Da padroni a casa in affitto

Quella di oggi al campo sportivo di Ugento non è stata una partita qualunque. Non solo perché si è trattato del primo derby in Eccellenza tra Taurisano e Ugento, ma perché quanto accaduto resterà a lungo nella memoria, forse più per ciò che è avvenuto fuori dal campo che non per i novanta minuti di gioco.

Le due squadre arrivavano a questo appuntamento con sentimenti profondamente diversi. L’Ugento portava ancora addosso le ferite fresche di una retrocessione dalla Serie D, una retrocessione che molti considerano ingiusta e immeritata, frutto di una stagione difficile che non ha reso onore al valore reale della squadra. Dall’altra parte il Taurisano cavalcava l’onda dell’entusiasmo: neopromosso, reduce da un campionato di Promozione dominato, con l’orgoglio e l’adrenalina di chi approda a una nuova categoria con la convinzione di poter dire la sua.

Eppure, queste due anime contrapposte non si sono viste davvero sul terreno di gioco. La partita, infatti, è stata bloccata, segnata dalle emozioni, dal peso dell’attesa, dalla tensione che si respirava sugli spalti e fuori. È stata una gara “bruttina”, tattica e contratta, che si è sbloccata solo nella seconda parte della ripresa, quando l’Ugento ha trovato le due reti decisive che hanno fissato il risultato sul 2-0 finale.

Un successo importante, certo, ma che passa in secondo piano rispetto a quanto accaduto oltre il perimetro del rettangolo verde.

La vera notizia di oggi è la protesta dei tifosi giallorossi. Gli ultras dell’Ugento, infatti, non sono entrati nello stadio. Non per mancanza di passione, non per indifferenza, ma per scelta. Per dignità. Perché a loro dire la Questura li ha trattati come “ospiti” nel loro stesso campo.

Il paradosso nasce da una situazione ben precisa: il Taurisano, il cui stadio è in ristrutturazione, gioca le partite casalinghe al campo di Ugento, grazie a una concessione gratuita del Comune. Questo significa che, formalmente, la squadra “di casa” oggi era il Taurisano, mentre i tifosi giallorossi sono stati relegati al settore ospiti, come se fossero estranei. E lì non sono voluti entrare. Hanno preferito fermarsi nel parcheggio, rimanere fuori, alzare i cori e sostenere la squadra dalla distanza.

Questa decisione stride fortemente con quanto vissuto dall’Ugento lo scorso anno. Per disputare le proprie gare interne a Gallipoli, la società giallorossa dovette affrontare spese enormi, migliaia di euro che hanno pesato sulle casse e messo in difficoltà la gestione. Oggi, invece, al Taurisano viene concessa gratuitamente la possibilità di giocare a Ugento. Due pesi e due misure che fanno riflettere e che non possono lasciare indifferenti chi ama questi colori.

In più, c’era un elemento che avrebbe potuto evitare lo scontro: il rapporto di amicizia tra le due tifoserie. Gli ultras di Ugento e quelli di Taurisano, legati da anni di rispetto reciproco, avevano trovato un’intesa per permettere ai giallorossi di occupare il loro storico settore, la tribuna che da sempre li ospita. Ma per i tifosi la Questura ha scelto diversamente, imponendo una decisione calata dall’alto che ha spezzato ogni buon senso.

La reazione dei tifosi dell’Ugento è stata dura ma coerente. Non hanno protestato soltanto contro la Questura e la Lega, viste come responsabili dirette dell’accaduto. Hanno puntato il dito anche contro il Comune di Ugento, accusato di non averli rappresentati, di non aver difeso la loro dignità, di non aver alzato la voce per tutelare chi vive lo stadio come una seconda casa.

Non è la prima volta che i tifosi giallorossi prendono posizione contro l’amministrazione locale. Già in passato hanno manifestato malumori e disappunto verso una politica cittadina che, a loro avviso, non è capace di intercettare i bisogni più autentici della comunità. La partita di oggi è stata solo l’ennesima conferma: secondo loro, chi governa non riesce a comprendere, né tantomeno a rappresentare, le istanze più profonde della società civile.

