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Emiliano denuncia Capone: volano gli stracci nel PD

Il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha presentato una denuncia contro la presidente del Consiglio Regionale, Loredana Capone, per falso, in relazione alla legge di bilancio regionale approvata il 18 dicembre 2024 e promulgata il 31 dicembre. La vicenda, riportata da Norba Online, ruota attorno all’articolo 242 della legge e a un emendamento presentato dalla consigliera Antonella Laricchia sulle norme in materia di nomine e designazioni di competenza della Regione.

Secondo quanto ricostruito, l’emendamento proposto il 18 dicembre ha ottenuto 24 voti favorevoli e 20 contrari, ma è stato dichiarato “respinto” poiché ritenuto necessario raggiungere i 26 voti favorevoli. Tuttavia, lo Statuto della Regione prevede l’obbligo di approvazione con la maggioranza dei consiglieri solo per l’intera legge di bilancio, non per i singoli articoli.

Michele Emiliano ha quindi contestato la legittimità di questa decisione, sottolineando che l’emendamento era stato formalmente dichiarato “respinto” durante la votazione. Il 30 dicembre, il governatore ha chiesto a Loredana Capone di riscrivere il testo della legge escludendo l’articolo 242, avvertendola di una possibile denuncia in caso di mancata correzione. Nonostante l’avviso, il testo è stato riconsegnato nella stessa forma, obbligando Emiliano a promulgare la legge entro i termini previsti per evitare uno stallo amministrativo.

Il giorno successivo, il governatore ha inoltrato gli atti alla Procura di Bari, formalizzando la denuncia contro la presidente del Consiglio Regionale. La vicenda apre un nuovo fronte di tensione politica all’interno della Regione Puglia, sollevando interrogativi sulla gestione amministrativa e sulla corretta applicazione delle procedure legislative.

Inizia il ritorno per l’Ugento Calcio

Il girone d’andata del Girone H di Serie D si chiude confermando la sua fama di essere il più competitivo e difficile d’Italia. La presenza di corazzate come Casarano, Andria e Nocerina ha alzato ulteriormente il livello di un campionato che, stagione dopo stagione, si conferma un palcoscenico di assoluto valore. Non vanno dimenticate squadre come Martina e Matera, che stanno disputando un campionato di alto livello, dimostrando grande continuità e organizzazione.

In questo contesto, l’Ugento Calcio si sta ritagliando uno spazio importante. Dopo un inizio di stagione complicato, la squadra allenata da Mimmo Oliva ha saputo trovare la propria identità, mettendo in campo prestazioni di grande solidità e carattere. La recente vittoria contro il Francavilla e il successo sulla Palmese hanno confermato la crescita di un gruppo che ha superato le difficoltà iniziali, dimostrando resilienza e capacità di adattamento al salto di categoria.

La rosa giallorossa, arricchita dagli innesti mirati del direttore sportivo Massimiliano Vadacca, ha visto l’arrivo di giocatori di qualità come Emanuele Amabile, uno dei protagonisti della prima vittoria stagionale contro il Manfredonia (ma da avversario), e giovani promesse come Samuele Grisley, recentemente convocato nella rappresentativa nazionale di Serie D. Questi e altri nuovi elementi si sono integrati perfettamente con i veterani, portando solidità e nuove energie a disposizione di Mister Oliva.

Verso il big match contro la Nocerina

Domenica prossima, il Comunale di Ugento sarà il teatro di una sfida di grande fascino: l’Ugento ospiterà la Nocerina, una delle squadre più accreditate per la vittoria del campionato. All’andata i giallorossi furono protagonisti di una prova straordinaria, cedendo solo nei minuti finali a un gran gol che permise alla Nocerina di portare a casa i tre punti.

Ora, però, è il momento di scrivere una nuova pagina di questa stagione. Con una squadra in fiducia e un gioco che sta finalmente raccogliendo i frutti del lavoro settimanale, l’Ugento ha tutte le carte in regola per affrontare questa sfida a testa alta.

Per farlo, però, serve l’aiuto di tutti.

