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Parcheggi selvaggi sulle dune di Torre San Giovanni

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parcheggi selvaggi sulle dune di torre san giovanni

Immagina di passeggiare su una spiaggia da cartolina, con dune che si alzano maestose a protezione del litorale. Tuttavia, questo idillio naturale è minacciato da un fenomeno preoccupante: auto che si arrampicano e si parcheggiano direttamente sulle dune. A Torre San Giovanni, l’incanto delle dune costiere è messo a rischio da questa pratica sempre più diffusa e dannosa.

Le dune costiere sono molto più di semplici formazioni sabbiose: svolgono un ruolo cruciale nel proteggere l’entroterra dai capricci del mare e del clima. Purtroppo, il parcheggio selvaggio delle auto sta mettendo a repentaglio questa preziosa difesa naturale. I pneumatici delle auto scavano profonde tracce, arrecando danni alle piante e al terreno sottostante. Questa destabilizzazione delle dune le rende vulnerabili all’erosione accelerata, come togliere i mattoni da un muro e sperare che rimanga in piedi.

Questa situazione crea un ambiente favorevole a un comportamento distruttivo che non solo altera l’aspetto naturale della spiaggia, ma mette anche a rischio l’equilibrio dell’ecosistema. Le auto parcheggiate oltre la sbarra non solo danneggiano le dune, ma impediscono anche il passaggio dei mezzi di soccorso, soprattutto durante l’affollata stagione estiva.

La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che queste pratiche nocive avvengono proprio nelle spiagge più prossime all’abitato, dove ci si aspetterebbe un maggiore controllo da parte delle autorità. Questo scenario evidenzia una grave negligenza e una mancanza di azione da parte delle istituzioni locali.

Nonostante le continue richieste da parte delle organizzazioni ambientaliste e della comunità locale, il problema persiste. Le istituzioni sembrano non comprendere l’urgenza della situazione o ritardano nell’adottare misure concrete per affrontare questa emergenza ecologica. Questa inazione è un campanello d’allarme che rivela una carenza di impegno e una priorità distorta.

Per salvaguardare la bellezza naturale di Torre San Giovanni e assicurare un futuro sostenibile per l’ecosistema costiero, è essenziale agire rapidamente. Implementare regolamenti rigorosi sull’accesso alle dune e applicare sanzioni significative per chi li viola è un passo essenziale. Inoltre, è fondamentale educare il pubblico sull’importanza di rispettare l’ambiente e seguire le norme stabilite.

Il tempo scorre inesorabile: ogni giorno di inazione peggiora la situazione. Solo attraverso un impegno congiunto tra cittadini, organizzazioni ambientaliste e autorità locali possiamo sperare di preservare queste dune dalla distruzione.

L’estate di un bambino. I ricordi di un mare che non c’è più

I ricordi di un mare che non c’è più

Alcuni giorni fa, mi è capitato di ritornare a guardare quello scenario, piuttosto suggestivo, che si intravede salendo sulle dune che sovrastano località “Pazze”, da cui peraltro è possibile ammirare quell’isolotto simile ad una grande balena che tante volte ho toccato e percorso in lungo e in largo. In quelle acque, lucenti e trasparenti, ho trascorso tutta l’infanzia e parte dell’adolescenza. Ecco allora che fermandomi per qualche istante, sedutomi su una piccola pietra, richiamato non so da che cosa e da quali voci lontane, mi sono fermato per qualche attimo. Ho chiuso gli occhi e per magia ho rivisto velocemente la pellicola del film in cui ho intravisto gli guardi, i gesti, i movimenti, i sorrisi di tante persone che non ci sono più, che tante estati hanno vissuto in questa nostra località.

Oggi tutto è cambiato! Tutto è (o sembra) diverso! Vi è una mescolanza di genti che vivono quella parte di territorio non sapendo o non conoscendo tante particolarità che io da bambino irrequieto e vivace ho vissuto in gioiosa spensieratezza. Rifuggono i ricordi di un tempo vissuto in un mare che non c’è più. Ho ripensato a tutte quelle volte in cui, accompagnato a fare il bagno dai nonni, venivo sistematicamente intimato ad uscire dall’acqua. Non volevo mai uscire perché mi sentivo in paradiso in quelle acque fresche e profumate. Oggi ammetto che lo facevo anche per dispetto. Di tanto in tanto scorgevo qualche conoscente che entrava in acqua con maschera, pinne, un uncino ed una cassetta di legno con attaccate delle bottiglie di plastica per farla galleggiare, in cui metteva i ricci che raccoglieva sul fondale roccioso.  Allora questa specie padroneggiava quelle scogliere che oggi sono deserti. Incuriosito, mi avvicinavo per vedere come venissero raccolti. Cercavo di capire la tecnica per poi metterla in pratica allorquando sarebbe stato il tempo giusto per me.

