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La nostra terra brucia, ma dobbiamo ricostruire

la nostra terra brucia

Qualche giorno è stata data una lettura “criminologica” degli incendi che da tempo ormai attanagliano il nostro territorio. Sottraggono giorno per giorno risorse preziose all’ambiente, al paesaggio, rilasciando nell’aria enormi quantitativi di anidride carbonica. Sono molti i Soloni di turno che attribuiscono al caldo di questi giorni la causa scatenante di questi scempi che in realtà sono atti terroristici e/o criminali contro la natura e contro l’uomo.

Senza scendere nel tecnicismo di come e perché si innesca un incendio, è sufficiente accennare alla croce del fuoco per capire che occorrono quattro elementi affinché questa forma di ossidazione possa verificarsi, ad oggi continuano a manifestarsi tragicamente molti aspetti che direttamente e indirettamente derivano dal fenomeno degli incendi. E che hanno natura diversa. Ci sono molti studi psico – sociali sui piromani che dimostrano e spiegano i motivi per cui un soggetto decide di appiccare il fuoco. E se accanto a queste cause “primarie”, se ne aggiungono altre “secondarie, non può sottacersi sul fatto che se da un lato c’è carenza di risorse economiche, umane e materiali nell’assetto organizzativo – emergenziale di risposta e di lotta all’incendio: dall’altro ciò che si palesa assolutamente ingiustificabile è la mancanza di un adeguato servizio di controllo e monitoraggio di tutto il territorio. Senza tralasciare l’assenza di una cultura e di un’adeguata informazione su tali fenomeni e sulle loro conseguenze. Su questi ultimi aspetti è necessario disquisire ponendo delle riflessioni.

Esistono due leggi. Una a livello nazionale, la legge 353/2000. L’altra a livello regionale, la legge 38/2016. Con tali norme sostanzialmente, lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, inseriti nel “sistema di protezione civile”, hanno il compito di prevenire e contrastare l’innesco e la propagazione degli incendi boschivi e di interfaccia al fine di salvaguardare la pubblica e privata incolumità e gli ecosistemi agricoli e forestali, nonché di favorire la riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. Sono dettate una serie di prescrizioni a carico dei proprietari, affittuari, conduttori, enti pubblici e privati nonché dei gestori di infrastrutture viarie e ferroviarie, di strutture ricettive e turistiche e dei conduttori di superfici agricole e forestali. Come si può facilmente constatare gli obblighi e le prescrizioni ci sono, ma la domanda nasce spontanea. Chi deve controllare? Con quali risorse economiche, umane e materiali? Ci sono poi gli obblighi in capo ai Comuni: aggiornare periodicamente con cadenza triennale (e all’occorrenza), le perimetrazioni relative al rischio incendi di interfaccia inserite nella pianificazione di emergenza comunale. Orbene, anche qui la domanda nasce spontanea. Si è provveduto a perimetrare le aree a rischio incendi? 

C’è altresì un ulteriore adempimento che è stato posto a carico degli enti locali. Ed a farlo è la legge 353/2000 allorché, nella fase di redazione dei piani e dei programmi di gestione, tutela e risanamento del territorio (quindi “Piano urbanistico generale”, “Piano comunale delle Coste”, “Piano di gestione del Parco naturale regionale “Litorale di Ugento”, etc.), il comune di Ugento tiene conto del catasto delle aree percorse dal fuoco, aggiornato annualmente. In particolare, entro il 30 settembre di ogni anno, gli Uffici comunali devono provvedere all’aggiornamento del catasto delle aree percorse dal fuoco relative all’anno precedente. Tutte le aree percorse dal fuoco, sperando che non ce ne siano altre, e quelle che lo saranno fino al 30 settembre dovranno essere inserite nel predetto catasto. Ma perché è necessario aggiornare tale strumento?

Semplicemente perché tutte le aree che vengono interessate da un incendio non possono  avere  una  destinazione  diversa  da quella  preesistente  all’incendio  per  almeno  quindici  anni. E’ comunque consentita la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente. In tutti gli atti di compravendita di aree e immobili situati nelle predette zone, stipulati entro quindici anni  dagli  eventi  previsti  dal  presente comma, deve essere espressamente richiamato  il  vincolo, pena la nullità dell’atto. Tali divieti nascono per contrastare l’abusivismo edilizio, che come noto è un fenomeno piuttosto diffuso.

Si potrebbero ora issare alte le bandiere del “facile a dirsi” o del “semplicemente inutile scrivere” da parte di coloro che sono stati investiti del compito di amministrare e che quindi dovrebbero ascoltare, accogliere critiche e suggerimenti. Dovrebbero soprattutto afferrare la mano tesa di quegli ugentini, e sono tanti, che vorrebbero e potrebbero fornire (gratuitamente!) le proprie competenze ed il proprio supporto per la crescita del territorio. Risparmiando quelle risorse che invece potrebbero essere destinate a contingenze più sensibili. Come si è già scritto, le nostre campagne non sono “regni del fuoco” ma bellezze che dobbiamo recuperare, curare e valorizzare. Un tesoro inestimabile che dobbiamo lasciare a chi verrà dopo di noi. Le mani tese ci sono, ma deve esserci la volontà di “ghermirle”, perché il tempo trascorre e non si può più aspettare.