L’appello è rivolto ai tifosi e a tutta la comunità di Ugento: venite allo stadio domenica! La squadra ha bisogno di sentire il calore e il supporto di un pubblico numeroso e appassionato. Solo con uno stadio pieno il sogno giallorosso può continuare e trasformarsi in qualcosa di ancora più grande.

Un girone d’andata di crescita

Il percorso dell’Ugento in questo girone d’andata è stato un crescendo. Dai primi passi difficili, segnati da errori inevitabili per una neopromossa, alla costruzione di una squadra capace di mettere in difficoltà avversari blasonati, come dimostrano i 75 minuti di vantaggio sul difficile campo del Capozza contro il Casarano.

Il lavoro di Mister Mimmo Oliva, celebrato di recente per il suo 50° compleanno, si sta rivelando decisivo. Il tecnico ha plasmato un gruppo unito, che fa della compattezza e dell’umiltà i propri punti di forza. Dichiarazioni recenti del Mister sottolineano proprio questo spirito:

“Stiamo superando le difficoltà iniziali e il gruppo si sta dimostrando all’altezza della categoria. Con questo atteggiamento possiamo andare lontano.”

L’appuntamento è domenica: tutti allo stadio!

Il match contro la Nocerina rappresenta un crocevia fondamentale per l’Ugento, ma anche un’occasione per tutta la città di dimostrare il proprio amore per i colori giallorossi. Non sarà solo una partita, ma un momento di comunità, passione e appartenenza.

Ci vediamo domenica al Comunale di Ugento. Insieme, possiamo fare la differenza.

Il 2024 di Ozanews e dell’amministrazione di Ugento

L’anno appena concluso è stato intenso e cruciale per Ugento e il suo territorio, e Ozanews è stata l’unica finestra indipendente capace di raccontare ai cittadini le verità che la propaganda amministrativa, finanziata con soldi pubblici, ha evitato accuratamente di affrontare.

Nel 2024 abbiamo portato alla luce questioni vitali che altri hanno scelto di ignorare, interrogando un’amministrazione che ha preferito rispondere con il silenzio, continuando a puntare tutto su luci, eventi e propaganda. Tra i temi più caldi dell’anno spicca l’aumento della tassa sui rifiuti, con rincari medi di oltre 50 euro per famiglia. Ugento si ritrova ai massimi tabellari, pagando ancora l’eco-tassa a causa di un tasso di riciclo mai all’altezza degli standard minimi promessi. Tutto questo mentre l’impianto di biostabilizzazione di Burgesi è abbandonato ai vandali e il centro del riuso — un’altra infrastruttura importante — si salva dal degrado solo perché situato all’interno dell’ecocentro.

Abbiamo parlato anche di trasporti, un capitolo complicato che va ben oltre le celebri “piste ciclabili”. La stazione FSE e la velostazione di Ugento sono ormai simboli di abbandono, come denunciato nel nostro OzanDoc, mentre i pulmini estivi continuano a viaggiare quasi sempre vuoti, con incarichi diretti assegnati ogni anno senza risultati concreti.

Un altro tema cruciale è stata l’emergenza incendi, con il devastante rogo di Rottacapozza che ha riportato sotto i riflettori la gestione del Parco Naturale, del porto di Torre San Giovanni e delle Bandiere Blu. Ancora una volta, molte domande e istanze sono state ignorate dall’amministrazione, che ha liquidato l’argomento con dichiarazioni superficiali. “Tutto ha funzionato al meglio”, si è detto, mentre noi continuavamo a documentare una realtà ben diversa.

Senza dimenticare le nostre marine e il settore turistico. Questa testata ha affrontato più volte i problemi endemici che devono affrontare turisti e operatori turistici nel nostro territorio, trovando spesso un muro di gomma nelle istituzioni: la pulizia del canale di Torre San Giovanni, il decoro degli arredi urbani del lungomare, la raccolta dei rifiuti in spiaggia, rappresentano solo alcuni temi cari a Ozanews e anche in questo 2024 sono stati affrontati a più riprese.

E poi ci sono le ferite ancora aperte di Via Barco, chiusa da mesi, e dell’abbandono delle strutture sportive pubbliche, come il campo di padel e i campi di calcetto. Abbiamo trattato la questione demografica e l’emergenza abitativa, aggravata dal caro affitti, evidenziando come la mancanza di interventi strutturali stia impoverendo la comunità.