Le lunghe nuotate dalla riva alla “grande balena” avevano una forza autorigenerante, favorita dal sole e dal caldo estivo. Proprio come superman, che prende forza dal sole, mi sentivo invincibile nell’andare e tornare da quello scoglio. Ogni volta che mi allontanavo e mi riavvicinavo avevo la sensazione di entrare in una sorta di estasi che tuttora non riesco a descrivere. Era per me una cosa talmente bella da non poter essere spiegata con delle semplici parole. Preferisco ricordarla e riviverla, anche se purtroppo non è la stessa cosa. Erano belli quei tempi d’estate. Ci si divertiva un sacco pur non avendo playstation, giochi elettronici e soprattutto cellulari. Non si andava molto al parco giochi. La sera si cenava tutti insieme con la classica frisa salentina. Talvolta si arrostiva un po’ di carne oppure del pesce fresco. Erano belli quei pomeriggi in cui si celebrava il break con una menta od un’orzata servita in ghiaccio. Oppure del caffè, sempre in ghiaccio, che ho sempre odiato, pensando (e continuo a pensare!) che sia una bevanda da bere esclusivamente calda. 

C’erano dei giorni in cui, nel fine settimana soprattutto, giungevano dal paese i nonni materni. Inevitabilmente e puntualmente sporco di terra per le strade sterrate (non c’erano l’asfalto, la fognatura e l’illuminazione pubblica!), sempre buttato in quei terreni inedificati vicino alla mia casa, riuscivo a sentire il rumore di un’ape. Allora rizzavo le orecchie e dopo qualche attimo, portando lo sguardo verso la strada mi accorgevo che erano i nonni che a bordo del loro ape giallo stavano per arrivare nella nostra casa in via Generale La Marmora. La gioia era immensa. La felicità sublime perché capivo subito che si sarebbero fermati da noi per qualche giorno. Capitava poi che nel periodo dei pomodori, insieme a loro arrivassero anche le attrezzature e la materia prima per la “salsa” stagionale. Allora si che era una festa perché sapevo che sarei stato accanto al nonno nei preparativi e nell’organizzazione dei lavori: pentoloni, accensione del fuoco, spremitura, passatura e bollizione delle bottiglie con la famosa tecnica del “a bagno Maria”.

Sono ricordi di un passato che non c’è più, ma che custodisco gelosamente dentro di me. E sono convinto che molti di coloro che leggeranno questo articolo rivivranno le mie stesse sensazioni. Che è poi il motivo principale per cui ho voluto scriverlo. Per iniziare a fare la salsa ci si alzava molto presto. Ricordo che i nonni dicevano che iniziando presto si poteva lavorare bene con “il fresco”. Infatti, all’incirca verso metà mattinata, le bottiglie già bollivano e ci si preparava per andare al mare. Si ritornava per pranzo. Si stava tutti insieme, con il ritualismo finale del taglio dell’anguria per poi dedicarsi all’altrettanto rituale pennichella pomeridiana. Dormivo con il nonno che per addormentarmi raccontava sempre la fiaba (di sua invenzione!) della “conca spirlonca”. 

In quei pochi attimi a guardare la bellezza di “pazze” è stato come rivivere tutti questi momenti. Ricordare eventi e simboli che mi hanno aiutato a crescere, insegnandomi quanto sia prezioso un contesto familiare sano in un ambiente marino costiero straordinario come quello che noi tutti ugentini abbiamo la fortuna di avere e che dobbiamo custodire e proteggere. 

Diceva Albert Einstein che la memoria è l’intelligenza degli idioti. 

A me piace molto sentirmi un idiota, perché la memoria mi aiuta a rivivere un mare che non c’è più. Il che mi fa sentire bene. Mi fa sognare. Mi aiuta a rivedere quelle tante persone che non ci sono più, alle quali voglio rimanere legato per sempre.

Riflettiamo ancora con Alessandro Manzoni

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Riflettiamo ancora con Alessandro Manzoni cristian rovito

Alessandro Manzoni in occasione della morte del suo patrigno scrisse il carme “In morte di Carlo Imbonati”. In questo componimento il giovane poeta immagina che il patrigno gli appaia in sogno e gli detti una serie di regole comportamentali per condurre una vita moralmente corretta.  

