Puglia seconda per i reati ambientali

Oltre ad essere secondi nella classifica nazionale per le bandiere blu 2023, la nostra regione vanta anche il non meno brillante secondo posto nella classifica stilata da Legambiente nell’ultimo Rapporto Ecomafia 2023, per quanto riguarda la “pressione” dell’illegalità sull’ambiente. Con i nostri 3054, seguiamo la Campania con 4020 reati.

Esaminando i dati provinciali, è Roma a guidare la classifica, seguita da Napoli e da Bari, salita al terzo posto con i suoi 1.128 reati.

Di rilievo è l’aumento del delitto di attività organizzata di traffico illecito di rifiuti: nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentra il 44,7% dei reati relativi alla gestione illecita dei rifiuti. La Campania è al primo posto della classifica regionale, seguita dalla Puglia, ma sono da segnalare il terzo posto del Lazio e il quarto della Lombardia che superano rispettivamente Calabria e Sicilia.

Meritano menzione anche il fenomeno criminale legato agli incendi, piuttosto noti nel nostro territorio, che registra diversi attacchi scellerati alla natura soprattutto durante il periodo estivo, sui quali spesso si disvela il carattere di veri e propri smaltimenti in bianco di rifiuti. Non a caso, i fumi prodotti dalla combustione, non sono quelli tipici dell’abbruciamento di materiale vegetale, ma piuttosto di materiale plastico e di vario altro genere, con ingenti immissioni di diossina in atmosfera.

Rispetto all’annus horribilis del 2021, nel 2022 la superficie colpita dagli incendi si è sensibilmente ridotta, sebbene resti su valori elevati. E se diminuisce il numero di reati legati ai roghi, aumenta quello delle persone denunciate, con una media di oltre due al giorno, e dei sequestri.

Tra le proposte avanzate da Legambiente, di interesse sono quelle relative da un lato sostenimento con forza, nell’ambito delle procedure previste per l’approvazione della nuova direttiva europea in materia di tutela penale dell’ambiente, del testo approvato all’unanimità dalla Commissione per gli affari giuridici del Parlamento europeo il 21 marzo del 2023. L’auspicio è che la direttiva venga varata entro l’attuale legislatura europea. Dall’altro alla revisione, in particolare per quanto riguarda il meccanismo del cosiddetto subappalto “a cascata”, le norme introdotte dal nuovo Codice degli appalti e garantire, anche attraverso lo strumento del Protocollo di legalità, come sperimentato dalla struttura del Commissario per la bonifica delle discariche abusive, il costante monitoraggio degli appalti previsti per il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Affari illeciti e criminalità organizzata

Al di là dello studio ed interesse criminologico dei contenuti della recente relazione della Direzione nazionale antimafia relativa al primo semestre 2022, il report è utile per comprendere quali siano gli elementi che ogni cittadino deve cogliere per rielaborare una nuova coscienza civica e gettare le basi per un terreno che sia fertile sotto il profilo istituzionale e democratico. Si conferma dapprima la tendenza sul generale inabissamento dell’azione dei sodalizi criminali più strutturati che hanno raggiunto un più basso profilo di esposizione e, come tale, particolarmente insidioso proprio in ragione dell’apparente e meno evidente pericolosità. Si tratta di un atteggiamento che risulta sempre più diffuso in tutte le forme criminogene in considerazione del vantaggio loro derivante dalla mimetizzazione nel tessuto sociale e dalla conseguente possibilità di continuare a condurre i propri affari illeciti in condizioni di relativa tranquillità senza destare le attenzioni degli inquirenti. E’ il caso di dire che quasi sempre è difficile vedere ciò che non osserviamo, che tuttavia esiste.

