Sabato 28 settembre 2024, il Green Sport Center di Parabita sarà il teatro di un entusiasmante evento pugilistico, organizzato dall’ASD Boxe Terra d’Otranto. Questa volta, il presidente Davide Margarito porta l’azione fuori da Ugento, accendendo i riflettori su una nuova arena sportiva che ospiterà 12 pugili salentini pronti a incrociare i guantoni contro avversari provenienti da Calabria, Campania e Abruzzo.
Protagonista della serata sarà il giovanissimo Franco Antonazzo, già noto alle cronache sportive locali e nazionali. Nonostante i suoi soli 15 anni (li compirà a ottobre), Franco vanta un palmarès di 18 match e una partecipazione ai Campionati Italiani. Pupillo del maestro Totó Carafa, il giovane talento si allena oggi con il pluricampione professionista Giuseppe Carafa nella seconda sede della Boxe Terra d’Otranto, situata a Casarano presso la palestra Movin.
“Questo match, insieme agli altri che ho già disputato – l’ultimo all’inizio del mese a Castellaneta, dove ho vinto contro un avversario molto forte – mi servirà per prepararmi al meglio ai prossimi Campionati Italiani”, ha dichiarato Franco Antonazzo con la determinazione di un giovane campione.
L’evento promette di essere un successo, con una grande affluenza prevista per questa prima serata di boxe a Parabita, una città nota per la sua straordinaria architettura storica, che si appresta ora ad accogliere anche lo spettacolo del pugilato. L’attesa è palpabile, e il pubblico salentino è pronto a sostenere i suoi atleti con entusiasmo.
Una serata di sport, passione e pugni che metterà in evidenza la crescente vitalità della boxe nel Salento e l’impegno dell’ASD Boxe Terra d’Otranto nel promuovere giovani talenti come Franco Antonazzo, vero orgoglio del territorio.
Nel campionato di Serie D Girone H, l’Ugento Calcio ha subito una dura sconfitta per 1-0 contro il Nardò. Lo stadio Heffort Parabita, campo neutro, ha ospitato la competizione che ha visto prevalere i granata grazie alla rete decisiva di Correnti al 40’. Nonostante una buona prestazione, la mancanza di concretezza offensiva continua a tormentare l’Ugento.
L’Ugento ha affrontato la partita con un modulo 4-3-3. Mimmo Oliva, allenatore della squadra, ha provato a invertire le sorti del match con alcune sostituzioni durante la gara, ma non sono bastate per ribaltare il risultato.
Il Nardò, guidato da Fabio De Sanzo, ha scelto un 4-4-2 e ha dimostrato grande solidità difensiva, mantenendo il controllo della gara dopo il vantaggio. Oltre al gol al 40′, i granata hanno sfiorato il raddoppio in più occasioni, ma sono stati fermati dalle ottime parate di Di Donato, il migliore in campo per l’Ugento, autore di interventi decisivi nel primo tempo.
Con questa sconfitta, l’Ugento Calcio rimane bloccato a un punto, condividendo la parte bassa della classifica con il Fasano, anch’esso uscito sconfitto nell’ultimo turno. Per la prossima giornata, l’Ugento sarà impegnato in trasferta contro il Costa D’Amalfi, attualmente fanalino di coda del Girone con 0 punti.
Parlando della classifica, il Casarano ha ottenuto una vittoria importante in trasferta contro il Martina, imponendosi per 2-1. Questo successo proietta la squadra al quarto posto con 7 punti, mantenendo la corsa aperta per le prime posizioni, dove Virtus Francavilla e Palmese guidano a punteggio pieno con 9 punti.
Il Girone H si dimostra estremamente equilibrato, con distanze minime tra le prime quattro posizioni e ogni partita che potrebbe rivelarsi decisiva per la corsa alla promozione. I tifosi dell’Ugento Calcio sono chiamati a sostenere la squadra in un momento delicato della stagione.
