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Condannata l’Italia per la cattiva gestione dei rifiuti

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Con una sentenza dello scorso 19 ottobre, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha riscontrato la violazione dell’art. 8 della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo (CEDU). In particolare è stata dichiarata la violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare da parte dell’Italia perpetrata con la cattiva gestione dei servizi di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti nella regione Campania. Una gestione che ha certamente molta comunanza con quella attuata negli anni anche in Puglia ed in particolare nel Salento e nel nostro territorio. Non dimentichiamo che la discarica Burgesi, ora in regime di post- gestione è una discarica nata in un particolare periodo storico e politico. Unico caso di discarica nata in sanatoria. 

La Corte ha riconosciuto la violazione dei diritti di diciannove cittadini, residenti a Caserta e San Nicola La Strada. Costoro sostenevano essenzialmente che le autorità italiane avessero omesso di garantire il corretto funzionamento del servizio pubblico di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti nella loro zona di residenza, nonché di mettere in sicurezza e bonificare la discarica sita nell’area Lo Uttaro, causando gravi danni all’ambiente e mettendo in pericolo la salute degli abitanti dell’area interessata, danneggiandone la vita privata. La “crisi della gestione dei rifiuti” in Campania si è protratta per 15 anni, così come del resto è accaduto nella nostra Regione per lunghi periodi di tempo.

I cittadini ricorrenti si dolevano della violazione del loro diritto alla vita (art. 2 CEDU), del loro diritto al rispetto della vita privata e del loro domicilio (art. 8 CEDU, profilo sostanziale e procedurale), del loro diritto a non essere discriminati (art. 14 CEDU), nonché, con riferimento alla possibilità di ottenere la restituzione delle tasse che avevano pagato per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, la violazione del diritto all’equo processo (art. 6 par. 1 CEDU), del diritto ad un ricorso effettivo (art. 13 CEDU) ed infine del diritto al rispetto dei propri beni (art. 1 Protocollo 1 alla CEDU). La Corte, con la sentenza, ha accolto il ricorso sotto il profilo della violazione sostanziale dell’art. 8 CEDU, dichiarandolo per il resto inammissibile (con riferimento alle doglianze sollevate relativamente agli artt. 6 par. 1 e 13 CEDU, nonché all’art. 1 Protocollo 1 alla CEDU e dell’art. 2 e 14 CEDU, per incompatibilità ratione materiae con la Convenzione e perché manifestamente infondate). Sebbene non si potesse affermare, a causa della mancanza di prove mediche, che l’inquinamento derivante dalla crisi della gestione dei rifiuti avesse causato danni alla salute dei ricorrenti, era tuttavia possibile stabilire, tenendo conto dei rapporti ufficiali e dei documenti disponibili, che vivere in un’area caratterizzata dalla massiccia presenza di rifiuti, in violazione delle norme di igiene e sicurezza applicabili, aveva reso i ricorrenti più vulnerabili a diverse malattie. Per la Corte di Strasburgo, un rilevante inquinamento ambientale può senz’altro influire sul benessere delle comunità al punto tale da pregiudicare la loro vita privata, senza per questo mettere in pericolo la loro salute. 

Se pensiamo alla gestione della discarica Burgesi ed a tutto ciò che ad essa è riferibile, specie per ciò che attiene il “silenzio assordante” di chi per anni seduto sul trono ha solo “ciurlato nel manico”, non tralasciando i più recenti studi che confermano un aumento delle malattie oncologiche ed ovviamente la questione, ancora aperta, del PCB, possiamo renderci conto che anche nei confronti delle popolazioni di Ugento, Gemini e Aquarica – Presicce le autorità siano verosimilmente venute meno al loro obbligo positivo di adottare tutte le misure necessarie a garantire l’effettiva tutela del diritto dei ricorrenti al rispetto del loro domicilio e della loro vita privata, violando, per tale via, l’art. 8 della Convenzione.