Ugento che cambia, vuole cambiare. Ma non cambia

ugento che non cambia

Ieri sera, come mia abitudine per addormentarmi guardo un po’ la TV, per l’anniversario di Paolo Borsellino è stata trasmessa una fiction interpretata, tra gli altri, dal bravo Giorgio Tirabassi. Il susseguirsi delle scene e lo scorrere delle immagini mi hanno da subito portato a fare delle considerazioni, riflettendo e ponendomi delle domande in una sorta di colloquio con me stesso. 

Perché gli ugentini sono silenti, mentalmente rinchiusi nel limbo di una soffocante insensibilità verso se stessi e verso gli altri; pronti alla critica a prescindere, al pettegolezzo, a dare giudizi privi di fondamento, a sproloquiare senza senso per il solo scopo di etichettare le persone? Perché dinanzi ad alcune evidenti situazioni di sperpero di denaro pubblico, di danno ed inquinamento del territorio non alzano lo scudo della protesta, della ribellione civile e dello sgomento? Perché si sono assiepati nei propri spazi di pensiero, limitandosi a scribacchiare solo sui social dove comunicano senza comunicare? Perché, da diversi anni ormai, non si aprono alla partecipazione civile e democratica della nostra comunità, non limitandosi quindi al solo mese della campagna elettorale, dove sembra di assistere più ad un’arena dove si starnazza più che confrontarsi attraverso un serio dibattito politico? Perché non esigono che i lavori di tutti gli organi comunali siano improntati ad un sano confronto democratico? Che sia trasparente e sempre disponibile?  Perché dinanzi a cotanto vuoto democratico, e soprattutto istituzionale, non è sentita l’urgenza di scendere in piazza per far sentire la loro voce e quella di quei cittadini che non hanno voce, per combattere quelle battaglie di civiltà che vanno combattute? E’ grave per il presente e lo è ancor di più per il futuro che la nostra comunità vada via via strutturandosi in quella forma antropologica che Antonio Gramsci definiva “indifferenti”. Ebbene, diceva il filosofo sardo:

“L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?”.

Vorrei spronare la comunità messapica a porsi queste domane; a  percepire meglio, a sentire più convintamente e profondamente che noi ugentini dobbiamo iniziare a sentirci popolo. Non un oggetto da conquistare o da (ab)usare per fini personali, ma un soggetto che, semmai, pone dei limiti al potere, che ispira il principio del bene comune, che si traduce sostanzialmente nella crescita e nel progresso sostenibile di tutti. In questa cornice si innesta la libertà intesa non in senso fisico, materiale, come, ahimè, molti potrebbero pensare. Intendo libertà di scegliere, di pensare, di parlare, di confrontarsi, di avere il coraggio delle proprie opinioni. Essere liberi dalle catene del pensiero unico locale degli ultimi anni. Essere capaci di distaccarsi dal clientelismo della contiguità e del compromesso morale. Le grida mute di taluni, unite alle assenze temerarie di talaltri, che talvolta sembrano abbaiare alla luna ed altre volte si limitano a ciurlare il manico, il tutto contornato da atteggiamenti dispotici 3.0. altro non sono che il contorno di un modo per soffocare costantemente e scientemente le coscienze di ogni ugentino, fossilizzato nell’incapacità di pensare altrimenti. 

La libertà, come ricorda Don Luigi Sturzo, richiede una perenne vigilanza: i colpi di sonno sono sempre in agguato. Il popolo, a volte, sonnecchia. Purtroppo noi ugentini sonnecchiamo da anni. Forse perché ci piace o perché ci fa comodo, ma prima o poi dovremo svegliarci. E se fino ad oggi abbiamo conosciuto il prezzo di tutto, siamo ormai limitati al valore del nulla.  

Due anni di sorrisi: storia e prospettive

Due anni di sorrisi: storia e prospettive dell’associazione Sorriso di Ugento.

Siamo andati a visitare gli associati, che erano a lavoro nell’area verde della nuova Ugento, per raccogliere le esperienze di due anni di attività sul territorio e parlare dei nuovi progetti in cantiere.

L’associazione Sorriso di Ugento nasce il 14 Luglio 2020 con l’intento di aiutare i propri concittadini, duramente colpiti dal difficile periodo causato dal Coronavirus, donando beni di prima necessità e contribuendo, anche economicamente, attraverso le generose donazioni pervenute.

Dapprima, un gruppo informale di cittadini volenterosi che si occupava, appunto, di donazione di pasti. Subito dopo scatta la scintilla, lo step associazionistico, per ufficializzare l’impegno.

L’obiettivo è di “non abbandonare mai gli ultimi e i bisognosi”.

Il primo progetto, presentato al comune, era quello di un orto didattico, che necessita ancora di un bando ufficiale per l’assegnazione.

Successivamente, Piero De Maria, presidente dell’associazione Sorriso, propone al direttivo di adottare l’area verde posta nella nuova Ugento.

