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Lotteria Italia 2024: record di vendite in Puglia

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l successo della Lotteria Italia 2024 è stato sancito da numeri impressionanti: oltre 8,65 milioni di biglietti venduti a livello nazionale, con un incremento del 29% rispetto all’anno precedente. Anche in Puglia il dato è stato particolarmente significativo, con 423mila tagliandi staccati, un aumento del 55% rispetto al 2023. La regione si colloca tra le prime cinque in Italia per crescita percentuale, confermando un interesse in costante aumento per il gioco a premi più popolare d’Italia. Tuttavia, dietro il clamore dei numeri e l’entusiasmo per l’estrazione finale dell’Epifania, si cela una realtà sociale preoccupante che merita un’analisi più approfondita.

“Quando l’economia reale non offre risposte concrete alle difficoltà quotidiane, il gioco d’azzardo diventa spesso una forma di evasione e speranza per molte persone,” spiega il sociologo Marco Benedetti, esperto in dinamiche sociali legate al consumo. L’aumento della vendita dei biglietti della Lotteria Italia non può essere letto esclusivamente come un segnale di rinnovato entusiasmo verso questa tradizione italiana. Al contrario, potrebbe rappresentare un indicatore allarmante di impoverimento del tessuto sociale e di una crescente sfiducia verso altre forme di riscatto economico.

Secondo i dati ISTAT più recenti, la Puglia registra un tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale, con picchi drammatici nelle fasce più giovani. La precarietà economica e l’incertezza sul futuro spingono molte persone a cercare soluzioni immediate e illusorie. “La Lotteria rappresenta un’ancora di salvezza, una chance di cambiamento radicale per chi sente di non avere altre opportunità,” continua Benedetti. “Questo tipo di comportamento è il sintomo di un malessere profondo, non una celebrazione di tradizioni o di svago.”

Non è un caso che il boom delle vendite della Lotteria si registri proprio in un periodo storico segnato da difficoltà economiche diffuse. L’aumento del costo della vita, l’erosione del potere d’acquisto e il continuo arretramento del welfare state spingono sempre più persone verso forme di speranza immediate, anche se aleatorie.

La psicologa Maria De Angelis, specializzata in dipendenze comportamentali, sottolinea come il gioco d’azzardo, anche nella sua forma più tradizionale come la Lotteria Italia, possa diventare una valvola di sfogo per chi si sente intrappolato in una realtà senza vie d’uscita.

“Ogni biglietto acquistato rappresenta una storia di desiderio e bisogno, spesso accompagnata da un senso di fallimento personale. Questo è particolarmente vero in regioni come la Puglia, dove le opportunità di mobilità sociale sono limitate.”

Le strategie di vendita della Lotteria Italia riflettono un sistema ben rodato che sfrutta la vulnerabilità sociale. Gli Autogrill, dove è stato venduto il 12% dei biglietti, e le tabaccherie, rappresentano spazi di transito frequentati da una fascia eterogenea di persone, rendendo il biglietto della Lotteria un acquisto impulsivo, spesso dettato dalla suggestione di una vincita improvvisa. Anche le vendite online, in crescita del 16%, testimoniano una diffusione sempre più capillare e accessibile.

L’esperto di economia comportamentale Luca Ferraro aggiunge: “Le pubblicità e la narrazione mediatica della Lotteria Italia contribuiscono a creare un’illusione di possibilità, enfatizzando le grandi vincite e oscurando la realtà statistica: le probabilità di vincere sono infinitesimali. Questo alimenta un circolo vizioso, soprattutto tra le fasce più vulnerabili della popolazione.”

Il successo della Lotteria Italia 2024 deve spingere a una riflessione collettiva. Lungi dall’essere un traguardo positivo, questi numeri evidenziano la necessità di intervenire sul piano sociale ed economico. “Investire in educazione, formazione professionale e politiche attive per il lavoro è l’unica via per rompere questo schema,” afferma Benedetti. “Finché il gioco rimane una delle poche speranze percepite, il problema continuerà a crescere.”

