Home Blog Pagina 60

Tutto pronto a Gemini per la terza edizione di GEMinART il 21 agosto

0

Tutto pronto per la terza edizione di GeminArt, il festival che il prossimo giovedì 21 agosto trasformerà Gemini, frazione di Ugento, in un palcoscenico a cielo aperto con musica, artisti di strada, teatro e stand gastronomici. Un evento che, edizione dopo edizione, si conferma come uno degli appuntamenti più attesi dell’estate salentina.

«Il format è nato qualche anno fa con altre denominazioni, ma si è sviluppato nella forma attuale due anni fa», commenta il presidente dell’Associazione Culturale Gemini, Massimo Seclì. Un festival che punta sull’arte di strada, ma che «al suo interno sviluppa altre attrattive, dalle postazioni musicali nelle corti al mercato dell’artigianato locale, passando per il museo delle vespe e per il concertone del Canzoniere Grecanico Salentino che festeggia i 50 anni con uno spettacolo speciale». Un’offerta arricchita dagli stand gastronomici e da un percorso di degustazione che «quest’anno si allargherà grazie all’adesione di ben 30 cantine provenienti da tutto il Salento».

«Già dalla prima edizione il festival ha avuto un successone di pubblico e non si riusciva quasi a camminare. Per questo ci siamo allargati sempre di più: quest’anno avremo tantissimi spettacoli con artisti nazionali e internazionali che porteranno discipline come circo, teatro di strada, teatro di figura, acrobatica aerea, teatro fisico e clown», aggiungono Gianluca Marra e Roberto Schiavone, artisti di strada che curano la direzione artistica della manifestazione. Un lavoro reso possibile anche grazie alla collaborazione dei residenti: «Ringraziamo i cittadini di Gemini che ci hanno aperto le loro corti durante i sopralluoghi. Vi aspettiamo numerosi, ma arrivate presto: gli spettacoli iniziano alle 20.30 e i posti sono davvero pochi».

Per il sindaco di Ugento, Salvatore Chiga, GeminArt è soprattutto un’occasione di comunità e di promozione del territorio: «È anche un ritrovarci attorno alle enogastronomie locali. Devo ringraziare l’associazione culturale per l’impegno, ma anche l’amministrazione comunale che quest’anno ha dato un contributo importante. Gemini è una piccola realtà e una manifestazione di questo calibro fa sì che turisti e cittadini siano super contenti».

Il borgo, dunque, è pronto ad accogliere migliaia di visitatori che potranno vivere una notte di spettacoli, musica e sapori tipici nel cuore del Salento.

Il promontorio di Pazze si sta sgretolando sotto il peso dell’incuria

La piccola spiaggia ai piedi del promontorio di zona Pazze, a Torre San Giovanni, non esiste più. La costa arretra, la falesia si sgretola e sotto l’erosione inarrestabile si nascondono pericoli reali per chiunque decida di avvicinarsi, ignaro del rischio. È questo il quadro drammatico che Ozanews denuncia da anni, e che oggi torna tragicamente attuale.

Già tre anni fa ci eravamo occupati della zona di Fontanelle, tra Torre San Giovanni e Torre Mozza, quando le spiagge sembravano ancora integre. All’epoca il fenomeno dell’erosione costiera era sotto gli occhi di pochi: oggi quelle stesse spiagge sono ridotte a lembi di sabbia, incapaci di garantire sicurezza o attrattiva turistica. Il caso di Pazze rappresenta un esempio lampante di ciò che potrebbe accadere altrove se non si interviene subito.

Il promontorio, parte del Parco Litorale di Ugento e sottoposto a vincoli ambientali, appare oggi trascurato e vulnerabile. I vincoli, pur essendo chiari, non vengono rispettati né vigilati con continuità, e questo favorisce un degrado rapido e pericoloso. L’erosione ha già cancellato la spiaggia e continua a scavare nella costa, con crolli che rappresentano un rischio concreto per turisti e bagnanti.