La prova di quanto appena detto sta proprio nel fatto che tra i banchi della maggioranza e della minoranza non si pronuncia quasi mai “Burgesi”, salvo ricordarsene in campagna elettorale. Non ci si chiede che fine abbiano fatto i risultati dei campionamenti, per i quali sono stati stanziati soldi pubblici. A che punto sia, e con quali riscontri, l’attuazione del piano straordinario di verifica ambientale. 

Forse è meglio aspettare la prossima campagna elettorale per sapere qualcosa.

Troppo facile accusarli, io sto dalla parte dei ragazzi

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È troppo facile biasimare gli adolescenti, considerando la loro età che naturalmente li porta a commettere degli errori giovanili. Tuttavia, quale alternativa stiamo offrendo a questi ragazzi? Secondo me, questa dovrebbe essere la prima domanda da porsi per comprendere davvero il fenomeno, evitando giudizi autoreferenziali, come si è letto in giro in questi giorni.

La crisi del tessuto sociale di Ugento non è iniziata certo ora, e in questo momento stiamo iniziando a vedere i tipici sintomi della seconda generazione. Crescono i figli di coloro che hanno vissuto per primi il profondo cambiamento del paese. Ma in che ambiente stiamo facendo crescere questi ragazzi? Cosa offre Ugento agli adolescenti?

Cominciamo dallo sport, forse l’aspetto migliore che il nostro paese sta vivendo in questo momento storico. Le società sportive abbondano a Ugento, offrendo ai ragazzi la possibilità di scegliere tra diverse specialità. Purtroppo, non possiamo dire lo stesso degli impianti sportivi, con i campi da calcetto della zona 167 e di via Loreto che continuano a rimanere chiusi, anche a causa delle loro dimensioni non regolamentari e della loro scarsa utilità pratica. Anche il campo vicino al Victor, costato altri 120 mila euro alle casse pubbliche, ha dimensioni problematiche e farà probabilmente la fine degli altri due.

Il campetto di via Loreto, nonostante sia ufficialmente chiuso, è frequentato da un gruppo di adolescenti che disturberebbe la tranquillità dei residenti. Il campo rimane chiuso, e si adottano tutti i metodi possibili per dissuadere i ragazzi dall’utilizzarlo invece di cercare una soluzione al problema. Il messaggio trasmesso è devastante: “ANDATEVI A DROGARE, IL CAMPO È CHIUSO” (un po’ come il campo di Padel comunale, che continua a rimanere chiuso).

UGENTO-ALLORA-CI-DROGHIAMO

Passiamo poi al “sistema culturale” che, in questo paese, ha la strana caratteristica di essere finanziato interamente con fondi pubblici. Museo e Biblioteca faticano a rappresentare un polo di attrattività popolare. La biblioteca offre un servizio principalmente per i bambini, trasformandosi in una sorta di ludoteca, a vantaggio dei genitori votanti. Tuttavia, ancora una volta, gli adolescenti rimangono esclusi dagli eventi culturali.

I locali, le discoteche e i luoghi di aggregazione sono ormai un miraggio. Torre San Giovanni, dove l’unica novità attrattiva è rappresentata da un relitto che continua a rimanere incagliato sul lungomare, è frequentata solo 4 mesi l’anno e i ragazzi trascorrono le serate principalmente a Casarano, Ruffano e Gallipoli, dimostrando che c’è una categoria di giovani che desidera sfuggire alle quattro mura di questo paese. Dovremmo chiedere loro prima di tutto il motivo.

Non se la passano meglio i luoghi di aggregazione della nostra infanzia: Piazza Italia è diventata una sorta di pista di atterraggio per gli elicotteri e forse sarà per questo sempre deserta, piazza Immacolata continua a rimanere orfana del locale che l’ha sempre potuta far vivere la sera. Le poche realtà presenti sono dovute solo ed esclusivamente all’iniziativa privata, che a Ugento è sempre più appannaggio di pochi indiani coraggiosi (a cui dobbiamo davvero rispetto!).