Ozanews è rimasta sola nel raccontare tutto questo, senza finanziamenti pubblici, dimostrando che è possibile fare informazione indipendente anche in un contesto in cui altre realtà ricevono decine di migliaia di euro per fare altro o piegarsi al consenso. Eppure, è proprio in questi spazi che si misura la vitalità di una comunità.

Il 2025 sarà un anno di profondi cambiamenti per noi. Salutiamo con gratitudine la direttrice Laura Primiceri, alla quale va il ringraziamento di tutta la redazione, e ci prepariamo a una nuova stagione editoriale. Cronaca, approfondimenti e live continueranno a essere il cuore del nostro impegno, con l’obiettivo di migliorare i numeri già straordinari raggiunti nel 2024.

Auguriamo un buon 2025 a tutti i nostri lettori, con la promessa di continuare a raccontare la verità e dare voce a chi non ce l’ha. Noi siamo qui per voi, e non smetteremo mai di lottare per un’informazione libera e trasparente.

Festeggiare con responsabilità

Tra poche ore saluteremo il 2024 e festeggeremo il nuovo 2025. Nel famoso dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggero delle Operette morali di Giacomo Leopardi c’è un passo che mi piace riprendere:

«Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?».  

Il passeggero è Leopardi, il filosofo che si pone degli interrogativi e medita sulla natura dell’uomo. Il venditore è invece l’uomo comune, colui che ignora la sostanza delle cose. L’oggetto del dialogo è la ricerca del piacere che per il poeta di Recanati non può essere raggiunto perché ognuno di noi ricerca non “un piacere” ma “il piacere”. Ecco perché l’infinito non può essere conquistato! Ognuno si propone di avere un “infinito terrestre” dal nuovo anno, dimenticandosi che il piacere della felicità molto spesso è molto più vicino di quanto si possa immaginare. 

Leopardi ci insegna che la felicità non si trova nella vita passata, ma in quella futura, poiché consiste nell’attesa di qualcosa che non si conosce. Nella speranza cioè di un futuro diverso e migliore del passato. Da qui, l’acquisto da parte del passeggero (il Leopardi) dell’almanacco dal venditore ambulante. Quando scrive: «Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura», Leopardi vuol significare che la felicità consiste nell’attesa di una gioia ignota nella quale l’uomo è per sua natura portato a sperare per mezzo delle illusioni. Ogni fine anno ci auguriamo che il nuovo anno sia migliore di quello trascorso; che realizzi i nostri sogni, i nostri desideri e le nostre aspettative. Si tratta di “ameni inganni”, cioè di errori ingannevoli ma piacevoli. 

Nel dialogo, gli almanacchi venivano venduti per strada con gli auspici di buona fortuna per l’anno che verrà! Quell’immaginazione simbolica e dialogica è la realtà che viviamo in questi giorni perché ha ad oggetto quella speranza che ossigena ognuno di noi. Una costante illusione ottimistica che induce le persone a credere che il futuro riserverà momenti migliori di quelli passati. Ecco che la speranza è per Leopardi il ricordo più bello, l’autentica bellezza delle speranzose incognite che il divenire cela e che tutti, piaccia o meno, ci troveremo ad affrontare.

Voglio collegare questa speranza alla responsabilità! 