A peggiorare la situazione, ci sono arrivate numerose segnalazioni sull’uso scellerato che si fa del promontorio nella totale assenza di controlli. Turisti sempre più maleducati e irrispettosi dell’ambiente hanno occupato la falesia con comportamenti rischiosi, arrivando persino a installare gazebo su lastre delicate di roccia, come documentato in video condivisi sui social. Queste pratiche non solo accelerano l’erosione, ma rappresentano un pericolo reale per chi frequenta la zona.


Non si tratta di un problema isolato. Anche in altre marine salentine, da Porto Cesareo a Torre Lapillo, da Gallipoli al litorale di Baia Verde, la costa arretra e le dune naturali spariscono. Interventi concreti sono possibili: ripascimento delle spiagge, frangiflutti e barriere sommerse, rinaturalizzazione delle dune con vegetazione autoctona. Ma ogni sforzo rischia di essere vano senza un controllo costante e capillare del territorio.

Ed è qui che entra in gioco la Polizia Municipale di Ugento. La tutela e il monitoraggio della costa spetterebbero alle autorità locali: senza vigilanza, i rischi diventano reali. Un crollo può avere conseguenze gravissime per le persone, generando responsabilità legali e danni all’immagine del territorio, che vive quasi esclusivamente di turismo. Ogni incidente rappresenterebbe una perdita economica diretta e una ferita difficile da rimarginare per il comune. Una tragedia annunciata che avrebbe precise responsabilità, con nomi e cognomi di dirigenti chiamati a rispondere dei danni.

Agire subito è indispensabile. Non solo per proteggere vite umane, ma anche per preservare un patrimonio naturale e turistico che rischia di scomparire. Il promontorio di Pazze si sgretola, e con esso potrebbe scomparire un angolo di Salento unico al mondo. L’azione delle istituzioni non può più aspettare: sicurezza, tutela ambientale e interventi concreti devono partire ora, prima che sia troppo tardi.

Otranto, la Guardia Costiera libera porzioni di spiaggia occupate abusivamente

Intervento deciso della Guardia Costiera di Otranto per restituire ai cittadini e ai turisti tratti di spiaggia libera occupati senza autorizzazione.
Durante un’operazione mirata alla repressione di abusi demaniali, i militari hanno individuato un’azienda autorizzata al noleggio di attrezzature balneari che, in violazione delle norme, aveva collocato ombrelloni e lettini su un’area di spiaggia libera senza la richiesta preventiva da parte dei bagnanti.

Al momento del controllo, il titolare aveva già predisposto le attrezzature, nonostante l’assenza di clienti, occupando arbitrariamente lo spazio destinato alla pubblica fruizione. L’area è stata immediatamente sgomberata e le attrezzature sottoposte a sequestro preventivo. L’uomo è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per occupazione abusiva di area demaniale marittima.

La Guardia Costiera ricorda che, come stabilito dal Servizio Demanio e Patrimonio della Regione Puglia, nessun esercente può occupare porzioni di spiaggia libera con le proprie attrezzature prima dell’effettivo utilizzo e della consegna al cliente. Qualsiasi collocazione preventiva, se non autorizzata, è da considerarsi abusiva.

L’operazione rientra nella campagna nazionale “Mari e Laghi Sicuri 2025”, che impegna le Capitanerie di porto nella tutela della sicurezza dei bagnanti e nel rispetto della legalità sulle spiagge italiane.

Turismo canino: un’altra occasione persa per Ugento

Una lettrice ci ha scritto su Instagram raccontando la sua esperienza alla Bau Beach di Torre Mozza: un tratto di appena 150 metri, stretto, non pianeggiante e difficile da raggiungere, dove i proprietari di cani devono arrangiarsi per trovare spazio senza disturbare altri animali o bagnanti.
«Ho un cane considerato razza pericolosa, ma è dolcissimo. Lo gestisco con attenzione, porto sempre i sacchetti e non lo lascio avvicinare a nessuno senza consenso. Eppure — racconta — devo fare i conti con l’idea che, in un territorio ricco di spiagge, chi viaggia con il proprio amico a quattro zampe abbia solo questo piccolo angolo poco accogliente».

Questa testimonianza non è isolata. E apre un tema che riguarda non solo la vivibilità delle nostre spiagge, ma anche l’economia turistica di Ugento.