Il geometra Mino Licchelli crea un progetto di adozione e la richiesta viene accettata molto velocemente. Grazie alla collaborazione degli Amanti della Natura l’area, che versava in stato di abbandono, è stata messa in ordine. Poi l’installazione di 7 giochi per bambini, panchine in legno e cemento, due porte da calcetto e la cassetta “Lascia un libro, prendi un libro”. Costante pulizia settimanale dell’area. In cantiere la realizzazione di una roulotte che funga da biblioteca di quartiere.

La cura del verde merita una menzione particolare.

Numerose le giovani piante che raccontano del legame tra natura e territorio. Dopo un confronto con un esperto di flora sono state mantenute, per esempio, delle piante che permettono la vita e la riproduzione delle api; la piantumazione di 7 leccini, per non dimenticare le nostre radici, quasi estirpate da un infame batterio; tra i leccini, quello posto al centro dei giochi per bambini, è dedicato al compianto Francesco Cino, presidente dell’associazione Amanti della Natura; i restanti sono tutti alberi autoctoni, querce, pini, ecc…

Le costanti donazioni delle ditte costruttrici e attività commerciali della zona hanno permesso di costruire un vero e proprio parchetto, fatto da cittadini per i cittadini, per il bene comune. L’attivismo nel suo senso più alto e sincero.

Inoltre, a giorni sarà consegnata dalla Gradim Giochi, una panca da picnic inclusiva, dotata di 8 posti, due per sedie a rotelle più sei normali. I fondi provengono dalla raccolta natalizia della vendita di panettoni.

Naturalmente gli attivisti, ritagliando tra i loro impegni lavorativi, quotidianamente mantengono in ordine la struttura, tagliando l’erba, innaffiando, protrggendo quello che di buono è già stato fatto.

Il vicinato ha accettato bene il progetto dell’associazione Sorriso e non si risparmia mai a dare una mano e aiutare, secondo i propri mezzi, i soci che lavorano al progetto area verde.

Progetti telethon, collaborazioni con FELICETTO di portatori sani di sorriso che mette a disposizione un bus per aiutare quelle famiglie che affrontano i gravi problemi di salute dei propri piccoli, offrendo, a proprie spese, viaggio e cura nei delicati giorni in ospedale.

“Il sogno sarebbe poter avvicinare tre generazioni in un unico luogo di scambio sociale: nonni, genitori e figli che attraverso il divertimento possano tramandarsi tradizioni e cultura in totale libertà e spensieratezza, in quello che ha tutti i presupposti per diventare il polmone verde di Ugento”

Piero De Maria, presidente associazione Sorriso.

Il 3 settembre l’evento ludico, prima edizione, “Il pazzo mondo del sorriso”:

“vivere immersi in un mondo digitale potrebbe far perdere il contatto con la realtà. Siamo partiti da questa idea per ricreare un mondo dei balocchi che permettesse di lasciare a casa i problemi e passera dei momenti di spensieratezza tutti insieme”.

queste le parole del presidente Piero.

Camioncini dei panini, gonfiabili e altre soprese in serbo per chi volesse condividere, con l’associazione Sorriso, l’evento.

Condividiamo il personale saluto di Piero verso Adriana, collaboratrice del nostro giornale e instancabile donatrice di sorrisi, che ha dato tanto all’associazione, pubblicizzando e condividendo il progetto.

Due anni di Sorrisi per l’associazione di Ugento e ci auguriamo che possano regalarne ancora tantissimi.

44 discariche abusive censite. Ma chi mangia con i rifiuti?

rifiuti abbandonati abusive non si fermano le segnalazioni

Continuano a moltiplicarsi le segnalazioni di nuove da parte dei nostri lettori. Solo grazie a loro siamo riusciti a censire 44 punti correlati da foto che come sapete teniamo costantemente aggiornati in una mappa interattiva che mettiamo gratuitamente a disposizione di tutti i cittadini e dell’amministrazione di Ugento.

Solo negli ultimi dieci giorni abbiamo ricevuto qualcosa come 15 segnalazioni, provenienti soprattutto dalle marine di Ugento, territori che in questo periodo subiscono un carico antropico che sembra poterle sotterrare nella “munnizza”.

In tanti chiediamo l’installazione di fototrappole, ma purtroppo dopo la pubblicazione dell’ultima inchiesta a riguardo, dobbiamo constatare come il Comune di Ugento sia riuscito a trasformare anche questa esigenza primaria in un capitolo di spesa da affidare direttamente ad aziende di fuori paese, che non vivendo sul territorio, non possono avere la minima concezione della grave emergenza che stiamo vivendo da 10 mesi a questa parte.

Vorremmo anche fare presente come, nonostante questa testata giornalistica disponga attualmente del database più aggiornato e dettagliato riguardante le discariche abusive di Ugento, non abbiamo ricevuto alcuna richiesta o comunicazione da parte dell’amministrazione di Ugento.

Sono passati infatti dieci mesi da quando questa testata ha iniziato una campagna di sensibilizzazione e denuncia, per portare alla luce un problema sul quale, purtroppo, in tanti ci stanno marciando.