Riflettiamo insieme su alcuni versi di questo carme, perché racchiudono una serie di precetti, direi quasi “comandamenti”, che sorprendono per la loro modernità e che ognuno di noi dovrebbe mettere in atto nella sua vita quotidiana. 

Proviamo a commentarli brevemente, uno per uno.

“…Sentir – riprese – e meditar”: nel nostro quotidiano parlare occorre avere l’umiltà e l’educazione di ascoltare chi ci parla, poi riflettere attentamente e soltanto alla fine rispondere. È come dire che…dovremmo inserire il cervello prima di parlare o, almeno, contare fino a dieci!  Quante stupidaggini, quante insensatezze, quanti sproloqui, quante “cavolate” diremmo di meno!

“di poco esser contento”: oggigiorno chi si accontenta più del poco, dello stretto necessario? Quanti di noi, invece, egoisticamente pretendiamo anche il superfluo? E cosa dire dei nostri adolescenti e dei giovani, erroneamente educati a pretendere tutto, subito e senza sacrificio alcuno? 

“de la meta mai non torcer gli occhi”: lavorare cioè con costanza, fermezza e serietà per realizzare i traguardi prefissati, non permettere che la mente e il cuore subiscano distrazioni o deviazioni. Quanto tempo prezioso perderemmo di meno! Quanti fallimenti potremmo evitare, quanto prima e quanto meglio potremmo costruire il nostro futuro!

“conservar la mano pura e la mente”: è certamente difficile mettere in pratica questo precetto, sia perché la purezza contrasta con la debolezza umana, sia perché la moderna società ha messo da parte, purtroppo, tanti valori. I buoni maestri di un tempo sono stati sostituiti dai “social”, che ogni giorno ci imprigionano il cervello con pensieri e azioni diseducative, dissacratorie ed ingannevoli. Ripristinando certi valori persi avremmo meno violenza e meno peccaminosità.  

“de le umane cose tanto sperimentar quanto basti per non curarle”: è ’invito a non curarci più del dovuto delle vicende terrene, in quanto effimere e passeggere. È il richiamo a vivere in modo più conforme alla ragione, a non lasciarci turbare dalle passioni e dai beni esteriori, a non pretendere di spiegarci ad ogni costo tutti gli avvenimenti di questo mondo. Un invito quindi alla moderazione, a considerare cioè i limiti della conoscenza umana e a non inorgoglirci smisuratamente. 

“non ti far mai servo: probabilmente è il più saggio di questi precetti, perché riguarda l’uomo veramente libero da ogni forma di schiavitù. Quanti di noi oggi possono orgogliosamente dichiararsi lontani dal servilismo opportunistico, dalla sottomissione, per paura o interessi, ai potenti di turno? Quanti possono vantare di aver sempre la spina dorsale dritta, di non essere servi dei compromessi, di non “calarsi le brache” per lucrosi vantaggi? Insomma, quanti di noi non sono servi di nessuno e mantengono viva la propria dignità?   

“non far tregua coi vili”: bisogna combattere sempre le persone vili, i codardi, cioè chi manca di coraggio, i vigliacchi, quelli che approfittano delle disgrazie altrui o che sono prepotenti con i deboli ed arrendevoli con i potenti. Non bisogna mai abbassare la guardia nei confronti di questi individui, altrimenti non avremo più cittadini onesti e coraggiosi. 

“il santo Vero mai non tradir”: non tradire mai la santa Verità, cioè quella che Dio stesso ci ha rivelato. Questo precetto vale per i cattolici come per tutte le altre religioni. Non tradire il “santo Vero” significa anche dire sempre la verità, senza tentennamenti e senza calcolati opportunismi: il nostro parlare dev’essere fatto di chiari sì o no, non di “”! 

“non proferir mai verbo che plauda al vizio o la virtù derida”: non pronunciare mai parole che possano deridere la virtù o applaudire il vizio. Questo precetto manzoniano fotografa, purtroppo, una serie di tristi realtà. Infatti, quanti di noi sono capaci di elogiare apertamente azioni e persone virtuose? Quanti hanno il coraggio di esporsi pubblicamente per rimproverare chi non osserva le buone creanze, chi commette azioni nocive a sé stesso e agli altri? Quanti, invece, per “essere alla moda”, preferiscono scimmiottare atteggiamenti insulsi, linguaggi blasfemi, volgari, da spergiuro? Quanti si fanno beffe del cittadino onesto e virtuoso, del giovane educato, del credente praticante, della brava donna di casa? Pochi, veramente pochi, purtroppo. La maggior parte continua a ripetere che: ”chi paga le tasse è un fesso, chi non le paga un dritto”!