“Sociologo è colui che va alla partita di calcio per guardare gli spettatori”. Così Gesualdo Bufalino, famoso aforista, sintetizza ciò di cui si occupa un sociologo, che osserva ciò che gli succede attorno.
In questi giorni l’ASD Ugento Calcio si è fatta promotrice di diversi appelli con il lancio della campagna abbonamenti. Un “atto d’amore” utile e necessario! Non è riduttivo evidenziare quanto sia importante avvicinarsi ai ragazzi di mister Oliva, premiato come miglior allenatore nella scorsa stagione agonistica. Per rispetto e correttezza, non avendone le competenze, non mi permetto di esprimere alcun giudizio tecnico sul suo operato. Mi sento più a mio agio cogliere ciò che sul piano sociologico è certamente più rilevante e meritorio di attenzione: mister Oliva identifica una forza attrattiva, ed è quindi risorsa sociale preziosa, unita ad una capacità di coinvolgimento di una comunità intera molto significativa.
Avendo la possibilità di osservarlo per più tempo ed in più situazioni, la teoria sociologica consente di disvelare sue funzioni che vanno al di là di ogni visione o strategia di giuoco, su cui, ripeto, non ho sufficiente background per esprimermi. La pacatezza, il senso dello sport e del lavoro giornaliero con Ruiz e compagni, e, del resto, con tutto lo staff tecnico e dirigenziale, ne disegnano un ruolo apparentemente primeggiante, ma sostanzialmente paritario e realistico che funge da collante per la comunità ugentina.
Ne è prova la forza di interiorizzare un’identità calcistica, di appartenenza e di passione sportiva che è eccezionale motrice per i tanti ragazzi che ogni domenica cantano i colori giallorossi e gli appassionati che seguono l’Ugento dagli spalti. Anche questo significa fare lavoro di squadra. Pensare come squadra. Agire come squadra. Comportarsi come squadra. Con uno stile che è allo stesso tempo nuovo e rivoluzionario, caratterizzando una città che vive il sogno di una sfida storica e affascinante.
C’è un altro elemento del mister che mi colpisce, che attiene al suo modo di stare in panchina, con la sua comunicazione verbale (espressioni sempre composte ed autorevoli!) e non verbale (segue la gara con una mano al mento e gli occhi che coprono l’intero spazio, seguendo in piedi ogni fase, muovendosi con passo felpato all’interno dell’area tecnica!). Vi è poi la sostanza delle dichiarazioni post – gara: quasi sempre si accomunano per lo stesso modo di invitare tutti a “tenere i piedi per terra”, infondendo serenità, coraggio, motivazione nel lavoro e nel sacrificio giornaliero, senza tralasciare l’indiretto sprone a supportare la squadra che con fermezza sostiene regalerà “belle soddisfazioni” (accadeva anche nella scorsa stagione sportiva).
Arrigo Sacchi sostiene che il calcio è prima di tutto uno spettacolo e che la gente va allo stadio per vivere emozioni. Se ci pensiamo bene, ci sono emozioni diverse tra una vittoria con merito od una sconfitta immeritata ed una vittoria senza merito. Anche in piccoli contesti che non sono le massime serie si possono vivere grandi emozioni. Nonostante le legittime difficoltà dei contesti, nelle tre uscite ufficiali i nostri ragazzi non hanno sfigurato e nessuno può sostenere che non abbiano regalato emozioni. Nel susseguirsi dei fatti sociali, con i “significati” che ognuno di noi attribuisce al contesto in cui è immerso, il ruolo di un allenatore di calcio riesce a fungere da fattore aggregante, quasi di riscatto sociale, non solo della squadra che allena, con la quale molto condivide, soprattutto sul piano interazionale e psico – cognitivo, ma anche di una comunità di tifosi, di un’intera città che s’identifica con la squadra. I calciatori vivono la stessa quotidianità: vanno in palestra, portano i figli all’asilo, frequentano bar, fanno la spesa, passeggiano, etc.