Passiamo alle ultime segnalazioni:

Iniziamo da una foto inviata da Mauro, che mostra una piccola discarica in crescita in uno dei tratti naturalistici più caratteristici e spettacolari della nostra terra, lungo la srada che porta da Torre Mozza a Gemini, all’altezza di Rottacapozza.

Questa è invece la situazione denunciata da Sandro, che ci invia alcuni scatti che testimoniano la situazione della zona industriale di Ugento. Lo stesso lettore ci ha inviato anche un altro scatto, realizzato in aperta campagna tra il centro abitato di Ugento e quello di Torre San Giovanni

Finiamo con la segnalazione di Roberta, che ci fa presente come le foto inviate sono state scattate lungo una strada Tra Ugento e Gemini frequentata soprattutto da camminatori e podisti per la sua caratteristica bellezza, stuprata dai soliti incivili.

Finiamo in bellezza con la foto di sacchi che oggi compiono un anno, nella totale indifferenza di tutti. È infatti passato un anno da quando li fotografammo per la prima volta nei pressi della stazione ferroviaria di Ugento. Nonostante questo nessuno ha ancora provveduto alla bonifica di una zona che dovrebbe rappresentare il biglietto da visita di Ugento.

Tutti questi siti verranno prima o poi bonificati dalla medesima ditta che gestisce la raccolta di rifiuti a Ugento, che però firmerà giustamente una fattura per ogni singolo intervento al comune di Ugento. Questi interventi, infatti, vengono considerati degli extra rispetto all’ordinaria raccolta rifiuti, rappresentando un pesante aggravio sulle casse comunali.

31 mila euro pubblici per la gestione di 6 foto trappole fino a giugno 2024

32 mila euro per gestire le fototrappole di ugento

Alcuni giorni fa sulla nostra pagina Facebook è apparso un video in cui si vedeva un uomo di mezza età che abbandonava diversi sacchi di spazzatura in una località di campagna. Con il nuovo sistema pagato dal comune di Ugento quel signore sarebbe stato beccato e multato con una sanzione di 600 euro che avrebbero contribuito a coprire le spese che il comune sostiene per la bonifica delle tante discariche abusive che continuano a formarsi nelle nostre campagne. O almeno questo è quello che speriamo tutti, perché in realtà molto probabilmente l’avrebbe comunque fatta franca e vi voglio spiegare il perché.

I motivi sono essenzialmente 2:

  • le multe giustamente elevate con questo sistema verranno incassate dalla provincia
  • esiste il serio rischio di vedere tutti i verbali annullati, essendo il sistema non conforme al GDPR

Ma partiamo dall’inizio e proviamo ad approfondire per bene l’argomento. Il comune di Ugento con la determina n°479 del 8 luglio 2022 ha deciso di affidare la gestione di parte delle fototrappole a sua disposizione, precisamente sei, ad una azienda di consulenza esterna, che provvederà a gestirle e stilare trimestralmente un report sui risultati. Per un servizio che in altri comuni viene gestito a costo 0 dalla polizia municipale il Comune di Ugento pagherà 31 446,72 euro iva compresa, concessi in affidamento diretto alla ditta Vitruvio Tech srl di Racale.

il servizio comprenderà:

· GESTIONE DATI: servizio di preconfigurazione, gestione delle immagini, elaborazione report trimestrale, elaborazione immagini e servizio social di diffusione dei risultati;
· DIFFUSIONE INFORMAZIONI ALLA CITTADINANZA: disponibilità ufficio comunicazione e grafica, elaborazione manifesti cartacei;
· INSTALLAZIONE: installazione foto trappole, ricarica e sostituzione batterie; riposizionamento foto trappole; posizionamento di adeguata segnaletica; fornitura SIM con canone compreso, configurazione cloud;
· ASSISTENZA: servizio di teleassistenza e assistenza tecnica telefonica, supporto all’allocazione nel Pef Arera dei costi di servizio, business plane a consuntivo periodico, gestione geo-localizzazione foto trappole condivisa con gli uffici;
· FORNITURA GRATUITA FOTOTRAPPOLE SOSTITUTIVE: fornitura di fototrappole sostitutive in caso di furto o danneggiamento che al termine della convenzione rimarranno di proprietà del comune.

Fa specie segnalare come verrà pagato anche il servizio di diffusione dei dati sui social di una ditta privata perché, come è noto, il Comune di Ugento è sprovvisto di pagine ufficiali di comunicazione istituzionale.

Ma cos’è una fototrappola e come funziona? Si tratta in pratica di una piccola telecamera che può scattare foto o registrare video auto avviandosi grazie all’uso di una fotocellula che segnala il movimento nei suoi pressi. Usate inizialmente per l’avvistamento e il monitoraggio della fauna selvatica, sono ora utilizzate anche nel contrasto dell’odioso fenomeno dell’abbandono dei rifiuti.

Il loro utilizzo è basilare, con la presenza di una scheda di memoria e un bottone per l’accensione dell’apparato. Dotate di batterie più o meno resistenti, vengono installate tramite l’utilizzo di corde o ganci ad alberi, impianti di illuminazione o pali stradali.

