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44 discariche abusive censite. Ma chi mangia con i rifiuti?

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rifiuti abbandonati abusive non si fermano le segnalazioni

Continuano a moltiplicarsi le segnalazioni di nuove da parte dei nostri lettori. Solo grazie a loro siamo riusciti a censire 44 punti correlati da foto che come sapete teniamo costantemente aggiornati in una mappa interattiva che mettiamo gratuitamente a disposizione di tutti i cittadini e dell’amministrazione di Ugento.

Solo negli ultimi dieci giorni abbiamo ricevuto qualcosa come 15 segnalazioni, provenienti soprattutto dalle marine di Ugento, territori che in questo periodo subiscono un carico antropico che sembra poterle sotterrare nella “munnizza”.

In tanti chiediamo l’installazione di fototrappole, ma purtroppo dopo la pubblicazione dell’ultima inchiesta a riguardo, dobbiamo constatare come il Comune di Ugento sia riuscito a trasformare anche questa esigenza primaria in un capitolo di spesa da affidare direttamente ad aziende di fuori paese, che non vivendo sul territorio, non possono avere la minima concezione della grave emergenza che stiamo vivendo da 10 mesi a questa parte.

Vorremmo anche fare presente come, nonostante questa testata giornalistica disponga attualmente del database più aggiornato e dettagliato riguardante le discariche abusive di Ugento, non abbiamo ricevuto alcuna richiesta o comunicazione da parte dell’amministrazione di Ugento.

Sono passati infatti dieci mesi da quando questa testata ha iniziato una campagna di sensibilizzazione e denuncia, per portare alla luce un problema sul quale, purtroppo, in tanti ci stanno marciando.

Passiamo alle ultime segnalazioni:

Iniziamo da una foto inviata da Mauro, che mostra una piccola discarica in crescita in uno dei tratti naturalistici più caratteristici e spettacolari della nostra terra, lungo la srada che porta da Torre Mozza a Gemini, all’altezza di Rottacapozza.

Questa è invece la situazione denunciata da Sandro, che ci invia alcuni scatti che testimoniano la situazione della zona industriale di Ugento. Lo stesso lettore ci ha inviato anche un altro scatto, realizzato in aperta campagna tra il centro abitato di Ugento e quello di Torre San Giovanni

Finiamo con la segnalazione di Roberta, che ci fa presente come le foto inviate sono state scattate lungo una strada Tra Ugento e Gemini frequentata soprattutto da camminatori e podisti per la sua caratteristica bellezza, stuprata dai soliti incivili.

Finiamo in bellezza con la foto di sacchi che oggi compiono un anno, nella totale indifferenza di tutti. È infatti passato un anno da quando li fotografammo per la prima volta nei pressi della stazione ferroviaria di Ugento. Nonostante questo nessuno ha ancora provveduto alla bonifica di una zona che dovrebbe rappresentare il biglietto da visita di Ugento.

Tutti questi siti verranno prima o poi bonificati dalla medesima ditta che gestisce la raccolta di rifiuti a Ugento, che però firmerà giustamente una fattura per ogni singolo intervento al comune di Ugento. Questi interventi, infatti, vengono considerati degli extra rispetto all’ordinaria raccolta rifiuti, rappresentando un pesante aggravio sulle casse comunali.

31 mila euro pubblici per la gestione di 6 foto trappole fino a giugno 2024

32 mila euro per gestire le fototrappole di ugento

Alcuni giorni fa sulla nostra pagina Facebook è apparso un video in cui si vedeva un uomo di mezza età che abbandonava diversi sacchi di spazzatura in una località di campagna. Con il nuovo sistema pagato dal comune di Ugento quel signore sarebbe stato beccato e multato con una sanzione di 600 euro che avrebbero contribuito a coprire le spese che il comune sostiene per la bonifica delle tante discariche abusive che continuano a formarsi nelle nostre campagne. O almeno questo è quello che speriamo tutti, perché in realtà molto probabilmente l’avrebbe comunque fatta franca e vi voglio spiegare il perché.

I motivi sono essenzialmente 2:

  • le multe giustamente elevate con questo sistema verranno incassate dalla provincia
  • esiste il serio rischio di vedere tutti i verbali annullati, essendo il sistema non conforme al GDPR

Ma partiamo dall’inizio e proviamo ad approfondire per bene l’argomento. Il comune di Ugento con la determina n°479 del 8 luglio 2022 ha deciso di affidare la gestione di parte delle fototrappole a sua disposizione, precisamente sei, ad una azienda di consulenza esterna, che provvederà a gestirle e stilare trimestralmente un report sui risultati. Per un servizio che in altri comuni viene gestito a costo 0 dalla polizia municipale il Comune di Ugento pagherà 31 446,72 euro iva compresa, concessi in affidamento diretto alla ditta Vitruvio Tech srl di Racale.