Se il premio di miglior allenatore dell’anno felicita un successo calcistico straordinario, certamente personale, rafforza quell’onda lunga sociale che spinge quel surf in cui gli ugentini vogliono trovarsi ogni “maledetta domenica”. Ha ringraziato giocatori, tifosi e società. Mister Oliva l’ha attribuito alla nostra terra
“piena di talenti, ma senza le giuste infrastrutture e opportunità, diventa difficile esprimere tutto il potenziale. Il nostro successo dimostra che anche i piccoli club possono fare grandi cose, ma è fondamentale un sostegno concreto da parte delle istituzioni”.
Abbiamo la prova del consolidamento della consapevolezza che il fenomeno sportivo è un fatto sociale totale e straordinario sensore del mutamento sociale. Non scindibile da quella del proprio ruolo di tecnico che sa innestarsi, con umiltà e passione, alla realtà sociale che lo circonda, fungendo da collante all’interno di un contesto in cui ci deve essere una città, una squadra, un cuore. Il cammino è molto lungo. Il primo passo è abbonarsi. Un atto d’amore prima di tutto verso sé stessi e poi verso la squadra e la nostra Ugento.
Il crescente aumento delle predazioni da parte dei lupi sugli animali domestici, soprattutto nel Salento, sta preoccupando sempre più i residenti, in particolare durante i mesi estivi. Le numerose segnalazioni di attacchi, accompagnate da foto e video, stanno generando un clima di allarme, soprattutto per i proprietari di cani e altri animali di compagnia. Tuttavia, questo fenomeno non deve portare a panico ingiustificato o a una demonizzazione dei lupi.
La nostra testata si è già occupata dell’argomento negli scorsi mesi, riportando episodi analoghi di predazioni che avevano già allarmato il territorio. Già allora avevamo sottolineato la necessità di un’informazione corretta e scientificamente fondata, per evitare che la paura spingesse a soluzioni drastiche come la caccia illegale o altre forme di repressione non autorizzate.
Come sottolineato da esperti e confermato da monitoraggi nazionali come quelli dell’Ispra, i lupi, pur essendo predatori, non rappresentano una minaccia diretta per l’uomo. Gli attacchi alle persone sono eventi estremamente rari e, nel contesto italiano, quasi inesistenti. L’unico caso documentato di aggressione a persone risale al secondo dopoguerra, coinvolgendo un esemplare cresciuto in cattività.
Il vero problema sembra risiedere nell’habitat naturale dei lupi. La riduzione delle prede selvatiche li spinge a cercare cibo nelle vicinanze dei centri abitati, aumentando il rischio di predazioni su animali domestici. In estate, con l’afflusso turistico e il conseguente incremento della presenza di cani e altri animali nelle aree rurali, il rischio di interazioni negative aumenta.
È quindi fondamentale che i cittadini seguano alcune regole di buon senso per proteggere i propri animali: tenerli al chiuso di notte, sotto controllo durante le passeggiate e rispettare le norme già esistenti, come il guinzaglio obbligatorio nelle aree rurali e naturalistiche.
Negli ultimi mesi, sul web sono nati diversi gruppi e comitati che si stanno organizzando per raccogliere tutte le segnalazioni di avvistamenti e attacchi e sottoporle alle istituzioni competenti. Questi gruppi, oltre a monitorare la situazione in tempo reale, puntano a sensibilizzare le autorità locali sulla necessità di interventi concreti, come campagne informative, installazione di recinzioni sicure per il bestiame e incentivi per l’adozione di sistemi di protezione avanzati, quali cani da guardia specializzati.
