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Lo strano cartellone apparso a Ugento: ma chi è Alessio Vida?

Negli ultimi giorni i cittadini del comune di Ugento sono stati sorpresi da un’intrigante enigma che ha preso il controllo di due delle principali arterie della città. Un cartellone pubblicitario imponente, dalle dimensioni 6×3 e sfondo nero, ha catturato l’attenzione di molti passanti per il suo enigmatico messaggio: “Alessio Vida artista fallito”, accompagnato unicamente dal logo di una nota piattaforma di streaming musicale.

Il mistero che avvolge questo annuncio ha portato a una serie di speculazioni, con i residenti locali divisi tra coloro che credono che ciò possa essere il risultato di una faida tra artisti e coloro che invece sono convinti che si tratti di una strategia pubblicitaria sofisticata e ben studiata. Con il silenzio avvolgente intorno alla faccenda e l’artista stesso che si è astenuto dal rilasciare dichiarazioni dirette, la situazione si fa sempre più intrigante. Abbiamo infatti cercato di raggiungere Alessio, che si è limitato a dire:

Non ho tempo per queste cose adesso, preferisco concentrarmi sulla mia nuova carriera da ballerino.

Alessio VIda

Alessio Vida, noto cantautore salentino con una carriera che include già sei album, ha recentemente stuzzicato la curiosità di molti con il suo enigmatico messaggio. Il suo brano “Lexotan” ha raggiunto vette di popolarità. Tuttavia, negli ultimi mesi, le tracce di Alessio Vida sembrano essere misteriosamente sparite, alimentando ulteriormente le speculazioni su ciò che potrebbe riservare il futuro per il talentuoso artista salentino.

La sua affermazione sulla presunta nuova carriera artistica sollevano a questo punto ulteriori domande sulle intenzioni dietro questa dichiarazione cruda e diretta sul cartellone.

Con il mistero che si infittisce e le incertezze che aumentano, molti si chiedono se presto sarà svelato un nuovo capitolo della carriera di Alessio Vida o se questo enigma rimarrà per sempre una delle questioni irrisolte nella storia della scena musicale del Salento. Restate sintonizzati per ulteriori aggiornamenti su questo caso che sta catturando l’immaginazione di tutta Ugento e oltre.

CLICCA PER VEDERE IL CANALE SPOTIFY DI ALESSIO VIDA

L’opposizione si unisce per chiedere spiegazioni su Vincenzo Scorrano

L’OPPOSIZIONE UNITA CHIEDE SPIEGAZIONI SULL’OPERATO DI VINCENZO SCORRANO

Il “tranquillo” paesaggio della politica locale di Ugento è stato scosso da un’interrogazione urgente presentata dalla minoranza composta dai consiglieri Lisi Giulio, Musarò Fabiola, Tiziano Esposito, Laura de Nuzzo ed Ezio Garzia, che ha sollevato domande significative sulla condotta del consigliere Vincenzo Scorrano in relazione alla redazione del calendario degli eventi estivi 2023 e alla proposta progettuale “Giovani in Biblioteca”. Questa interrogazione è stata stimolata da una serie di eventi e rivelazioni riportate anche sulle pagine del nostro giornale, che hanno proiettato l’operato di Scorrano sotto una luce che merita un approfondimento critico.

Il 6 luglio 2023, una delibera di Giunta (n. 196) ha annunciato il calendario delle manifestazioni estive 2023, seguito dalla determina n° 490 del 11 luglio 2023, che ha autorizzato l’affidamento dei servizi funzionali alla realizzazione degli eventi. Tuttavia, ciò che ha attirato l’attenzione è stata la destinazione di una considerevole somma di denaro, € 15.000,00 per l’organizzazione dell’evento “Luce – Concerto Di Fiorella Mannoia e Danilo Rea”. Questa transazione è stata svolta a favore della New Music Promotion Snc, sollevando interrogativi su possibili conflitti di interessi.