I tifosi hanno detto chiaramente ciò che molti pensano: a Ugento esiste un problema di competenza. Al timone della città ci sono persone che non riescono a difendere ciò che davvero conta, che non ascoltano i giovani, che non riconoscono il valore di chi sacrifica tempo, energie e passione per sostenere i colori giallorossi.

Una lezione di dignità che vale per tutti

Quella di oggi non è stata soltanto una protesta calcistica. È stata una lezione di vita. I tifosi dell’Ugento hanno dimostrato che il calcio non è soltanto un gioco, non è solo una questione di risultato. È identità, è appartenenza, è dignità.

Restando fuori dal loro stesso stadio, hanno scelto di rinunciare a un pezzo di tifo per affermare un principio più grande: che non si può accettare di essere trattati da ospiti nella propria casa. Che non si può rimanere in silenzio davanti a decisioni ingiuste e miopi.

Questo esempio deve valere per tutti, soprattutto per quei “dinosauri” che governano Ugento da trent’anni e che ieri hanno ricevuto una lezione di vita da dei ragazzi spesso giudicati con leggerezza, troppo facilmente etichettati. Ragazzi che, sotto il profilo umano, hanno dimostrato di essere una spanna sopra chi oggi rappresenta politicamente la nostra comunità.

Se è vero che la verità conta più di tutto, oggi i tifosi dell’Ugento hanno dimostrato di essere uomini veri. Hanno messo da parte l’istinto di tifare e hanno messo al centro della loro esistenza un valore che a Ugento sembra essersi smarrito: la dignità.

Ecco perché, al di là del 2-0, questo derby verrà ricordato come il giorno in cui i tifosi giallorossi hanno dato un esempio a tutti. Un esempio di coerenza, di coraggio, di amore per la propria città. Un esempio che racconta meglio di qualsiasi cronaca sportiva chi sono davvero i nostri ragazzi, la parte più viva e sincera della comunità.

lo striscione con il quale i tifosi, lo scorso anno, denunciarono il comune

“E anche quest’anno il campo lo facciamo l’anno prossimo”

Ugento ancora esclusa dai fondi “Sport e Periferie 2025”

È ormai diventata una malinconica tradizione: a ogni estate che ritorna, i tifosi ugentini attendono speranzosi una notizia che puntualmente non arriva. Parliamo dell’eterno incompiuto: il campo sportivo comunale di via Taurisano. Anche per il 2025, Ugento non rientra tra i comuni ammessi a finanziamento nell’ambito del bando nazionale “Sport e Periferie”, promosso dal Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

A confermarlo è il decreto ufficiale firmato il 15 luglio 2025 dal capo dipartimento Flavio Siniscalchi, che ha approvato l’elenco dei progetti finanziati con una dotazione di oltre 64 milioni di euro sulla linea “A” del programma. Decine di comuni italiani, tra cui molti salentini come Racale, Presicce-Acquarica, Salice Salentino, Andrano, Vernole e Monteroni di Lecce, riceveranno contributi fino a 1,5 milioni di euro per la riqualificazione o realizzazione di impianti sportivi. Ugento no. Ancora una volta, no.

La delusione dopo anni di promesse

La richiesta di finanziamento per la rifunzionalizzazione dell’impianto sportivo di via Taurisano era stata presentata dall’amministrazione comunale, ma non è stata ammessa tra i progetti finanziabili. Una bocciatura che pesa come un macigno, non solo per le ambizioni sportive della città ma anche per l’immagine stessa di Ugento, che vede sfumare l’ennesima occasione per risollevare le sorti di una delle sue strutture più sacrificate. Da anni “in via di ultimazione”, l’arena di via Taurisano è diventata il triste emblema della lentezza amministrativa e della distanza tra promesse elettorali e realtà.

Un copione già visto

Non è la prima volta che il Comune tenta la carta del finanziamento pubblico per cercare di dare nuova vita al campo. Progetti annunciati, render diffusi, dichiarazioni trionfali. Eppure, ogni volta, la storia si conclude allo stesso modo: con un nulla di fatto. Il bando “Sport e Periferie” rappresenta uno dei canali principali per ottenere fondi a favore delle realtà sportive locali, eppure – nonostante le ambizioni dichiarate – Ugento continua a restarne fuori.