il servizio comprenderà:

· GESTIONE DATI: servizio di preconfigurazione, gestione delle immagini, elaborazione report trimestrale, elaborazione immagini e servizio social di diffusione dei risultati;
· DIFFUSIONE INFORMAZIONI ALLA CITTADINANZA: disponibilità ufficio comunicazione e grafica, elaborazione manifesti cartacei;
· INSTALLAZIONE: installazione foto trappole, ricarica e sostituzione batterie; riposizionamento foto trappole; posizionamento di adeguata segnaletica; fornitura SIM con canone compreso, configurazione cloud;
· ASSISTENZA: servizio di teleassistenza e assistenza tecnica telefonica, supporto all’allocazione nel Pef Arera dei costi di servizio, business plane a consuntivo periodico, gestione geo-localizzazione foto trappole condivisa con gli uffici;
· FORNITURA GRATUITA FOTOTRAPPOLE SOSTITUTIVE: fornitura di fototrappole sostitutive in caso di furto o danneggiamento che al termine della convenzione rimarranno di proprietà del comune.

Fa specie segnalare come verrà pagato anche il servizio di diffusione dei dati sui social di una ditta privata perché, come è noto, il Comune di Ugento è sprovvisto di pagine ufficiali di comunicazione istituzionale.

Ma cos’è una fototrappola e come funziona? Si tratta in pratica di una piccola telecamera che può scattare foto o registrare video auto avviandosi grazie all’uso di una fotocellula che segnala il movimento nei suoi pressi. Usate inizialmente per l’avvistamento e il monitoraggio della fauna selvatica, sono ora utilizzate anche nel contrasto dell’odioso fenomeno dell’abbandono dei rifiuti.

Il loro utilizzo è basilare, con la presenza di una scheda di memoria e un bottone per l’accensione dell’apparato. Dotate di batterie più o meno resistenti, vengono installate tramite l’utilizzo di corde o ganci ad alberi, impianti di illuminazione o pali stradali.

La loro manutenzione è altrettanto semplice e basilare, con un operatore che è chiamato periodicamente alla sostituzione della batteria e a prelevare la scheda di memoria su cui sono stati immagazzinati i dati catturati dalla fotocamera.

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Abbiamo per questo cercato di capire di più su questa azienda che così a caro prezzo sta mettendo a disposizione questi servizi. Dopo aver dato un occhiata al loro sito https://www.vitruviosrl.com abbiamo appreso che la società ha due proprietari, uno dei quali è Francesco Causo, già coinvolto nell’iter dell’appalto dei rifiuti di Ugento e per il quale siamo finiti sul portale di confindustria cisambiente dal quale riportiamo:

Francesco Causo è il Presidente Area Rapporti Con Arera e Tariffe appalti

E’ socio amministratore di Vitruvio snc, società di ingegneri prima in Italia per numero di progetti di raccolta differenziata per enti pubblici e soggetti privati, operante nella progettazione e gestione di impiantistica, risanamenti, lavori e servizi nel settore ambientale, principalmente nel campo dei rifiuti solidi urbani. E’ co-founder della start up Storming Srl, società di ingegneria che fonde l’esperienza di Vitruvio snc con quella di altre eccellenze dell’ ingegneria gestionale e ambientale allo scopo di fornire: alla pubblica amministrazione il supporto necessario per l’affidamento e la tariffazione di servizi pubblici locali e pianificare interventi di eco sostenibilità agli operatori privati servizi di ingegneria e consulenza che mirano all’incremento di valore delle gestioni e degli investimenti nel settore ambientale, allo sviluppo delle attività di gestione rifiuti nei mercati comunitari più redditivi e penetrabili. Da aprile 1999  svolge la libera professione di ingegnere nel settore ambientale e della consulenza alle aziende per l’ottimizzazione della gestione dei servizi pubblici ambientali. E’ stato dirigente e responsabile degli uffici tecnici di Comuni, Unione dei Comuni e Ambiti Territoriali per la gestione dei rifiuti. Dal 2006 al 2015 è stato impegnato come amministratore delegato e poi direttore generale di Copertino Multiservizi Spa, società pubblica per la gestione dei rifiuti e di servizi strumentali alla pubblica amministrazione. Nato a Tricase (Le) il 02 dicembre 1973, si è laureato a pieni voti in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio presso l’Università Politecnica delle Marche nel marzo 1999 con tesi in materia di “Ingegneria Sanitaria ed Ambientale”.

fonte: https://www.cisambiente.it/membri/francesco-causo/

Sempre guardando il sito dell’azienda si può apprendere come Ceo di Vitruvio Tech è anche Massimiliano Nenni, eletto nelle file dell’opposizione nel secondo mandato di Donato Metallo con 171 voti. I due ceo guidano un’azienda che sembra procedere a gonfie vele con contratti attivi in diversi comuni di tutta la penisola.