La loro manutenzione è altrettanto semplice e basilare, con un operatore che è chiamato periodicamente alla sostituzione della batteria e a prelevare la scheda di memoria su cui sono stati immagazzinati i dati catturati dalla fotocamera.

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Abbiamo per questo cercato di capire di più su questa azienda che così a caro prezzo sta mettendo a disposizione questi servizi. Dopo aver dato un occhiata al loro sito https://www.vitruviosrl.com abbiamo appreso che la società ha due proprietari, uno dei quali è Francesco Causo, già coinvolto nell’iter dell’appalto dei rifiuti di Ugento e per il quale siamo finiti sul portale di confindustria cisambiente dal quale riportiamo:

Francesco Causo è il Presidente Area Rapporti Con Arera e Tariffe appalti

E’ socio amministratore di Vitruvio snc, società di ingegneri prima in Italia per numero di progetti di raccolta differenziata per enti pubblici e soggetti privati, operante nella progettazione e gestione di impiantistica, risanamenti, lavori e servizi nel settore ambientale, principalmente nel campo dei rifiuti solidi urbani. E’ co-founder della start up Storming Srl, società di ingegneria che fonde l’esperienza di Vitruvio snc con quella di altre eccellenze dell’ ingegneria gestionale e ambientale allo scopo di fornire: alla pubblica amministrazione il supporto necessario per l’affidamento e la tariffazione di servizi pubblici locali e pianificare interventi di eco sostenibilità agli operatori privati servizi di ingegneria e consulenza che mirano all’incremento di valore delle gestioni e degli investimenti nel settore ambientale, allo sviluppo delle attività di gestione rifiuti nei mercati comunitari più redditivi e penetrabili. Da aprile 1999  svolge la libera professione di ingegnere nel settore ambientale e della consulenza alle aziende per l’ottimizzazione della gestione dei servizi pubblici ambientali. E’ stato dirigente e responsabile degli uffici tecnici di Comuni, Unione dei Comuni e Ambiti Territoriali per la gestione dei rifiuti. Dal 2006 al 2015 è stato impegnato come amministratore delegato e poi direttore generale di Copertino Multiservizi Spa, società pubblica per la gestione dei rifiuti e di servizi strumentali alla pubblica amministrazione. Nato a Tricase (Le) il 02 dicembre 1973, si è laureato a pieni voti in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio presso l’Università Politecnica delle Marche nel marzo 1999 con tesi in materia di “Ingegneria Sanitaria ed Ambientale”.

fonte: https://www.cisambiente.it/membri/francesco-causo/

Sempre guardando il sito dell’azienda si può apprendere come Ceo di Vitruvio Tech è anche Massimiliano Nenni, eletto nelle file dell’opposizione nel secondo mandato di Donato Metallo con 171 voti. I due ceo guidano un’azienda che sembra procedere a gonfie vele con contratti attivi in diversi comuni di tutta la penisola.

Abbiamo voluto capire perché altri comuni hanno deciso di gestire la questione in maniera diversa, imbattendoci nell’esempio di Salve, che a differenza di Ugento ha deciso di affidare la gestione dell’intero servizio al corpo di polizia municipale, che conta di 5 effettivi nel periodo estivo portati a 3 in quello invernale. Questa decisione nasce dal fatto che i proventi delle sanzioni in campo ambientale spettano alla Provincia e non direttamente al Comune, che in mancanza di una specifica convenzione e/o regolamento si deve far carico solo degli oneri derivanti dalla contestazione fattiva dell’eventuale illecito, con una perdita netta per le casse comunali.

In queste condizioni, quindi, il comune di Ugento si trova a tirar fuori 32 mila euro che mai verranno coperti dall’eventuali introiti delle sanzioni, che qualora non vengano contestate, verranno interamente incassate dall’ente provinciale.

È anche essenziale specificare “qualora non vengano contestate” per via di diversi fattori legislativi, il più importante dei quali sembra essere quello legato alla gestione dei dati secondo la normativa vigente su GDPR. Le registrazioni delle fototrappole, infatti, vengono classificate come dati altamente sensibili e per questo dovrebbero essere trattate secondo un procedimento normato dalla legge, che prevede la presenza di un più figure ufficialmente incaricate quali il Responsabile e il Data Protection Officer (DPO). Vediamo quindi le loro caratteristiche, i diritti e le responsabilità dei soggetti che sono presi in considerazione dal regolamento.

Il GDPR nasce con l’obiettivo di tutelare i dati personali delle persone fisiche che nel Regolamento vengono definite “Interessati del trattamento”.

Il Regolamento conferisce agli Interessati una serie di diritti e garanzie, alcuni dei quali sono stati mantenuti dalla precedente normativa, mentre altri sono stati introdotti ex novo.