Come possiamo quindi pretendere il rispetto dei luoghi da parte dei ragazzi quando il nostro paese si trova in condizioni molto peggiori? Come possiamo chiedere rispetto quando coloro che sono investiti di responsabilità pubbliche sono i primi a non dimostrarlo affatto? Non posso fare a meno di citare come al solito la teoria delle finestre rotte, accettata in tutto il mondo come origine di questi fenomeni. E sarebbe bastato girare la fotocamera per fare qualche scatto nei pressi di quell’arco imbrattato per accorgersi che è una zona che non brilla certo per il decoro urbano.

Non voglio che questo editoriale sia solo un freddo elenco di problemi, ma dobbiamo trovare soluzioni! Le soluzioni esistono e sono anche semplici, basta uscire di casa. Lancio quindi una provocazione: invece di cacciare questi “pericolosissimi criminali”, perché non offrirgli in gestione uno dei tanti immobili comunali abbandonati? Diamo loro l’opportunità di fare gruppo e di assumersi responsabilità. Concentriamoci su di loro anziché scaricarli addosso le nostre frustrazioni da falliti.

L’identità di “popolo” sconfigge il vandalismo della stupidità

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L’identità di “popolo” sconfigge il vandalismo della stupidità

Un recente intervento dell’amico Angelo Minenna sul Quotidiano di Puglia a proposito dell’atto vandalico a danno del nostro patrimonio storico da parte di emeriti idioti, costituisce lo spunto per una riflessione sui tempi che stiamo vivendo e su quanto accaduto.  

Riprendendo il proprio passato da ultras dei Falchi Ugento e del Lecce, sottolinea che la sua generazione e quelle precedenti giammai avrebbero avuto la malsana idea di deturpare il proprio centro storico con delle scritte che inneggiano ai motti di una qualsivoglia curva calcistica o sportiva.  In effetti, così come la cultura patriarcale non c’entra nulla con il femminicidio, di cui tanto peraltro tanto si parla in questi giorni (osservo che in molti sembrano diventati “esperti”), allo stesso modo, da sociologo e da criminologo sostengo che lo sport ed il tifo organizzato non c’entrino nulla con questi gesti di vero attacco alla nostra bellezza ed alla nostra storia locale. Se si osserva il fenomeno da un profilo macrosociologico, seguendo l’insegnamento dei maestri Durkheim e Merton, l’origine di tali gesti è da rinvenirsi sostanzialmente in un cattivo funzionamento di quelli che sono i processi di socializzazione primaria. Significa cioè che gli autori non hanno interiorizzato “norme, regole, valore, ideali e prospettive” che sono condivise dalla stragrande maggioranza della società. Ed ecco quindi che il problema diventa prevalentemente culturale. Segnale di un fallimento, al pari di quanto accade in parte all’origine delle violenze di genere, delle agenzie sociali: famiglia e scuola in modo particolare. Tutti nasciamo in una famiglia e tutti andiamo a scuola (più o meno!). Viene difficile da pensare che alla scuola primaria o alle elementari un bambino possa imparare passo dopo passo il senso dello stare insieme nella comunità se la prima preoccupazione di un genitore è quella di evitare che non abbia il cellulare, magari l’ultimo modello, per non farlo sentire discriminato ed essere perciò da meno rispetto agli altri: “u figliu meu percè aie essere menu te l’addrhi? Perché questa è la verità. Non nascondiamoci dietro un dito. 

