima volta sul filo della salvezza. Sono infatti 8 i punti che dividono i giallorossi dalla terzultima, divario che permetterebbe di saltare i playout . Nonostante una stagione difficile, la squadra ha mostrato una grande consistenza nelle sue prestazioni che sono continuate a migliorare con l’andar del tempo.

Con questa vittoria fresca in mente, l’Ugento Calcio si prepara ora per i prossimi importantissimi appuntamenti contro Manfredonia e Francavilla In Sinni. La squadra punta a mantenere lo slancio e consolidare la sua posizione chiave nel Girone H della Serie D, per continuare a sognare una salvezza tranquilla.

 

Maxi sequestro da 12 milioni alla criminalità organizzata nel Salento

La DDA di Lecce sferra un nuovo colpo alle organizzazioni criminali salentine. Questa mattina le Fiamme Gialle del GICO, lo SCICO e la Squadra Mobile di Lecce hanno eseguito un sequestro preventivo di beni per circa 12 milioni di euro, proseguendo l’operazione che lo scorso 20 novembre aveva portato a 35 arresti.

Nel mirino degli investigatori sono finiti i proventi del traffico di droga, reinvestiti attraverso un elaborato sistema di società, pub e ristoranti nel territorio salentino. Le indagini hanno fatto emergere due associazioni criminali radicate a Lecce e nel basso Salento, guidate rispettivamente da P.A.M. e G.S. da una parte, e da C.G e R.C. dall’altra, tutti con precedenti penali.

Al centro del sistema di riciclaggio, secondo gli inquirenti, c’era un noto commercialista salentino, attualmente in carcere, che aveva messo in piedi una rete di cooperative intestate a prestanome. Attraverso queste società veniva “ripulito” il denaro proveniente dal traffico di stupefacenti, anche con trasferimenti all’estero, eludendo i controlli antiriciclaggio.

Il meccanismo era ben collaudato: ingenti somme in contanti venivano versate sui conti correnti delle cooperative per poi essere utilizzate per pagare finti stipendi ai familiari dei detenuti, con importi che raggiungevano anche i 2.500 euro mensili. Parte del denaro serviva anche per l’acquisto di auto di lusso destinate ai pregiudicati o ai loro familiari.

La svolta nelle indagini è arrivata lo scorso 21 dicembre, quando il Tribunale del Riesame di Lecce ha confermato le misure cautelari in carcere riconoscendo la sussistenza del reato associativo di stampo mafioso. Le organizzazioni colpite sono riconducibili al clan Pepe-Briganti e al gruppo Penza, storicamente legati alla Sacra Corona Unita nel territorio salentino.

“Le attività odierne assestano un altro duro colpo alle organizzazioni criminali”, hanno sottolineato gli investigatori, evidenziando come l’operazione miri a privare i clan delle risorse finanziarie ed economiche acquisite illecitamente. L’indagine si inserisce in una più ampia strategia della Procura di Lecce volta a contrastare i tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto imprenditoriale sano dell’economia locale.

Le accurate indagini patrimoniali hanno permesso di ricostruire il patrimonio di ciascun indagato, dimostrando l’evidente sproporzione rispetto ai redditi dichiarati. Il sequestro ha colpito beni, denaro, società e altre utilità nella disponibilità degli indagati, molti dei quali attualmente detenuti, anche quando intestati a prestanome o società di comodo.

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