In un contesto come quello pugliese, la sfida è ancora più ardua. La cultura della speranza non può essere lasciata nelle mani di un biglietto della Lotteria, ma deve essere ricostruita attraverso un sistema sociale che offra opportunità concrete e percorribili. Solo così il boom delle vendite della Lotteria Italia potrà tornare a essere un segno di entusiasmo e non un sintomo di crisi.

Aumentano i controlli sulla Ugento – Casarano: il calendario di gennaio

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Nel nuovo anno si intensificano i controlli della velocità sulla strada provinciale che collega Ugento a Casarano. La Polizia Provinciale di Lecce ha diffuso il calendario delle postazioni mobili di autovelox per gennaio 2025, che vede una presenza significativa di controlli su questo tratto stradale.

Ben sette giornate di controllo sono state programmate sulla SP 72 Ugento-Casarano:

  • 3 gennaio sulla SP 7 Casarano-Ugento (7:00-19:00)
  • 7 gennaio sulla SP 72 Ugento-Casarano (7:00-19:00)
  • 11 gennaio sulla SP 72 Casarano-Ugento (7:00-19:00)
  • 15 gennaio sulla SP 72 Casarano-Ugento (7:00-19:00)
  • 19 gennaio sulla SP 72 Ugento-Casarano (7:00-19:00)
  • 23 gennaio sulla SP 72 Casarano-Ugento (7:00-19:00)
  • 29 gennaio sulla SP 72 Ugento-Casarano (7:00-19:00)

Desta però preoccupazione l’assenza totale di controlli sulla strada Taurisano-Ugento, arteria che negli ultimi mesi è stata teatro di gravi incidenti stradali. Nonostante i recenti sinistri che hanno evidenziato la pericolosità di questo tratto stradale, nel calendario di gennaio non sono state previste postazioni di controllo su questa direttrice.

I controlli programmati sulla Ugento-Casarano saranno effettuati dalle 7:00 alle 19:00 nelle date indicate. Si ricorda agli automobilisti l’importanza di rispettare i limiti di velocità non solo nei giorni e nelle strade sottoposte a controllo, ma su tutta la rete stradale e in qualsiasi momento, per garantire la sicurezza di tutti gli utenti della strada.

Per maggiori informazioni è possibile contattare il Corpo di Polizia Provinciale di Lecce al numero 0832-683025 o inviare una email all’indirizzo polizia.provinciale@provincia.le.it.

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Ancora soldi nella velostazione di Ugento

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Come emerge dal documento ufficiale recentemente pubblicato, il Comune ha ottenuto un finanziamento pari a 6.000 euro per la “Definizione delle specifiche del servizio di gestione operativa delle postazioni di Bike Sharing elettrico con annessi punti di ricarica da integrarsi con la Velostazione ”. Questa iniziativa rientra in un più ampio piano di incentivi alla mobilità sostenibile, ma si scontra con la realtà di strutture abbandonate e inutilizzate.

Secondo quanto riportato nell’atto, il finanziamento è finalizzato alla creazione di una velostazione che dovrebbe fungere da punto di riferimento per residenti e turisti interessati a un sistema di bike sharing efficiente. Il piano prevede l’installazione di rastrelliere, la fornitura di biciclette e l’attivazione di un servizio di manutenzione per garantire continuità al progetto. Tuttavia, la cifra stanziata solleva dubbi sulla reale fattibilità dell’intervento, considerati i costi elevati legati alla gestione e alla promozione di un sistema di mobilità sostenibile.

La velostazione di Ugento, così come la stazione FS, versa da anni in uno stato di totale abbandono. Questo dato, già denunciato a più riprese da questa testata, rende ancora più complesso l’avvio di nuovi progetti. Strutture che avrebbero potuto rappresentare un volano per la mobilità alternativa sono oggi simboli di degrado e di mancata pianificazione.

La documentazione evidenzia come il progetto di bike sharing necessiti di un piano di gestione chiaro e di ulteriori investimenti per evitare che anche questa iniziativa si trasformi in un’occasione mancata. La situazione attuale delle infrastrutture locali, unite alla difficoltà di valorizzare gli spazi già esistenti, sottolinea come questi beni risultino utili più a fare punteggio nella redazione di bandi pubblici che nella vita reale.