È difficile immaginare che venga educato al senso del rispetto non conoscendo mai, acquisendolo (ecco l’interiorizzazione!), il significato ed il valore di un no! Come adulti, come cittadini responsabili della crescita dei nuovi cittadini, non possiamo meravigliarci di taluni comportamenti. Veri e propri “atti devianti” sui quali occorre intervenire sistemicamente. Non posso sostenere di voler difendere la mia identità, la mia città, la mia storia, se nel mio percorso di crescita non sono stato messo nelle condizioni di interiorizzare il significato, il valore, l’importanza, il senso dell’appartenenza, la correttezza, il rispetto, la capacità di comprendere i limiti oltre i quali non posso andare, fermandomi all’autorevolezza dell’istituzione, che osservo non c’entra nulla con gli estremismi politici. Ovvio che intervengono latamente le procedure del controllo sociale: recupero, valorizzazione, arredo urbano, piano traffico, pulitura e restauro di vicoli, monumenti e facciate di case e palazzi. Con ancora, come ha evidenziato Minenna e su cui concordo pienamente, piani ad hoc per Borgo Antico e centro storico, videosorveglianza adeguata e soprattutto funzionante che consenta l’accertamento e la punizione di chi devia, prevedendo intanto la pulizia a proprie spese, un servizio gratuito per la collettività, ad esempio a favore degli anziani o dei diversamente abili, e corsi di storia locale (questa è la cittadinanza attiva!). Ma siamo ad un livello superiore. 

Al pari della loro camera da letto che non credo venga imbrattata ed imbruttita in quel modo, devono capire e imparare a prendersi cura del luogo in cui vivono e con cui vorrebbero identificarsi ed essere identificati. C’è altresì un ulteriore passo che va compiuto, più strettamente legato alle comunità locali. Prendere coscienza di essere ugentini/e e geminiani/e, perché così consentiremo a chi commette gesti idioti di diventare orgogliosamente figlio e figlia devoto/a della loro Città. Nella sua Fuga dalla libertà Erich Fromm prescrive una destrutturazione dalla forma di consumatori e soprattutto di condurre un’esistenza accanto agli altri non isolandoci sui social, come in città e ancor più nei piccoli paesi, che diventano sempre più anonimi. 

A Ugento arrivano le prime condanne per reati ambientali

in 5 a processo per reati ambientali a torre mozza

Nell’ambito di un processo che ha avuto inizio con la prima udienza davanti al giudice monocratico Luca Scuzzarella, cinque individui sono stati accusati di diversi reati ambientali tra cui deturpazione delle bellezze naturali e di discarica abusiva lungo il litorale di Ugento. Gli imputati rispondono congiuntamente alle medesime imputazioni, relative a fatti risalenti a febbraio 2022.

Secondo l’accusa mossa dalla Procura di Lecce, i cinque imputati avrebbero creato una discarica abusiva su un’area demaniale di 25 metri quadrati nel Comune di Ugento lungo la costa. La presunta attività illecita consisterebbe nel deposito di un notevole quantitativo di posidonia mista a sabbia, pari a 80 metri cubi. Tale materiale deriverebbe dalla disostruzione periodica delle foci del canale a mare di Torre Mozza e Torre San Giovanni.

La Procura sostiene che questo comportamento costituisce una deturpazione delle bellezze naturali del litorale di Ugento, un luogo sottoposto a una particolare tutela in quanto sito di area Sic. Le aree Sic sono riconosciute come strategiche per la conservazione di habitat di importanza europea, legati a specie animali o vegetali a rischio di estinzione.

Nel corso dell’udienza, il Tribunale in composizione monocratica ha accolto la richiesta di oblazione per il solo capo d’accusa di deturpazione di bellezze naturali nei confronti di Alfredo Borzillo. L’oblazione consente l’estinzione del reato mediante il pagamento di una somma concordata con l’accusa. Tuttavia, una richiesta di messa alla prova è stata respinta dal giudice, poiché il materiale incriminato è ancora presente sul luogo e non è stato rimosso, come prescritto.

il sito interessato dalla discarica prima della sua realizzazione.

Le difese degli imputati hanno sottolineato l’assenza delle autorizzazioni necessarie per la rimozione del materiale, impedendo al momento qualsiasi azione in tal senso. La prossima udienza è fissata per il 19 dicembre, durante la quale saranno esaminati gli imputati e i testimoni delle difese.