Abbiamo voluto capire perché altri comuni hanno deciso di gestire la questione in maniera diversa, imbattendoci nell’esempio di Salve, che a differenza di Ugento ha deciso di affidare la gestione dell’intero servizio al corpo di polizia municipale, che conta di 5 effettivi nel periodo estivo portati a 3 in quello invernale. Questa decisione nasce dal fatto che i proventi delle sanzioni in campo ambientale spettano alla Provincia e non direttamente al Comune, che in mancanza di una specifica convenzione e/o regolamento si deve far carico solo degli oneri derivanti dalla contestazione fattiva dell’eventuale illecito, con una perdita netta per le casse comunali.

In queste condizioni, quindi, il comune di Ugento si trova a tirar fuori 32 mila euro che mai verranno coperti dall’eventuali introiti delle sanzioni, che qualora non vengano contestate, verranno interamente incassate dall’ente provinciale.

È anche essenziale specificare “qualora non vengano contestate” per via di diversi fattori legislativi, il più importante dei quali sembra essere quello legato alla gestione dei dati secondo la normativa vigente su GDPR. Le registrazioni delle fototrappole, infatti, vengono classificate come dati altamente sensibili e per questo dovrebbero essere trattate secondo un procedimento normato dalla legge, che prevede la presenza di un più figure ufficialmente incaricate quali il Responsabile e il Data Protection Officer (DPO). Vediamo quindi le loro caratteristiche, i diritti e le responsabilità dei soggetti che sono presi in considerazione dal regolamento.

Il GDPR nasce con l’obiettivo di tutelare i dati personali delle persone fisiche che nel Regolamento vengono definite “Interessati del trattamento”.

Il Regolamento conferisce agli Interessati una serie di diritti e garanzie, alcuni dei quali sono stati mantenuti dalla precedente normativa, mentre altri sono stati introdotti ex novo.

I nuovi diritti e le garanzie introdotte dal GDPR sono:

  • il diritto ad essere informati. La persona a cui i dati si riferiscono ha cioè il diritto di sapere in modo chiaro e trasparente chi e come tratta i suoi dati personali;
  • il diritto di accedere ai propri dati personali. L’Interessato può quindi riconoscere in ogni momento quali sono i dati personali trattati dal Titolare, per quali finalità e altre informazioni relative;
  • il diritto alla rettifica, ovvero l’Interessato può chiedere modifiche ai propri dati personali qualora ritenga che non siano accurati o aggiornati;
  • il diritto di revoca, in qualsiasi momento il consenso precedentemente concesso;
  • il diritto di opporsi al trattamento, totalmente o parzialmente (per alcuni specifici tipi o finalità di trattamento);
  • il diritto alla cancellazione;
  • il diritto all’oblio. Il diritto di cancellare informazioni rese pubbliche in passato ma per le quali è venuto meno l’interesse iniziale alla diffusione;
  • il diritto alla portabilità dei dati, che conferisce all’Interessato la possibilità di ricevere i propri dati personali o chiederne il trasferimento tra un Titolare e l’altro.

Sembra chiaro che l’affidamento ad una ditta esterna della gestione di questi dati possa prefigurare una violazione del suddetto regolamento, mettendo a serio rischio la regolarità della documentazione prodotta dalle fototrappole e in più sottoponendo l’ente comunale al rischio di contro querela da parte dei sanzionati, che vedrebbero lesi i loro diritti riguardanti l’uso della propria immagine.

Un esempio di immagine catturata da una fototrappola

Ci sembra altresì chiaro che debba esistere una garanzia contrattuale sull’utilizzo di queste immagini da parte di una società privata, che non essendo un’agenzia investigativa autorizzata dalla prefettura, non avrebbe i titoli per poter prendere visione delle immagini stesse che dovrebbero, per questo, essere consegnate in formato garantito e non consultabile direttamente al responsabile del trattamento dati del Comune di Ugento, che in questo momento risulta essere il segretario generale Dott.ssa Landolfo.

Una questione spinosa e delicata, che sarebbe potuta essere risolta semplicemente optando per la soluzione in-house, che avrebbe comportato oltre che un gran risparmio per le casse comunali, anche la soppressione di molti dei rischi dovuti alla gestione dei dati.

Ancora una volta, quindi, ci troviamo di fronte ad una forzatura fattiva messa in atto solo per poter affidare un servizio ad una società di consulenza esterna, questa volta come tante altre, con base a Racale. Come si suol dire, oltre il danno la beffa.

Com’è essere un pipistrello?

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disabilità e filosofia
copertina articolo “What Is It Like to Be a Bat?”

“Com’è essere un pipistrello?” (What Is It Like to Be a Bat?) articolo del filosofo americano Thomas Nagel, pubblicato in “The Philosophical Review” nel 1974, presenta il problema del riduzionismo della coscienza a livello oggettivo.

