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La legge “Codice Rosso”

Secondo la Dichiarazione dei diritti umani, quello alla vita ne rappresenta uno di quelli
inalienabili che ogni essere umano possiede. A quanto pare, una notevole quantità di
uomini, in particolar modo in questo periodo, sembra sia convinto del fatto che possa
avere il potere su questo diritto, dal momento che la decisione ultima sul consentire di
lasciare il dono della vita nelle mani della donna che ha accanto o toglierlo per sempre
spetta a lui. La violenza contro le donne rappresenta un problema di salute di proporzioni
globali enormi. Nel corso di quest’anno, sono arrivati a più di100 i femminicidi in Italia.
Teresa, Pinuccia, Chiara, Gessica, Malaj, Giuseppina, Agnese, Norma, Giulia, sono solo
alcuni dei nomi di donne e quest’anno più della metà, la cui vita è stata spezzata.
Massacrate da mariti, fidanzati, compagni ed ex, amanti, figli o vicini di casa, per le “solite”
ragioni, inaccettabili: gelosia, possesso, incapacità di accettare la separazione o le libere
scelte delle partner, vendette, dimostrazione di potere, più raramente per questioni
economiche. Secondo l’Istat, nel 2022 il numero delle vittime di genere femminile è stato
segnato a 120, di cui l’ultima in ordine temporale il 24 dicembre. Una scia di sangue che
non accenna a fermarsi. La legge 19 luglio 2019, n. 69, nota come “Codice Rosso”, della
Repubblica Italiana, rafforza la tutela di tutti coloro che subiscono violenze, per atti
persecutori e maltrattamenti. Il nostro Codice penale, nel Libro Secondo, presenta delitti in
particolare, contro la persona e la libertà individuale, tra cui: maltrattamenti contro familiari
e conviventi; violenza sessuale, aggravata e di gruppo; atti sessuali con minore;
corruzione di minorenne; atti persecutori; lesioni personali aggravate da legami familiari e
deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. Inoltre, tanti
sono i servizi offerti oggi, per la tutela e salute delle donne in difficoltà, dal chiamare il 112,
piuttosto che il pronto soccorso, consultori, centri antiviolenza mediante siti web del
Dipartimento delle Pari opportunità, o telefonando il numero antiviolenza e anti-stalking
1522, o utilizzando l’App YouPol, collegata direttamente con la Polizia di Stato.
Evidentemente però, non sono sufficienti, visto che una gran percentuale di donne non
denuncia. Solo il 10% ha denunciato alla polizia l’episodio di violenza più grave subito dal
partner, percentuale che scende al 13% per i casi in cui l’aggressore non era il partner. I
motivi di questa reticenza sono stati il senso di vergogna e di imbarazzo, mancanza di aiuti
effettivi, non avere nessuno con cui parlare o essere accompagnati nella scelta di fare un
passo così importante. Una donna su tre, il 27 %, ha subito violenza fisica e/o violenza
sessuale dai 15 anni in su, percentuale che sale al 33% nei casi di violenza psicologica. A
questo punto quindi, su cosa dobbiamo puntare la nostra attenzione? Una pena severa e
giusta? Fare giustizia da soli? Cosa farebbe un uomo per proteggere sé stesso o un padre
la propria figlia, un fratello la propria sorella, un figlio la propria madre? Esistono ancora
mariti, fidanzati, compagni in grado di proteggere la donna che hanno accanto? Ma
soprattutto: cosa deve fare una donna per vivere libera da ogni paura e non temere la
mano dell’uomo che inaspettatamente la aggredirà (anche se spesso di inaspettato non
c’è proprio niente)? Di giusto non c’è poi così tanto in questa società. Ci si ritrova spesso,
in qualche località del nostro Paese, a riunirsi per, ormai, le famosissime fiaccolate.
Quanto è triste sapere già lo scenario: lui uccide lei, la comunità si riunisce per una
fiaccolata, minimo due famiglie distrutte, si dipingono di rosso nuove panchine ed i social
ne parlano per qualche settimana e man mano si smetterà di farlo, fino a quando non
accadrà ancora. Non sarebbe meglio educare oggi gli adulti del futuro anziché punirli una
volta diventati tali? Certo, nessuno garantisce che l’educazione fornita ai bambini sia
realmente giusta e corretta, un compito estremante difficile per genitori ed insegnanti.
Viviamo in una società troppo omologata che non è più “viva”. Una società viva, infatti, ha
bisogno di persone capaci di pensare fuori dagli schemi e fare cose eccezionali, e questo,
oggi, manca.