Gli avvocati Renata Minafra, Stefano De Francesco, Silvestro Lazzari, Michele e Giulia Bonsegna, Giordano Settembre e Rocco Vincenti difendono gli imputati. È importante notare che la vicenda è stata oggetto di numerose segnalazioni da parte della nostra testata giornalistica, che ha anche denunciato la costante ostruzione dei canali di bonifica, fonte di disagi per gli abitanti e di minaccia per la fauna protetta. Nonostante gli appelli di attivisti e associazioni locali al comune di Ugento, sembra che le preoccupazioni siano rimaste inevasi fino a questo momento.

Il video dello scorso anno proprio sull’argomento.

Si conclude il torneo di calcio balilla del bar La Boccia

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si conclude il torneo di calcio balilla a ugento

L’atmosfera al Bar La Boccia di Ugento è ancora carica di emozioni dopo la conclusione del torneo di calcio balilla che si è tenuto ieri sera. La competizione, che ha catturato l’attenzione degli appassionati locali, ha raggiunto il suo apice con la vittoria della coppia Urso Roberto e Luis Mauramati.

Il torneo ha offerto un mix di emozioni, suspense e abilità, con le squadre che si sono sfidate senza esclusione di colpi per conquistare il prestigioso titolo di campioni del Bar La Boccia. Dopo intense sfide nei giorni precedenti, la coppia Urso Roberto e Luis Mauramati ha dimostrato di essere la più forte.

Lunedì è stato il giorno degli scontri nei quarti di finale e nelle semifinali, con le squadre che hanno dato il massimo per ottenere il pass per la finalissima. La tensione era palpabile, ma Urso Roberto e Luis Mauramati sono emersi con abilità e determinazione, assicurandosi un posto nella partita decisiva.

Oltre al riconoscimento come campioni, Urso Roberto e Luis Mauramati hanno avuto l’onore di ricevere un premio di tutto rispetto. Una selezione di bottiglie prelibate e accessori per il mondo del buon bere è stata consegnata loro in segno di celebrazione della loro vittoria.

Il primo premio includeva 3 bottiglie di vino Donna Marzia, 6 calici da 67 cl e un decanter da 1 lt, un vero tesoro per il palato. La coppia ha festeggiato il successo con il gusto raffinato di questi premi, rendendo la loro vittoria ancora più memorabile.

Il Bar La Boccia si è trasformato in un palcoscenico di trionfo, e il pubblico entusiasta ha applaudito la coppia vincitrice. Il torneo di calcio balilla non è stato solo una competizione sportiva, ma un momento di condivisione, divertimento e celebrazione della passione per il gioco.

Urso Roberto e Luis Mauramati hanno dimostrato che il calcio balilla è molto più di un semplice gioco da bar: è un’arte che richiede abilità, strategia e, soprattutto, una buona dose di spirito competitivo. Che questa vittoria sia solo l’inizio di nuove sfide e di ulteriori momenti indimenticabili al Bar La Boccia di Ugento.

Giuseppe Carafa è campione italiano dei pesi leggeri di pugilato

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giuseppe carafa è il campione italiano dei pesi leggeri

Sabato 18 novembre è stata una serata memorabile per il mondo del pugilato italiano, con Giuseppe Carafa che ha conquistato il titolo italiano dei pesi leggeri battendo Pasquale “Puma” Di Silvio al Pala Ventura di Lecce. L’incontro, che ha avuto luogo come gran finale della serata di pugilato denominata Fight Clubbing, è stato organizzato dal Team Rosanna Conti Cavini e trasmesso anche su DAZN, attirando l’attenzione degli appassionati di boxe in tutto il paese.

Giuseppe Carafa, pugile e allenatore di Ugento nella provincia del Salento, si è presentato sul ring con un record personale di 16 vittorie, 6 sconfitte e 2 pareggi, accompagnato dal tecnico storico Francesco Stifani e dal preparatore Matteo Diddi. Due anni fa, Carafa ha raggiunto il culmine della sua carriera diventando campione europeo dei pesi leggeri Ibo, e da allora ha focalizzato tutti i suoi sforzi per competere per il titolo italiano. Il suo avversario, Pasquale Di Silvio, un pugile romano professionista dal 2007, vantava un solido record di 23 vittorie, 11 pareggi e 3 sconfitte.