Dalle istituzioni locali si richiede un intervento non tanto repressivo, ma informativo, volto a sensibilizzare la popolazione su come convivere pacificamente con i lupi, evitando episodi di caccia illegale o panico ingiustificato. Soluzioni preventive e il rispetto delle normative possono contribuire a ridurre gli incidenti e a promuovere una convivenza rispettosa tra l’uomo e questo importante predatore, la cui presenza è fondamentale per mantenere l’equilibrio degli ecosistemi locali.
Il crescente aumento delle predazioni da parte dei lupi sugli animali domestici, soprattutto nel Salento, sta preoccupando sempre più i residenti, in particolare durante i mesi estivi. Le numerose segnalazioni di attacchi, accompagnate da foto e video, stanno generando un clima di allarme, soprattutto per i proprietari di cani e altri animali di compagnia. Tuttavia, questo fenomeno non deve portare a panico ingiustificato o a una demonizzazione dei lupi.
La nostra testata si è già occupata dell’argomento negli scorsi mesi, riportando episodi analoghi di predazioni che avevano già allarmato il territorio. Già allora avevamo sottolineato la necessità di un’informazione corretta e scientificamente fondata, per evitare che la paura spingesse a soluzioni drastiche come la caccia illegale o altre forme di repressione non autorizzate.
Come sottolineato da esperti e confermato da monitoraggi nazionali come quelli dell’Ispra, i lupi, pur essendo predatori, non rappresentano una minaccia diretta per l’uomo. Gli attacchi alle persone sono eventi estremamente rari e, nel contesto italiano, quasi inesistenti. L’unico caso documentato di aggressione a persone risale al secondo dopoguerra, coinvolgendo un esemplare cresciuto in cattività.
Il vero problema sembra risiedere nell’habitat naturale dei lupi. La riduzione delle prede selvatiche li spinge a cercare cibo nelle vicinanze dei centri abitati, aumentando il rischio di predazioni su animali domestici. In estate, con l’afflusso turistico e il conseguente incremento della presenza di cani e altri animali nelle aree rurali, il rischio di interazioni negative aumenta. È quindi fondamentale che i cittadini seguano alcune regole di buon senso per proteggere i propri animali: tenerli al chiuso di notte, sotto controllo durante le passeggiate e rispettare le norme già esistenti, come il guinzaglio obbligatorio nelle aree rurali e naturalistiche.
Negli ultimi mesi, sul web sono nati diversi gruppi e comitati che si stanno organizzando per raccogliere tutte le segnalazioni di avvistamenti e attacchi e sottoporle alle istituzioni competenti. Questi gruppi, oltre a monitorare la situazione in tempo reale, puntano a sensibilizzare le autorità locali sulla necessità di interventi concreti, come campagne informative, installazione di recinzioni sicure per il bestiame e incentivi per l’adozione di sistemi di protezione avanzati, quali cani da guardia specializzati.
Dalle istituzioni locali si richiede un intervento non tanto repressivo, ma informativo, volto a sensibilizzare la popolazione su come convivere pacificamente con i lupi, evitando episodi di caccia illegale o panico ingiustificato. Soluzioni preventive e il rispetto delle normative possono contribuire a ridurre gli incidenti e a promuovere una convivenza rispettosa tra l’uomo e questo importante predatore, la cui presenza è fondamentale per mantenere l’equilibrio degli ecosistemi locali.
Nella terza puntata di “Officine Giallorosse,” trasmissione seguita con attenzione dai tifosi dell’Ugento, l’ospite d’onore è stato Marco Macagnino, Club Manager dell’Ugento Calcio. Intervistato dal conduttore Gianluca Pierri, Macagnino ha affrontato numerosi temi cruciali per la squadra giallorossa, offrendo spunti interessanti sulla gestione del club, le ambizioni stagionali e il futuro del calcio locale.
Uno dei momenti più significativi della puntata è stato l’analisi del primo punto conquistato dall’Ugento in Serie D, un traguardo storico che ha dato grande soddisfazione a tutto l’ambiente. Macagnino ha sottolineato come questo risultato non sia solo il frutto del lavoro della squadra, ma anche di un progetto che coinvolge una comunità intera.