Inoltre, la determina n° 545 del 25 luglio 2023 ha affidato il compito di stampare il calendario degli eventi estivi 2023 alla Tipografia Marra. Tuttavia, la sorpresa è stata l’assenza dello spettacolo teatrale di Enrico Lo Verso, intitolato “UNO NESSUNO CENTOMILA”, tra gli eventi patrocinati e inclusi nelle attività programmate dall’amministrazione comunale, come rilevato dalla brochure stampata dal Comune.

Un’altra area di preoccupazione è stata la proposta progettuale “Giovani in Biblioteca”, che è stata giudicata inammissibile dal Ministero per il suo coinvolgimento di enti a fini di lucro, contrariamente ai requisiti specificati nell’avviso pubblico. Questa scoperta ha suscitato domande sul ruolo di Scorrano nella selezione dei partner di progetto e sull’integrità dell’intera operazione.

Tuttavia, la vera scintilla che ha dato fuoco al dibattito è stata la rivelazione di presunti rapporti lavorativi tra Scorrano e le aziende coinvolte, secondo quanto riportato in un volantino anonimo pubblicato su Ozanews. Ulteriori indagini hanno svelato che Scorrano risulta essere socio della BeHashtag S.r.l.s, una delle aziende coinvolte.

Queste accuse hanno portato la minoranza a chiedere al Sindaco di chiarire la posizione di Scorrano riguardo ai suoi rapporti lavorativi con le aziende coinvolte, il suo coinvolgimento nei progetti e la decisione di includere aziende a fini di lucro in un progetto che richiedeva il coinvolgimento esclusivo di enti senza fini di lucro.

La richiesta di informazioni ha anche sollevato interrogativi sulla trasparenza dell’amministrazione comunale, in particolare sulla mancanza di documentazione chiave nella sezione amministrazione trasparente del Comune. L’assenza di informazioni cruciali, insieme a altre irregolarità come l’omissione di eventi cruciali dalle delibere ufficiali, ha spinto la minoranza a chiedere un’indagine approfondita su una serie di spese, inclusi costi di occupazione suolo pubblico, spese di pubblico spettacolo e rimborso di spese di viaggio per il consigliere Scorrano.

A questo punto, si pone la domanda se l’azione del consigliere Scorrano abbia infranto i confini dell’etica politica e se la sua permanenza in carica sia compatibile con gli standard di integrità richiesti dalla comunità. La richiesta della minoranza di chiedere le dimissioni immediate e irrevocabili di Scorrano è stata fatta in luce di questi gravi sospetti.

Inoltre, la campagna “10 domande a Vincenzo Scorrano” lanciata da Ozanews ha ulteriormente rafforzato la pressione su Scorrano, sollevando interrogativi inevasi sull’operato del consigliere comunale e richiedendo risposte concrete alle preoccupazioni della comunità. La mancanza di risposte chiare e convincenti da parte di Scorrano ha alimentato ulteriormente la sfiducia e l’insoddisfazione tra i cittadini di Ugento.

La comunità di Ugento è in attesa di una risposta tempestiva e trasparente da parte delle autorità locali, non solo per soddisfare le richieste della minoranza, ma anche per ristabilire la fiducia pubblica nella sua leadership politica. Solo una risposta adeguata e un’azione chiara possono dissipare le ombre che circondano la condotta del consigliere Scorrano e ripristinare la fiducia nella giustizia e nell’equità del governo locale. L’intera comunità osserva da vicino lo sviluppo di questa situazione in attesa di giustizia e verità.

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L’unica cosa certa è la mancanza di risposte pervenute sia da Vincenzo Scorrano che dal sindaco Salvatore Chiga che continuano a rimanere in silenzio sui fatti contestati dalla minoranza.

La Bibbia del Gusto Italiano celebra il “Duca Salotto dei Sapori” di Ugento

Quando si tratta di esplorare il panorama culinario italiano, una guida spicca in modo luminoso: “Il Golosario”. Curato con maestria dal rinomato giornalista e critico enogastronomico Paolo Massobrio, questo riferimento imprescindibile per gli amanti del cibo rappresenta un vero e proprio viaggio attraverso i sapori e le tradizioni culinarie del Bel Paese.

il golosario ristoranti

“Il Golosario” va ben oltre una semplice raccolta di ristoranti e specialità regionali, offrendo un’esperienza completa e coinvolgente per chi desidera esplorare l’autenticità e la varietà della cucina italiana. Grazie a recensioni approfondite e accurate, la guida si propone di condurre i lettori in un viaggio culinario indimenticabile, trasportandoli alla scoperta di eccellenze gastronomiche e tradizioni millenarie che hanno reso l’Italia un punto di riferimento internazionale per il buon cibo.