I nuovi diritti e le garanzie introdotte dal GDPR sono:

  • il diritto ad essere informati. La persona a cui i dati si riferiscono ha cioè il diritto di sapere in modo chiaro e trasparente chi e come tratta i suoi dati personali;
  • il diritto di accedere ai propri dati personali. L’Interessato può quindi riconoscere in ogni momento quali sono i dati personali trattati dal Titolare, per quali finalità e altre informazioni relative;
  • il diritto alla rettifica, ovvero l’Interessato può chiedere modifiche ai propri dati personali qualora ritenga che non siano accurati o aggiornati;
  • il diritto di revoca, in qualsiasi momento il consenso precedentemente concesso;
  • il diritto di opporsi al trattamento, totalmente o parzialmente (per alcuni specifici tipi o finalità di trattamento);
  • il diritto alla cancellazione;
  • il diritto all’oblio. Il diritto di cancellare informazioni rese pubbliche in passato ma per le quali è venuto meno l’interesse iniziale alla diffusione;
  • il diritto alla portabilità dei dati, che conferisce all’Interessato la possibilità di ricevere i propri dati personali o chiederne il trasferimento tra un Titolare e l’altro.

Sembra chiaro che l’affidamento ad una ditta esterna della gestione di questi dati possa prefigurare una violazione del suddetto regolamento, mettendo a serio rischio la regolarità della documentazione prodotta dalle fototrappole e in più sottoponendo l’ente comunale al rischio di contro querela da parte dei sanzionati, che vedrebbero lesi i loro diritti riguardanti l’uso della propria immagine.

Un esempio di immagine catturata da una fototrappola

Ci sembra altresì chiaro che debba esistere una garanzia contrattuale sull’utilizzo di queste immagini da parte di una società privata, che non essendo un’agenzia investigativa autorizzata dalla prefettura, non avrebbe i titoli per poter prendere visione delle immagini stesse che dovrebbero, per questo, essere consegnate in formato garantito e non consultabile direttamente al responsabile del trattamento dati del Comune di Ugento, che in questo momento risulta essere il segretario generale Dott.ssa Landolfo.

Una questione spinosa e delicata, che sarebbe potuta essere risolta semplicemente optando per la soluzione in-house, che avrebbe comportato oltre che un gran risparmio per le casse comunali, anche la soppressione di molti dei rischi dovuti alla gestione dei dati.

Ancora una volta, quindi, ci troviamo di fronte ad una forzatura fattiva messa in atto solo per poter affidare un servizio ad una società di consulenza esterna, questa volta come tante altre, con base a Racale. Come si suol dire, oltre il danno la beffa.

Com’è essere un pipistrello?

disabilità e filosofia
copertina articolo “What Is It Like to Be a Bat?”

“Com’è essere un pipistrello?” (What Is It Like to Be a Bat?) articolo del filosofo americano Thomas Nagel, pubblicato in “The Philosophical Review” nel 1974, presenta il problema del riduzionismo della coscienza a livello oggettivo.

In soldoni, è possibile ridurre a parole il processo esperienziale degli esseri viventi tralasciando il vivido fattore soggettivo delle esperienze?

l’insolubilità del problema mente-corpo a causa di “fatti al di là della portata dei concetti umani”, i limiti dell’oggettività e del riduzionismo , le “caratteristiche fenomenologiche” dell’esperienza soggettiva, i limiti della immaginazione umana e cosa significa essere una cosa particolare e cosciente.

Nagel, Thomas (10 marzo 2005).  Honderich, Ted (a cura di).  L’Oxford Companion to Philosophy . Oxford University Press. 
p. 637.

Quando discuto di disabilità amo fare sempre questo esempio. Trasmette bene il concetto, condivisibile per ogni aspetto delle esperienze, del fatto che ogni vissuto è unico, irripetibile e, soprattutto, incomunicabile.

Ogni essere vivente, e perciò, anche umano ha un proprio vissuto che non può essere compreso a fondo da nessun altro se non sé stesso.

Il problema posto da Nagel è ben più complesso ma si può estendere alla percezione collettiva del “problema delle minoranze”.

Che cosa si prova ad essere un disabile? Avere una disabilità.

Essere un disabile è un’avventura che può essere compresa solo dal disabile stesso. Lo so che può sembrare un’affermazione forte ma è così. Nemmeno tra disabili è possibile la reale e piena comprensione del disagio dell’altro, è possibile solo una comunanza dettata dal fatto di condividere una “sfortuna”.

Ora che a Ugento si parla di una nuova figura del garante dei disabili e dopo essermi candidato per ricoprire tale ruolo, vorrei spendere due parole sul fatto che la civiltà di una comunità si valuta anche da come può facilitare la vita di coloro che non hanno il vantaggio della salute fisica o mentale.

Nessun individuo è “normale”, ognuno ha i propri pregi ed i propri difetti, ma è indiscutibile che una persona con disabilità debba affrontare il doppio dei problemi: i propri limiti e quelli indotti dalle infrastrutture, dall’economia, dal lavoro e dai pregiudizi sociali.

Per questi motivi l’ONU ha siglato delle LINEE GUIDA da seguire, delle istituzioni, per garantire il pieno e attivo sviluppo sociale dei disabili.

Più che sugli aspetti burocratici, che solo noi disabili dobbiamo affrontare, spesso negati e costretti a lottare per vedere realizzati i nostri diritti, vorrei porre l’accento sui comportamenti migliorabili nei confronti della diversità.

