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Un posto che vale molto più di un semplice parcheggio

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Essere mamma significa affrontare mille piccole sfide quotidiane, alcune più leggere, altre decisamente più impegnative. Una di queste, che può sembrare banale a chi non la vive, è trovare un parcheggio adeguato quando ci si reca al supermercato con un passeggino e un bambino piccolo.

A Ugento, come dappertutto, esistono i parcheggi rosa, pensati proprio per agevolare le mamme e le famiglie con bambini, e i parcheggi per disabili, fondamentali per garantire a chi ha difficoltà motorie di vivere la propria quotidianità con dignità e serenità. Eppure, troppo spesso, mi capita di arrivare e scoprire che quei posti speciali sono già occupati… da chi speciale non è, e da chi bambini piccoli non ha.

Persone perfettamente autonome, senza passeggini né disabilità, che pur di parcheggiare vicino all’entrata si appropriano di spazi che non gli spettano. È un gesto di maleducazione e mancanza di rispetto, che può sembrare piccolo ma in realtà pesa tantissimo su chi si ritrova costretto a fare giri infiniti o a parcheggiare lontano, con un neonato in braccio o un passeggino da spingere.

Il parcheggio rosa non è un capriccio: è un diritto alla sicurezza e alla praticità. E il parcheggio per disabili non è una comodità: è una necessità imprescindibile. Difendere questi spazi significa difendere la civiltà di una comunità intera.

Per questo, da mamma, rivolgo un appello: rispettiamo i parcheggi dedicati. Un piccolo gesto di correttezza da parte di ognuno di noi può rendere la vita degli altri molto meno complicata. E ricordiamoci che dietro ogni striscia rosa o blu c’è una storia, una famiglia, una difficoltà reale.

Ugento è una comunità viva, solidale e accogliente: dimostriamolo anche nei gesti quotidiani, a partire da un semplice parcheggio.

Ugento e Gemini hanno bisogno di democrazia

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Un titolo volutamente dai mille significati e dalle mille interpretazioni. La democrazia esiste nel nostro territorio. Ovvio, perché altrimenti le elezioni amministrative non avrebbero nessun valore legale. Una democrazia continuerà ad esistere anche negli anni avvenire. Ogni tornata vede perdenti e vincitori, sebbene, nella piena legittimità, capiti talvolta che la minoranza numerica degli elettori ottenga la “maggioranza politica” per amministrare. L’attuale consigliatura si contraddistingue proprio per questo aspetto e soprattutto per l’elevata percentuale di astensionismo. Un dato preoccupante che invita tutti ad una seria riflessione!

Shirin Ebadi, avvocato e pacifista iraniana premiata nel 2023 con il premio Nobel per la pace per i suoi significativi e pionieristici sforzi per la democrazia e i diritti umani, su tutti i diritti delle donne, dei bambini e dei rifugiati, prima persona del suo Paese e prima donna musulmana a ottenere tale riconoscimento, nel corso di un’intervista si è così espressa: “La democrazia è un fiore che va innaffiato costantemente. Non basta votare, bisogna prendersene cura monitorando il lavoro degli eletti, partecipando alla vita pubblica”.

Sul piano politico ognuno è libero di fare le proprie considerazioni. Guai se così non fosse! Avere le proprie aree di appartenenza e di dare interpretazioni evidentemente personali, ma non personalistiche perché un elemento che ha fortemente condizionato l’esercizio democratico nella nostra comunità si è cristallizzato nella sola forza numerica della maggioranza (politica!), di volta in volta espressa nei Consigli comunali degli ultimi 25 anni. È un dato di fatto da cui non si può sfuggire, né, men che meno, è nascondibile nelle sabbie mobili dell’indifferenza, del routinario “lavarsi le mani”, ormai prassi incancrenitasi nelle coscienze di una gran numero di cittadini.

Credo sia arrivato il momento in cui, come comunità e come singoli facenti parte, non esclusi i componenti dell’attuale Consiglio comunale, occorra porsi delle domande: coltiviamo costantemente il fiore della democrazia? Vogliamo accontentarci solo di votare? Da cittadini e da contribuenti, monitoriamo il lavoro dei nostri eletti con la partecipazione alla vita pubblica?