Quest’anno, tra le eccellenze premiate nella prestigiosa guida “Il Golosario”, brilla con luce propria il “Duca Salotto dei Sapori”, una perla culinaria situata a Ugento. Con un punteggio massimo di riconoscimento, questo ristorante ha conquistato il cuore dei critici e degli amanti del cibo, testimoniando la sua eccellenza ineguagliabile e l’indiscutibile bellezza del luogo.

recensione duca salotto dei sapori il golosario 2024

Il “Duca Salotto dei Sapori” si distingue come un vero e proprio gioiello culinario, dove la qualità della cucina si sposa armoniosamente con l’atmosfera suggestiva e l’eleganza senza tempo del luogo. Ogni piatto servito è un’esplosione di sapori e profumi che catturano i sensi e trasportano gli ospiti in un viaggio sensoriale unico, celebrando la ricchezza e la diversità della cucina salentina.

Non è solo la cucina a distinguere il “Duca Salotto dei Sapori”, ma anche l’ambiente accogliente e l’attenzione ai dettagli, che creano un’esperienza culinaria memorabile e coinvolgente. La combinazione perfetta di tradizione e innovazione culinaria è ciò che ha garantito a questo ristorante una posizione di rilievo nella prestigiosa guida “Il Golosario”, consolidando la sua reputazione come una delle mete culinarie più ambite e celebrate dell’intera regione salentina.

“Il Golosario” non è solo una guida, ma un tributo appassionato alla cultura del cibo italiano, un omaggio alle tradizioni culinarie che continuano a definire l’identità del Paese. Attraverso la sua prosa coinvolgente e la sua dedizione senza pari alla gastronomia, “Il Golosario” continua a essere la guida di riferimento per chi desidera immergersi nel cuore pulsante della cucina italiana e scoprire i tesori nascosti che arricchiscono la sua straordinaria diversità e bellezza.

Com’era bella Torre San Giovanni

In un passato non così remoto, Torre San Giovanni era un luogo intriso di gioia, di vita e di spirito comunitario. Ricordi scolpiti nella memoria di un ragazzino che si destreggiava tra le cabine telefoniche, in una caccia febbrile alle schede da collezione con le strade piene di vita, cuore pulsante di un paese che respirava l’estate con intensità. Era un mondo in cui i turisti affollavano le cabine telefoniche, desiderosi di contattare i propri cari, mentre gli anziani della comunità onoravano con orgoglio le loro seconde case, frutto di anni di fatica e di sacrifici, spesso realizzate dopo lunghi periodi trascorsi all’estero in cerca di una vita migliore.

Le stesse case che oggi sono state trasformate in bed and breakfast e in trappole per turisti, un simbolo dei cambiamenti che il tempo ha portato nella piccola comunità. Ma in quei giorni l’atmosfera era diversa, carica di un’energia giovanile che permeava ogni angolo di Torre San Giovanni. Il lungomare, cinto da alberi maestosi e costantemente affollato, era il teatro di partite accese di basket e di corse sfrenate sull’asfalto rovente, con la brezza marina che carezzava delicatamente le guance infuocate dal sole.

Si passava l’estate così, non dimenticando i compiti estivi, redatti senza voglia sui quadernoni di “Non è la rai” rubati da mia sorella. Mi ricordo ancora Ambra, Alessia e le altre bellissime adolescenti che venivano poi ospiti nelle discoteche estive di Torre San Giovanni, di cui una considerata pe alcuni anni una delle più importanti del sud Italia, con ragazzi che potevano partire anche da fuori regione per partecipare alle sue serate. Nonostante questo non esisteva il traffico, San Giovanni era vivibile e la soluzione appena adottata dalla giunta guidata da Gabriele Congedi di chiudere il corso (a differenza da quanto affermato dall’assessore Alessio Meli, la decisione di chiudere al traffico il corso di torre San Giovanni fu intrapresa dall’allora sindaco Gabriele Congedi con la parte politica in cui militava lo stesso Meli che fu avversa fin dal principio a tale decisione) aveva definitivamente sanato la più grande criticità da tutti avanzata.