In soldoni, è possibile ridurre a parole il processo esperienziale degli esseri viventi tralasciando il vivido fattore soggettivo delle esperienze?

l’insolubilità del problema mente-corpo a causa di “fatti al di là della portata dei concetti umani”, i limiti dell’oggettività e del riduzionismo , le “caratteristiche fenomenologiche” dell’esperienza soggettiva, i limiti della immaginazione umana e cosa significa essere una cosa particolare e cosciente.

Nagel, Thomas (10 marzo 2005).  Honderich, Ted (a cura di).  L’Oxford Companion to Philosophy . Oxford University Press. 
p. 637.

Quando discuto di disabilità amo fare sempre questo esempio. Trasmette bene il concetto, condivisibile per ogni aspetto delle esperienze, del fatto che ogni vissuto è unico, irripetibile e, soprattutto, incomunicabile.

Ogni essere vivente, e perciò, anche umano ha un proprio vissuto che non può essere compreso a fondo da nessun altro se non sé stesso.

Il problema posto da Nagel è ben più complesso ma si può estendere alla percezione collettiva del “problema delle minoranze”.

Che cosa si prova ad essere un disabile? Avere una disabilità.

Essere un disabile è un’avventura che può essere compresa solo dal disabile stesso. Lo so che può sembrare un’affermazione forte ma è così. Nemmeno tra disabili è possibile la reale e piena comprensione del disagio dell’altro, è possibile solo una comunanza dettata dal fatto di condividere una “sfortuna”.

Ora che a Ugento si parla di una nuova figura del garante dei disabili e dopo essermi candidato per ricoprire tale ruolo, vorrei spendere due parole sul fatto che la civiltà di una comunità si valuta anche da come può facilitare la vita di coloro che non hanno il vantaggio della salute fisica o mentale.

Nessun individuo è “normale”, ognuno ha i propri pregi ed i propri difetti, ma è indiscutibile che una persona con disabilità debba affrontare il doppio dei problemi: i propri limiti e quelli indotti dalle infrastrutture, dall’economia, dal lavoro e dai pregiudizi sociali.

Per questi motivi l’ONU ha siglato delle LINEE GUIDA da seguire, delle istituzioni, per garantire il pieno e attivo sviluppo sociale dei disabili.

Più che sugli aspetti burocratici, che solo noi disabili dobbiamo affrontare, spesso negati e costretti a lottare per vedere realizzati i nostri diritti, vorrei porre l’accento sui comportamenti migliorabili nei confronti della diversità.

La ricchezza maggiore dell’essere umano è la diversità nel suo complesso.

La soggettività di ognuno è incalpestabile e dovrebbe essere stimolata alla crescita. Quella del disabile dovrebbe essere vista come un’ulteriore punto di vista, originalissimo e da proteggere, tanto quanto quello dei normodotati.

Discutere di disabilità è sempre un tabù e i filtri che imponiamo nei nostri discorsi allargano il problema.

Un misto tra pena, paura di offendere e ignoranza disarmante, superabile attraverso un confronto senza pregiudizi o paure.

Quando i bambini chiedono “perché quella persona è cosi?” non dovremmo zittirli ma spiegare loro che queste persone sono esseri umani e fanno, anche loro, parte del mondo. Dovremmo cercare, se possibile e con garbo, il confronto. La maggior parte di noi credo sarebbe felice di raccontarsi e scambiare una gentilezza. I bambini sono cattivi solo quando la loro curiosità viene ignorata.

Quando si va in qualunque posto in auto e non c’è parcheggio, abbiate cura di lasciare liberi quelli riservati. A voi non costa nulla, per un disabile invece è il bastone rosso di Mosè, un diritto morale più che legale, che sancisce la possibilità o meno di svolgere in autonomia un’azione, senza essere di peso o chiedere una mano. Lo stesso vale se si è in fila al supermercato o alle poste. Ovunque siate pensate agli altri.

Quando si parla di lavoro, provate a capire se quell’essere umano che vi sta davanti ha o no delle capacità utili per la vostra azienda. Potreste essere sorpresi da chi vi sta di fronte e non dare per scontato l’inutilità di qualcuno che non si è nemmeno cercato di conoscere.

Il consiglio più grande e che mi preme di più instillare nei vostri animi è quello dello sguardo. Un sorriso, non pietoso, uno sguardo amorevole non sbeffeggiante, un momento di pazienza, la voglia di tendere una mano, aiutare a far fare più che fare per loro, parlate con i bambini di diversità ed educateli al rispetto di tutte, senza censure, senza ammonimenti, senza paura che non capiscano, è quello il momento decisivo che permette ad un bambino di diventare un cittadino consapevole.

Mi auguro di aver posto un seme che possa germogliare, presto, in una riflessione sulla necessità democratica non dell’uguaglianza, ma dell’equità, concetto ben diverso e che presuppone uno sforzo sensibile maggiore.