Sono le modeste riflessioni sui versi del Manzoni del compianto prof. Salvatore Carluccio. Era pessimista? Forse, ma i tempi che viviamo non inducono certamente all’ottimismo. Direi che ha perfettamente previsto tutto nel mondo globalizzato e soprattutto nella nostra Ugento.      

Fiorella Mannoia e polemiche a Ugento. E Scorrano colpisce ancora

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mannoia e polemiche a ugento

15mila euro pubblici andati anche alla Vurro Eventi (ricordiamo che il consigliere si è presentato in campagna elettorale come organizzatore di eventi prima di cambiare mestiere) per l’organizzazione del concerto di Fiorella Mannoia, che non pagherà occupazione di suolo pubblico e potrà incassare totalmente tutti gli introiti dei biglietti. Un’affare d’oro per l’organizzazione, un pò meno per gli ugentini comuni, mal disposti a pagare 80 euro di biglietto per partecipare all’evento che il consigliere Vincenzo Scorrano ha definito come il più bello di tutti i tempi.

Da qui le polemiche, con i social che sono impazziti e due gruppi politici che hanno preso ufficialmente posizione:

C’è un consigliere di maggioranza che forse in questi anni non ha abitato ad Ugento, c’è un consigliere di maggioranza che per pubblicizzare il suo evento, o per auto-elogiarsi denigra e ignora il lavoro fatto negli anni precedenti o il lavoro fatto da chi è il vero assessore al pubblico spettacolo.

Forse questo consigliere di maggioranza non sa o non ha vissuto ad Ugento o forse era nella pancia della mamma, quando ad Ugento si facevano gli spettacoli teatrali, musicali e artistici, con nomi noti della storia del teatro e della musica.

Ad Ugento non si sono solo fatte sagre, ad Ugento si sono fatte ANCHE le sagre, e le sagre sono storia culturale del nostro paese, del nostro territorio.

Scrive il consigliere “Ugento può cambiare” in che senso?

”Ugento può crescere”, ma tu consigliere dove sei cresciuto? In quale paese? Forse non di certo ad Ugento!

Veniamo poi al concerto della Mannoia, scrive il nostro caro consigliere: “Sarà la notte più bella, di quelle che Ugento non ha mai vissuto!”

Ma come? La notte più bella, che esagerazione, lo sarà forse per gli appassionati della Mannoia, per chi si è potuto permettere di acquistare un biglietto salatissimo, non per UGENTO TUTTA.

Ugento ahinoi ne paga invece le conseguenze senza godersi lo spettacolo, e sì cittadini per questo concerto fantastico, vengono spesi ben 15.000 euro dei nostri soldi, si avete capito bene dei soldi di tutti, per permettere a pochi di godersi “la notte più bella che Ugento abbia mai visto”!

Ci si chiede se quei soldi non sarebbero potuti essere impegnati per spettacoli o eventi a cui tutti i cittadini possano partecipare!

Ci teniamo a precisare che non si ha nulla contro la grande Fiorella Mannoia, e che saremmo stati ben lieti dell’evento se a rimetterci non fossero le tasche degli Ugentini!

Quando si scrive “LA NOTTE PIU’ BELLA”, in questo assolutismo di mancanza di rispetto e ignoranza, dovremmo ricordare al consigliere che Ugento ha visto grandi eventi, ricchi di ospiti internazionali e famosi, uno fra tutti il premio Zeus, in diretta televisiva su rai 1.

Ma poi, se proprio vogliamo dirla tutta e la diciamo, una notte non può essere classificata “la più bella” per la presenza di un nome noto, la notte più bella per Ugento è quella in cui Ugento stesso ne è il protagonista, con i suoi cittadini e la sua storia.

Aspettiamo il prossimo post del consigliere, con le foto del concerto, in cui si autocommisererà e autoesalterà per ottenere visibilità e like.

Il povero consigliere attaccato dirà che non si può fare nulla a Ugento senza essere attaccati, razza di invidiosi.

Eh caro consigliere, cerca invece di pubblicizzare i tuoi eventi senza denigrare i paesani ed il paese, che ti ha cresciuto e pasciuto, e che ti ha votato e così vedrai che nessuno avrà nulla da ridire.

E RICORDATI ANCHE CHE UGENTO E’ COMPOSTA DAL 98% DI CITTADINI CHE NON SARANNO LI SEDUTI A VEDERE LA NOTTE PIU’ BELLA, PUR PAGANDO!