Erano estati in cui si lavorava ma ci si divertiva, non curandoci delle condizioni da fame in cui molte volte ci trovavamo a lavorare, sfruttati dalle varie attività turistiche del territorio, quasi sempre in nero. Infondo a noi bastava cambiasse solo quello e confidavamo nel fatto che fosse successo per avere un futuro migliore fatto di regole e contratti di lavoro che avrebbero permesso al nostro territorio di affrancarsi e dare la possibilità a decine di nuove famiglie di formarsi. Invece purtroppo non è andata così. A cambiare è stato il territorio e l’economia, con Torre San Giovanni trasformata in un quartiere dormitorio per famiglie squattrinate.

I locali, sebbene fossero pochi, erano sempre animati, e ogni momento era una festa. L’autore di queste memorie era un giovane cameriere di 16 anni, che ricorda con affetto la sua prima stagione lavorativa estiva, un susseguirsi di lavori faticosi e fugaci momenti di dolcezza e amore. Gli amici, le partite di beach soccer, i tramonti sulla spiaggia, tutto sembrava essere immerso in una sorta di incanto che solo l’innocenza della gioventù può portare.

Ma i ricordi felici si mescolano con la consapevolezza dell’attuale stato di Torre San Giovanni. Quello che una volta era un luogo vivace e pulito ora è diventato una trappola per il turismo di massa, con le strade invase dai rifiuti e con la spiaggia ormai offuscata da un’ombra di trascuratezza. La politica miope e votata al profitto ha trasformato luoghi incontaminati in discariche a cielo aperto, mentre l’assenza di una strategia di promozione territoriale ha contribuito a un lento declino che ha finito per minare l’identità stessa di questa comunità.

Torre San Giovanni, un tempo fiore all’occhiello del Sud Italia, ora è diventato un quartiere dormitorio per famiglie basso spendenti, intrappolate tra i segnali impazziti di un piano traffico concepito da qualcuno che sicuramente non vive il territorio. Il canale intasato è diventato un simbolo tangibile di un ambiente che lotta per sopravvivere, mentre l’assenza di una guida politica lungimirante ha contribuito a sprofondare questa comunità in una crisi che sembra non avere fine.

I ricordi di un passato luminoso e gioioso si scontrano con la realtà cupa e malinconica di oggi, creando un contrasto che non può essere ignorato. Tuttavia, questi ricordi agiscono anche come una fiamma di speranza, una luce che brilla nel buio e che invita la comunità a riscoprire la propria identità e a rinnovare la propria determinazione nel ricostruire un futuro migliore per le generazioni a venire.

Torre San Giovanni, nonostante tutto, rimane un angolo di paradiso nel cuore di chi ha vissuto la sua bellezza incantata. Ma non solo, perché nel mondo in cui ci troviamo, Torre San Giovanni, Torre Mozza e Lido Marini rappresentano l’unica speranza di Ugento in futuro migliore. Non lasciamole morire, ora più che mai serve un piano speciale di rilancio delle marine prima che sia troppo tardi.

Questa bonifica non s’ha da fa’, e mai si farà

Correva il dicembre dell’anno 2016 quando con un comunicato stampa la Procura della Repubblica di Lecce, riferendosi all’accertata presenza di circa 600 fusti di rifiuti speciali e pericolosi (PCB), chiedeva agli enti interessati – Ministero dell’ambiente, Regione Puglia e Comune di Ugento – di bonificare il sito di Burgesi. A fronte delle roboanti dichiarazioni dell’allora Sindaco di Ugento nel corso del consiglio comunale del 24.01.2017, proprio sulla questione “Burgesi” che, tra l’altro, sottolineò «i metalli in particolare, e quindi vi è tutto un elenco di analisi che devono essere compiute e in quella sede, in sede di Conferenza di AIA, noi abbiamo chiesto e ottenuto che ogni anno qui a Gemini si svolga una manifestazione e che vengano presentate le informazioni», ad oggi non sembra sia mai stata celebrata alcuna manifestazione per illustrare i resoconti delle analisi periodiche, previste e prescritte nell’atto autorizzativo da parte del gestore del sito, dismesso dal 2009.  