I disabili non chiedono e non pretendono nulla, vogliono solo essere apprezzati come tutti, senza avvertirsi come un peso.

L’avanzamento di una società è anche questo, la burocrazia la lasciamo a chi è del mestiere, ma se si può fare del bene lo si faccia.

E tu, sai com’è essere un pipistrello?

Piano collettivo di salvataggio: chi salva chi?

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piano collettivo di salvataggio

Abbiamo dato un occhiata a tutti gli atti resi pubblici sull’albo pretorio da parte del Comune di Ugento in merito al piano collettivo di salvataggio, presentato come indispensabile criterio per la bandiera blu, anche se in realtà non è precisamente così.

Il piano collettivo di salvataggio è un provvedimento che punta ad alzare gli standard di sicurezza del nostro litorale, coinvolgendo gli stabilimenti balneari e un’azienda che si occupa di salvataggio tramite moto d’acqua, con la possibilità di allargare il servizio di salvamento anche alle spiagge libere.

una delle torrette installate sulla spiaggia libera

Partiamo dalla Delibera di giunta n. 149 del 30.06.2022 nella quale si legge:

“come previsto dal disciplinare di procedura operativa adottato dalla FEE Italia per l’assegnazione della Bandiera Blu, i comuni che si fregiano di tale vessillo devono obbligatoriamente rispettare diversi adempimenti e in particolare tra questi risulta esservi quello correlato alle: Misure di sicurezza per la tutela dei bagnanti attraverso la predisposizione ed attuazione di un piano collettivo di salvataggio”.

un estratto dalla delibera

Esaminando la procedura operativa PO005 – PROCEDURA OPERATIVA Certificata ISO 9001 – 2015, alla voce “SERVIZI E SICUREZZA” sono riportati i seguenti punti, dove la (I) sta per carattere “IMPERATIVO” e (G) per “GUIDA”, quindi non obbligatorio e utile per acquisire ulteriore punteggio:

27. Un numero adeguato di personale di salvataggio e/o attrezzature di salvataggio deve essere disponibile sulla spiaggia (I)

28. L’equipaggiamento di primo soccorso deve essere disponibile sulla spiaggia (I)

29. Piani di emergenza per i casi di inquinamento o rischio per la sicurezza ambientale devono essere predisposti (I)

30. Deve essere prevista la gestione di diverse utenze e differenti usi della spiaggia in modo tale da prevenire conflitti e incidenti (I)

31. Misure di sicurezza per la tutela dei bagnanti devono essere attuate e libero accesso deve essere garantito al pubblico (I)

32. Una fonte di acqua potabile deve essere disponibile sulla spiaggia (G)

33. Almeno una spiaggia Bandiera Blu per ogni Comune deve avere accesso e servizi per disabili fisici (I)

Emerge chiaramente l’inesistenza dell’obbligo di adottare un piano collettivo di salvataggio che riteniamo utile se elaborato con criterio, con la collaborazione e partecipazione di tutti i soggetti coinvolti. Ma andiamo avanti.

Nelle premesse al “piano collettivo di salvataggio”, il Responsabile di settore, nonché progettista del piano stesso, da una lato afferma che:

l’attivazione di un piano collettivo di salvamento consente la sorveglianza di una vasta area di litorale, avendo altresì, il pregio di offrire ulteriori risorse per la salvaguardia della vita umana in mare e la sicurezza della balneazione, oltre alla consueta presenza di postazioni fisse”- mentre dall’altro – “la normale applicazione dell’ O.S.B. (ordinanza sicurezza balneare) prevede l’obbligo di garantire il servizio di salvamento sulle spiagge libere, cosa che invece non avviene senza l’implementazione del piano collettivo di salvamento”.

In realtà è difficile non accorgersi dell’assoluta infondatezza dei presupposti su cui si sta operando per un riconoscimento così importante per il territorio. Un ulteriore prova di ciò che abbiamo constatato è data dal fatto che vi sono diverse spiagge libere nelle quali, stando sempre al citato “piano collettivo”, il Comune procederà ad installare dei cartelli per segnalare l’assenza del servizio di salvataggio. Infatti:

“II Comune di Ugento, in tutto il tratto di litorale facente parte del P.C.S., dovrà dare informazione alla pubblica utenza tramite cartellonistica in triplice lingua, che il servizio di salvataggio verrà svolto in forma collettiva, evidenziando le varie stazioni di salvataggio in relazione all’effettiva ubicazione e apporre la cartellonistica prevista nelle spiagge libere non coperte dal piano”.

Le spiagge libere non coperte dal piano sono:

  • Da Lido Pineta a Balelido;
piano collettivo di salvamento ugento
  • Tratto di spiaggia in località Fontanelle, tra la Torretta n. 18 e Torretta n. 19.
  • Tratto di spiaggia confine Torre Mozza Lido – Marini – tratto tra Torretta 32 e Torretta 33.
  • Tratto di spiaggia a Lido Marina tra Torretta 41 e Torretta 42.