Riflettere, ragionare, dialogare per costruire la nostra comunità

rivoluzione nel volley di ugento

Nella bella cornice del cine-oratorio, ove si è registrata una nutrita partecipazione della cittadinanza, il che fa ben sperare per la nostra comunità, è stato presentato il volume di Don Luca De Santis – “Introduzione alla dottrina sociale della Chiesa. Origini e Principi”. Un’occasione di profonda, seria e quanto mai necessaria riflessione sulla “questione sociale” e sui tempi difficili che oggi stiamo vivendo. Un momento di assoluto realismo, utile a seminare, così come evidenziato nel corso dei lavori, un piccolo seme che dovrà germogliare con l’impegno di tutti, sull’esempio di due grandi maestri di passione civile, sociale e religiosa: Don Leopoldo De Giorgi e Don Tonino Bello.  

Alcuni anni fa ebbi l’opportunità di partecipare al corso triennale di formazione socio-politica sulla Dottrina sociale della Chiesa organizzato dall’ Arcidiocesi di Udine e dal Centro Internazionale studi “Luigi Sturzo”. Mi appassionai alla figura del prete di Caltagirone, fondatore del Partito Popolare Italiano, che in molti suoi scritti non ha mai esitato a sottolineare: “Non è farina del mio sacco, devo tutto al Vangelo e alla Rerum novarum”. Povertà e ingiustizia sociale produssero la teoria rivoluzionaria di Marx. Considerato non a caso un “sociologo classico”, ispiratore delle teorie sociologiche conflittualiste. Leone XIII, autore della Rerum Novarum, giudicò la soluzione marxista come una “medicina” peggiore del male che voleva curare, dacché la vera cura doveva essere fornita dal Cristianesimo, portatore di valori e di principi dotati di “ricchezza di forza meravigliosa”, come orgogliosamente veniva affermato nell’enciclica che portò alla luce “le cose nuove” (Rerum novarum). 

La vastità dell’argomento meriterebbe ben altri tempi e momenti. I principi della Dottrina sociale si sussumono in una forza propulsiva, di indirizzo e di guida etico – morale. Leone XIII ha tracciato il solco dell’essenzialità di un impegno civico da parte dei cittadini. Alla soluzione rivoluzionaria di Marx è seguita la successiva soluzione, per quel tempo altrettanto rivoluzionaria (siamo nel 1891!), di proporre una cura da molti ritenuta utopistica, ossia che la questione sociale si poteva risolvere con efficacia e giustizia non con il duro conflitto tra imprenditori e lavoratori, come voleva Marx, ma con la stretta alleanza tra imprenditori e lavoratori. In effetti, possiamo facilmente renderci conto dell’assoluta attualità di tal questione. Non solo sul piano politico – istituzionale, vedasi il dibattito sul salario minimo, ma anche a livello locale dove si registrano ancora conflitti per il riconoscimento/difesa del diritto ad una retribuzione equa e giusta per il lavoratore, al pari del diritto all’impresa ed all’iniziativa privata dell’imprenditore. 

Le riflessioni e gli spunti espressi da Don Luca, anche nel suo libro, meritevole di essere letto da tutti perché è un toccasana alla disintossicazione dalle nocività mediatiche dei social e della cattiva informazione, si sincronizzano con alcuni paradigmi di un recente libro di Enrico Mauro: “Contro la società del soprasso. Il pensiero antimeritocratico di Don Tonino Bello”. C’è un passaggio che riprende quanto il venerabile vescovo scrisse nel suo celebre “Stola e Grembiule”, che ritengo sia un continuum teologico, filosofico e politico – sociale tra i passaggi nella storia dottrinale: «Le nostre comunità cristiane devono promuovere una strategia nuova di coscientizzazione, di educazione alla giustizia e alla carità, di stimolo alla partecipazione, di rottura con la mentalità individualistica che inquadra tutti i problemi sempre nell’ottica degli interessi personali». Quale insegnamento trarre quindi dalla lettura di questo volume?