Il match è stato un’autentica battaglia, con entrambi i pugili che si sono impegnati senza risparmio, offrendo agli spettatori un combattimento pieno di intensità e determinazione. Dopo dieci riprese avvincenti, il verdetto è stato raggiunto per Split Decision, con i punteggi di 96-95, 96-95 e 95-95 a favore di Giuseppe Carafa. Il pugile di Ugento è così salito sul gradino più alto del podio, laureandosi Campione Italiano dei Pesi Leggeri.

Nonostante le sfide psicofisiche e lo stress che Carafa ha dovuto affrontare nei mesi precedenti all’incontro, ha dimostrato una straordinaria resilienza e determinazione. In un post sui social media, il neo-campione ha dichiarato:

“Non sarò qui a trovare alibi, ma chi mi conosce lo sa, che questo match non avrei dovuto disputarlo… sotto una pressione psicofisica che negli ultimi mesi mi ha ridotto al massimo dello stress e della fatica.”

Le parole di giuseppe carafa

Carafa ha ringraziato il suo avversario, Pasquale Di Silvio, definendolo una persona eccezionale che ha creduto fino all’ultimo, rispondendo colpo su colpo. La vittoria di Carafa rappresenta non solo un trionfo personale, ma anche un riconoscimento del suo impegno, della sua dedizione e delle sue capacità nel mondo del pugilato italiano. Ma rappresenta anche l’ennesima vittoria per il suo tecnico Francesco Stifani e la BeBoxe di Copertino, senza dimenticare la ASD Terra d’Otranto, da sempre la prima casa dei fratelli Carafa e del capostipite Totò, il primo ad aver creduto nelle doti di questo fantastico campione.

i fratelli Carafa con la cintura appena conquistata.

Una citazione d’obbligo va infatti anche al minore dei Carafa, Antonio, che ha accompagnato il fratello all’angolo con una vemente passione che è riuscita a trasmettere anche a Giuseppe nei momenti più critici del march. Una presenza costante che ha permesso al campione salentino di raggiungere quel livello di concentrazione necessario per combattere incontri di questo calibro.

Non sarò qui a trovare alibi, ma chi mi conosce lo sa, che questo match non avrei dovuto disputarlo…sotto una pressione psicofisica che negli ultimi mesi mi ha ridotto al massimo dello stress e della fatica, per una serie di problemi che, secondo qualcuno, avrebbero dovuto ostacolarmi o magari “allontanarmi” dalla boxe che conta. Ed invece a testa bassa e dopo una vera e propria guerra sono di nuovo qui, in cima.

Ringrazio Pasquale, persona eccezionale che ci ha creduto fino all’ultimo rispondendo colpo su colpo.

Ringrazio papà, sempre e comunque vicino, sempre vero uomo di sport, al quale devo ogni titolo.

Francesco, al quale chiedo scusa di non aver “risposto” bene ai comandi come ho sempre voluto fare. Continueremo a lavorare, qualunque sia l’obbiettivo, sportivo e non, non tralasciando nulla..ci capiamo con poco!

Grazie Carmine, mi hai visto crescere, e questa volta mi hai visto soffrire come non mai…sei un uomo eccezionale e un uomo d’angolo magnifico.

Ringrazio Margherita e mio Fratello Antonio, angeli custodi anche durante il taglio del peso. Sono delle certezze ed io non smetterò mai di essergli grato.

Il team Cavini tutto, Rosanna, Monia, Fabrizio, che crede sempre in me e con i quali c’è ormai un legame familiare.

Mamma, sempre dolce e in apprensione.

Il dottor stregone Francesco Lampredi che ha fatto un altro miracolo!