Buon concerto Ugento, la notte più bella vi aspetta

il post del gruppo uniti verso il futuro

Questo invece il post del movimento regione Salento di Ugento:

Unbero Tozzi, PFM, Masini, Amedeo Minghi, Zarrillo, Le Vibrazioni solo per citarne alcuni degli artisti che sono passati da Ugento ( gratis) e che forse il consigliere di maggioranza non ricorda, senza andare tanto a ritroso altrimenti la lista sarebbe lunga, uno su tutti Domenico Modugno per esempio. Oggi si sventola ai quattro venti la magia della serata, si decanta che Ugento questa sera vivrà un un’evento che lo renderà unico, al centro dell’attenzione di tutti, si sottolinea spesso e volentieri l’ “IO” come se, chi scrive è l’unico amministratore di questa maggioranza. Ribadiamo che sarà un concerto a PAGAMENTO e che non ne usufruiranno i cittadini di Ugento, non riusciamo a capire tutta questa pubblicità gratuita. Chiunque potrebbe organizzare un tale evento con le giuste garanzie ovviamente, specialmente se lo si fa a pagamento.

“QUELLO CHE L’AMMINISTRAZIONE NON DICE” (giusto per tirare in ballo un titolo della Mannoia, artista stimata)) ma che oggi sarà li in prima fila a gustarsi lo spettacolo. 🔴 15.000 euro per questa serata, soldi pubblici dati ad un’ agenzia che ha venduto lo spettacolo, che incassa i soldi dei biglietti, che non paga occupazione del suolo pubblico, le utenze ma che “PRENDE E PORTA A CASA” . Noi ci chiediamo, come mai? Perché? Ma questo ve lo dimostreremo strada facendo ( ops questo è baglioni) . Un consiglio caro consigliere, un po’ di umiltà non guasta mai e l’arroganza non è sicuramente l’arma migliore per renderti visibile, prendi esempio da qualche collega che da anni si spende per il suo paese.

Buon San Lorenzo a tutti con l’augurio che di “magico” ci possa essere una stella cadente che esaudisca ogni vostro desiderio

il post del MRS

Quando lo stato è carogna: la storia di un esproprio bastardo

quando lo stato è carogna esproprio a torre san giovanni

La storia dei coniugi Greco è una testimonianza di come i sogni di una vita possano essere distrutti dall’ingiustizia e dall’ottusità di una burocrazia ormai impazzita. Una coppia di emigranti, con una vita di sacrificio e duro lavoro, ha visto il loro investimento nella villetta a Torre San Giovanni minato da una serie di problemi e un’infinita sequenza di problemi, dispetti, boicottaggi e minacce.

Tutto ha avuto inizio nel 2016, quando i coniugi Greco acquistarono una villetta nella zona di Poseidone, lungo il canale. Decisero di effettuare dei lavori di ammodernamento e recinzione, ma anche di acquisire un altro terreno per avere un’entrata su via Contrada Muccuso. Sembrava una decisione innocua, ma ben presto scatenò una serie di controversie e vicende legali che avrebbero messo a dura prova la famiglia.

l’entrata di via Contrada Muccuso

I conflitti con i vicini li costrinsero a ingenti spese per garantire la propria sicurezza. Dovettero affidarsi a un servizio di pattugliamento privato e installare numerose telecamere per proteggere la loro tenuta. Nel 2018, la situazione peggiorò quando si accorsero che qualcuno era entrato nella loro proprietà per effettuare dei lavori di carotaggio senza alcuna comunicazione o autorizzazione.

Decisi a proteggere i loro interessi, i coniugi Greco presentarono diverse denunce contro ignoti. Ma il vero colpo basso è arrivato nel 2020, al ricevimento dell’avviso di esproprio da parte dell’AQP (Acquedotto Pugliese) per la futura rete fognaria di Torre San Giovanni. Il giardino della loro villetta, dove avevano finalmente costruito il muro di cinta e il portone in ferro, sembrava essere destinato ad ospitare una stazione di pompaggio delle acque reflue, mettendo in pericolo il loro investimento e sacrificio.

In cerca di una soluzione, si rivolsero al consorzio di bonifica di Ugento e si consultarono con un ingegnere per individuare alternative ed altri terreni più idonei per la costruzione della stazione di spinta. Nonostante le loro richieste e la documentazione presentata, AQP e il Comune di Ugento ignorarono le loro osservazioni e avviarono l’iter per l’esproprio di una porzione di terreno di circa 159 metri quadri, più ulteriori 345metri per tre anni, senza mai fornire una risposta alle osservazioni presentate.

I coniugi Greco non si arresero e presentarono ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale), ma purtroppo non ottennero giustizia. Anche il ricorso successivo al Consiglio di Stato è stato recentemente respinto, rendendo l’esproprio effettivo e lasciando loro poco tempo per abbandonare l’area.