Prendere coscienza che il Cristianesimo è una “forza meravigliosa”, per migliorare la nostra vita spirituale, interrogandoci per riscoprire chi siamo e dove vogliamo andare, non demandando alle fantasie nichilistiche della società digitale, che rendono la “persona” certamente più connessa, ma irrimediabilmente più sola, irrequieta e insicura. Come diceva Don Tonino, esistono molte forme di impegno sociale. Occorre spendersi, essere protagonisti. Sporcarsi le mani a costo della pelle! A costo della vita! Questo serve per far crescere la nostra comunità, sia religiosa che morale e sociale. 

L’auspicio è che occasioni come questa possano diventare per tutti appuntamenti puntuali e imperdibili.

Museo di Ugento: la commedia delle finanze tra cifre e cultura

Il palcoscenico finanziario del Comune di Ugento offre uno spettacolo in cui le cifre ballano una danza imprevedibile, lasciando il pubblico a chiedersi se si tratti di una commedia brillante o di un dramma finanziario.

In questo teatro finanziario, il Museo di Ugento emerge come protagonista di una storia contraddittoria, incassando €7.727,00 in 3 mesi (quelli della stagione estiva), mentre il sipario si chiude su un Comune che affronta spese annuali di €160.000,00.

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Per stimare le entrate annuali basate sulla cifra di €7.727,00 incassata in 3 mesi, si può utilizzare una semplice proporzione. Considerando che i 3 mesi rappresentano un quarto dell’anno, puoi moltiplicare l’importo incassato per 4 per ottenere una stima approssimata delle entrate annuali:

�×4EntrateAnnuali =Importo Incassato in 3Mesi×4

�= €7.727,00×4EntrateAnnuali= €7.727,00×4

�= €30.908,00EntrateAnnuali = €30.908,00

Quindi, con un’incassato di €7.727,00 in 3 mesi, la stima delle entrate annuali potrebbe essere di circa €30.908,00. Tuttavia, questa è una proiezione semplice che presuppone una costanza nei livelli di visitatori e tariffe durante tutto l’anno. In pratica, le entrate potrebbero variare in base alla stagionalità, agli eventi speciali, alle variazioni del numero di visitatori e ad altri fattori. Essendo i tre mesi quelli centrali della stagione di Ugento, si tratta quindi di una stima ben più che ottimistica.

Per calcolare la perdita netta del Comune, bisogna sottrarre le spese totali dalle entrate totali.

In questo caso, abbiamo stimato le entrate annuali a circa €30.908,00. Considerando che il Comune spende circa €160.000,00 in un anno, la formula per la perdita netta ((PN)) è:

[ PN = Entrate \, Annuali – Spese \, Annuali ]

[ PN = €30.908,00 – €160.000,00 ]

[ PN = -€129.092,00 ]

La perdita netta stimata è di €129.092,00. Un valore negativo indica una perdita, il che significa che le spese superano le entrate. In questa situazione, il Comune di Ugento sta operando con una perdita netta di circa €129.092,00 all’anno.

In questo scenario finanziario, Ugento sembra sfidare le leggi della logica economica, trasformando il bilancio comunale in una sorta di commedia improvvisata. Mentre il Museo si sforza di brillare sotto i riflettori della cultura, il Comune, nelle sue spese generose, sembra disegnare una coreografia finanziaria al di fuori degli schemi convenzionali.

Il palco della cultura, purtroppo, è spesso teatro di scontri tra l’arte e le finanze, e Ugento, con la sua commedia finanziaria, non fa eccezione. La cultura, come un attore resiliente, tenta di emergere dal labirinto di numeri e bilanci, ma la realtà finanziaria sembra spesso resistere agli sforzi di una performance armoniosa.