In fine ma solo nella lista, ringrazio Matteo Diddi @diddi_pt persona con la quale ormai condivido successi preoccupazioni e gioie, perché so sempre che lui c’è ed è pronto a capirmi.

Reazioni anche nella politica ugentina, con gli assessori Ozza e Congedi che hanno festeggiato il campione sui social

Prima di questa emozionante sfida, il pugilato italiano aveva vissuto un altro momento di grande rilevanza con Luca Rigoldi che è diventato il nuovo campione WBC Internazionale dei Pesi Piuma, battendo Luis Millan. Il pugilato italiano continua a regalare emozioni, con prossimi incontri da non perdere, come quello tra Kevin Lele Sadjo e Giovanni De Carolis e quello tra Emiliano Marsili e Gavin Gwynne, che promettono spettacolo e adrenalina per gli appassionati di questo nobile sport.

Il nuovo singolo di Alessio Vida è su Spotify

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è uscito il nuovo singolo dell'artista salentino alessio vida

Negli annali della musica salentina, un nome sta emergendo con forza, portando una ventata di freschezza e originalità nel panorama rap locale. Alessio Vida, talentuoso artista di Ugento, ha recentemente lanciato il suo singolo “Sega Montale,” una creazione musicale che ha catturato l’attenzione di appassionati e critici, anche della nostra testata.

L’ascesa di Alessio Vida è stata accelerata da una geniale trovata pubblicitaria che ha fatto scalpore e ha piazzato il suo nome sotto i riflettori. La sua creatività e il suo talento non passano inosservati, e il singolo “Sega Montale” è diventato il biglietto da visita di un artista che gioca con abilità sulle sonorità rap, mescolando stereotipi e modi di dire in una metrica fitta.

Il brano, disponibile su Spotify e su tutte le principali piattaforme musicali, rappresenta un connubio unico tra il rap e suoni pop. La melodia accattivante del ritornello si intreccia con testi che giocano sulle sfumature della lingua e sugli stereotipi, creando un’esperienza musicale coinvolgente e al tempo stesso provocatoria.

La geniale trovata pubblicitaria che ha preceduto il lancio del singolo ha fatto sì che l’attenzione si concentrasse su Alessio Vida. L’artista salentino ha dimostrato una capacità innata di destare interesse attraverso la sua immagine e il suo stile unico. La scelta del titolo “Sega Montale” è stata audace e ha suscitato curiosità, spingendo il pubblico a scoprire cosa si celasse dietro questo enigmatico titolo.

La metrica fitta e avvincente del brano è uno degli elementi distintivi di Alessio Vida. L’artista dimostra una padronanza straordinaria della lingua italiana, incastonando modi di dire e riferimenti culturali in modo intelligente all’interno delle sue liriche. Il risultato è un testo che sfida l’ascoltatore a riflettere mentre si lascia trasportare dalla fluidità della musica.

La fusione di suoni rap e pop in “Sega Montale” conferma la versatilità di Alessio Vida come artista. La produzione attenta e la scelta accurata dei suoni creano un’atmosfera coinvolgente che si presta perfettamente al messaggio provocatorio del brano. È un esempio di come la musica possa essere un mezzo potente per esprimere idee, sfidare convenzioni e stimolare il pensiero critico.

L’invito ad ascoltare immediatamente “Sega Montale” su Spotify sottolinea l’entusiasmo di Alessio Vida nel condividere la sua musica con il pubblico. Il singolo rappresenta solo l’inizio di un percorso artistico che promette di stupire e innovare ulteriormente il panorama musicale salentino.

Alessio Vida si afferma come un talento emergente da tenere d’occhio nella scena musicale. “Sega Montale” è il suo biglietto da visita, una dichiarazione di intenti che fonde abilmente creatività, provocazione e maestria musicale. Con la sua geniale trovata pubblicitaria, ha attirato l’attenzione di tutti noi, confermando che il rap salentino ha un nuovo e affascinante protagonista.

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