L’iniziativa del bike sharing rappresenta sicuramente un passo avanti nelle politiche di mobilità sostenibile, ma rischia di essere compromessa dalla mancanza di una visione complessiva e di interventi concreti per il recupero delle strutture già presenti. Ugento, con le sue risorse e le sue criticità, si trova di fronte a una sfida cruciale: riuscire a tradurre i finanziamenti e i progetti in realtà tangibili per il territorio e i suoi cittadini.

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Il PUG avanza: il 9 e il 10 gennaio i prossimi appuntamenti

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Il Piano Urbanistico Generale (PUG) di Ugento continua a essere un tema caldo che sta generando accese polemiche e divisioni. La recente riunione della commissione incaricata, tenutasi per discutere delle strategie e degli obiettivi del PUG, ha messo in evidenza la delicatezza della questione e le profonde divergenze politiche che attraversano l’amministrazione comunale e che si riverberano nella cittadinanza ugentina.

Tuttavia, l’incontro, che si sarebbe dovuto rivelare una preziosa occasione di confronto, si è trasformato in un’arena di polemiche. Diverse voci, tra cui membri della commissione e tecnici partecipanti, hanno lamentato una scarsa chiarezza degli obiettivi del PUG e un quadro normativo incerto che rischia di complicare ulteriormente i tempi di approvazione. Le discussioni si sono accese in particolare su punti strategici come la tutela ambientale, lo sviluppo sostenibile e il bilanciamento tra esigenze residenziali e turistiche.

Di fronte alle difficoltà emerse durante l’incontro, l’amministrazione comunale ha deciso di prendersi ulteriore tempo per analizzare le questioni sollevate, fissando il mese di maggio come nuovo termine per una revisione complessiva del PUG. L’obiettivo dichiarato è quello di approfondire gli aspetti tecnici e normativi per arrivare a un piano realmente condiviso e operativo.

Tale decisione, tuttavia, ha alimentato un’ondata di critiche sia all’interno della maggioranza che tra i banchi dell’opposizione. In molti ritengono che il rinvio sia un segnale di debolezza politica e un tentativo di guadagnare tempo senza affrontare concretamente le problematiche sollevate. Alcuni consiglieri di maggioranza hanno manifestato apertamente il loro malcontento, mentre l’opposizione ha accusato l’amministrazione di incapacità gestionale e di mancanza di visione strategica per il futuro del territorio.

La questione del PUG ha ormai assunto i contorni di una vera e propria crisi politica. Il rinvio deciso dall’amministrazione rischia di compromettere ulteriormente la tenuta della maggioranza, con consiglieri sempre più insofferenti verso una gestione giudicata troppo esitante. Parallelamente, i cittadini, in particolare i professionisti e le categorie direttamente coinvolte, chiedono maggiore trasparenza e una roadmap chiara per la definizione del piano.

La strada verso l’approvazione del PUG appare dunque in salita, con sfide tecniche e politiche che sembrano ancora lontane da una soluzione, che passerà come prossime tappe dal 9 e 10 gennaio prossimi, quando l’amministrazione comunale ha fissato una riunione riservata a tecnici e professionisti.

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Serie D in fermento: le difficoltà di Angri e Nardò

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Il calcio dilettantistico italiano è spesso sinonimo di passione, ma talvolta la mancanza di solidità societaria può trasformare un sogno in un incubo. Due storie emblematiche di questa difficile realtà emergono dalle recenti vicende di Nardò e Angri, due città dove il calcio rischia di pagare a caro prezzo i problemi economici e le tensioni interne.

La crisi del Nardò Calcio Il comunicato diffuso dagli Ultras del Nardò è un grido d’allarme per il destino della squadra. Denunciano apertamente una gestione societaria che, a loro avviso, è stata caratterizzata da approssimazione, incompetenza e mancanza di chiarezza progettuale. Dopo due anni in cui la promozione è rimasta un miraggio, i tifosi chiedono un cambio di rotta immediato. L’attuale proprietà è accusata di non aver saputo costruire basi solide per il futuro, puntando su sponsor incerti e scelte dirigenziali discutibili. La richiesta degli ultras è chiara: liberare il Nardò Calcio e garantire un passaggio delle quote a chi possa riportare serietà e credibilità al club, soprattutto in vista dell’anno del centenario.