La vera domanda che si pone è se questa commedia finanziaria sia una scelta voluta o una improvvisa deviazione dal copione. Ugento sembra intraprendere una rappresentazione che mescola con audacia le risorse culturali e il mondo finanziario, offrendo allo spettatore un’esperienza unica densa di interrogativi, che di certo non toccano la cooperativa che gestisce il patrimonio storico ugentino, unico ente che sembra trarre giovamento da questa situazione in cui il guadagno netto è garantito aldilà di risultati e prestazioni lavorative.

In un contesto in cui la parola d’ordine è “austerità”, Ugento si distingue per la sua audacia nel presentare una commedia finanziaria, dimostrando che, anche quando le cifre sembrano danzare fuori dal tempo, la cultura continua ad essere la protagonista indiscussa. Chiudendo il sipario su questa commedia finanziaria, lasciamo che il pubblico giudichi se Ugento sta scrivendo una storia di successo o se il suo bilancio è destinato a rimanere un mistero inspiegabile.

L’Ostuni calcio getta la spugna

In un annuncio che ha scosso il panorama calcistico locale, l’Ostuni ha ufficialmente rinunciato al campionato di Eccellenza per la stagione 2023/24. La notizia è stata divulgata attraverso un video-messaggio del presidente Gianluca Fiorentino, il numero uno gialloblù, che ha citato il blocco FIFA come ragione principale dietro questa difficile decisione.

La causa principale dietro la drastica mossa è stata la limitazione del mercato imposto dalla FIFA, che ha avuto un impatto diretto sulla squadra ostunese. Secondo Fiorentino, il blocco avrebbe influenzato ben tre sessioni di mercato, lasciando l’Ostuni con un organico esiguo e praticamente incapace di competere in Eccellenza.

“Non possiamo proseguire – ha dichiarato Fiorentino nel suo messaggio – perché in organico sono rimasti pochissimi calciatori”. Inoltre, Fiorentino ha respinto le accuse, sottolineando che gli errori che hanno condotto a questa difficile situazione sono stati commessi da coloro che lo hanno preceduto alla guida del club.

Non è la prima volta che un club decide di rinunciare al campionato di Eccellenza. Nel recente passato, Ostuni ha visto altri club prendere decisioni simili nella stagione 2020/21, subito dopo l’era Covid. Altri club, anche in difficoltà evidenti, hanno continuato solo per preservare l’onore della firma. Vigor Trani, Castellaneta e Avetrana sono solo alcuni esempi di squadre che hanno affrontato sfide simili negli anni.

In questo contesto, è interessante notare come l’Ostuni stia già guardando al futuro. Fiorentino ha annunciato l’intenzione di costituire una nuova squadra, possibilmente attraverso una fusione con un altro club attualmente impegnato in Eccellenza. Questo strategico passo potrebbe essere la chiave per garantire un ritorno competitivo dell’Ostuni sul palcoscenico calcistico.

Mentre il futuro del calcio ostunese è avvolto nell’incertezza, nel medesimo girone dell’Ostuni, l’Ugento si trova ora sotto i riflettori. Con l’annuncio della rinuncia dell’Ostuni, l’Ugento si trova in una posizione di vantaggio nel girone, potendo approfittare della situazione per consolidare la propria posizione in campionato. Sarà interessante osservare come il club risponderà a questa nuova dinamica, e se riuscirà a capitalizzare sulla propria situazione favorevole per raggiungere risultati significativi nella stagione in corso.

In attesa degli sviluppi futuri, l’Ostuni si prepara a voltare pagina e a intraprendere un nuovo capitolo nella sua storia calcistica, sperando che la fusione con un altro club possa portare nuova linfa e successi sul campo.

Al via il torneo di calcio balilla dello Juventus club di Ugento

La febbre del calcio invade il cuore di Ugento mentre lo Juventus Club di Piazza Pompeo Colonna si prepara ad ospitare il tanto atteso torneo di calcio balilla. L’evento, in programma dal 3 al 5 gennaio, promette emozioni travolgenti e una competizione serrata tra una ventina di binomi pronti a sfidarsi per conquistare i fantastici premi in palio.