Siamo ormai a stagione turistica inoltrata e constatiamo che il comune non ha ancora provveduto a installare la cartellonistica prevista. È vero anche che già mancano molti dei cartelli obbligatori secondo l’Ordinanza di sicurezza balneare della Capitaneria di Porto di Gallipoli, come possono essere quelli di divieto di balneazione nel tratto di mare antistante Corso Annibale.

Se l’obiettivo del Comune di Ugento è sorvegliare una vasta area offrendo ulteriori risorse per la salvaguardia della vita umana in mare e la sicurezza della balneazione, per quale ragione ha escluso il tratto di mare compreso tra la costa e lo scoglio denominato “Le Pazze”, pur essendo un ampio tratto di scogliera fortemente frequentato dai bagnanti?

uno dei cartelli obbligatori per il mantenimento della bandiera blu

Perché non procede, per le spiagge libere, alla delimitazione con boe di segnalazione della zona di mare riservata alla balneazione? E qualora non posizionati, ad installare adeguata segnaletica, ben visibile agli utenti e redatta in più lingue con scritto semplicemente: “ATTENZIONE – LIMITE ACQUE INTERDETTE ALLA NAVIGAZIONE NON SEGNALATO”?.

Perché, per le spiagge libere, non procede a segnalare con boe di colore bianco posizionate ad intervalli non superiori a 25 metri, il limite delle acque sicure? E qualora non si voglia fare, perché non installare dei cartelli, ben visibili agli utenti, che ripotino in maniera chiara: “ATTENZIONE – LIMITE ACQUE SICURE NON SEGNALATO”?

L’Ordinanza di sicurezza prevede infine che è compito del Comune di Ugento procedere a frequenti controlli del litorale, al fine di verificare la permanenza dei cartelli installati all’inizio della stagione balneare, provvedendo al loro ripristino nel caso gli stessi fossero, per qualsiasi motivo, divelti, rimossi o comunque resi illeggibili. Chi controllerà? La nostra polizia locale o il nucleo di vigilanza ambientale impegnato a reprimere i gravi scempi a danno del nostro territorio?

E’ opportuno ricordare al Sindaco e all’assessore al turismo che la Bandiera Blu può essere rimossa in qualsiasi momento se si dovessero concretizzare i presupposti per tale provvedimento. Una spiaggia deve rispondere a tutti i requisiti, indicati di seguito con la lettera I (imperativo) e possibilmente al maggior numero dei requisiti indicati con la G (guida).

Come diceva il principe De Curtis in arte Totò: “a Ccà nisciuno è fesso!”. Siamo convinti che gli ugentini non siano mai stati stupidi, ma vittime di un sistema di potere che negli ultimi 25 anni gli ha visti avulsi da ogni tipo di partecipazione sociale e politica. Ci auspichiamo che questo cambi presto, quanto meno per non farsi prendere in giro e non passare da fessi.

Ambulanti sui posteggi per disabili: la segnalazione

Ambulanti sui posteggi per disabili: la segnalazione.

il posteggio occupato

Torre San Giovanni, 10 luglio – La segnalazione di un nostro lettore disgustato dall’ennesimo caso di inciviltà.

Il Comune di Ugento ha permesso l’occupazione di suolo pubblico a due commercianti ambulanti sui due posteggi riservati ai disabili nella zona centrale del corso.

Un atto inacceettabile per il nostro lettore che si è visto costretto, insieme al nonno con gravi problemi di deambulazione, a cercare parcheggio altrove e fare a piedi un lungo tratto di corso, nel tentativo di passare una serata al mare.

Il post del nostro lettore.

Mio nonno, poverino, ha dovuto andare a parcheggiare vicino alla “pucceria Salentina”, abbiamo fatto più volte segnalazione ma ogni volta la stessa storia. C’erano, ieri, 4 ausiliari che facevano le multe alle macchine senza tagliandino, però i 2 furgoni degli ambulanti non gli hanno fatto niente.

Questa cosa non è assolutamente normale, c’è gente, come mio nonno, che vorrebbe fare due passi sul corso e invece deve fare fatica a trovare un parcheggi.

la segnalazione del nostro lettore del 10 luglio.

Un problema di civiltà che, in questo caso, coinvolge colui che ha dato il permesso al venditore di sostare proprio in quel punto, agli ambulanti, infatti, viene concesso un posto direttamente dal comune per svolgere la propria attività.

A nulla è servito il post social del malcapitato che cercava, invano, di segnalare il problema o di avere risposte concrete. Il sindaco non ha risposto e non ha nemmeno dato conto al fatto.

Infatti, la situazione sembra ripresentarsi ogni sera.