Siamo dinanzi ad un inadempimento che continua a perpetrarsi a danno dei cittadini di Ugento e Gemini e di Acquarica-Presicce, su cui è utile discettare sotto due aspetti. Il primo ha carattere legale perché riguarda esclusivamente quelle prescrizioni che la “legge” (non chi scrive!), attraverso l’AIA rilasciata dalla Regione Puglia, assegna esclusivamente al gestore della discarica. Si tratta di una prescrizione, caduta sembra nel dimenticatoio istituzionale, a cui non si è mai adempiuto, nonostante la chiarezza e la cogenza della normativa. L’altro aspetto è assolutamente politico, necessario per informare i cittadini, rendendoli edotti dei loro diritti e consentirgli di disporre degli elementi utili a valutare se alle promesse ed agli impegni elettorali siano o meno seguiti i provvedimenti e le azioni utili a realizzarli. Salvo piacevoli e bene accette smentite, per cui la comunità ne sarebbe pienamente felice, non sembra apparire nulla all’orizzonte, il che disvelerebbe l’assenza di una volontà da parte dell’ente locale che sia indirizzata a perseguire quelle finalità di governance che in maniera puntuale lo Statuto comunale delinea all’interno della sua articolata struttura normativa. Sono molti gli interrogativi che devono essere posti all’Amministrazione comunale, a cui non può sottrarsi di dare risposte chiare, puntuali e trasparenti. L’esperienza recente che ha visto la mobilitazione di molti cittadini contro la realizzazione di un forno crematorio presso l’area cimiteriale, se da un lato ha favorito un dietrofront del Sindaco e della giunta comunale “per ragioni di carattere salutistico”, essendo particolarmente attenti alla salute dei cittadini, oltreché impegnati a che “qualsiasi opera dovesse essere realizzata sul nostro territorio, sarà fatta con impatto zero sull’inquinamento ambientale”; dall’altro evidenzia una sorta di “interesse a corrente alternata” poiché  ad oggi non risulta sia mai stato organizzato un evento da concordarsi con l’amministrazione comunale, che lo si evidenzia ancora è previsto dalle norme con cadenza annuale nella frazione di Gemini, nel corso del quale illustrare i dati del monitoraggio di cui al documento tecnico. Al di là delle idee personali di ognuno, tutte assolutamente legittime, non vi è chi non veda quanto le questioni ambientali e soprattutto le problematiche di salute, molto spesso drammatiche per i malati e per le famiglie, interessino in maniera trasversale ogni cittadino di buona volontà. La presenza di una bomba ecologica di tal portata, perché di questo si tratta, è causa accertata, non smentibile da nessuno che non sia in cattiva fede, di gravi forme tumorali e malattie respiratorie (problema che riguarda purtroppo tutto il Salento!). Negli anni, e a dirlo sono sentenze definitive della magistratura, la politica ha solo guardato, spesso facendo affari con imprenditori che hanno pensato solo alla vittoria elettorale e a fare profitti. Complice anche un cittadino disattento o superficiale, che si è rinchiuso nell’omertà del momento, nella paura di ritorsioni. A questo punto Che fare? direbbe Lenin: “Allora, o ci svegliamo e prestiamo attenzione al territorio e a quello che succede, o non garantiamo il nostro solo mangiare o il nostro ben vivere o la nostra vita oggi”. Occorre porsi delle domande e pretendere delle risposte, non rimanendo storditi, soprattutto da chi è attaccato da lustri alla sedia del potere, che negli anni ha gettato solo fumo negli occhi. Quindi, si farà la bonifica di Burgesi? Se non si riesce a garantire un incontro informativo, figuriamoci una bonifica, tecnicamente ed economicamente irrealizzabile, per cui, come dissero i bravi a Don Abbondio: “non sa da fa e mai si farà!