Il peso delle scelte (e delle non-scelte)

L’amministrazione comunale, che negli ultimi anni ha investito su altri impianti (non senza polemiche per i risultati ottenuti, come nel caso del campo di Fontanelle o del padel), sembra incapace di portare a termine un’azione incisiva su un impianto cardine come quello di via Taurisano. E questo accade mentre altre città salentine, forse più attente, più rapide o semplicemente più brave a progettare e a dialogare con gli enti sovracomunali, portano a casa fondi fondamentali per lo sviluppo del territorio.

Lo sport come diritto, non come vetrina

Per i tifosi dell’Ugento Calcio, l’esclusione dai fondi 2025 significa un’altra stagione a inseguire un sogno che si allontana: quello di vedere la propria squadra giocare in un impianto degno della categoria e della passione del pubblico. Per i più giovani, significa non avere un luogo all’altezza dove formarsi e crescere. Per l’intera comunità, è l’ennesimo segnale che lo sport, a dispetto dei proclami, non è ancora considerato una priorità strategica e sociale.

E allora, come ogni estate, ci si rimbocca le maniche, si ritinteggiano due gradoni, si chiudono gli occhi, si abbassa la testa e si spera nel prossimo anno. Come se il tempo, da solo, potesse risolvere ciò che la politica continua a rinviare.

Intanto, il campo resta lì. Incompleto. Silenzioso. Un monumento allo sport che poteva essere e che forse, chissà, sarà. Ma non quest’anno. Anche quest’anno, il campo si farà… l’anno prossimo.

Solo e soltanto: Grazie Ragazzi!

Nel suo ”Il cammino dell’arco”, uscito nel 2017, c’è una bellissima frase di Paulo Coelho che è particolarmente significativa in questo momento di grande delusione sportiva per la retrocessione in eccellenza, a cui purtroppo siamo stati condannati soltanto dalla cattiva sorte. Ad un certo punto del suo racconto, lo scrittore brasiliano scrive: «Nessuno sfugge alle sconfitte. Inoltre, è meglio perdere qualche battaglia lottando per i propri sogni che essere sconfitti senza neppure sapere perché combattiamo».

Ho sentito alcuni amici, tifosi e concittadini. Mi hanno riferito che in molti, calciatori compresi, al termine della gara con il Manfredonia, hanno pianto per la sconfitta che ci vede ritornare nel campionato di eccellenza. Non nascondo di essere anch’io amareggiato, dispiaciuto e profondamente addolorato per un fine campionato che non vede premiati i sacrifici, l’impegno, la passione ed il coraggio del presidente De Nuzzo, della dirigenza, dello staff tecnico e di ogni singolo calciatore. Non lo meritavano! Ugento non lo meritava!

Evito di tornare sulle ingiustizie subite durante la stagione. Non serve più, perché nessuno può negare le palesi sviste ed errori arbitrali. Come ha detto mister Oliva, bisogna accettare quest’epilogo, smaltirlo e guardare avanti perché il calcio è anche questo. Ti regala grandi emozioni come l’anno scorso e come quest’anno è avvenuto in molte gare, ma anche dispiaceri e delusioni che fanno più male soprattutto quando in cuor tuo senti di non averli meritati.

All’Ugento Calcio non vi è nulla da rimproverare! Non si possono esprimere rimproveri perché è stato fatto tutto quanto era nelle possibilità. Chi sostiene il contrario è irrispettoso, irriguardoso ed intellettualmente disonesto. Qualche pseudo tifoso e pseudo ugentino dovrebbe evitare sui social commenti fuori luogo perché dimostra solo ignoranza ed improntitudine verso se stesso, verso la città e verso la squadra. Abbia la compiacenza e la dignità di starsene in silenzio!

I ragazzi hanno dato tutto! In fondo, è sempre stato quello che ci si aspettava da loro. Anche nei momenti più bui e difficili hanno trovato la forza ed il coraggio di rialzarsi. Non si sono esaltati nei momenti di entusiasmo. Non si sono abbattuti nei momenti di difficoltà.