Il turismo cinofilo: un mercato che non è più una nicchia

Secondo i dati più recenti, il turismo “pet-friendly” in Italia vale circa 360 milioni di euro l’anno solo per la parte legata alle vacanze. Se allarghiamo lo sguardo alla pet economy nel complesso — prodotti, alimentazione, cure, servizi — si superano i 6,8 miliardi di euro di spesa annuale.
Il comparto è in forte crescita: tra il 2023 e il 2030, il fatturato dei servizi per animali in Italia passerà da 628 milioni a oltre 1,1 miliardi di euro, con tassi annui vicini al 9%. Anche il segmento dei viaggi con animali è in espansione: +9,4% previsto nei prossimi cinque anni.

Un numero che parla da solo: quasi una famiglia italiana su due possiede un cane e una quota significativa sceglie le vacanze in base alla possibilità di portarlo con sé. Non si tratta più di una “nicchia”, ma di un target turistico a pieno titolo.


Gli altri paesi investono e promuovono, Ugento resta indietro

In Puglia esistono lidi e stabilimenti che hanno fatto del turismo cinofilo un punto di forza. Eden Salento Agri Beach, SoleLuna Lido Bau Beach, Lido Coiba e Santos Bau Beach sono solo alcuni esempi di strutture che, oltre ad offrire spazi ampi e ben curati, hanno costruito attorno a sé un’immagine riconoscibile, facendo promozione sui social, partecipando a fiere del settore e inserendosi nei circuiti nazionali delle destinazioni pet-friendly.

Ugento, al contrario, pur avendo coste tra le più belle del Salento, sembra non voler sfruttare questa opportunità.
La Bau Beach di Torre Mozza non solo è ridotta e poco accessibile, ma non è adeguatamente segnalata né pubblicizzata. Non esiste un piano di marketing turistico che punti su questa risorsa, così come manca una strategia complessiva di promozione del territorio — un problema che si ripete in altre aree: dalle attività culturali alle manifestazioni sportive, passando per le eccellenze gastronomiche.

Quest’estate a Ugento non sta andando bene. I numeri sono impietosi: per la prima volta in vent’anni, i dati turistici segnano un calo netto, in contrasto con le parole di soddisfazione espresse dalla politica e dalla propaganda dell’amministrazione comunale.
Già lo scorso anno si preferì presentare dati evidentemente fallati piuttosto che affrontare con serietà la dura realtà dei fatti.
Il problema è strutturale: Ugento ha sempre più difficoltà ad attirare turisti, e il calo di quest’anno lo conferma.

In questo contesto, la pet economy sarebbe potuta essere un’ottima leva per mitigare l’impatto della crisi: un settore in crescita, capace di intercettare un target specifico e fidelizzato. Un’occasione, però, lasciata cadere nel vuoto dalla politica ugentina, che continua a mostrarsi forte solo nella propaganda e nella poesia, debole nella programmazione e nei risultati concreti.


Un’occasione per il turismo, il decoro e l’immagine della città

Estendere e attrezzare adeguatamente le spiagge per cani significherebbe:

  • intercettare un flusso turistico disposto a spendere di più per servizi dedicati;
  • migliorare il decoro urbano e la gestione degli spazi pubblici;
  • dare un’immagine moderna, accogliente e al passo con le tendenze del mercato;
  • fidelizzare visitatori che, trovandosi bene, tornerebbero ogni anno.

Le spese di realizzazione sarebbero contenute rispetto al ritorno economico e di immagine. Basterebbero aree ombreggiate, punti d’acqua, docce per cani, cestini e cartellonistica multilingue, oltre a una campagna di promozione mirata.

Il problema non è solo “quanto” spazio dare ai cani e ai loro padroni, ma come si pianifica lo sviluppo turistico. Ugento paga una cronica mancanza di programmazione e di comunicazione: mentre i comuni vicini puntano su brand forti e iniziative mirate, qui le risorse restano frammentate e sottoutilizzate, se non per i soliti affidamenti diretti destinati sempre e solo alle solite associazioni.

In un contesto in cui il turismo è sempre più segmentato e specializzato, ignorare il pubblico pet-friendly significa rinunciare a una fetta importante di presenze e di fatturato.