La disperazione li porta così a contattare il sindaco Salvatore Chiga e il comandante Chiara Verter, che si recarono sul posto e scoprirono con sorpresa che non erano a conoscenza della situazione. Consegnato il carteggio che dimostrava l’iter della pratica, il sindaco e il comandante non hanno potuto far altro che prendere atto della situazione, esprimendo la loro solidarietà nei confronti di una famiglia che sta per subire un danno economico quantificabile nell’ordine dei 500mila euro, tra danni diretti e perdita di valore dell’immobile. A fronte di questo danno AQP propone un risarcimento di 1082 euro. Avete capito bene, non c’è nessun errore, 1082 euro a fronte di 500mila euro di danni.

Questa incredibile vicenda mette in luce l’importanza di avere rappresentati politici che difendono gli interessi dei propri cittadini, soprattutto quando si tratta di minare il sogno di una vita di persone oneste e lavoratrici. La solidarietà espressa dal sindaco dimostra che ci sono ancora persone disposte a lottare per la giustizia e il rispetto dei diritti dei cittadini, ma questo non basta se alle parole non conseguono i fatti. Ora, più che mai, è necessario vigilare sul corretto funzionamento delle istituzioni e garantire che situazioni come questa non si ripetano. I coniugi Greco, con il loro coraggio e determinazione, ci ricordano che l’unità e la lotta per i propri diritti sono fondamentali per costruire una società migliore.

Abbiamo per questo chiesto una dichiarazione su quanto avvenuto ai consiglieri di Minoranza Giulio Lisi e Ezio Garzia che, preannunciando la loro presenza venerdì al momento dello sgombero dell’area, hanno voluto far sapere il proprio punto di vista sulla faccenda:

giulio lisi

Qualche mese fa sono stato contattato dalla signora Geltrude Greco, residente in Svizzera, proprietaria di una villetta a Torre San Giovanni. La signora mi prospettava una situazione riguardante la sua proprietà che mi è subito apparsa come il classico caso “del sopruso da iper-burocrazia “. In breve, la signora riferiva che dopo aver realizzato la villetta in seguito ad importanti sacrifici e dopo aver provveduto a realizzare una dispendiosa recinzione si è vista destinataria di un avviso di esproprio all’interno della sua proprietà dove si dovrà realizzare un impianto di spinta a servizio della rete fognaria. Ovviamente la signora si è immediatamente rivolta al Comune che, tuttavia, si è dichiarato incompetente ricadendo il provvedimento nella competenza dell’AQP. Dopo vani e disperati tentativi per salvaguardare la sua proprietà in via giudiziaria, soprattutto perché esistono alternative più indolori, la signora, di ritorno dalla Svizzera, trovava lavori già eseguiti nella sua proprietà debitamente chiusa e recintata con evidente violazione della legge. Ovviamente ho richiesto della documentazione a supporto dei fatti narrati ma dall’esame della stessa ho capito subito che la vicenda doveva essere approfondita da un legale esperto ed è questo che ho consigliato alla signora. Ora, mi chiedo e vi chiedo se è possibile che un’amministrazione sia completamente refrattaria a risolvere i problemi dei propri cittadini vittime di superficiali progetti che non tengono conto di possibili alternative. E le procedure farraginose e per niente trasparenti a chi giovano? Servono forse per fare la parte dell’ azzeccagarbugli per non dare la possibilità ai cittadini di mettere in campo efficaci difese? E comunque al di là del caso trattato che evidenzia una prevaricazione su soggetti deboli (perché in buona fede) una certezza ce l’ho…la trasparenza, la correttezza, la parità di trattamento e la disponibilità all’ascolto non appartengono a questa maggioranza!

l’opinione di Giulio Lisi

Dal punto di vista politico, aldilà della questione legale che mi vede coinvolto come avvocato di una delle parti e per cui non voglio entrare in merito, l’ente comunale per quanto di sua competenza avrebbe dovuto valutare meglio questa situazione, tutelando gli interessi di questi cittadini a cui si sta andando ad arrecare un grave danno quando poteva essere, a mio avviso, ampiamente evitato. Effettivamente non c’è l’esigenza di andare a costruire proprio in quel punto, distruggendo e deprezzando un bene privato che con tanti sacrifici e anni di lavoro all’estero è stato costruito. Le soluzioni sarebbero state tantissime, con la presenza di svariati terreni incolti proprio nelle vicinanze dell’area prescelta. Bisogna anche chiedersi come mai sia accaduto tutto questo e perché il comune non sia intervenuto nei confronti di AQP che risulta essere l’effettivo espropriante, ed anzi con deliberazione del consiglio comunale n 35 del 30.07.2021 è stato approvato il progetto definitivo dell’intervento denominato “P1489” implicante la localizzazione nell’area nell’area in questione dell’impianto di sollevamento . Praticamente si sta entrando in una casa fatta con tanti sacrifici invece di andare ad intaccare terreni agricoli .