C’è tuttavia una piccola percentuale di “incazzatura” per questa sconfitta che brucia e fa male, soprattutto per chi come me ha visto con i propri occhi il sudore e la sofferenza durante gli allenamenti. Le preoccupazioni durante tante settimane di incertezza. Quanti sguardi preoccupati di non riuscire a regalare emozioni ai nostri tifosi. Ricordo alcune riflessioni con mister Oliva, al quale chiedevo se, nonostante le assenze, l’atteggiamento della squadra sarebbe stato quello di giocarsela fino in fondo: “mister, ovviamente ce la giochiamo domenica, giusto? Certo che ce la giochiamo Cri”, mi rispondeva con sicurezza e determinazione. Ed ero felice per questa risposta, convinto che il calcio deve essere prima di tutto spettacolo e bellezza!

L’incazzatura è perché a questo appuntamento non siamo arrivati nelle migliori condizioni per affrontare un playout. Le assenze per squalifiche e per infortuni, con alcuni rientri dopo periodi di assenza per problemi fisici, hanno condizionato un esito che poteva probabilmente essere diverso. Quello che evidentemente avremmo meritato alla luce di un cammino che è stato e rimane entusiasmante, magnifico e straordinariamente emozionante. Una serie di eventi memorabili che rimarranno impressi nelle menti e nei cuori di chi ha avuto la fortuna di vivere quest’annata storica per la nostra città, che mai aveva militato in un campionato nazionale come quello della serie D. Dobbiamo ricordarlo e non dimenticarlo! Quindi non dovremmo essere dispiaciuti? Certo che si. Non dovremmo essere addolorati? Certo che si.  

Accanto a questi sentimenti dobbiamo però metterci tutti quelli che i nostri ragazzi ci hanno fatto vivere con delle vittorie straordinarie contro realtà molto più forti e più blasonate (tecnicamente ed economicamente!). Penso anche alle due sconfitte con il Casarano, vincitore e dominatore assoluto del campionato. Due gare giocate a viso aperto in cui mettemmo veramente sotto una corazzata, correndo il rischio di vincere esprimendo un giuoco di alto livello. Tutto questo è bellezza! E’ emozione! E’ passione! E’ senso di appartenenza! E’ condivisione tra cittadini, sportivi e tifosi di un sogno che mai avremmo pensato di vivere.

Torniamo in eccellenza a testa alta. Ci torniamo con la consapevolezza di essere stati protagonisti nel bene e nel male di una stagione fantastica per la quale possiamo soltanto dire grazie.

Grazie a noi che ci abbiamo creduto, che abbiamo goduto e pianto. Grazie alla società Ugento Calcio, ai suoi dirigenti e allo staff tecnico. Grazie a Riccardo Primiceri e Luciano Basile per il lavoro di comunicazione e marketing promozionale svolto con passione e professionalità. Grazie ad ogni singolo calciatore perché è stato protagonista della scrittura di uno spartito di una musica bellissima. Semplicemente, grazie ragazzi perché avete combattuto con onore e attaccamento alla maglia, alla nostra amata Ugento. Semplicemente, ancora, solo e soltanto, GRAZIE RAGAZZI! 

Pesante stangata per l’Ugento calcio

Una tegola pesantissima cade sull’Ugento Calcio, alla vigilia della sfida decisiva nei playout. La decisione del Giudice Sportivo lascia sgomenti dirigenti, tifosi e squadra: Miguel Medina è stato squalificato per ben due anni a causa del suo comportamento nella rissa avvenuta durante l’ultima gara. Medina avrebbe colpito con un pugno un calciatore avversario e, dopo aver ricevuto il cartellino rosso, ha aggravato ulteriormente la sua posizione colpendo un altro avversario con una testata sul mento, coinvolgendo anche un assistente arbitrale con un violento colpo all’avambraccio.

La stangata non si ferma qui: inflitta anche una pesante multa di 2.000 euro alla società salentina, poiché i propri sostenitori hanno intonato cori offensivi durante il minuto di silenzio e all’uscita degli spogliatoi hanno rivolto frasi ingiuriose contro la terna arbitrale, rendendo necessario l’intervento delle Forze dell’Ordine.