Si avvicina quella straordinaria esplosione di luci e colori che da sempre accompagna il passaggio verso l’anno nuovo. È una tradizione che unisce, accende speranze e riempie i cuori di gioia. Come cittadino, prim’ancora che come criminologo, riprendo i contenuti dell’appello alla responsabilità dell’AICIS – Associazione Italiana dei criminologi per l’investigazione e la sicurezza. Insieme ai colleghi sentiamo il dovere di essere ambasciatori di un messaggio forte: la legalità e il rispetto delle regole sono l’unica strada per garantire che la festa rimanga tale, senza trasformarsi in tragedia. Lo scorso Capodanno, secondo il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, 274 persone sono rimaste ferite, e 64 di queste erano minori. Una vita, quella di una donna ad Afragola, è stata spezzata da un proiettile vagante. Questi non sono semplici dati statistici, ma storie di dolore che avremmo potuto evitare. E dietro ogni ferito, ogni perdita, c’è un filo comune: l’incoscienza di chi usa materiali illegali, prodotti senza alcun rispetto per le norme di sicurezza, spesso in condizioni che mettono a rischio non solo chi li utilizza, ma anche chi si trova nelle vicinanze. Il nostro ruolo, come comunità di esperti, è quello di fare la differenza, di educare e sensibilizzare chi ci circonda. L’articolo 703 del Codice Penale punisce severamente chi utilizza materiali esplosivi senza autorizzazione. Non dimentichiamo le disposizioni di Pubblica Sicurezza (TULPS), che regolano con precisione l’utilizzo di fuochi d’artificio, autorizzando solo quelli con marchio CE, garantiti per un uso sicuro. Troppi bambini ogni anno subiscono ferite, talvolta irreparabili, a causa della scarsa consapevolezza o dell’incoscienza di chi permette loro di maneggiare materiali pericolosi. Gli animali, invece, vivono questa notte come un incubo: il rumore delle esplosioni li spaventa al punto da causare fughe incontrollate e, in alcuni casi, lesioni o morte. Scegliamo fuochi silenziosi e certificati, proteggiamo chi non può difendersi da solo.

Appunto, festeggiamo con responsabilità! Buon 2025 a tutti!

La comunità ugentina ricorda don Leopoldo De Giorgi a 25 anni dalla scomparsa

Sarà il Vescovo Vito Angiuli a presiedere la solenne concelebrazione eucaristica in memoria di don Leopoldo De Giorgi, a 25 anni dalla sua morte. L’appuntamento è per 31 gennaio 2025 nella parrocchia San Giovanni Bosco di Ugento, dove il sacerdote ha lasciato un’impronta indelebile del suo ministero.


L’iniziativa, promossa dall’Azione Cattolica della Parrocchia S.Giovanni Bosco di Ugento, culminerà con la presentazione di un volume commemorativo dal titolo “Tu sei Sacerdote in eterno”. Il libro, che verrà svelato al termine della liturgia delle 18:00, ripercorre la vita e l’opera pastorale di don De Giorgi, figura di riferimento per la diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca fino alla sua scomparsa, avvenuta il 12 agosto 1999.


Identità, storia e passione con la pizzica

L’etnografia è una disciplina che ci aiuta a comprendere la cultura di un popolo. Studiando comportamenti, artefatti, riti, rituali, cerimonie, norme, valori, credenze, l’etnografo rende comprensibile la cultura di una determinata comunità residente in una specifica realtà territoriale. Etnografia, dal greco: ethnos – “popolo”, e grapho – “scrivere”, è letteralmente la “descrizione del popolo”. Per Marcel Griaule, se con l’etnografia è possibile registrare informazioni su diversi popoli, con l’etnologia è possibile costruire dei sistemi coerenti utilizzando le descrizioni etnografiche.

Nel fantastico scenario di via Messapica, il concerto del nostro gruppo musicale “I Calanti”, costituisce il classico esempio di sintesi tra folklore, identità, storia, tradizione e costumi. Ancora una volta un meritato plauso va rivolto ai nostri bravi “artisti popolari” che con la loro musica sono riusciti a fare molto di più che allietare una serata natalizia in cui “essere morsi” dalle note e dal canto poteva essere l’unico stratagemma per non sentire il freddo pungente di questo tempo di festa. Oltreché sul palco, al ritmo scansionato dal tempo della storia e della tradizione, gli strumenti musicali del gruppo ugentino ed i movimenti pizzicati dei ballerini hanno fatto vivere un bel momento di convivialità, spensieratezza e serenità. Qualche coppia ha anche aperto dei piccoli sipari di “usanza e costume” regalando momenti di puro svago alla riscoperta di un tempo che trascorre inesorabile.  