“È una grande emozione, questo punto rappresenta qualcosa di più grande: è il simbolo di un percorso di crescita che stiamo costruendo giorno dopo giorno, con umiltà e passione,” ha dichiarato Macagnino.
Le difficoltà logistiche legate all’indisponibilità dello stadio di casa sono state un altro tema centrale della puntata. Macagnino ha riconosciuto che giocare fuori casa le prime partite della stagione è una sfida per la squadra, ma ha espresso fiducia nel ritorno a casa in tempi brevi.
“Sappiamo quanto sia importante per i tifosi vedere la squadra giocare al proprio stadio. Stiamo facendo tutto il possibile per risolvere la situazione e tornare a giocare a Ugento, ma nel frattempo dobbiamo essere resilienti e concentrarci sul campo, ovunque esso sia,” ha spiegato il Club Manager.
Nel corso della puntata, Macagnino ha lanciato un appello ai tifosi, invitandoli a sostenere la squadra sottoscrivendo l’abbonamento stagionale.
“In un momento come questo, il supporto della tifoseria è fondamentale. Non si tratta solo di essere presenti allo stadio, ma di far sentire il calore della comunità anche quando la squadra è lontana. La campagna abbonamenti non è solo una questione economica, ma è un atto di fede e di appartenenza,”
ha detto Macagnino, aggiungendo che l’abbonamento sarà valido per tutte le partite casalinghe, indipendentemente dalla sede provvisoria.
Tra gli altri temi trattati durante la puntata, Macagnino ha parlato del mercato estivo dell’Ugento, sottolineando come la società abbia fatto il possibile per allestire una squadra competitiva, pur rispettando il budget limitato. Ha elogiato il lavoro del direttore sportivo e dello staff tecnico, che hanno saputo trovare il giusto mix tra giovani promettenti e giocatori d’esperienza.
“Abbiamo costruito una rosa equilibrata, che ha tutte le carte in regola per lottare e mantenere la categoria. Il nostro obiettivo primario rimane la salvezza, ma non ci precludiamo la possibilità di toglierci qualche soddisfazione,” ha concluso.
Infine, si è parlato anche della collaborazione tra il settore giovanile e la prima squadra, con un accento particolare sull’importanza di creare un legame solido tra le nuove leve del calcio ugentino e la prima squadra. “Crediamo molto nel nostro settore giovanile e vediamo nel campionato nazionale Juniores una grande opportunità per i nostri ragazzi. Siamo convinti che far crescere i giovani all’interno del club sia il modo migliore per garantire un futuro solido all’Ugento Calcio,” ha spiegato Macagnino.
La puntata si è conclusa con un ringraziamento speciale ai tifosi e alla comunità di Ugento, che continuano a sostenere la squadra con passione e dedizione, nonostante le difficoltà iniziali. “Siamo una grande famiglia e, insieme, possiamo fare grandi cose,” ha detto Macagnino, lasciando trasparire tutto l’orgoglio e la determinazione di una società pronta a lottare per i propri obiettivi.
Con la prossima partita casalinga alle porte, i riflettori sono puntati sull’Ugento Calcio e sulle sfide che la attendono in questa nuova ed emozionante stagione in Serie D.
Non è certo una novità che la vita pubblica ad Ugento sia sempre più imbrigliata in una rete di favori e privilegi che ostacola la trasparenza e la partecipazione civile. Lo testimonia, ancora una volta, l’ultimo episodio riportato dai cinque consiglieri comunali di minoranza, che hanno firmato un’interpellanza durissima, denunciando lo sfacelo organizzativo della “Notte della Cultura” del 7 settembre. E, ahimè, come è ormai tradizione nella gestione della cosa pubblica a Ugento, la cultura diventa una scusa, un palco finto, dietro il quale si ripete il solito spettacolo di clientelismi, disorganizzazione e spregio delle regole.