Non bastasse questo, l’Ugento dovrà fare a meno anche del talentuoso numero 10 Juan Sanchez, fermato per tre giornate, compromettendo ulteriormente le speranze della squadra in vista della cruciale partita di playout che determinerà le sorti della stagione.

180 minuti che valgono un campionato!

L’Ugento si gioca tutto in due gare: salvezza diretta o playout. Ecco scenari, regolamento e probabilità

È il momento decisivo. Il campionato di Serie D, girone H, ha raggiunto il suo punto culminante, e per l’Ugento Calcio i prossimi 180 minuti rappresentano la linea sottile tra gioia e amarezza, tra permanenza diretta nella categoria o la lotteria dei playout. A due sole giornate dal termine, la tensione è alle stelle e ogni singolo dettaglio potrebbe risultare decisivo.

La squadra di mister Mimmo Oliva si trova attualmente al 13° posto con 36 punti, in piena lotta salvezza, inserita in una classifica corta e molto rischiosa. Nessuno può sbagliare nulla, e ogni partita da qui in avanti sarà una vera e propria finale.

Ecco la classifica aggiornata, fotografando perfettamente la situazione a 180 minuti dal termine:

PosizioneSquadraPunti
11Gravina39
12Francavilla37
13Ugento36
14Acerrana35
15Manfredonia34
16Brindisi25
17Angri23
18Costa d’Amalfi20 (già retrocesso)

Un equilibrio delicato, con l’Ugento stretto fra squadre che si distanziano appena di qualche punto. Un passo falso potrebbe spostare drasticamente gli equilibri, rendendo inevitabile lo spettro dei playout.

Regolamento: chi rischia di più

Il regolamento della Serie D parla chiaro:

  • Le ultime due squadre retrocedono direttamente in Eccellenza.
  • Le squadre classificate dalla 13ª alla 16ª posizione disputano un playout in gara unica, ma solo se il distacco tra le contendenti è inferiore agli 8 punti. In caso contrario, retrocessione diretta della squadra peggio piazzata senza spareggi.

L’Ugento rischia dunque il playout nei seguenti casi:

  • Se il Brindisi (attualmente 16° a 25 punti) dovesse avvicinarsi a meno di 8 punti di distanza.
  • Se Acerrana o Manfredonia superassero in classifica l’Ugento, relegandolo alla 14ª o 15ª posizione.

Il calendario delle ultime due giornate non concede margini di errore. Per l’Ugento due partite estremamente impegnative contro squadre ancora in corsa playoff:

  • 33ª giornata: Ugento-Matera (in casa)
  • 34ª giornata: Virtus Francavilla-Ugento (in trasferta)

Uno sguardo anche alle dirette concorrenti:

  • Gravina (39 punti): Gravina-Casarano, Acerrana-Gravina
  • Francavilla (37 punti): Francavilla-Fasano, Brindisi-Francavilla
  • Acerrana (35 punti): Costa d’Amalfi-Acerrana, Acerrana-Gravina
  • Manfredonia (34 punti): Manfredonia-Brindisi, Martina-Manfredonia
  • Brindisi (25 punti): Manfredonia-Brindisi, Brindisi-Francavilla

È evidente come il calendario proponga molti incroci decisivi e pochissimi incontri facili. Solo il Costa d’Amalfi, già retrocesso, non ha più nulla da chiedere al campionato. Per tutte le altre compagini, saranno 180 minuti di battaglia sportiva vera.

Analisi e probabilità: servono almeno 3 punti

Un’approfondita analisi di oltre 700 combinazioni realistiche ha definito con chiarezza il quadro probabilistico per l’Ugento:

  • Salvezza diretta: 60-65%
  • Playout da 13ª posizione: 5-7%
  • Playout da 14ª posizione: 20-25%
  • Playout da 15ª posizione: 5-8%

In sintesi, l’Ugento non è ancora salvo. La squadra di Oliva deve puntare almeno ai 40 punti per avere una sicurezza accettabile. Servirà almeno una vittoria, o comunque conquistare almeno tre punti, confidando anche nei risultati dagli altri campi.