Il punto di vista di Ezio Garzia
ezio garzia ugento

Una situazione grottesca, che non può che provocare un profondo senso di rabbia, che potrebbe anche sfociare nella cieca violenza. Perché è questa la strada che si costringe a intraprendere agli onesti cittadini che hanno solo la colpa di non avere un santo in paradiso. Ancora una volta la dimostrazione di quanto il potere a Ugento sia cieco di fronte alle esigenze dei cittadini comuni.

Noi dal canto nostro abbiamo deciso di sposare la causa dei coniugi Greco, delle brave persone a cui l’amministrazione pubblica ha rovinato la vita, con 3 anni di peripezie e mancato sonno fino ad oggi, giorno in cui potrebbe davvero finire tutto in malora. Ma non facciamo passi indietro e annunciamo anche la nostra presenza il prossimo venerdì a Torre San Giovanni in via Contrada Muccuso, alle 9.30 di mattina, per documentare tutto quello che avverrà, compreso l’atteggiamento delle forze dell’ordine che saranno chiamate ad intervenire. Un invito alla presenza che rivolgiamo a tutti, associazioni, partiti politici e privati cittadini, perchè quello che sta succedendo oggi a questi onesti cittadini potrebbe succedere domani ad ognuno di noi.

Gemini come il terzo mondo. Case popolari fatiscenti ed enormi disagi

Gemini Frazione di Ugento: La disperata lotta contro il degrado delle case popolari.

La frazione di di Gemini a Ugento, più precisamente la zona delle case popolari, è stata avvolta da un manto di degrado e trascuratezza che sembra non avere fine. Le promesse di ristrutturazione da parte di Arca Sud, datate più di un anno fa, sembrano essere evaporate nel nulla, lasciando i residenti costretti a vivere in condizioni inumane e prive di dignità. La situazione delle case popolari è diventata ormai insostenibile, e il dolore e la rabbia dei cittadini crescono con il passare dei giorni.

Una palazzina di edilizia popolare sita a Gemini è diventata il simbolo di questo triste scenario. Si tratta di un luogo fatiscente, dove il riscaldamento non funziona e le infiltrazioni d’acqua rendono le scale una trappola mortale. I topi hanno preso il sopravvento, dimostrando una sorprendente capacità di adattamento all’ambiente degradato in cui si trovano. Ancor più allarmante è l’utilizzo delle cantine, trasformate in magazzini di refurtiva, simbolo della perdita di controllo dell’ordine pubblico e della sicurezza della zona.

Il sindaco di Ugento, Salvatore Chiga, sembra aver voltato le spalle ai cittadini di Gemini, almeno a giudicare dalle esperienze che abbiamo potuto raccogliere sentendo alcuni abitanti del posto. Nonostante le continue richieste di intervento, non si è mai recato sul posto per un sopralluogo e ha ignorato le grida di aiuto provenienti dalla comunità. Questo atteggiamento di indifferenza ha amplificato la disperazione dei residenti, lasciandoli con un senso di abbandono e di impotenza di fronte a una realtà sempre più difficile da sopportare.

Le infrastrutture di base rappresentano uno degli aspetti più critici di questa situazione. La caldaia condominiale è fuori uso da anni, lasciando i residenti senza un adeguato sistema di riscaldamento, soprattutto nelle gelide giornate invernali. I citofoni guasti da tempo immemore rendono difficile la comunicazione tra i residenti e gli ospiti, contribuendo ad aumentare la sensazione di isolamento. La cupola bucata che sovrasta le scale è diventata un simbolo del degrado che colpisce l’intero complesso abitativo, permettendo alla pioggia di penetrare impunemente nelle abitazioni.

La situazione peggiore di tutte è forse rappresentata da una casa murata e abbandonata. Questa immagine drammatica è la prova tangibile di quanto questa comunità sia stata dimenticata e trascurata dalle istituzioni. Mentre la domanda di abitazioni cresce a livello nazionale, vedere un edificio vuoto e inutilizzato è un colpo al cuore per i residenti di Gemini, che lottano per avere un tetto sopra la testa.