Angri: il presidente lascia Ad Angri, la situazione non è meno complicata. Il Presidente Gianni Niutta, attraverso il programma “Lo Sport in Campania” su TeleVomero, ha annunciato l’intenzione di consegnare il titolo sportivo nelle mani del Sindaco Cosimo Ferraioli. Un gesto che segna l’epilogo di una gestione evidentemente insostenibile, lasciando incertezza sul futuro della squadra. La decisione pone ancora una volta l’accento sulla difficoltà di mantenere stabilità economica e gestionale in questa categoria.

Il miracolo dell’Ugento Calcio In questo panorama di difficoltà, la piccola realtà dell’Ugento Calcio si distingue come un esempio virtuoso. Con una gestione attenta e lungimirante, il club salentino sta dimostrando che la solidità societaria può fare la differenza anche in Serie D. Nonostante un budget sicuramente inferiore rispetto ad altre piazze più blasonate, l’Ugento continua a stupire grazie a un lavoro meticoloso che ha coinvolto tutte le aree del club: dal calciomercato alla comunicazione, fino alla gestione degli sponsor.

L’allenatore Mimmo Oliva e il suo staff hanno saputo costruire una squadra competitiva, capace di ottenere risultati storici, come la prima vittoria in Serie D. Un traguardo raggiunto non solo grazie alle qualità tecniche dei giocatori, ma anche grazie a una struttura societaria solida che garantisce stabilità e serenità all’ambiente. L’Ugento rappresenta quindi un faro nel buio di un calcio dilettantistico spesso caratterizzato da crisi e difficoltà.

Le vicende di Nardò e Angri mettono in luce quanto sia fondamentale avere una società solida per affrontare le sfide del calcio dilettantistico. Senza una guida chiara e una visione a lungo termine, anche le piazze più appassionate rischiano di perdere il proprio patrimonio sportivo. Allo stesso tempo, esempi come quello dell’Ugento dimostrano che con organizzazione e competenza è possibile realizzare grandi cose, anche partendo da realtà piccole ma ricche di entusiasmo. Un insegnamento che dovrebbe far riflettere molti dirigenti su come costruire un futuro sostenibile per il calcio italiano.

W la legalità

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Il nostro Centro Storico, cuore pulsante di una bellezza che dovrebbe unire e ispirare, è stato nuovamente teatro di un gesto che ferisce e divide. Vincenzo Scorrano, con parole capaci di toccare le corde giuste, ha raccontato di installazioni luminose distrutte, simboli spezzati di un tentativo di rinascita per le nostre strade. Eppure, le parole, per quanto belle, restano tali se non trovano riscontro nella realtà che si è chiamati a governare.

Scorrano ci parla di comunità, di rispetto e di valori condivisi, ma il sistema che rappresenta sembra tradire questi stessi ideali. La “legalità del sistema”, quella che ad Ugento spesso prende il posto della vera giustizia, non è altro che un gioco di specchi. Qui, la legalità si misura in favori elargiti, in associazioni di amici e parenti che beneficiano di fondi pubblici, in richieste sussurrate a porte chiuse, dove il merito soccombe al peso delle relazioni. È questa la cultura che vogliamo insegnare ai nostri giovani? È questa la bellezza che vogliamo proteggere?

Le telecamere e i controlli non bastano, ed è giusto riconoscerlo. Ma come possiamo promuovere la cultura della legalità quando l’amministrazione stessa dà l’esempio sbagliato? Non si tratta solo di numeri, ma di trasparenza e coerenza. Rendicontare l’uso dei fondi pubblici non è un atto tecnico: è un gesto simbolico, un esempio che dimostra cosa significa davvero essere virtuosi.

E qui sorgono domande che non possono più essere ignorate. Come può un presidente del consiglio comunale conciliare il suo ruolo istituzionale con quello professionale, quando organizza eventi finanziati dal Comune che dovrebbe rappresentare? Questo corto circuito istituzionale è la negazione stessa di quel cambiamento culturale che si invoca nei post e nei discorsi pubblici. La trasparenza non può essere una parola vuota: deve essere la base di ogni azione amministrativa.