La ricchezza maggiore dell’essere umano è la diversità nel suo complesso.

La soggettività di ognuno è incalpestabile e dovrebbe essere stimolata alla crescita. Quella del disabile dovrebbe essere vista come un’ulteriore punto di vista, originalissimo e da proteggere, tanto quanto quello dei normodotati.

Discutere di disabilità è sempre un tabù e i filtri che imponiamo nei nostri discorsi allargano il problema.

Un misto tra pena, paura di offendere e ignoranza disarmante, superabile attraverso un confronto senza pregiudizi o paure.

Quando i bambini chiedono “perché quella persona è cosi?” non dovremmo zittirli ma spiegare loro che queste persone sono esseri umani e fanno, anche loro, parte del mondo. Dovremmo cercare, se possibile e con garbo, il confronto. La maggior parte di noi credo sarebbe felice di raccontarsi e scambiare una gentilezza. I bambini sono cattivi solo quando la loro curiosità viene ignorata.

Quando si va in qualunque posto in auto e non c’è parcheggio, abbiate cura di lasciare liberi quelli riservati. A voi non costa nulla, per un disabile invece è il bastone rosso di Mosè, un diritto morale più che legale, che sancisce la possibilità o meno di svolgere in autonomia un’azione, senza essere di peso o chiedere una mano. Lo stesso vale se si è in fila al supermercato o alle poste. Ovunque siate pensate agli altri.

Quando si parla di lavoro, provate a capire se quell’essere umano che vi sta davanti ha o no delle capacità utili per la vostra azienda. Potreste essere sorpresi da chi vi sta di fronte e non dare per scontato l’inutilità di qualcuno che non si è nemmeno cercato di conoscere.

Il consiglio più grande e che mi preme di più instillare nei vostri animi è quello dello sguardo. Un sorriso, non pietoso, uno sguardo amorevole non sbeffeggiante, un momento di pazienza, la voglia di tendere una mano, aiutare a far fare più che fare per loro, parlate con i bambini di diversità ed educateli al rispetto di tutte, senza censure, senza ammonimenti, senza paura che non capiscano, è quello il momento decisivo che permette ad un bambino di diventare un cittadino consapevole.

Mi auguro di aver posto un seme che possa germogliare, presto, in una riflessione sulla necessità democratica non dell’uguaglianza, ma dell’equità, concetto ben diverso e che presuppone uno sforzo sensibile maggiore.

I disabili non chiedono e non pretendono nulla, vogliono solo essere apprezzati come tutti, senza avvertirsi come un peso.

L’avanzamento di una società è anche questo, la burocrazia la lasciamo a chi è del mestiere, ma se si può fare del bene lo si faccia.

E tu, sai com’è essere un pipistrello?

Piano collettivo di salvataggio: chi salva chi?

piano collettivo di salvataggio

Abbiamo dato un occhiata a tutti gli atti resi pubblici sull’albo pretorio da parte del Comune di Ugento in merito al piano collettivo di salvataggio, presentato come indispensabile criterio per la bandiera blu, anche se in realtà non è precisamente così.

Il piano collettivo di salvataggio è un provvedimento che punta ad alzare gli standard di sicurezza del nostro litorale, coinvolgendo gli stabilimenti balneari e un’azienda che si occupa di salvataggio tramite moto d’acqua, con la possibilità di allargare il servizio di salvamento anche alle spiagge libere.

una delle torrette installate sulla spiaggia libera

Partiamo dalla Delibera di giunta n. 149 del 30.06.2022 nella quale si legge:

“come previsto dal disciplinare di procedura operativa adottato dalla FEE Italia per l’assegnazione della Bandiera Blu, i comuni che si fregiano di tale vessillo devono obbligatoriamente rispettare diversi adempimenti e in particolare tra questi risulta esservi quello correlato alle: Misure di sicurezza per la tutela dei bagnanti attraverso la predisposizione ed attuazione di un piano collettivo di salvataggio”.

un estratto dalla delibera

Esaminando la procedura operativa PO005 – PROCEDURA OPERATIVA Certificata ISO 9001 – 2015, alla voce “SERVIZI E SICUREZZA” sono riportati i seguenti punti, dove la (I) sta per carattere “IMPERATIVO” e (G) per “GUIDA”, quindi non obbligatorio e utile per acquisire ulteriore punteggio:

27. Un numero adeguato di personale di salvataggio e/o attrezzature di salvataggio deve essere disponibile sulla spiaggia (I)

28. L’equipaggiamento di primo soccorso deve essere disponibile sulla spiaggia (I)

29. Piani di emergenza per i casi di inquinamento o rischio per la sicurezza ambientale devono essere predisposti (I)

30. Deve essere prevista la gestione di diverse utenze e differenti usi della spiaggia in modo tale da prevenire conflitti e incidenti (I)

31. Misure di sicurezza per la tutela dei bagnanti devono essere attuate e libero accesso deve essere garantito al pubblico (I)

32. Una fonte di acqua potabile deve essere disponibile sulla spiaggia (G)

33. Almeno una spiaggia Bandiera Blu per ogni Comune deve avere accesso e servizi per disabili fisici (I)

Emerge chiaramente l’inesistenza dell’obbligo di adottare un piano collettivo di salvataggio che riteniamo utile se elaborato con criterio, con la collaborazione e partecipazione di tutti i soggetti coinvolti. Ma andiamo avanti.