La svista è costata una lunga camminata al nonno del nostro lettore e chissà a quanti altri ogni sera.

Speriamo che qualcuno legga l’artico e si impegni a mettere in moto la lenta macchina burocratica.

Basterebbe davvero poco per permettere sia all’ambulante di portare avanti il suo lavoro e al nostro lettore di permettere al suo caro nonno di fare una passeggiata o chiunque altro necessiti di parcheggiare sui parcheggi dei disabili di godere del tempore estivo sul corso di Torre San Giovanni.

Se trasbordo il percolato non inquino

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Se trasbordo il percolato non inquino

Fermo restando il pieno rispetto per il lavoro dell’Autorità giudiziaria e degli organi inquirenti nonché il pieno riconoscimento di ogni garanzia e diritto di difesa, appaiono tuttavia singolari i contenuti della nota del legale che per conto dell’Azienda che gestisce il servizio di igiene urbana nel nostro comune, ha provveduto ad illustrare la propria versione in merito allo sversamento di percolato nei campi accertato dalla polizia provinciale nelle campagne di Ugento.

Sul piano tecnico occorre dissentire dalle affermazioni in quanto se è vero che per ragioni tecniche, economiche e/o ambientali il d. lgs 152/’06 (ex art. 193, comma 12) disciplina l’istituto del trasbordo nell’ambito della più ampia gestione dei rifiuti, e che lo stesso per le soste tecniche non è da considerarsi stoccaggio, non c’è alcun dubbio sull’essenzialità che lo stesso, specie se trattasti di rifiuti urbani di tipo “organico” che quindi producono enormi quantità di percolato, avvenga nel pieno rispetto della disciplina ambientale e nel rispetto di specifici requisiti all’uopo previsti. Se in casa traferisco il mio rifiuto organico da un contenitore più piccolo ad una più grande, rilevando il deposito di sostanza liquida, va da sé che farò attenzione a non riversarlo accidentalmente o direttamente per terra, sul pavimento o sul terreno.

Il trasbordo di rifiuti è giustificato allorquando vi siano due condizioni ovvero esigenze di trasporto e limite massimo temporale di quarantotto ore. Tali requisiti devono essere rispettati congiuntamente e dunque non sono alternativi.

In applicazione del principio per cui chi invoca un regime differenziato e di favore, il trasportatore ha l’obbligo di fornire la prova delle circostanze in base alle quali gli organi di controllo possano accertare che la sosta è effettivamente fondata su queste esigenze ed ha rispettato i richiamati limiti temporali. Esistono differenze tra il trasbordo totale: possibile “per concrete esigenze operative o imprevisti tecnici”; un trasporto di rifiuti che venga effettuato dallo stesso trasportatore con veicoli diversi o da trasportatori diversi, come sembrerebbe per il caso in questione.

Il trasbordo totale di un carico di rifiuti consiste nell’operazione in virtù della quale il viaggio di tutto il carico prosegue con mezzi diversi da quelli che hanno effettuato la raccolta, di proprietà dello stesso trasportatore ovvero con mezzi di trasportatori diversi. Nelle “concrete esigenze operative” rientrano le esigenze di ottimizzazione dei carichi e diminuzione dei viaggi, con ricadute positive in termini di impatto ambientale (es. contenimento, a seguito della riduzione dei viaggi, delle emissioni in atmosfera provocate dai mezzi impiegati per il trasporto); nelle comprovabili esigenze di trasporto non rientra l’attesa che il mezzo si riempia. Autorevole dottrina evidenzia che le esigenze di trasporto sono distinte dalle esigenze “economiche”, che suggeriscono di proseguire nella raccolta di rifiuti fino a quando il mezzo non si sarà riempito. Le prime dovrebbero comunque fare riferimento non a necessità dell’impresa di trasporto, bensì a quelle “materiali” del trasporto stesso (es. l’impianto di destino è chiuso).

Ed il trasbordo parziale: possibile in caso di trasbordo parziale del carico su mezzo diverso effettuato per motivi eccezionali. Si tratta evidentemente di un’ipotesi eccezionale e non prevedibile, in relazione alla quale nel nuovo formulario di identificazione di rifiuti il trasportatore dovrà indicare, nello spazio riservato al produttore/detentore, la propria ragione sociale e, nello spazio per le annotazioni, il motivo del trasbordo, il codice alfanumerico del primo formulario e il nominativo del produttore di origine. Il formulario è il documento che garantisce la tracciabilità del rifiuti e accompagna il rifiuto dalla sua produzione al suo smaltimento e/o recupero.

Una circolare ministeriale prevede che, oltre a distinguersi per il quantitativo di rifiuti effettivamente trasbordato, i due trasbordi, totale e parziale, devono giustificarsi per le diverse motivazioni che possono dare vita al trasbordo. Nel trasbordo totale, infatti, occorrerà la sussistenza di “concrete esigenze operative” o “imprevisti tecnici”, mentre nel caso di trasbordo parziale dovranno ricorrere “motivi eccezionali”.