Promuovere la legalità significa insegnare ai ragazzi che il merito conta più delle amicizie, che le istituzioni ascoltano e rispondono, che l’amministrazione è un modello di trasparenza. Significa mostrare che ogni gesto, ogni scelta, ogni euro speso ha un valore e un significato. Ed è per questo che chiediamo a Vincenzo Scorrano e all’amministrazione tutta di dimostrare, con i fatti, ciò che predicano a parole.

La bellezza non è solo un ornamento: è una responsabilità. E questa responsabilità passa dal coraggio di guardarsi allo specchio, di affrontare le storture di un sistema che premia il clientelismo e di lavorare per un futuro diverso. Ugento ha il potenziale per essere un modello, ma solo se chi governa avrà la forza di rompere con le logiche del passato e di abbracciare una vera cultura della legalità.

Riparare le installazioni distrutte è un inizio, ma il vero cambiamento si misurerà nella capacità di ricostruire la fiducia, di dare l’esempio e di trasformare le parole in azioni. Ugento merita di più. Ugento merita coerenza, trasparenza e una bellezza che non sia solo estetica, ma etica.

Emiliano contro capone: il botto di inizio campagna elettorale in Puglia

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Sul ring del Consiglio Regionale pugliese, si continua a combattere senza esclusione di colpi. Il match in questione, iniziato con l’approvazione del Bilancio di previsione lo scorso 18 dicembre, si è trasformato in una maratona politica che ha visto protagonisti il governatore Emiliano e l’opposizione, con l’arbitro – il regolamento consiliare – a complicare la partita.

Nel primo round, l’emendamento Laricchia – una norma che impone un controllo più stringente sulle nomine politiche della Giunta regionale – ha raccolto 24 voti favorevoli, abbastanza per una maggioranza semplice, ma non per la “maggioranza qualificata” che, secondo Emiliano, sarebbe stata necessaria in sede di Bilancio. Il colpo sembrava respinto, ma l’arbitro ha rivisto il verdetto: “24 voti bastano”, è arrivato il responso il 23 dicembre, inserendo quindi l’articolo incriminato nella legge definitiva. Un pugno diretto al governatore, che non l’ha presa bene e ha deciso di mandare il tutto al “Var” della magistratura, scrivendo al procuratore capo di Bari.

Loredana Capone, presidente del Consiglio, ha difeso l’operato dell’aula, sottolineando il rispetto della sovranità consiliare. Ma è evidente che questa vicenda sta facendo emergere tensioni interne alla maggioranza e negli equilibri tra i vari schieramenti politici. L’emendamento Laricchia, infatti, non solo mira a frenare la discrezionalità delle nomine, ma potrebbe essere letto come un messaggio di trasparenza e meritocrazia, capace di risuonare nell’opinione pubblica.

E qui entra in scena un altro capitolo di questo incontro pugilistico: alcuni analisti vedono in questa vicenda una dimostrazione delle manovre di aggancio che alcune correnti del PD starebbero mettendo in atto nei confronti del Movimento 5 Stelle, o almeno dei suoi rappresentanti in Consiglio regionale, in vista delle prossime elezioni. In un momento in cui sarà decisivo consolidare l’alleanza tra PD e M5S, episodi come questo potrebbero servire a puntellare con atti concreti un’intesa politica da giocare sul ring elettorale.

Intanto, il match prosegue. Dopo l’Epifania, la norma tornerà in aula per ulteriori round e potrebbe addirittura subire un colpo di grazia con un emendamento abrogativo. Una mossa che molti vedono come tentativo della maggioranza di “recuperare punti” agli occhi di Emiliano, arrabbiatissimo per il cedimento sul fronte delle nomine. Ma la questione non finisce qui: anche l’emendamento che obbliga i sindaci candidati alle regionali a dimettersi sei mesi prima attende di essere rivotato. Una misura passata grazie al voto segreto e che ha aperto un altro fronte di battaglia tra le fila del Consiglio.