La serata (costata 11mila euro affidati interamente all’Associazione Culturale Gemini), che avrebbe dovuto rappresentare un momento di rilancio per l’immagine culturale della città, si è invece trasformata in una pagina buia. Stando alle accuse mosse dai consiglieri, in barba a prenotazioni, regolamenti e sicurezza pubblica, il Castello è stato aperto a una marea di persone, molte delle quali entrate senza pagare il biglietto. Danno erariale, affreschi a rischio, un libro antico che sparisce, il pericolo per l’incolumità dei visitatori e, ciliegina sulla torta, caos organizzativo totale.
Ma è qui che entra in scena il vero “dramma” della serata: l’intervento provvidenziale – per chi? – del Presidente del Consiglio Comunale Vincenzo Scorrano. In un’epoca in cui le regole sembrano ormai essere un optional, Scorrano si erge a protagonista, insistendo affinché il castello fosse aperto a tutti, senza che nessuna norma, nessun prenotato, nessun gestore, potesse frapporsi al suo volere. E come in una farsa degna di Shakespeare, il castello, simbolo del potere, diventa una metafora perfetta del sistema.
“Il castello è mio”, avrebbe esclamato Scorrano, nell’inveire contro il gestore che cercava, timidamente, di far rispettare le regole. “Io decido chi entra e chi no, l’orario delle visite lo decido io!” –
Parole che risuonano con una familiarità inquietante. Non è la prima volta che Ozanews denuncia questo tipo di comportamento. Da anni, la nostra testata si impegna a mettere in luce il marcio che avvolge la gestione pubblica della città. Un marcio fatto di favori elettorali, ricatti, concessioni ad personam e bandi che sembrano scritti su misura per i “soliti noti”.
La scena descritta nell’interpellanza – folla stimata intorno al migliaio di persone che invade il Castello senza controllo, terrazze buie e a rischio, gestori impotenti – potrebbe sembrare l’ennesimo capitolo di una commedia dell’assurdo. Ma non c’è nulla di divertente. Il dramma è reale, e chi paga il prezzo di questa gestione sconsiderata sono i cittadini di Ugento.
Nel mentre, interveniva il Presidente del Consiglio, che iniziava ad inveire contro il gestore sostenendo che il Castello fosse suo, che lui rappresentava il Comune, di essere Vincenzo Scorrano, che lui decideva quando chiudere il castello e quando far entrare le persone, che l’orario delle viste lo decideva lui, ripeteva più volte al gestore che lui era Vincenzo Scorrano e che rappresentava il Comune, che non c’era nessuna regola in merito alle visite al Castello, che il primo piano del castello era suo, per cui il gestore era obbligato a lasciarlo aperto perché lui aveva deciso così. Il gestore cercava di giustificare la chiusura del castello perché gli era stato chiesto dagli addetti dell’Imago per motivi di sicurezza in primis, ma il Presidente non ascoltava ragioni e continuava ad inveire contro il primo, accusandolo di non voler far visitare il castello, di non rispettare gli impegni con il Comune e quant’altro. – si legge nell’interpellanza
E non è solo una questione di biglietti non pagati o di un libro che non si trova più. Il vero problema è un sistema che da anni imbriglia il tessuto sociale in una fitta rete di favori e contropartite, in cui ogni evento pubblico diventa l’occasione per coltivare il voto di scambio e il clientelismo. Gli esempi sono numerosi e ricorrenti. L’interpellanza dei cinque consiglieri è solo l’ultima denuncia di un sistema ormai al collasso.
Basterebbe ricordare altri episodi del passato: dalla concessione ad personam, che circa 15 anni fa ha permesso ad un singolo di gestire praticamente in maniera gratuita l’intero patrimonio culturale ugentino per oltre 10 anni, fino al buco nero del Parco naturale, gestito per vent’anni senza trasparenza e con milioni di euro consumati in bandi e consulenze ad hoc. E poi la gestione delle licenze balneari, l’eterno nodo della raccolta rifiuti, le associazioni che ricevono contributi a pioggia, le stesse che poi si mobilitano in una campagna elettorale permanente per sostenere sempre la stessa persona che assicura loro queste mancette elettorali.