Siamo dinanzi ad un inadempimento che continua a perpetrarsi a danno dei cittadini di Ugento e Gemini e di Acquarica-Presicce, su cui è utile discettare sotto due aspetti. Il primo ha carattere legale perché riguarda esclusivamente quelle prescrizioni che la “legge” (non chi scrive!), attraverso l’AIA rilasciata dalla Regione Puglia, assegna esclusivamente al gestore della discarica. Si tratta di una prescrizione, caduta sembra nel dimenticatoio istituzionale, a cui non si è mai adempiuto, nonostante la chiarezza e la cogenza della normativa. L’altro aspetto è assolutamente politico, necessario per informare i cittadini, rendendoli edotti dei loro diritti e consentirgli di disporre degli elementi utili a valutare se alle promesse ed agli impegni elettorali siano o meno seguiti i provvedimenti e le azioni utili a realizzarli. Salvo piacevoli e bene accette smentite, per cui la comunità ne sarebbe pienamente felice, non sembra apparire nulla all’orizzonte, il che disvelerebbe l’assenza di una volontà da parte dell’ente locale che sia indirizzata a perseguire quelle finalità di governance che in maniera puntuale lo Statuto comunale delinea all’interno della sua articolata struttura normativa. Sono molti gli interrogativi che devono essere posti all’Amministrazione comunale, a cui non può sottrarsi di dare risposte chiare, puntuali e trasparenti. L’esperienza recente che ha visto la mobilitazione di molti cittadini contro la realizzazione di un forno crematorio presso l’area cimiteriale, se da un lato ha favorito un dietrofront del Sindaco e della giunta comunale “per ragioni di carattere salutistico”, essendo particolarmente attenti alla salute dei cittadini, oltreché impegnati a che “qualsiasi opera dovesse essere realizzata sul nostro territorio, sarà fatta con impatto zero sull’inquinamento ambientale”; dall’altro evidenzia una sorta di “interesse a corrente alternata” poiché  ad oggi non risulta sia mai stato organizzato un evento da concordarsi con l’amministrazione comunale, che lo si evidenzia ancora è previsto dalle norme con cadenza annuale nella frazione di Gemini, nel corso del quale illustrare i dati del monitoraggio di cui al documento tecnico. Al di là delle idee personali di ognuno, tutte assolutamente legittime, non vi è chi non veda quanto le questioni ambientali e soprattutto le problematiche di salute, molto spesso drammatiche per i malati e per le famiglie, interessino in maniera trasversale ogni cittadino di buona volontà. La presenza di una bomba ecologica di tal portata, perché di questo si tratta, è causa accertata, non smentibile da nessuno che non sia in cattiva fede, di gravi forme tumorali e malattie respiratorie (problema che riguarda purtroppo tutto il Salento!). Negli anni, e a dirlo sono sentenze definitive della magistratura, la politica ha solo guardato, spesso facendo affari con imprenditori che hanno pensato solo alla vittoria elettorale e a fare profitti. Complice anche un cittadino disattento o superficiale, che si è rinchiuso nell’omertà del momento, nella paura di ritorsioni. A questo punto Che fare? direbbe Lenin: “Allora, o ci svegliamo e prestiamo attenzione al territorio e a quello che succede, o non garantiamo il nostro solo mangiare o il nostro ben vivere o la nostra vita oggi”. Occorre porsi delle domande e pretendere delle risposte, non rimanendo storditi, soprattutto da chi è attaccato da lustri alla sedia del potere, che negli anni ha gettato solo fumo negli occhi. Quindi, si farà la bonifica di Burgesi? Se non si riesce a garantire un incontro informativo, figuriamoci una bonifica, tecnicamente ed economicamente irrealizzabile, per cui, come dissero i bravi a Don Abbondio: “non sa da fa e mai si farà!

bonifica, tecnicamente ed economicamente irrealizzabile, per cui, come dissero i bravi a
Don Abbondio: “non sa da fa e mai si farà!