Nelle premesse al “piano collettivo di salvataggio”, il Responsabile di settore, nonché progettista del piano stesso, da una lato afferma che:

l’attivazione di un piano collettivo di salvamento consente la sorveglianza di una vasta area di litorale, avendo altresì, il pregio di offrire ulteriori risorse per la salvaguardia della vita umana in mare e la sicurezza della balneazione, oltre alla consueta presenza di postazioni fisse”- mentre dall’altro – “la normale applicazione dell’ O.S.B. (ordinanza sicurezza balneare) prevede l’obbligo di garantire il servizio di salvamento sulle spiagge libere, cosa che invece non avviene senza l’implementazione del piano collettivo di salvamento”.

In realtà è difficile non accorgersi dell’assoluta infondatezza dei presupposti su cui si sta operando per un riconoscimento così importante per il territorio. Un ulteriore prova di ciò che abbiamo constatato è data dal fatto che vi sono diverse spiagge libere nelle quali, stando sempre al citato “piano collettivo”, il Comune procederà ad installare dei cartelli per segnalare l’assenza del servizio di salvataggio. Infatti:

“II Comune di Ugento, in tutto il tratto di litorale facente parte del P.C.S., dovrà dare informazione alla pubblica utenza tramite cartellonistica in triplice lingua, che il servizio di salvataggio verrà svolto in forma collettiva, evidenziando le varie stazioni di salvataggio in relazione all’effettiva ubicazione e apporre la cartellonistica prevista nelle spiagge libere non coperte dal piano”.

Le spiagge libere non coperte dal piano sono:

  • Da Lido Pineta a Balelido;
piano collettivo di salvamento ugento
  • Tratto di spiaggia in località Fontanelle, tra la Torretta n. 18 e Torretta n. 19.
  • Tratto di spiaggia confine Torre Mozza Lido – Marini – tratto tra Torretta 32 e Torretta 33.
  • Tratto di spiaggia a Lido Marina tra Torretta 41 e Torretta 42.

Siamo ormai a stagione turistica inoltrata e constatiamo che il comune non ha ancora provveduto a installare la cartellonistica prevista. È vero anche che già mancano molti dei cartelli obbligatori secondo l’Ordinanza di sicurezza balneare della Capitaneria di Porto di Gallipoli, come possono essere quelli di divieto di balneazione nel tratto di mare antistante Corso Annibale.

Se l’obiettivo del Comune di Ugento è sorvegliare una vasta area offrendo ulteriori risorse per la salvaguardia della vita umana in mare e la sicurezza della balneazione, per quale ragione ha escluso il tratto di mare compreso tra la costa e lo scoglio denominato “Le Pazze”, pur essendo un ampio tratto di scogliera fortemente frequentato dai bagnanti?

uno dei cartelli obbligatori per il mantenimento della bandiera blu

Perché non procede, per le spiagge libere, alla delimitazione con boe di segnalazione della zona di mare riservata alla balneazione? E qualora non posizionati, ad installare adeguata segnaletica, ben visibile agli utenti e redatta in più lingue con scritto semplicemente: “ATTENZIONE – LIMITE ACQUE INTERDETTE ALLA NAVIGAZIONE NON SEGNALATO”?.

Perché, per le spiagge libere, non procede a segnalare con boe di colore bianco posizionate ad intervalli non superiori a 25 metri, il limite delle acque sicure? E qualora non si voglia fare, perché non installare dei cartelli, ben visibili agli utenti, che ripotino in maniera chiara: “ATTENZIONE – LIMITE ACQUE SICURE NON SEGNALATO”?

L’Ordinanza di sicurezza prevede infine che è compito del Comune di Ugento procedere a frequenti controlli del litorale, al fine di verificare la permanenza dei cartelli installati all’inizio della stagione balneare, provvedendo al loro ripristino nel caso gli stessi fossero, per qualsiasi motivo, divelti, rimossi o comunque resi illeggibili. Chi controllerà? La nostra polizia locale o il nucleo di vigilanza ambientale impegnato a reprimere i gravi scempi a danno del nostro territorio?

E’ opportuno ricordare al Sindaco e all’assessore al turismo che la Bandiera Blu può essere rimossa in qualsiasi momento se si dovessero concretizzare i presupposti per tale provvedimento. Una spiaggia deve rispondere a tutti i requisiti, indicati di seguito con la lettera I (imperativo) e possibilmente al maggior numero dei requisiti indicati con la G (guida).

Come diceva il principe De Curtis in arte Totò: “a Ccà nisciuno è fesso!”. Siamo convinti che gli ugentini non siano mai stati stupidi, ma vittime di un sistema di potere che negli ultimi 25 anni gli ha visti avulsi da ogni tipo di partecipazione sociale e politica. Ci auspichiamo che questo cambi presto, quanto meno per non farsi prendere in giro e non passare da fessi.

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