Dall’angolo dell’opposizione, però, arrivano stoccate decise. Antonella Laricchia parla di “reazione scomposta” del governatore, suggerendo che i suoi sospetti di tentativi di condizionamento durante l’ultima seduta non fossero infondati. Forza Italia rincara la dose, accusando Emiliano di tutelare “appetiti clientelari utili a fini elettorali”.

E così, tra un jab e un gancio, il Consiglio regionale si prepara a un nuovo anno elettorale che promette di essere un vero match all’ultimo colpo.

Riportiamo infine l’intero comunicato apparso sul sito della Regione Puglia nella giornata di ieri:

“Illustre Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Bari,

con riferimento alla segnalazione del 30 dicembre scorso dei fatti riferiti alla votazione finale

del consiglio regionale sul testo finale della legge di stabilità 2025, si informa di aver provveduto in data 31/12/2024 alla promulgazione della legge, contestualmente pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n.13 straord. (doc. 1), in adempimento allo specifico obbligo posto in capo al presidente della giunta regionale dalla Costituzione (art.121 u.c.) e dallo statuto (art. 42 co. 2 lett. c) non disponendo il medesimo di alcun potere di controllo sulla legittimità sostanziale o formale della legge approvata dall’assemblea e non potendo perciò egli rifiutare la promulgazione della legge ancorché – per ipotesi – formalmente irregolare o giuridicamente inesistente, e ciò a garanzia delle prerogative dell’organo legislativo e della sua manifestazione di volontà.

Se, dunque, la promulgazione delle leggi regionali da parte del Presidente costituisce atto dovuto (al punto che, per ipotesi, egli potrebbe essere rimosso con decreto motivato del Presidente della Repubblica ove ciò configurasse un atto contrario alla Costituzione o grave violazione di legge secondo quanto previsto dall’art. 126 co.1 Cost.), si ritiene però che compito del Presidente della Giunta regionale sia anche quello di vigilare, nel rispetto del quadro ordinamentale vigente che definisce l’assetto dei poteri e delle attribuzioni dei diversi organi dello Stato e delle regioni, sul rispetto della legalità, anche quando quest’ultima si configuri come osservanza delle norme statutarie sul procedimento di approvazione della legge di bilancio.

L’articolo 35 comma 4 dello statuto regionale prescrive per la validità delle deliberazioni in materia di bilancio, il voto favorevole della maggioranza assoluta (metà +1 dei consiglieri in carica), corrispondente a n. 26 voti, laddove ordinariamente – per espressa previsione del precedente comma 3 – è sufficiente la maggioranza semplice (metà+1 dei presenti).

Il testo finale della legge di stabilità 2025 effettivamente approvato dalla maggioranza assoluta dei consiglieri in carica non comprendeva l’articolo 242 (corrispondente all’emendamento 111 presentato dalla Consigliera Laricchia) perché l’emendamento che lo conteneva era stato dichiarato respinto nel corso della votazione sui singoli emendamenti.

In altre parole, tra gli articoli costituenti il testo finale della legge, messo a votazione definitiva nella seduta del 18 dicembre scorso ed approvato dal Consiglio con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, non c’era, con ogni evidenza, l’articolo 242 essendo stato dichiarato “non approvato” dalla presidenza dell’assemblea.

Né la correzione postuma della proclamazione del risultato della votazione sull’emendamento 111 (che aveva ottenuto n. 24 voti a favore) che l’ufficio di presidenza del consiglio regionale ha successivamente disposto con delibera n. 288 del 23/12/2024, sulla scorta di analoghi precedenti in tal senso, è idonea a sanare il vizio procedurale consistente nel fatto che il testo della legge di stabilità votato e definitivamente approvato dall’Assemblea il 18 dicembre scorso con i n. 26 voti favorevoli, non conteneva l’articolo 242.

In relazione ai fatti sopra esposti, si fa riserva di inviare documentazione a comprova all’esito della pubblicazione da parte del Consiglio regionale della delibera consiliare n. 254 del 18/12/2024 contenente il processo verbale redatto dal segretario generale del consiglio e da chi per esso, ad oggi non pubblicato.

Quanto sopra, con il mero intento di consentire la conoscenza dei fatti e contribuire alla piena legittimità dell’operato di questa Regione nel rispetto del principio democratico di cui il voto assembleare è espressione”.

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