La criminalità organizzata infatti preferisce agire con modalità silenziose, affinando e implementando la capacità d’infiltrazione del tessuto economico-produttivo e soprattutto sociale, anche avvalendosi delle complicità di imprenditori e professionisti, di esponenti delle istituzioni e della politica formalmente estranei ai sodalizi. Un’indubbia capacità attrattiva è evidentemente rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nell’attuale fase post-pandemica, non tralasciando l’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel nostro Paese e che sono supportate da finanziamenti europei tramite le note risorse assegnate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), di cui tanto si sta peraltro discutendo in questi giorni in ogni consesso politico – amministrativo.

I sodalizi criminali si contraddistinguono per essere strutturati su modelli imprenditoriali che alterano le dinamiche economiche, la libera concorrenza e l’ambiente; di modo che, a tutti i livelli,  l’azione politico – amministrativa deve ispirarsi ad una migliore tutela della spesa pubblica. Un’azione che deve necessariamente privilegiare la semplificazione delle procedure del sistema di contrasto alle infiltrazioni, il rafforzamento dei controlli e l’ampliamento di strumenti preventivi che non creino nuovi ostacoli per le imprese, quali ad esempio la prevenzione collaborativa, che è nata dall’esigenza di accelerare e adeguare il sistema di prevenzione, e per una rapida attuazione “in sicurezza” del PNRR. Al Prefetto è stata assegnata  la possibilità di ricorrere a misure amministrative di prevenzione alternative all’emanazione di un’interdittiva, allorquando i tentativi di infiltrazione mafiosa siano riconducibili a situazioni di agevolazione occasionale. 

In continuità con il passato, si conferma la forte propensione al controllo del territorio conseguito, soprattutto, con l’aggressione alle attività commerciali mediante estorsioni, furti, rapine e danneggiamenti spesso finalizzati a conseguirne la proprietà. Vi è poi la capacità di inserirsi nel settore imprenditoriale e nelle pubbliche Amministrazioni assicurandosi il controllo delle aziende locali, attraverso sistematiche frodi fiscali, attività di riciclaggio e trasferimento fraudolento con riferimento anche al contrabbando di prodotti energetici. Per la DNA, la propensione affaristica trova nel Salento l’humus ideale per attecchire nei settori economici nevralgici dell’area, spesso influenzandone ed orientandone le politiche e le linee di sviluppo economiche e imprenditoriali. Alcune inchieste giudiziarie hanno evidenziato e documentato concreti elementi di condizionamento mafioso in taluni amministratori locali, disvelando modalità d’infiltrazione “attraverso la stipula di un pactum sceleris avente ad oggetto lo scambio politico-mafioso tra voti e utilità economica”. In virgolettato è stato riportato quanto si legge in un’ordinanza di custodia cautelare. 

Gli esiti investigativi, evidenziando una serie di pratiche e modalità estorsive, consentono di definire l’esistenza del c.d. “metodo mafioso ambientale”. 

In tutta la regione continua a manifestarsi la consistente disponibilità di denaro dei sodalizi pugliesi frutto dei traffici illeciti più remunerativi, come quelli derivanti dagli stupefacenti, nel cui settore restano comunque consolidati i rapporti con le consorterie albanesi. L’instancabile fiuto per gli affari orienta le attività criminali delle mafie pugliesi anche in direzione di altre forme di guadagno quali il contrabbando di sigarette e, come accennato, la gestione del gioco e delle scommesse on-line, oltre agli appetibili settori della gestione dei rifiuti e del turismo. Non mancano i fenomeni relativi allo sfruttamento di extracomunitari sia con riferimento al caporalato che vede spesso i cittadini stranieri vittime di imprenditori senza scrupoli, sia riguardo ad altri reati connessi con l’immigrazione clandestina tra i quali falso, truffa e sfruttamento della prostituzione che interessano in modo trasversale anche altre etnie. 

Che fare quindi? Intanto imparare ad osservare, poi capire. Infine agire attraverso le spinte della coscienza personale di cui ogni cittadino è fortunatamente dotato. Bisogna essere cittadini “osservatori”, non addomesticabili dalle logiche di potere e di sottomissione politica. Solo così sarà possibile tornare a sognare un futuro.

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