E la domanda finale è inevitabile: quanto tempo dovrà ancora passare prima che Ugento inizi a valorizzare davvero ciò che ha, invece di lasciare che siano altri a farlo?

Il garante pigro

0

Otto mesi dopo la fine del 2024, il 31 luglio 2025, è arrivata la relazione annuale del Garante dei disabili del Comune di Ugento Andrea Baldassarre. Un documento che, più che un atto di ordinaria amministrazione, sembra essere frutto di una sollecitazione esterna: la consegna è avvenuta soltanto dopo la richiesta formale di un cittadino ugentino, protocollata il 15 luglio 2025, nella quale si chiedeva conto al sindaco di questo importante strumento di trasparenza.

La figura del Garante era stata nominata dal Consiglio Comunale di Ugento su proposta della Pro Loco di Ugento, con voto favorevole della sola maggioranza che attualmente governa la città. Un dato politico rilevante, perché evidenzia come non si tratti di una nomina condivisa da tutte le forze consiliari, ma di una scelta di parte.

La relazione si caratterizza per un tono fortemente autoreferenziale. Il Garante rivendica un “forte clima di collaborazione” con il dirigente scolastico di Ugento e sottolinea di aver portato all’attenzione dei consiglieri comunali la delibera relativa alla realizzazione di servizi di inclusione sociale per le persone con disabilità, in particolare per chi è affetto da disturbo dello spettro autistico, rivolti a tutti i residenti dei comuni dell’ambito territoriale di Gagliano del Capo. Tali servizi si svolgerebbero, tra le altri sedi, anche presso la villa confiscata alle mafie di Torre San Giovanni, di proprietà comunale, concessa in convenzione all’associazione “Cammino di Tiago”, che non ha sede a Ugento.

Un aspetto particolarmente significativo è che tutte le azioni riportate in questa relazione sono state realizzate da associazioni e soggetti privati che non hanno sede nel Comune di Ugento, pur avendo beneficiato di importanti fondi pubblici concessi con affidamento diretto da parte dell’amministrazione comunale. Tra questi figurano l’affidamento del servizio sollievo alla società Sorgente SRL, anch’essa non ugentina, l’attivazione del servizio di assistenza domiciliare SAD, l’organizzazione del campus estivo “Tutti Insieme 2024” per bambini dai 3 ai 12 anni, sempre nella villa confiscata di Torre San Giovanni, e l’adesione al progetto “Catamarano Barriere Free”.

Il Garante dichiara inoltre di aver instaurato collaborazioni con le associazioni del territorio, ma nessuna realtà associativa locale risulta aver mai avuto contatti diretti o ricevuto comunicazioni ufficiali in tal senso. Lo stesso vale per la sezione dedicata alla partecipazione a convegni ed eventi sul tema della disabilità: il documento fa riferimento a generici incontri “organizzati sul territorio” per favorire relazioni e migliorare la comprensione delle diverse dimensioni del concetto di disabilità, ma senza indicare date, luoghi o organizzatori. Non vi è alcuna evidenza pubblica della sua presenza a tali iniziative.

Nella relazione trova spazio anche un elogio all’Ufficio di prossimità per l’inoltro di pratiche legate all’amministrazione di sostegno, alle autorizzazioni del giudice tutelare e alle nomine di curatori speciali. Un passaggio che, pur riconoscendo l’utilità dell’ufficio, non chiarisce quale sia il nesso concreto con le attività proprie del Garante.

L’ultima parte del documento riguarda l’aggiornamento del Piano di eliminazione delle barriere architettoniche del Comune di Ugento. Si evidenzia come il Comune sia stato tra i primi in regione a dotarsi di tale strumento e come prosegua il monitoraggio degli interventi realizzati e di quelli in corso, programmando nuovi lavori. Tuttavia, anche qui, mancano elenchi dettagliati dei cantieri, indicazioni sui costi e tempistiche di esecuzione.

In definitiva, la relazione consegnata in ritardo, priva di dati concreti e basata in gran parte su attività svolte da realtà esterne alla città finanziate con fondi pubblici, appare più come un documento autocelebrativo che un resoconto puntuale e trasparente di un ruolo di garanzia. E per una figura istituzionale che dovrebbe essere percepita come un punto di riferimento per la comunità, la mancanza di riscontri oggettivi rischia di compromettere la credibilità stessa della funzione.