L’introduzione al volume “Il tarantismo: un fenomeno al confine tra rito e psicopatologia”, presentato peraltro l’estate scorsa presso il nostro museo, riassume perfettamente quel fenomeno tipico della cultura popolare della nostra terra salentina. Basato sulla credenza popolare, attribuisce al morso della tarantola, mitico ragno velenoso, un particolare stato morboso da cui si può essere liberati tramite la musica, la danza, i colori e l’intercessione di San Paolo. Come sottolinea l’autore De Martino, il tarantismo ha radici antiche, propagatesi sino ai nostri giorni; sebbene il ragno non morda più, sopravvivono nelle campagne contadini che sono stati “tarantati” e non mancano all’appuntamento a Galatina, il giorno di San Paolo, il 29 giugno, per pregare il loro santo punitore e salvatore. Da qui: “Santu Paulu meu te le tarante!”.

Il fenomeno del tarantismo nasce e si sviluppa nel mondo culturale contadino dell’Italia del Sud, caratterizzato da una filosofia di vita in cui magia e religione si sono fuse. Secondo l’antropologo napoletano, l’elemento costante di sfondo di tale filosofia è rappresentato dalla fascinazione, che definisce come “una condizione psichica d’impedimento e d’inibizione, un essere agito da una forza potente e occulta che lascia senza margine l’autonomia della persona, la sua capacità di decisione e di scelta. La fascinazione comporta un agente fascinatore e una vittima e, se l’agente è un essere umano, si tratta di malocchio, cioè di un’influenza maligna proveniente dallo sguardo invidioso. L’esperienza di dominazione può arrivare sino al punto che una personalità aberrante invade il comportamento ed il soggetto non sarà più un fascinato, ma uno spiritato“. La possibilità magica di fascinare ed essere fascinati può coinvolgere, a qualsiasi età, tutte le sfere della vita, soprattutto quelle affettive e sessuali. Ed è ciò che succede da tempo immemore nella nostra comunità.

Il concerto di ieri sera dei “I Calanti” ha manifestato l’ostinata sopravvivenza di tali credenze in una comunità ove sono presenti strati sociali diversi, che si giustifica dalla persistenza di un pensiero di tipo magico, che si illude di controllare in modo onnipotente l’altro e le vicissitudini della vita. La nostra cultura “rurale” è profondamente intrisa di elementi magici e mitologici. La nostra terra del sole vive una vita delle persone scandita da una ciclicità programmata che determina la cadenza di ogni evento, fosse esso amore, morte, salute, raccolto o vecchiaia. Anche un concerto può magicamente portare ad acquisire un codice conoscitivo, evidentemente riscoprendolo, che giustifica il nostro essere ugentini e geminiani, salentini, abitanti di un luogo straordinario. 

È cambiata la società. Sono cambiate le persone. Ma le tradizioni e l’essere popolo attraverso i simboli dell’identità storica e valoriale, da difendere giornalmente con il proprio impegno civico e sociale, da vivere e rivivere con la musica popolare, è un’ancora di salvezza da custodire e valorizzare. Fondamentale per “rianimarsi” e “risocializzarsi” in un tempo in cui per varie cause endemiche l’anomizzazione è frequente, consci della propria storia per non dimenticare chi siamo, da dove veniamo e capire dove vogliamo andare, anche con la passione della musica.

Coraggio, cuore e testa a Natale

Nella giornata di ieri, l’entusiasmante vittoria contro la blasonata Virtus Francavilla, è stato posto un importante tassello sulla lunga e non facile strada della salvezza nel campionato nazionale di serie D.

Non entro nel merito tecnico della partita. È giusto che le considerazioni le facciano altri. Mi accontento della dichiarazione di mister Oliva, che ancora una volta si caratterizzano per equilibrio e razionalità, con l’invito a continuare a lavorare, a rimanere con i piedi per terra. Mi associo ai ringraziamenti rivolti ai suoi ragazzi per tutto quello che hanno dato e per quello che hanno dimostrato nella difficile gara di ieri. Coronata da un successo che ci fa ben sperare per il futuro. Un regalo di Natale che tutta Ugento, tifosi, sportivi e cittadini hanno ricevuto vivendo emozioni, ma direi anche commozioni, che non possono che far bene al cuore e all’anima. C’erano concittadini che per motivi di lavoro o studio vivono lontani!