Semplicemente “rifare Ugento”!

Lo spunto per riscrivere qualcosa sull’urgenza di “una ricostruzione culturale” della nostra comunità, che ha dimenticato o se ne ricorda solo in sporadiche occasioni di “essere popolo”, mi è venuto da un intervento su Facebook dell’amico Angelo Minenna, in cui intravedo alcune verità inoppugnabili e assolutamente condivisibili. Se in un suo discorso alla Camera dei deputati del 26 giugno 1920 Filippo Turati parlava di “Rifare l’Italia”, oggi più che mai occorre “Rifare Ugento”. In tutti i sensi.  

Ritornando all’intervento di Minenna, alcune sue riflessioni meritano di essere riproposte e contestualizzate a livello locale con una riflessione “a braccio”. 

Rispondendo ad alcuni commenti, egli parte dall’augurio per una maggior cura di Ugento. Un posto bello cui dedicare impegno e passione sociale. Sul ripetersi di “scempiaggini politiche”, costantemente riproposte ad ogni tornata elettorale degli ultimi 25 anni, conferma la sua indisponibilità a “fare politica”. Dissento in questo perché ritengo che “fare politica”, intesa come “la più alta forma di carità” possa manifestarsi anche e soprattutto attraverso scritti, riflessioni, critica libera (nel senso nobile!), libri e, perché no, attraverso la manifestazione del proprio pensiero. Non occorre quindi essere necessariamente “eletti”, avere cioè un mandato elettorale per “amministrare”. Occorre proprio quel “granché” minenniano su cui “discutere, confrontarsi, combattere, proporre o elaborare”, mettendo da parte spocchia, pressappochismo ed il classico “ci sinti tie e ci suntu iou”, divenuto oramai una sorta di nenia, insopportabile, conclamata negli atteggiamenti tutti tipicamente ugentini.

Nel suo post emerge inequivocabilmente ciò che da anni sostengo debba essere l’obiettivo di mandato di qualsiasi “maggioranza politica” (proposta politica): la risoluzione del problema culturale di questo nostro paese. Il più difficile in assoluto. Che giustamente non ha prevalente attinenza alla conoscenza di Dante, Petrarca o Boccaccio, ma sostanzialmente alla capacità di comprendere, mettendolo in atto ogni giorno, quanto sia fondamentale avere cura delle cose e di non farne o rifarne altre per tornaconti o cambiali elettorali. O, peggio ancora, lasciare che il proverbio dialettale degli “anziani” (si dice non fossero “acculturati”!) “ci fabbrica e sfabbrica nu perde mai tiempu!”. Ci sono molte esperienze locali che insegnano quanto si palesi utile per la collettività, ad esempio, organizzarsi per la cura dei beni comuni. Quelli che utilizziamo tutti e di cui forse non ci rendiamo neanche conto quanto siano importanti. Non si può sempre pretendere che siano gli altri a dover fare tutto. Perché non è e non può essere sempre tutto scontato. Non ci si può mettere le mani in tasca, girandosi dall’altra parte fischiettando e aspettando che arrivi il momento per dire: “hai vistu? Quisti nu su capaci cu fannu nenzi?Sannu posti cusì se conzine e cose loru!”. È inutile girarci intorno! Il problema è proprio questo: fatte i fatti toi, nu te mintire mmenzu! Però poi è afrodisiaco poter sproloquiare, criticare (in questo caso nel senso negativo del termine!), sputare sentenze soprattutto nascondendosi dietro alle famigerate tastiere del PC e dello smartphone. Le cose si sanno, ma per strada si tende a guardarsi con i soliti occhi ipocriti, un po’ per codardia, un po’ per timore, un po’ per folle distacco umano. Ci basti guardare le scene dello straordinario film “Malena” di Giuseppe Tornatore, interpretato da Monica Bellucci, con le fantastiche musiche di Morricone, per avere la conferma di quelli che sono usuali modi di essere, di pensare e di porsi. Perché purtroppo occorre riconoscere che negli ultimi anni noi ugentini ci siamo umanamente imbruttiti, tendiamo ad un menefreghismo e ad una superficialità che sono sociologicamente patologici. Si ha paura, timore di dire ciò che si pensa. C’è il rischio, costante e concreto di essere “etichettati”, direbbe un grande criminologo come Becker. O, peggio ancora, di perdere il lavoro estivo, un incarico, una consulenza, etc. Anch’io come l’amico Minenna non voglio nulla. Ho solo e sempre dato la mia disponibilità a prestare gratuitamente le mie competenze. Ed infine, alle ultime elezioni non ha vinto nessuno. 