Non sempre le responsabilità sono addebitabili agli amministratori, benché gravi su costoro la fetta più grossa. Allo stesso modo non sempre sono addebitabili agli elettori, che spesso per pigrizia, per mancanza di coraggio, per piacere di stare sull’uscio della porta a guardare senza sporcarsi le mani, come diceva il venerabile Don Tonino Bello; per timore di essere tacciati di partigianeria non gradita dall’eletto, correndo il rischio di non lavorare o di non far occupare un parente, di non avere un incarico professionale, si è ormai irrimediabilmente estromesso dalla partecipazione pubblica e dalla gestione del proprio territorio. È consuetudine divenuta sistema accomiatarsi a questo o quel contentino, abbassando la testa, auto ferendosi nella propria dignità e sconfessandosi sul piano del libero pensiero. 

Alexis De Tocqueville, dopo la sua esperienza di studio in America, rimarcava la necessità di doversi educare alla democrazia. Non nascondiamoci dietro un dito e non siamo ipocriti. Alziamo le orecchie e guardiamoci negli occhi da persone serie e responsabili. Indipendentemente dai risultati elettorali degli ultimi anni che hanno visto vincere e confermare “l’uomo della provvidenza”, perché di questo si tratta, oltre all’azione educativa, è stata mortificata e compromessa la capacità e la forza di acquisire consapevolezza nel praticare la democrazia attraverso il metodo democratico. Parole forse complicate, concetti da scienziati della politica, ma evidentemente semplici perché significano l’essere e il rendere partecipi tutti i cittadini alla vita amministrativa del Comune. Libertà e autonomia sono un diritto inalienabile della persona. Espressioni della dignità umana e cristiana. Essere autonomi nel pensiero e nell’azione giornaliera implementa la democrazia, che altrimenti sarebbe meramente formale, come quella che ormai viviamo da diversi anni, laddove si registra il primato degli interessi di pochi, quindi personalistici, a danno di quelli generali, che toccano ognuno di noi. Il Comune è l’istituzione più prossima alla persona. Ecco perché deve essere il luogo dove matura la pratica del metodo democratico. Gli ugentini e i geminiani devono contrapporsi all’idea pietrificatasi che il Comune sia mero ente decentrato. La casa municipale deve tornare ad essere cellula politica ove siano presenti e rappresentati i diritti e i doveri di tutti. Nel suo essere al servizio della comunità, il Comune è creato dalla comunità stessa, la quale, a sua volta, è riducibile alle persone che devono animarla. L’esercizio democratico si disvela fondamentale per tagliare le radici secche dell’albero dell’autarchia strutturatasi in questi anni, per cui il Comune deve essere l’istituzione che, più vicina alla persona, può meglio comprendere quali siano le sue difficoltà e i suoi problemi, raccogliendone le istanze di guisa che garantire un più efficace intervento per risolvere le problematiche di un determinato territorio. L’ascolto e la partecipazione devono essere per tutti. Le paratie stagne non servono! Serve quella democrazia di cui Ugento e Gemini hanno un disperato bisogno.   

Parco Litorale di Ugento: soldi pubblici sprecati, territorio abbandonato

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Il Parco Naturale Regionale Litorale di Ugento, nato tra proclami e promesse, continua a rappresentare un caso emblematico di cattiva gestione del patrimonio pubblico. L’ultima determinazione regionale n. 85 del 29 agosto 2025 certifica la liquidazione di altri 49.292,22 euro al Comune di Ugento, ente gestore del Parco. Solo negli ultimi due anni, tra impegni e liquidazioni, l’area protetta ha assorbito oltre 110.000 euro di contributi regionali (come da determina pubblicata in fondo a questo articolo)

Cifre ingenti, che si aggiungono a fondi europei e nazionali, ma che non hanno prodotto alcuna ricaduta positiva per la comunità locale. I soldi finiscono quasi sempre a professionisti e aziende di fuori paese, senza generare sviluppo, lavoro o tutela reale per il territorio.

una delle recensioni google sul parco

Una gestione disastrosa

Oggi il Parco Litorale di Ugento è in piena emergenza. Dopo tre anni di gestione affidata a Giuseppe Scordella, i risultati sono stati disastrosi: biodiversità ridotta, pineta devastata, accessi inesistenti o impraticabili, discariche abusive dilaganti.