La passione per il calcio balilla è un fenomeno che unisce giovani e adulti, creando un ambiente di divertimento e sano spirito competitivo. Il torneo di Ugento, organizzato con cura e dedizione dallo Juventus Club con Stefano Macagnino, rappresenta un’opportunità unica per gli appassionati di questo gioco di dimostrare le proprie abilità e competere con altri giocatori altrettanto talentuosi.

L’evento prenderà il via oggi alle 19.00, con un’atmosfera carica di eccitazione e tifo. La sede del Juventus Club si trasformerà in un campo da gioco dove i partecipanti daranno il massimo per avanzare attraverso le fasi del torneo e avvicinarsi alla vittoria finale.

Il torneo è strutturato in modo avvincente, con eliminatorie che culmineranno nella finalissima prevista per la serata del 5 gennaio. I giocatori si sfideranno senza esclusione di colpi, dimostrando abilità e strategia per superare i propri avversari e raggiungere la vetta del calcio balilla locale.

Ma cosa rende questo torneo così irresistibile? Oltre alla competizione accesa, ci sono fantastici premi in palio che faranno brillare gli occhi dei vincitori. Lo Juventus Club ha messo in gioco premi che vanno oltre il mero valore monetario, offrendo oggetti unici e opportunità speciali per celebrare i vincitori e la loro passione per il calcio balilla.

Gli organizzatori del torneo si aspettano una partecipazione entusiasta da parte degli appassionati di Ugento e delle zone circostanti. L’evento non è solo un’occasione per giocare e competere ma anche per socializzare, condividere la passione per il calcio balilla e creare nuovi legami tra gli amanti di questo affascinante sport da tavolo.

Abbiamo una grande responsabilità

Durante l’omelia della santa messa della vigilia di Natale celebrata nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, ci sono state alcune riflessioni del celebrante che mi hanno particolarmente colpito. Indipendentemente dalla fede di ognuno, che sia o meno credente, penso che il richiamo alla responsabilità di tutti noi adulti in questo tempo di assoluta complessità sia assolutamente opportuno e necessario. Se siamo distratti dalla frenesia del consumismo, dalla preparazione dei pranzi, addirittura dalla preoccupazione, divenuta “dovere morale” per “figurare” con l’acquisto di un presente, tendiamo inevitabilmente ad allontanarci dai canoni originari delle feste natalizie. 

Ricordo alcuni natali di tanti anni fa, quando c’erano ancora i nonni: la sistemazione dell’albero e del presepe, l’attesa di Babbo Natale e soprattutto l’aria festosa che si respirava in casa, sempre addolcita dalla preparazione di alcuni dolci tipici della nostra tradizione culinaria. Ricordo ancora gli obblighi alle partecipazioni eucaristiche, i pranzi con le “sagne”, le “orecchiette e minchiareddrhi”, oppure la classica pasta al forno. Ricordo ancora che ben sazio, attendevo di aprire il pandoro perché volevo prendere con le mani lo zucchero a velo che veniva sparso all’interno della busta. I nonni quasi sempre mi ricordavano che ai loro tempi, con la fame di un Italia del dopoguerra tutta da ricostruire, “stu bene te diu” non l’avevano mai visto, se non nei loro sogni.

Facendo un raffronto tra quei racconti e la realtà di oggi, fermandomi a riflettere un attimo, come giustamente ha osservato il celebrante, osservo quanto siamo diventati poveri di emozioni, di dolci attese, di capacità di stare insieme, di giocare con i più piccoli (quante partite a scopa con il nonno!), di viversi come comunità guardandosi negli occhi e donandoci un sorriso sincero. Ho nostalgia di quei natali! Ho nostalgia dei miei nonni e di tante persone che non ci sono più, con le quali ho vissuto una magnifica infanzia. 