La gara è stata contraddistinta da un instancabile sostegno ai colori giallorossi da parte dei nostri ultrà. Rispondendo con correttezza e vivacità ai cori, anche questi rispettosi, degli ultrà avversari. Un ringraziamento va a loro che con coraggio, cuore, passione e sentita partecipazione non fanno mai mancare la loro voce, i loro canti di sostegno e di incitamento a Ruiz e compagni. Meritano rispetto ed un grande grazie perché consentono di vivere ogni gara con trasporto emozionale e sensazioni che non sono poca cosa per una piccola realtà sportiva come la nostra. Un “miracolo calcistico” come l’ha definito qualche noto addetto ai lavori. Un riconoscimento che può e deve essere stimolo per un intero popolo a non arrendersi, a guardare avanti con fiducia e senza paura. 

L’apertura del settore ospiti, per cui è doveroso ringraziare l’Amministrazione comunale e le autorità di pubblica sicurezza, ha registrato la partecipazione della tifoseria francavillese che non ha fatto mancare il sostegno ai propri beniamini, arricchendo lo spettacolo sportivo pre-natalizio. 

La “ciudad deportiva”, giustamente e meritatamente chiamato tale il nostro campo sportivo dall’assessore Alessio Meli, peraltro sempre presente sugli spalti, è divenuto il luogo dove si è vissuto un altro momento di sana partecipazione sportiva e identitaria di un “popolo” che ha scritto una bella pagina sui propri annali di storia calcistica. Un’altra simbiosi tra squadra e comunità, a ragione del fatto, che come insegna la letteratura sociologica, l’innesto dei valori dello sport in un contesto, anche piccolo, costituiscono inevitabilmente un grande momento per riscoprirsi come unico corpo sociale. Siamo un popolo appunto che merita questo palcoscenico nazionale. Non ha solo un valore sportivo, ma di indirizzo promozionale e di marketing territoriale. Una sorta di mantra, indispensabile per la crescita sociale, morale ed economica del nostro territorio.  

Abbiamo ancora un cammino molto lungo da percorrere per arrivare anticipatamente all’obiettivo della salvezza. Come spesso sento dire e ripetere dagli addetti ai lavori, molto più competenti di me, ci sono tutte le condizioni tecniche per riconfermarci in questo difficile campionato. Indubbiamente occorrono importanti sforzi economici. Non prendiamoci in giro e siamo realisti oltreché intellettualmente onesti! Le difficoltà per questa prima esperienza calcistica, unica nella nostra storia, ci sono e ci saranno. Dobbiamo saperlo! Dobbiamo dircelo perché avendo chiari questi punti, disponendo di un gruppo di ragazzi sano ed importante, altri possono essere gli elementi per confermarci come piazza di un calcio che piace. Quello che sa unire sufficienza di risorse a capacità organizzative e gestionali, oltreché tecnico – calcistiche, a idee che riescono a garantire passione, emozioni, partecipazione ed entusiasmo. Tutti ingredienti che se uniti al senso identitario, alla consapevolezza della propria storia e del valore ancora inespresso, perché tutto da scoprire, che caratterizza da sempre la nostra Ugento, concorrono insieme al suo sviluppo ed alla sua crescita.

Il cammino è ancora lungo, siamo appena al primo giro di boa. Tutti dobbiamo esserne coscienti perché giornate come quella di ieri devono diventare una consuetudine domenicale. Andiamo al campo la domenica. Portiamo i nostri figli, nipoti. Trasciniamo parenti e chi non ci è mai andato o non ha voglia di andarci. Facciamo riaccendere la passione e l’entusiasmo giallorossi! Non si tratta solo di calcio. È una questione di appartenenza. Di scrivere pagine di storia. La squadra ha bisogno di tutti noi, del nostro aiuto. Piccolo o grande che sia. Non ce ne pentiremo! È un qualcosa di cui tutti andremo sempre orgogliosi! Ogni gara sarà un momento di incontro e di gioia. Di partecipazione e di passione. Di gioia e di serenità perché Ugento vuole vincere. E vuole vincere perché lo merita. Buon Natale e auguri a tutti. Forza Ugento, con coraggio, cuore e testa!

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