A rettifica di quanto detto nell’articolo pubblicato da questa testata il 29 luglio scorso, pubblichiamo il testo intero della richiesta di rettifica giunta in redazione a mezzo PEC dal sindaco di Ugento Salvatore Chiga.
Oggetto: richiesta rettifica, ai sensi e per gli effetti della normativa vigente, dell’articolo dal titolo TORRE MOZZA, FOLLA CONTRO IL SINDACO:LA RABBIA ESPLODE IN PIAZZA TIROLO pubblicato sulla testata giornalistica “Ozanews” in data 29 luglio 2025 e reso a firma del Dott. Riccardo Primiceri.
Gent.mo Direttore,
in merito all’articolo dal Titolo TORRE MOZZA, FOLLA CONTRO IL SINDACO:LA RABBIA ESPLODE IN PIAZZA TIROLO pubblicato sulla vostra testata in data 29 luglio 2025 e reso a firma del Dott. Riccardo Primiceri, si significa che NESSUNA DURA CONTESTAZIONE avveniva nei confronti dello scrivente nelle circostanze di tempo e di luogo all’uopo indicate.
In particolare, in data 23 luglio 2025, presso l’ufficio decentrato insistente nella frazione di Gemini, cinque concittadini avevano chiesto al sottoscritto di esperire, presso la marina in questione, un sopralluogo onde esaminare congiuntamente alcune lamentate criticità.
Un sopralluogo programmato per il successivo 29 luglio 2025 e che si svolgeva alla presenza dei soggetti promotori e dei responsabili dell’ente, rispettivamente, dei settori Urbanistica Ambiente e Suap, Ing. Luca Casciaro, Lavori Pubblici, Ing. Massimo Toma a cui, quasi alla fine dell’incontro, sopravveniva il Comandante della Polizia Locale Dott. Giovanni Schirinzi i quali, ad ogni buon fine, leggono per conoscenza.
Trattavasi di un incontro operativo assai cordiale ed utile che si concludeva, addirittura, con la partecipata offerta di un caffè e di alcuni fichi appena raccolti.
L’infondatezza di quanto asserito nell’articolo giomalistico in parola, trova conferma nella circostanza di come, nella suddetta marina, NON ESISTE alcuna piazza Tirolo.
Si resta in attesa di pubblica rettifica entro i termini previsti dalla normativa vigente, decorsi infruttuosamente i quali, si procederà nelle opportune sedi giudiziarie.
Attimi di paura nel pomeriggio di oggi, intorno alle 16.30, sull’ultimo tratto della provinciale che collega Ugento a Casarano, nei pressi dell’ingresso del paese messapico. Una vecchia Audi 80 ha improvvisamente preso fuoco mentre era in marcia, generando una situazione di estremo pericolo per il conducente e per chi transitava in quel momento sulla strada.
Stando alle prime ricostruzioni, l’uomo al volante – fortunatamente illeso – è riuscito ad accostare in tempo, abbandonare il veicolo e mettersi in salvo prima che le fiamme avvolgessero completamente l’abitacolo. Particolarmente preoccupante la presenza a bordo di un bombolone di gas GPL, che ha reso ancora più delicata la gestione dell’emergenza.
Le fiamme, una volta sviluppatesi, si sono propagate rapidamente anche verso un terreno incolto adiacente alla carreggiata, minacciando l’area circostante. Immediato l’intervento dei Vigili del Fuoco, giunti sul posto con squadre da Ugento e Gallipoli, che hanno circoscritto l’incendio e messo in sicurezza l’intera zona. Presenti anche i Carabinieri della stazione di Ugento e gli agenti della Polizia Municipale, impegnati nella gestione della viabilità e nelle operazioni di verifica.
Secondo quanto riferito dal conducente, l’auto avrebbe preso fuoco pochi istanti dopo aver lasciato una vicina stazione di servizio, dove aveva effettuato un rifornimento. «Ho sentito un odore strano, poi ho visto chi mi precedeva fare evidenti gesti e sono sceso subito», ha raccontato ai soccorritori. «Pochi secondi dopo la macchina era già avvolta dalle fiamme».