Tralasciando ora i ricordi di un folle nostalgico come me, penso che sia importante prendere sul serio la riflessione di oggi: “abbiamo una grande responsabilità”, verso noi stessi e soprattutto verso i più piccoli. Non ritengo sia una questione di fede religiosa, quanto piuttosto di consapevolezza della propria identità, della propria cultura, della propria storia, perché non “possiamo non dirci cristiani”. Come possiamo pensare di essere accoglienti se abbiamo di dimenticato chi siamo, regredendo sul nostro dover essere per lasciare spazio a posizioni e avamposti ideologicamente strumentali, deleteri per la convivenza di una comunità, che pur con difetti e limiti, nasce su diritti e doveri di una civiltà secolare. Solo chi è in cattiva fede e ideologicamente pretestuoso può pensare ad una forma di razzismo culturale. C’è un obbligo ed un dovere, palesemente pedagogico, di cui noi adulti dobbiamo riappropriarci per trasmetterlo al cristiano ed al cittadino del futuro, che abbisogna di conoscere, di essere accompagnato e guidato, si direbbe sociologicamente di “interiorizzare” quegli elementi che servono a costruire quella coscienza sociale individuale che va ad innestarsi in quella collettiva. La società consumistica di oggi, la solitudine digitale che tutti indistintamente colpisce, la disfatta dell’impalcatura valoriale, che da solida è diventata liquida, sono parti di un progetto diabolico il cui scopo è colpire l’equazione uomo-cittadino-famiglia-comunità. Pensiamoci un attimo: il nostro modo di essere attua una desacralizzazione e scristianizzazione a vantaggio di una civiltà dei consumi. 

Ci si scanna per “la rrobba” quando muore un genitore! Si ricorre a sotterfugi da azzeccagarbugli per “fottere” i diritti di altri! Si ha paura di dire ciò che si pensa. Si fa capire ai più piccoli che è sempre tutto dovuto, impedendogli di “desiderare” e “sognare”. Eppure Gesù è nato in un’umile mangiatoia, povero tra i poveri! Diamo il meglio di noi stessi nel consumismo e soprattutto nel cattivo esempio, dove siamo insuperabili! Dimentichiamo la riconciliazione, la fratellanza, la semplicità delle cose che contano, l’esercizio di doveri con l’impegno sociale e politico. Abbiamo una grande responsabilità! Partiamo dalle basi: trasmettere ai bambini, prim’ancora delle nozioni scolastiche, il significato del giusto equilibrio tra un “no” ad un capriccio che distrugge ed un “si” che consentirà di costruirsi ed essere buoni cristiani e onesti cittadini.      

Ugento e il suo patrimonio: rassegna di eventi – Consiglio Regionale della Puglia

Titolo: “Ugento celebra il suo patrimonio con un ciclo di eventi straordinari”

Il comune di Ugento, in Puglia, è pronto a mettere in scena una serie di eventi dinamici per celebrare e promuovere il suo inestimabile patrimonio culturale e storico. Il Consiglio Regionale della Puglia ha annunciato questa serie di attività nell’ambito della loro costante iniziativa di valorizzazione del ricco tessuto culturale della regione.

L’agenda degli eventi di Ugento è carica di una varietà di esibizioni che mirano a coinvolgere residenti e visitatori in un viaggio all’interno della storia, dell’arte e delle tradizioni locali. Questi eventi, oltre a fornire un intrattenimento stimolante, sono anche un modo per rivelare al pubblico l’autentica bellezza di Ugento e del suo patrimonio.

La rassegna, che vedrà la partecipazione di artisti locali, studiosi ed esperti del campo culturale, rappresenta un’occasione unica per scoprire e approfondire gli aspetti meno conosciuti della vita e della storia di Ugento. Si tratta di un’iniziativa concepita per sottolineare l’importanza della rinascita culturale e turistica di Ugento e della sua regione.

Rimani sintonizzato sui nostri canali per ulteriori dettagli sul calendario degli eventi e per non perdere l’occasione di goderti questa celebrazione culturale unica nel suo genere a Ugento.

(Palabra chiave: Eventi culturali Ugento)

[Scopri Ugento e il suo inestimabile patrimonio locale attraverso una serie di eventi dinamici, organizzati per mettere in luce le ricchezze storiche e culturali della città. Partecipa e scopri la vera essenza di Ugento.]

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