Il quartiere di Gemini merita rispetto e attenzione. Non possono essere ignorate le condizioni disumane in cui si trovano i cittadini di questa frazione di Ugento. È necessario un intervento immediato e concreto da parte delle autorità competenti per porre fine a questa emergenza sociale e restituire dignità agli abitanti di Gemini. Ristrutturazioni a lungo termine, manutenzione delle infrastrutture, e un maggiore coinvolgimento della comunità sono tutti passi fondamentali per ripristinare un ambiente abitativo sicuro, sano e dignitoso. Solo attraverso uno sforzo collettivo e un’impegno reale delle istituzioni sarà possibile cambiare il destino di Gemini e garantire un futuro migliore per chi vi abita.

Problemi di parcheggio a TS Giovanni: una questione estiva da risolvere

Problemi di parcheggio a TS Giovanni una questione estiva da risolvere

Con l’arrivo della stagione estiva, Ugento si prepara ad accogliere con gioia un afflusso di turisti e visitatori, ma, come ogni anno, la situazione dei parcheggi diventa un annoso problema che attanaglia le località balneari del comune. Il Consigliere Comunale di minoranza, Tiziano Esposito, ha sollevato la questione riguardante l’unico parcheggio pubblico e gratuito di Torre San Giovanni, che sembra essere stato delimitato nuovamente.

Da una prospettiva positiva, il grande numero di visitatori è una testimonianza dell’amore per il territorio e della sua attrattiva turistica. Tuttavia, questo inevitabilmente aumenta considerevolmente la richiesta di spazi per il parcheggio. Questa problematica non è nuova, ma richiede una soluzione oculata e collaborativa per soddisfare sia i bisogni dei turisti che dei residenti.

Il gruppo “Uniti Verso il Futuro” ha espresso le sue preoccupazioni e ha richiesto maggiori informazioni agli uffici preposti riguardo alla decisione di delimitare nuovamente l’area del parcheggio gratuito a TS Giovanni. Inizialmente, è stata data l’informazione che l’area ricadeva nel cantiere per la realizzazione di una strada prevista dal Piano Regolatore Generale (PRG). Tuttavia, sembra essere stata una variazione nelle condizioni, poiché nel mese di giugno l’area risultava completamente accessibile e priva di recinzione metallica, mentre ora è nuovamente chiusa.

tiziano esposito

La richiesta del gruppo “Uniti Verso il Futuro” è di riportare l’intera zona a disposizione degli automobilisti, con il presupposto che sia compatibile con le tempistiche del cantiere. Tale azione consentirebbe di garantire un ulteriore spazio di parcheggio per i tanti turisti e residenti che desiderano accedere alla zona centrale di Torre San Giovanni senza dover affrontare costi aggiuntivi. Oltre a preservare la tradizione di offrire un parcheggio gratuito, ciò contribuirebbe a migliorare l’esperienza dei visitatori, rendendo l’accesso alla zona più agevole e pratico.

È importante sottolineare che la gestione del problema dei parcheggi non è una responsabilità semplice. Oltre a soddisfare le esigenze di coloro che visitano la zona, bisogna anche considerare le necessità dei residenti e delle attività commerciali locali. Un approccio integrato potrebbe includere l’identificazione di nuove aree destinate al parcheggio, la promozione dei mezzi di trasporto sostenibili e la creazione di un dialogo tra le istituzioni e la comunità locale per trovare una soluzione condivisa.

Inoltre, incentivare l’utilizzo dei trasporti pubblici e delle biciclette potrebbe contribuire a ridurre la pressione sui parcheggi e promuovere uno stile di vita più sostenibile, favorendo così il turismo responsabile. Campagne di sensibilizzazione e misure di gestione del traffico potrebbero anche essere implementate per indirizzare i visitatori verso parcheggi alternativi e soluzioni di trasporto più ecologiche.

In conclusione, il problema dei parcheggi a Torre San Giovanni richiede una riflessione attenta e una gestione oculata. Il Consigliere Comunale Tiziano Esposito ha sollevato una questione rilevante, e sarebbe auspicabile che le istituzioni locali, insieme alla comunità, collaborino per trovare una soluzione che soddisfi le esigenze di tutti gli interessati. Un’attenzione particolare dovrebbe essere dedicata a preservare l’unico parcheggio pubblico e gratuito disponibile, garantendo a turisti e cittadini un’esperienza positiva e agevole nella splendida località di Torre San Giovanni. Allo stesso tempo, incoraggiare l’utilizzo di alternative sostenibili aiuterebbe a preservare il territorio e a promuovere un turismo rispettoso dell’ambiente.

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