E chi ha vinto allora?  Ha vinto l’inconsistenza culturale, l’incapacità di essere popolo. Ha vinto l’assenteismo. Fatto di coloro che hanno preferito andare al mare piuttosto che esprimere una preferenza perché sfiduciati da un sistema che li vede limitati “protagonisti”, giammai “uniti”, insensatamente “pronti al decollo” o inservibili “costruttori”. Ugento è stata grande e continuerà ad esserlo, basta convincersene, il che non è poco.

Un’altra vittoria per Max Colaci

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Nel mondo della pallavolo, ogni giocatore ha il suo ruolo cruciale, ma pochi sono tanto sottovalutati quanto il libero. Tuttavia, se c’è qualcuno che ha dimostrato l’importanza fondamentale di questo ruolo, è Max Colaci. Con la sua agilità senza pari, la precisione millimetrica e una determinazione incrollabile, Colaci ha dimostrato di essere non solo un libero eccezionale, ma un vero e proprio pilastro per ogni squadra in cui ha giocato.

Con una carriera che si snoda attraverso diversi decenni, Colaci ha continuato a essere un faro di consistenza e affidabilità, dimostrando che la sua età non ha alcun impatto sulla sua abilità di dominare il campo. La sua carriera ha spaziato da squadre di livello nazionale a internazionale, e in ogni istante ha dimostrato di essere un vero e proprio maestro nell’arte di difendere e di dare una struttura solida alla difesa della sua squadra.

Nata proprio a Ugento, la passione di Colaci per la pallavolo lo ha portato a lavorare instancabilmente per perfezionare il suo gioco. Il suo impegno e la sua dedizione si sono tradotti in un’abilità straordinaria nel leggere il gioco, prevedendo i movimenti degli avversari e anticipando ogni palla con una prontezza ineguagliabile. La sua capacità di difendere e di servire da collante per la squadra è stata fondamentale in molte delle sue vittorie più significative.

Oltre alle sue abilità tecniche, Colaci è noto per la sua mentalità da leader silenzioso, motivando i compagni di squadra e ispirandoli con il suo impegno e la sua dedizione senza fine. La sua presenza in campo è una costante fonte di fiducia per tutti coloro che giocano con lui, e la sua capacità di mantenere la calma anche sotto pressione è un elemento fondamentale per il successo delle sue squadre.

La sua influenza va ben oltre il campo di gioco. Colaci è un modello per i giovani aspiranti giocatori, dimostrando che con impegno e passione si possono raggiungere risultati straordinari. Il suo legame con la comunità di Ugento è rimasto saldo nel corso degli anni, e la sua storia è diventata una fonte di ispirazione per molti giovani che sognano di seguire le sue orme.

E proprio oggi, la sua ennesima impresa, la settima Supercoppa di lega con il Perugia, è una testimonianza vivente della sua grandezza. La vittoria di oggi ha sottolineato ancora una volta il valore inestimabile di Colaci come membro fondamentale di ogni squadra che rappresenta. La sua dedizione senza limiti e la sua abilità eccezionale sono un faro di ispirazione per tutti coloro che amano la pallavolo e un omaggio alla sua straordinaria carriera.

Max Colaci è più di un libero. È un pilastro, un leader e un’icona della pallavolo, la cui influenza e l’abilità senza pari hanno lasciato un segno indelebile nel mondo dello sport. La sua settima Supercoppa di lega è solo l’ultimo trofeo in una carriera che brilla di luce propria.

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