I prossimi 180 minuti rappresentano una vera e propria finale per l’Ugento Calcio. Sarà fondamentale scendere in campo con attenzione, concentrazione e lucidità massima, soprattutto nei momenti chiave delle partite. L’obiettivo della permanenza diretta in Serie D, tanto ambito e sudato durante tutta la stagione, è ancora saldamente nelle mani dei ragazzi giallorossi.

Niente sarà facile, nulla è scontato, ma l’impresa è tutt’altro che impossibile. È il momento di combattere con il cuore, di lottare per un’intera città che merita di continuare a sognare in Serie D.

Per l’Ugento, adesso, è davvero vietato sbagliare: in gioco ci sono i prossimi 180 minuti che valgono un intero campionato.

La nostra squadra ha bisogno di Ugento

Le ultime tre sconfitte con la Palmese, il Casarano e domenica scorsa con il Brindisi
sembrano aver abbassato l’interruttore di quello spirito battagliero e di quell’entusiasmo
che fino ad oggi hanno permesso di vivere momenti straordinari, unici, perché, occorre
ricordarlo, l’Ugento non ha mai militato nel campionato di serie D. Tutto ciò che è di più, è
sempre bene accetto. Ed è un vero miracolo calcistico quello che oggi stiamo vivendo
nella nostra città. Forse bisognerebbe accontentarsi, quindi essere realisti ed
intellettualmente onesti per quanto dirigenti, staff e calciatori hanno fatto fino ad oggi
seppur in un contesto certamente non privo di difficoltà sotto ogni aspetto, economico,
prim’ancora che tecnico – sportivo.
Come ugentino e appassionato di calcio sento il dovere di dire semplicemente grazie ad
ogni componente della squadra. Partendo da mister Oliva per arrivare ad ogni singolo
calciatore e dirigente o addetto ai lavori. A costoro va riconosciuto il merito di un lavoro
straordinario. Potrebbe sembrare quasi una nenia dell’antico Impero Romano, ma è una
sorta di “chiamata alle armi” quella che voglio rivolgere a tutta Ugento. Ad ogni
appassionato di calcio. Ad ogni tifoso giallorosso. Ad ognuno che senta nel proprio animo
il fervore e l’orgoglio di essere parte di un’avventura bellissima. Una storia che si possa
continuare a scrivere con l’inchiostro dell’appartenenza a questa nostra terra. Non solo
sulle pagine sportive, ma soprattutto su quelle degli annali che giammai potranno essere
cancellati. Anzi, saranno ricordati per sempre, affinché siano esempio e stimolo per
andare avanti nel cammino della storia di Ugento, del suo territorio e dei suoi cittadini.
Quella del mare che accarezza i nostri volti, orientati al futuro, ma con gli occhi attaccati al
cordone ombelicale di un passato glorioso. Del sole, che riscalda la nostra pelle non solo
ogni volta che chiudiamo gli occhi e guardiamo verso quel cielo azzurro ove spesso si
diradano le nubi delle difficoltà di tutti i giorni, per lasciare spazio a nuovi orizzonti. Del
vento, che soffia sui nostri aliti la forza e la consapevolezza di ciò che dovremmo riscoprire
giorno per giorno con la forza dell’impegno quotidiano per far crescere la comunità, anche
con la passione e l’impegno sportivo, secondo le capacità e possibilità di ognuno. E’
indispensabile e serve l’aiuto di tutti.
È nei momenti più difficili che bisogna unirsi. Incrementare gli sforzi. Concentrare
l’impegno nel sostenere chi ha sempre dimostrato attaccamento alla maglia giallorossa.
Mister Oliva, il suo staff ed i calciatori meritano un ulteriore ed ancora più elevato
supporto. Nelle prossime gare interne dobbiamo essere accanto ad ognuno di loro.
Sostenerli. Combattere insieme su ogni pallone, su ogni centimetro di campo per non
lasciare spazio e tempo all’avversario. Dovremmo essere al loro fianco per sussurrargli la
nostra vicinanza ogniqualvolta sentiranno di non farcela e la fatica della battaglia peserà
sulle loro gambe. Spingerli a rialzarsi e continuare a lottare. Si vince soprattutto con il
cuore, con la forza dell’impegno, con il sacrificio, con il sudore e la capacità di non darsi
mai per vinti.
Ci aspettano altre quattro dure battaglie. Quattro finali che dobbiamo vincere per noi
stessi. Per la nostra Ugento. Si possono vincere perché siamo nelle condizioni di poter
battere squadre certamente più blasonate, tecnicamente superiori, ma non per questo
imbattibili. L’abbiamo dimostrato in molte occasioni! Dobbiamo percorrere insieme
quest’ultimo miglio. E dobbiamo farlo consci di chi siamo e dove vogliamo andare.
Rimanere in serie D, con la nostra forza e il nostro cuore giallorosso. Vi dico che possiamo
farcela. Dobbiamo farcela. Serve ora esserne consapevoli, disposti a gettare insieme alla
squadra il cuore oltre l’ostacolo. Dare tutto ciò che è possibile dare, che non è poca cosa.
Il cuore giallorosso ha sempre dimostrato di saper vincere contro tutto e contro tutti. Tifosi
e appassionati giallorossi, ci manca veramente poco per scrivere ancora pagine
inenarrabili di storia sportiva. È un qualcosa di cui andare fieri, molto fieri! Ve l’assicuro!
Forza Ugento! Tutta Ugento vuole vincere! La squadra ha bisogno di tutta Ugento e noi
abbiamo bisogno dei nostri ragazzi. Non molliamo! Forza vagnoni!