La sentenza richiamata vale a confermare che il trasbordo è svincolato dal concetto di eccezionalità, nel senso che è consentito a prescindere dal verificarsi di “motivi eccezionali”. Aspetto ben noto agli addetti ai lavori ma che non attiene alla questione dello sversamento illecito di percolato. In effetti, se è possibile il trasbordo dei rifiuti, perché normato dalla legislazione, ciò che non è possibile fare è smaltirlo in terreni o in aree non destinate a tale tipo di attività, dovendo il percolato essere conferito presso specifici impianti di trattamento. Ciò che la polizia provinciale avrebbe contestato non è l’effettuazione del trasbordo in sé, che si ribadisce essere possibile e previsto dalle norme, ma piuttosto lo smaltimento tramite riversamento sui terreni, che peraltro sono risultati impregnati di tale sostanza. A dimostrazione di una condotta che, stando a quanto dichiarato dagli inquirenti, veniva perpetrato da diverso tempo sul territorio ugentino.

Occorre ancora osservare che il trasbordo è operazione diversa dalla trasferenza. Sia nel caso delle stazioni di trasbordo che dei siti di trasferenza, vengono convogliati i rifiuti indifferenziati, non suddivisi quindi fra secco, umido, plastica e vetro da inviare successivamente al trattamento per la selezione e il recupero della frazione secca o di quella umida. La differenza tra trasbordo e trasferenza consiste nel fatto che in caso di trasbordo i rifiuti non toccano terra ma passano da una macchina, quella che ha raccolto i rifiuti, in genere più piccola e agile nelle vie cittadine, a un’altra più grande che dovrà portarli negli impianti; nel secondo invece l’immondizia viene ‘parcheggiata’ in attesa di essere caricata sui mezzi per la destinazione finale. Le foto pubblicate dimostrano chiaramente quel che succede, invece, nel nostro comune.

La tecnica dello struzzo e il Comune di Ugento

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la tecnica dello struzzo

Anche gli struzzi hanno una strategia per affrontare la vita e forse, considerando il fatto che sono sopravvissuti fino ad oggi, qualcuno potrebbe pensare non sia del tutto sbagliata.
La strategia dello struzzo non è quella di affrontare i problemi, ma quella di fuggire ai problemi. Acquiescenza a ogni costo. Se poi arriva il problema, esso cerca di evitarlo fuggendo, e quando non ce la fa più, mette la testa sotto la sabbia per non vedere e non affrontarlo, sperando che il suo problema si risolva da solo. Questo atteggiamento non può far altro che aggravare la situazione portandola all’esasperazione.
Una metafora, quella della tecnica dello struzzo, che sembra calzare a pennello sulla realtà che ci stiamo trovando ad affrontare con la pubblicazione di questo mensile. Ogni giorno usciamo di casa vedendo cose che in realtà non dovrebbero esserci ma alle quali siamo ormai assuefatti: la sporcizia sui marciapiedi, le deiezioni dei cani, le erbacce lungo le strade, i cumuli di spazzatura nelle campagne, i parcheggi selvaggi in spiaggia sono fenomeni che dovrebbero attenere alla sfera del malcostume, ma che da noi sembrano sfociare quasi nel folklore. Così succede che il piromane diventa “u pecuraru ca pareddhu a fa manciare e pecure”, o lo sporcaccione che improvvisamente si ritrova ad essere vittima di questo sistema che vuole impedirgli di esercitare il suo sacrosanto diritto di sporcare a casa sua.
Invece, come ormai sempre in più sanno, il futuro che ci troviamo ad affrontare dovrà passare obbligatoriamente dal cambio dei nostri paradigmi mentali e culturali, iniziando dalle figure apicali della nostra comunità. Non è possibile pensare di continuare ad adottare la tecnica dello struzzo in un mondo che va a mille all’ora e che non rimane certo lì ad aspettarti. L’esempio più calzante di tutto ciò sono le marine che si trovano intorno a Torre San Giovanni: Torre suda da un lato, Torre Pali/ Pescoluse dall’altro. Pensate a cosa fossero queste marine solo 30 anni fa. Sconosciuti borghi di mare in cui si trovavano casette diroccate quasi regalate. Guardate queste marine invece oggi: Torre Suda è diventato un centro pulsante della movida di un intera zona, mentre Torre Vado e Pescoluse hanno addirittura accresciuto il loro appeal a livello internazionale, con le pubblicazioni su riviste straniere che continuano a moltiplicarsi. E Ugento in tutto questo? Saremmo molto felici di sentircelo spiegare dal sindaco ma purtroppo la tecnica dello struzzo sembra, ad Ugento, non passare mai di moda.

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