Ma torniamo alla notte del 7 settembre. Il vicesindaco Massimo Lecci e l’assessore alla Cultura Chiara Congedi hanno forse cercato di ripristinare l’ordine? Nient’affatto. Secondo l’interpellanza, il loro comportamento è stato altrettanto discutibile, lasciando che il caos regnasse sovrano. Nessun tentativo di richiamare il personale, nessuna attenzione alla sicurezza. Solo la consueta arroganza del potere, di chi si sente in diritto di fare e disfare a proprio piacimento, senza rendere conto a nessuno.
Era presente anche l’assessore Chiara Congedi, che cercava di calmare il Presidente del consiglio, anche perché gli sussurrava che stavano facendo una brutta figura di fronte a tante persone […] interveniva anche il vicesindaco per invitare il gestore a mantenere aperto il castello, anche lui con atteggiamento prepotente, dicendo al gestore che lui poteva entrare quando voleva, che allo stesso gestore non doveva chiedere nulla, che il gestore non era nessuno e che doveva ripetergli queste circostanze più volte. Il gestore giustificava la chiusura per le motivazioni di cui innanzi.
La domanda sorge spontanea: quanto ancora dovrà sopportare Ugento prima di vedere un vero risveglio? Quando finirà questo teatro dell’assurdo, in cui la cultura, anziché unire, diventa strumento di divisione, di privilegi e favoritismi?
Forse è giunto il momento che i cittadini di Ugento, stanchi di essere spettatori passivi, si alzino in piedi e reclamino il diritto a una gestione pubblica trasparente, responsabile, e realmente al servizio di tutti. Ozanews continuerà, come sempre, a fare la sua parte.
Dopo aver pubblicato nel maggio scorso il suo nuovo singolo inedito “Non ho bisogno di te”, Noemi è tornata ad esibirsi dal vivo con un tour estivo che sta attraversando tutta Italia. Tra le tappe più attese del 2024, spicca il concerto gratuito di domenica 29 settembre alle ore 21:30, che si terrà nell’Area Mercatale di Ugento, in occasione della festa dedicata ai Santi Medici.
Questo concerto sarà un’occasione speciale per il pubblico affezionato della cantante romana, che potrà rivivere tutti i suoi più grandi successi, inseriti in una scaletta ricca ed emozionante. Non mancheranno brani iconici come “Per tutta la vita”, “Vuoto a perdere”, “Glicine” e “Sono solo parole”, insieme alle sue hit estive che hanno fatto ballare migliaia di persone, come “Makumba”, “Hula-hoop” e, naturalmente, la sua ultima uscita “Non ho bisogno di te”.
L’ingresso gratuito all’evento conferma ancora una volta l’impegno del comitato organizzatore nell’offrire alla cittadinanza e ai visitatori spettacoli di altissimo livello, consolidando Ugento come meta di richiamo turistico e culturale. L’anno scorso, infatti, la cittadina aveva già ospitato un grandissimo evento con Alex Britti, dimostrando la volontà di investire in eventi di prestigio e di richiamo internazionale.
Una foto del concerto dello scorso anno
Nel corso degli anni, il comitato è riuscito a portare sul palco di Ugento artisti del calibro di Umberto Tozzi, Marco Masini, i New Trolls, PFM, Michele Zarrillo, solo per citarne alcuni, costruendo una tradizione che continua a crescere. A loro vanno i complimenti per la visione e la dedizione, che rendono ogni edizione di “Ugento in festa” un appuntamento da non perdere.
Non resta che segnare la data in agenda: domenica 29 settembre, una serata di musica e emozioni in compagnia di Noemi.