Scordella, prima di dimettersi per andare a fare il dirigente del Consorzio di Bonifica, ha lasciato dietro di sé una situazione drammatica:

  • Specie aliene come il gambero killer e il granchio blu che hanno compromesso gli equilibri ecologici, riducendo drasticamente la biodiversità.
  • La pineta comunale che continua ad arretrare, flagellata dal mare che in inverno la sommerge e da infestazioni patogene
  • Mancanza di accessi al mare: quelli esistenti restano non asfaltati, di difficile percorrenza e privi di manutenzione.
  • Proprietari dei parcheggi retrodunali sotto ricatto, con lo sviluppo legale bloccato e i servizi per i turisti inesistenti.
  • Un dilagare di discariche abusive all’interno del Parco: fenomeno esploso soprattutto nell’estate appena trascorsa, quando i social sono stati invasi dalle foto dei turisti indignati per la zozzura delle marine e dell’area protetta.

La conferma del web e di Google

A confermare questo quadro non sono solo gli atti regionali o le denunce dei cittadini. Anche l’intelligenza artificiale di Google, analizzando i contenuti prevalenti sul web, restituisce una fotografia impietosa:

  • Da un lato, i visitatori apprezzano spiagge cristalline, pinete e fondali bassi ideali per le famiglie.
  • Dall’altro, però, emergono con forza le lamentele su abbandono, mancanza di manutenzione, rifiuti, discariche abusive, utilizzo improprio del territorio e assenza di servizi di base.

Un contrasto netto, che mette in evidenza come il Parco abbia un potenziale naturale straordinario, ma sia ridotto a un luogo di degrado incapace di offrire servizi e accoglienza adeguati.

Il paradosso: un parco che impoverisce il territorio

La realtà è che il Parco, nato dall’intuizione politica dell’allora assessore all’Ambiente Massimo Lecci, sembra essere stato concepito più per attrarre finanziamenti che per salvaguardare l’ambiente.

I fondi arrivano, ma le ricadute sul territorio sono pari a zero. Ugento non ha visto né sviluppo né valorizzazione del suo patrimonio naturale: al contrario, ha perso biodiversità, attrattività turistica e opportunità economiche.

Il risultato è un paradosso: un Parco nato per difendere l’ambiente che invece lo sta condannando all’abbandono e al degrado, mentre la comunità continua a impoverirsi.

Non è giustizialismo ma solo buon senso

Il post con cui Alessandro Delli Noci ha annunciato di non candidarsi alle prossime regionali pugliesi ha il tono del congedo amaro: un viaggio “bellissimo”, la “forza” ritrovata nel sostegno dei suoi sostenitori, ma anche il dolore per quella che definisce una nuova ondata di “giustizialismo” nei suoi confronti. Un racconto intriso di vittimismo, in cui l’ex assessore sceglie di rappresentarsi come vittima di una persecuzione giudiziaria.

Eppure, a ben vedere, la decisione non ha a che fare unicamente con i procedimenti giudiziari. Non è la magistratura a imporre le candidature, né tantomeno a ritirarle: è la politica, con le sue responsabilità. E Delli Noci incarna pienamente un sistema politico che ha praticato e rivendicato metodi oggi inaccettabili.

Quel sistema affonda le radici nelle sue origini politiche: la destra leccese, travolta da vicende giudiziarie che hanno coinvolto figure come l’ex assessore Attilio Monosi. È da lì che discende un modello di gestione del consenso fatto di favori trasformati in pacchetti di voti. Un modello che, col passare degli anni, è sembrato normalizzarsi in Puglia, quasi fosse fisiologico. Ma non lo è: questo metodo non è solamente un potenziale reato, è soprattutto vergognoso.