Il calcio e lo sport, momenti di crescita di una comunità

0

Come ogni estate, anche quest’anno mi è capitato di assistere da tifoso ed appassionato di calcio ad alcuni tornei di ragazzi del settore giovanile e scolastico della FGCI. Ho girato alcuni paesi del nostro grande Salento. Ho avuto modo di vedere talenti, di incontrare persone, di rivedere amici e colleghi di lavoro. Ho avuto soprattutto la possibilità di constatare quanto la nostra città, ahimè, sia indietro nella cultura dello sport, sul piano dell’impegno politico nel voler creare condizioni a che i nostri ragazzi si avviino alla pratica sportiva. Stiamo indietro non perché manchino persone che si impegnino o vogliano impegnarsi. Quelle che ci sono lo fanno con passione, coraggio e dedizione. Meritano tutto il nostro plauso. Mancano le strutture pubbliche e private che riescano ad attrarre e creare partecipazione, convivialità, interazione sociale ed anche possibilità di crescita economica.

Faccio riferimento al calcio perché è più seguito e praticato. Lo dico con assoluto rispetto verso altre discipline come la pallavolo, il ciclismo, lo scherma, la ginnastica, il nuoto, il basket, che meriterebbero certamente maggiore diffusione e attenzione istituzionale.

In tante belle serate di calcio, mi ha sempre colpito come piccole cittadine, territorialmente non paragonabili alla nostra, il che non vuole essere assolutamente una denigrazione, dispongano di luoghi, di strutture, di centri in cui la pratica del calcio, e/o talvolta di altre discipline, riescano ad essere input di sviluppo e crescita sociale prim’ancora che sportiva. Tornei organizzati a Mancaversa, Taurisano, Torre Suda, Cavallino, Tricase, Depressa, Alezio, Alessano, financo a Castrignano dei Greci. Tutte realtà in cui probabilmente la politica locale, con l’aiuto di privati, facendo quindi “sistema”, ha voluto investire, credendo fortemente che un torneo di calcetto (futsal) possa avere grande rilevanza sotto molti punti di vista. Del resto, che senso avrebbe realizzare delle strutture sportive per poi non utilizzarle o, peggio ancora, non mantenerle almeno all’altezza della decenza civile? Ne abbiamo molti esempi nel nostro territorio! Si è sempre preferito inaugurare in pompa magna per crogiolarsi subito sugli allori dei social, sciorinando a destra e a manca opere ed impianti sportivi, salvo poi dimenticarsene appena passato il clima di festa. È inutile girarci attorno, se non fosse per l’impegno di pochi non avremmo quelle soddisfazioni che da diversi anni la nostra comunità vive con entusiasmo e partecipazione.

Durante la premiazione ad un torneo futsal con squadre formate da pulcini, mi è piaciuto il discorso pronunciato da Francesco Di Gioia, responsabile del settore giovanile del Toma Maglie, della cui amicizia e stima sono onorato. L’ho conosciuto durante il recente corso per allenatori licenza D svoltosi a Brindisi. Un’esperienza di grande arricchimento personale e umano prim’ancora che tecnico – calcistica. Non è piaggeria se affermo che mister Di Gioia è la persona “di calcio” che “fa calcio”, che ogni società sportiva dovrebbe avere all’interno del proprio staff. Al di là dell’idee che ognuno può avere, a lui mi accomuna il ruolo e le funzioni che il calcio deve svolgere nel processo formativo e di crescita umana e personale, prim’ancora che tecnico – calcistica, di ogni bambino che si approccia ad una qualsiasi tipologia di sport. Non si possono formare calciatori se non si punta a formare la persona. Se non si mette al centro il bambino, con la sua personalità, il suo carattere, i suoi problemi, le sue difficoltà, le sue qualità positive e negative, non si può pensare di formare lo sportivo, l’atleta ed il cittadino del futuro. Se le statistiche dicono che solo un ragazzo su un milione diventa un campione, bisogna fare in modo che tutti crescano attorniati da ambienti sani, divertenti, impregnati di positività e di valori importanti, coinvolgendo famiglie e comunità. Un messaggio significativo quello dell’amico Francesco, che ha scelto di premiare non come ordinariamente avviene nelle competizioni. Ha scelto di lanciare un messaggio sano e dal grande valore emulativo: i vincitori devono premiare i perdenti ed i perdenti premiare i vincitori. Perché in fondo, vittoria e sconfitta sono eventi che bisogna imparare a vivere. Sono vita da vivere soprattutto fuori dal campo di gioco. Ai nostri ragazzi dobbiamo insegnare che vincere o perdere una partita è solo un momento, mentre farlo nella vita è aver imparato a stare nel mondo. Devono diventare campioni nella vita.