L’Ugento lotta con il cuore, ma il derby va al Casarano

Una giornata di sport indimenticabile, un’atmosfera elettrizzante e un record frantumato: mai prima d’ora così tante persone avevano riempito gli spalti del “Comunale” per un evento sportivo. Il derby tra Ugento e Casarano ha segnato un momento storico per la comunità giallorossa, con una cornice di pubblico straordinaria e un tifo acceso ma sempre corretto. Peccato per il risultato finale, che ha visto il Casarano imporsi per 3-2 al termine di una gara combattutissima.

Mister Mimmo Oliva ha ritrovato quasi tutti gli squalificati, eccezion fatta per Amabile, e ha schierato l’Ugento con un 4-3-1-2 determinato e aggressivo. La squadra ha messo in campo orgoglio e determinazione, dando tutto fino all’ultimo secondo. Il Casarano è partito forte, trovando il vantaggio al 16’ con Malcore, ma l’Ugento ha reagito immediatamente. Al 35’ Sanchez ha prima fallito un calcio di rigore, parato da Fernandes, ma è stato poi rapidissimo sulla respinta a insaccare di testa il gol dell’1-1.

Nella ripresa, il Casarano ha messo in campo Milicevic, mossa che si è rivelata decisiva. Al 10’ della ripresa Loiodice ha riportato in vantaggio gli ospiti su rigore, prima che proprio Milicevic firmasse il tris al 25’ con un colpo di testa letale. Sembrava finita, ma l’Ugento ha trovato ancora la forza di reagire: al 90’, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Ancora ha riacceso la speranza con un guizzo da rapace d’area. Nel recupero i giallorossi hanno tentato il tutto per tutto, ma il Casarano ha saputo gestire il finale portando a casa tre punti pesanti.

Se il risultato lascia un po’ di amarezza, la prestazione dei ragazzi di Oliva merita solo applausi. L’atteggiamento mostrato in campo è stato encomiabile, e il sostegno dei tifosi ha dato una dimostrazione di grande civiltà e attaccamento alla maglia. La macchina organizzativa ha retto bene l’afflusso record di spettatori, confermando la crescita dell’ambiente calcistico ugentino.

Ora testa bassa e concentrazione massima sulla prossima sfida, un crocevia fondamentale per la corsa salvezza: domenica si va a Brindisi, in uno scontro diretto da affrontare con lo stesso spirito battagliero visto contro il Casarano. Forza Ugento, il campionato non è finito!

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