È svilire la politica, ridurre a mercimonio il rapporto con i cittadini, infangare le istituzioni democratiche. Ecco perché la decisione di Antonio Decaro di non includere Delli Noci nella squadra non stupisce nessuno. Non si tratta di giustizialismo, ma di semplice buon senso: non si può pensare di guidare un progetto politico di cambiamento portando sulle spalle procedimenti di tale gravità, che comunque speriamo tutti vedere uscire pulito l’ex assessore Delli Noci. MA il piano giudiziario non deve essere confuso con quello politico, che deve seguire forzatamente altri crismi.

Lo stesso non vale, però, per chi continua a difendere questo metodo. Basti pensare alle parole di Claudio Stefanazzi, che all’interno del Partito Democratico continua a muoversi in aperta controtendenza rispetto ai principi progressisti. Non è un caso che Sergio Blasi abbia chiesto le sue dimissioni e che Ippazio Morciano, ex segretario provinciale del PD, abbia ricordato come la sua candidatura non sia mai stata condivisa dalla base, ma imposta dall’alto.

La posizione di Decaro, dunque, non solo è comprensibile, ma necessaria. Delli Noci rimane, al netto delle narrazioni personali, un uomo di destra: da quella cultura politica proviene e quel metodo continua a rappresentare. La vera sfida, però, riguarda le liste che oggi circondano il candidato governatore: se davvero l’obiettivo è dare alla Puglia un futuro trasparente e innovativo, occorre avere il coraggio di chiudere la porta a tutti coloro che incarnano pratiche politiche al limite della presentabilità, e di cui le liste PD sembrano essere ancora pregne, soprattutto a Lecce.

Solo così sarà chiaro a tutti che non si tratta di giustizialismo, ma di una scelta di responsabilità.

Litoranea colabrodo: se ne discuterà in provincia

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La Provincia di Lecce ha convocato per giovedì 18 settembre 2025 la 2ª Commissione Consiliare, presieduta dall’avv. Paolo Greco, per discutere delle problematiche legate alla messa in sicurezza delle strade provinciali.

La richiesta di convocazione è arrivata dal consigliere Brizio Maggiore, con l’obiettivo di affrontare due criticità già segnalate da cittadini e istituzioni locali:

  1. La Strada Provinciale 80 Alessano – Tiggiano, che necessita di interventi urgenti per garantire maggiore sicurezza.
  2. La Strada Provinciale 88 nel territorio di Ugento, frazione Torre San Giovanni, nel tratto che va da via Corso Annibale/SP88 fino al civico 200 (altezza Isola di Pazze Hotel Resort), proseguendo fino all’intersezione con via Machiavelli, nella località Posto Rosso, frazione di Alliste.

Proprio sulla SP88, ribattezzata dai residenti come una vera e propria “litoranea colabrodo”, le segnalazioni dei cittadini hanno evidenziato condizioni di forte degrado del manto stradale, con buche, avvallamenti e scarsa visibilità della segnaletica, fattori che aumentano il rischio di incidenti soprattutto nei periodi di maggiore afflusso turistico. Questa arteria, infatti, rappresenta un collegamento strategico per le marine di Torre San Giovanni e Posto Rosso, località che in estate registrano migliaia di presenze tra turisti, operatori balneari e strutture ricettive.

Alla riunione, convocata presso Palazzo dei Celestini alle ore 11.30 in prima convocazione e alle 12.00 in seconda, prenderanno parte oltre ai consiglieri provinciali anche i rappresentanti del Servizio Viabilità ed Espropri, i sindaci dei Comuni interessati (Alessano, Alliste e Ugento) e i vertici della Provincia, tra cui il presidente Stefano Minerva.

Un ruolo centrale nella discussione sarà rivestito dal contributo di Fulvio Viva, rappresentante dei cittadini e firmatario della lettera di segnalazione. Proprio la sua denuncia, in merito alle condizioni della SP88, era stata già riportata su Ozanews.it, portando all’attenzione pubblica le difficoltà e i rischi quotidiani vissuti da residenti e automobilisti.

La Commissione sarà dunque chiamata a valutare possibili soluzioni concrete per migliorare la sicurezza e restituire a queste arterie provinciali un ruolo adeguato non solo per la mobilità locale, ma anche per lo sviluppo turistico ed economico del territorio.