Le feste non si fanno da sole

0

Dopo i tradizionali festeggiamenti religiosi dedicati alla Madonna dell’Aiuto a Torre San Giovanni, è scoppiata una vivace discussione tra i residenti e i turisti. Molti commenti, anche sotto le foto pubblicate dalla nostra testata, hanno evidenziato come quest’anno la festa sia apparsa in tono decisamente minore, quasi ridimensionata rispetto alle aspettative e alla tradizione consolidata nel tempo.

La festa della Madonna dell’Aiuto non è solo un evento religioso, ma una vera e propria tradizione civile che per anni ha rappresentato un appuntamento fisso e molto atteso per la comunità di Torre San Giovanni e per chi, da fuori, sceglieva di parteciparvi. Un’occasione di festa, incontro e condivisione che sembrava essersi stabilizzata con un’organizzazione ben rodata.

Ma qual è stato il vero motivo di questo ridimensionamento? Contrariamente a quanto si è potuto leggere e pensare, non si tratta né di decisioni della Curia, né di motivi religiosi o di tagli economici, né tantomeno di una scelta imposta dall’amministrazione comunale. La ragione è molto più semplice, ma al tempo stesso più complessa da affrontare: quest’anno non si è riusciti a formare un comitato che potesse farsi carico dell’organizzazione della festa.

È necessario dirlo chiaramente: le feste, siano esse religiose o civili, non si fanno da sole. Dietro ogni evento c’è il lavoro instancabile di persone che dedicano tempo, energie e risorse personali per garantire che tutto funzioni al meglio. Questi volontari, spesso, devono rinunciare a momenti preziosi con la famiglia e gli affetti più cari, affrontando anche critiche e giudizi, talvolta ingiusti o cattivi, che finiscono per scoraggiare chi si impegna.

Probabilmente è anche per questi motivi che chi per anni ha organizzato con passione e dedizione i festeggiamenti ha scelto quest’anno di fare un passo indietro, lasciando spazio a chiunque avesse voluto mettersi in gioco e creare un nuovo comitato. Già a partire da giugno, attraverso comunicazioni social e altri canali, era stato lanciato un appello alla comunità. Ma nessuno si è fatto avanti.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una festa ridimensionata, priva del consueto entusiasmo e dell’organizzazione che da sempre la contraddistingue.

In questo contesto, un appello importante: prima di scrivere commenti odiosi o dettati dalla frustrazione, pensiamo alle persone che con il loro tempo e sacrificio cercano di regalare a tutti una festa. Parole dure e giudizi ingiusti possono colpire profondamente chi si impegna, rischiando di far spegnere la passione e la voglia di organizzare eventi così significativi. Se non vogliamo vedere morire le nostre tradizioni e le feste storiche, è fondamentale sostenere chi si mette a disposizione, non affossarli con critiche sterili e spesso dettate dall’invidia.

Questo episodio ci ricorda un dato di fatto spesso sottovalutato: le feste, e più in generale le tradizioni, si reggono sulle spalle di chi si impegna concretamente, con passione e fatica. Chi ama davvero la propria comunità sa che per vedere una festa animata e ben riuscita serve anche la volontà e la partecipazione di tutti.

Ora il futuro della festa della Madonna dell’Aiuto a Torre San Giovanni è una sfida aperta. Sta alla comunità decidere se e come riprendere in mano il testimone, per riportare questa tradizione al suo antico splendore.

Perché, in fondo, come recita il titolo di questo articolo: le feste non si fanno da sole.

Ricevi i nuovi articoli via mail

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.