Parco giochi di Gemini tra vetri rotti, sporcizia ed escrementi

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Un nostro lettore ci ha inviato alcune foto che ritraggono la situazione attuale del parco giochi di Gemini, situato accanto al mercato coperto e di fronte alla chiesa.

Dalle immagini emerge chiaramente un quadro di degrado e incuria: vetri e bottiglie rotte sparse tra le giostrine, cicche di sigarette e, soprattutto, la presenza di numerosi escrementi canini che rendono il luogo poco sicuro e per nulla adatto ai bambini.

“Come puoi ben vedere il parco è pieno di vetri e bottiglie rotte, cicche di sigarette e pieno di escrementi canini… ti chiedo gentilmente di fare un articolo su questo”, ci scrive il lettore che ha voluto segnalare il problema.

Il parco giochi, nato come spazio dedicato ai più piccoli e alle famiglie, dovrebbe rappresentare un luogo di svago, socialità e sicurezza. Invece, al momento si presenta come un’area trascurata, che necessita di un intervento urgente di pulizia e manutenzione.

Condividiamo questa segnalazione affinché arrivi alle istituzioni competenti e possa essere l’occasione per restituire ai bambini di Gemini un parco giochi pulito, sicuro e accogliente.

Invitiamo anche altri cittadini a segnalarci situazioni simili: attraverso le vostre segnalazioni la comunità può farsi portavoce di un’esigenza comune, stimolando interventi concreti.

Sono di sinistra ma non voterò Decaro

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Si avvicina la data delle elezioni regionali in Puglia e, con l’ufficialità della candidatura a governatore di Antonio Decaro, cominciano a tessersi le fila di un gioco politico quanto mai complicato. Un gioco che, mai come in questa tornata, sembra ignorare del tutto le esigenze reali dei cittadini pugliesi, riducendosi a un’operazione di equilibrio interno tra correnti, poteri e spartizioni, con l’unico obiettivo di occupare le caselle giuste per riconquistare e mantenere il controllo del parlamentino regionale. Meccanismo che si sono resi visibili con lo spettacolo vergognoso di cui lo stesso Decaro si è reso protagonista nell’ultimo mese, contro colui che è di fatto il suo mentore e padre politico: Michele Emiliano. Una condizione addirittura rivendicata con fierezza dalle deliranti esternazioni del deputato dem Stefanazzi, riportate ieri sulla stampa nazionale.

Io sono di sinistra. Lo sanno tutti, non ne ho mai fatto mistero. Ma questo non significa che debba mettere da parte la mia dignità e la mia onestà intellettuale per votare ciecamente uno schieramento che riconosco ormai inquinato da corruzione, ricatti e giochi di potere che nulla hanno a che vedere con la buona politica. Votare non significa tifare il proprio schieramento aldilà di tutto . Allo stadio si può perdere il controllo e lasciarsi andare a comportamenti viscerali dettati dalla cieca passione. Ma la politica non è e non deve essere questo.

Il sistema che oggi domina il Partito Democratico pugliese si fonda sulla ricerca del favore personale, sull’uso sistematico di mezzucci e scorciatoie per ottenere consenso. Si arriva perfino a cercare voti tra chi appartiene allo schieramento avversario, a gonfiare il cosiddetto “civismo” fino a svuotarne ogni significato politico, e soprattutto a utilizzare in maniera scandalosa i fondi pubblici per finanziare associazioni amiche degli amici, in un meccanismo che sfiora continuamente il voto di scambio.

Di fronte a tutto questo, la mia scelta è innanzitutto un atto di dignità personale, prima ancora che politica: io voglio votare una persona onesta, materialmente e intellettualmente. Quella onestà che oggi non vedo più nel PD pugliese, ridotto a un comitato d’affari che da anni distribuisce favori e dispetti sull’altare del consenso, contribuendo a generare un distacco enorme tra politica e cittadini. Non è un caso che alle ultime tornate abbia votato meno della metà dell’elettorato (europee 2024).

Il problema è profondo: la percezione diffusa è che la politica, soprattutto a livello locale, sia diventata solo un terreno per i più furbi, pronti a stringere accordi trasversali, al di là di ogni credo politico, pur di spartirsi bandi, risorse e voti, rinviando di volta in volta la scadenza del proprio mandato. Il caso Delli Noci è solo l’ultimo di una lunga serie di scandali che hanno avvelenato la politica pugliese negli ultimi anni.

Da tempo vedo questo sistema come il male assoluto, e la sinistra pugliese ne è ormai vittima e complice dal dopo Vendola. È stato proprio Nichi Vendola l’ultima vera personalità capace di rappresentare una buona e autentica politica, presto però soffocata e inglobata da un PD che ne ha fagocitato istanze e pratiche.

Non è la prima volta che prendo una decisione del genere. Già anni fa mi rifiutai di votare Loredana Capone come candidata presidente della provincia di Lecce: una candidatura figlia dei peggiori inciuci e delle solite forzature, che mettevano da parte le forze sane della sinistra e vanificavano quanto di buono era stato costruito con Lorenzo Ria prima e con Pellegrino dopo. Anche allora la Capone subì una pesantissima sconfitta (una delle tante della sua carriera politica), dovuta proprio all’astensionismo dell’elettorato progressista, un elettorato che ancora oggi esiste ma che si rifiuta di dare il voto a candidati “rosa sbiaditi”, incapaci di parlare di proposte politiche moderne, e ripiegati su slogan vuoti dettati dalla rete o dalla contingenza sociale.

Eppure, oggi, dopo anni di astensionismo che mi ero imposto come forma di protesta, tornerò a votare. Lo farò perché ho capito che il tasso di astensionismo nel nostro Paese ha ormai raggiunto livelli critici. Un tempo credevo che, scendendo sotto il 50%, la politica avrebbe sentito la necessità di darsi una regola, una strigliata, un nuovo ordine. Ho compreso invece che la cattiva politica e i comitati d’affari che oggi reggono i partiti popolari desiderano esattamente questo: meno persone vanno a votare, più semplice diventa per loro spartirsi potere e poltrone.

Un esempio lampante l’abbiamo avuto di recente ad Ugento, dove un numero ridottissimo di cittadini, la minoranza della minoranza, è riuscito a eleggere un sindaco che governa con arroganza immane, rappresentando solo ed esclusivamente gli interessi dei suoi pochi elettori. Mai prima d’ora un sindaco era stato eletto con così pochi voti, eppure continua a governare come se avesse un mandato plebiscitario, alimentando ulteriormente la sfiducia dei cittadini, che non vedono più nei rappresentanti politici dei delegati degni, ma avversari da abbattere.

Il mio sarà quindi un voto di protesta, che darò alla fazione opposta a quella di Decaro, qualunque essa sia. Ma sono anche consapevole che questo gesto risulterà totalmente inutile: Decaro vincerà le prossime elezioni regionali perché è forte di un consenso che, soprattutto nel barese, ha numeri insuperabili da parte di tutti gli altri. Ma ciò non toglie che io voglia affermare con il voto la mia distanza da un sistema che considero ormai irrecuperabile.

Noi salentini, ancora una volta, saremo i primi a subire le conseguenze di questa vittoria, diventando sempre di più periferia della periferia nella nostra stessa regione. Un destino segnato da anni di lento declino, frutto di un civismo baricentrico che ha premiato il capoluogo e marginalizzato i territori del Sud Salento. Saranno queste le vere motivazioni profonde di un declino che continuerà, socialmente e politicamente, e sarà figlio anche delle scelte che si stanno facendo in queste ore nei palazzi romani, sulla testa di tutti noi.

Io continuo a sentirmi di sinistra, perché credo nei diritti di tutti, a partire dai più deboli. Ma oggi vedo una sinistra che invece difende solo i diritti di alcuni, che preferisce occuparsi del popolo delle ZTL piuttosto che degli operai, veri orfani della rappresentanza. E questo errore rischia di spingere sempre più persone verso fenomeni di eversione democratica, verso candidati border line come Vannacci e verso la destra più becera, che continua a esprimersi con vecchi e desueti slogan anti-comunisti.

Ecco perché io, pur essendo di sinistra, non voterò Decaro.

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