Le cause esatte dell’incendio sono ancora in fase di accertamento, ma si ipotizza un malfunzionamento dell’impianto dell’auto.
l’episodio è stato ripreso interamente in diretta dalla nostra testata, guarda il video
i terrà mercoledì 6 agosto, alle ore 9:30, presso l’Auditorium della scuola secondaria “Ignazio Silone” di Ugento, il consiglio comunale straordinario richiesto dall’opposizione per affrontare la drammatica emergenza rifiuti che da settimane colpisce città e marine.
Un consiglio attesissimo dai cittadini, dai commercianti e da chiunque abbia subito – e continua a subire – i disagi legati alla gestione fallimentare del servizio di igiene urbana. Strade sommerse dai rifiuti, marine invase dalla sporcizia, campagne trasformate in discariche a cielo aperto: una crisi ambientale e igienico-sanitaria senza precedenti, che ha generato proteste, esposti, denunce, appelli al prefetto e ora, finalmente, una discussione in aula consiliare.
Eppure, ancora una volta, il modo in cui è stato convocato il consiglio comunale evidenzia chiaramente le vere priorità dell’amministrazione guidata Salvatore Chiga, con una decisione presa dal presidente del Consiglio Comunale Vincenzo Scorrano che si è preso la responsabilità di non coinvolgere la cittadinanza e ridurre al minimo la trasparenza istituzionale.
Convocare una seduta di vitale importanza alle 9:30 del mattino, in piena estate e senza una comunicazione pubblica adeguata, equivale a impedire, di fatto, la partecipazione dei cittadini, svuotando il principio stesso di democrazia partecipata. Le giustificazioni legate alla disponibilità dei tecnici invitati appaiono pretestuose: non possono e non devono essere i cittadini e i consiglieri comunali di Ugento ad adattarsi all’agenda degli ospiti esterni.
Non un manifesto è stato affisso nelle plance pubbliche. Non un avviso sui canali social istituzionali. Solo una pubblicazione in albo pretorio, invisibile ai più. È la conferma di ciò che Ozanews denuncia da tempo: una sistematica volontà di isolare la cittadinanza dalle decisioni politiche e amministrative.
Nonostante tutto, la partecipazione di cittadini, commercianti, associazioni e lavoratori stagionali è più importante che mai. Questo consiglio rappresenta una rara occasione di confronto pubblico in cui potranno emergere responsabilità, omissioni e soluzioni – se ancora ce ne sono – per affrontare una situazione ormai esplosiva.
Domani mattina non si parlerà solo di rifiuti. Si parlerà del rispetto che questa amministrazione deve al proprio territorio. Sarà il momento di pretendere risposte, impegni concreti e la fine del silenzio.
Un articolo che avrei preferito non scrivere, ma che mi tocca fare e dal quale voglio cercare di tirare fuori tutto il meglio di questa “strana” esperienza vissuta in terra iberica. Sono in aereo e sto tornando da Malaga, dove, in Plaza de Toros – una location fulminantemente bella – ho assistito al match tra mio “fratello” Giuseppe Carafa e il campione europeo EBU Silver Falito Acosta. Un vero e proprio campione, 24 anni, che ha dimostrato ancora una volta quanto sia vero tutto quel che di buono si dice su di lui e la sua innata propensione a salire sul ring con un solo obiettivo in testa.
Un match finito al terzo round, con il KO tecnico del nostro beniamino di casa, fermato da un forte dolore intercostale che si è poi rivelato essere la rottura di due costole, dopo aver subito un preciso gancio nella corta misura già al primo round. Ma Giuseppe ha addirittura provato a continuare, arrivando al terzo, nel quale si è dovuto per forza arrendere alla verità dei fatti e alla sfortuna che lo ha visto subire un colpo del genere a pochi secondi dall’inizio del match, e che lo ha costretto al ricovero in ospedale a Malaga, dove è tutt’ora in attesa di ricevere il via libera per poter tornare a casa.
“Non puoi capire quanto faceva male, e con che violenza portava i colpi.”
Questo è quello che mi ha detto Giuseppe appena mi ha visto, ancora piegato dal dolore in sala antidoping, quasi a volersi scusare, giustificare per quello che era successo. E non sapeva che per l’ennesima volta mi stava dando una lezione di vita, lui che è 7 anni più piccolo di me e che continua a stupirmi giorno dopo giorno. Perché io ero lì solo pensando alla sua salute e non certo a un match andato male.
Il fatto è che chi si è collegato a pochi secondi dal match, per assistere a quello che comunque sia è stato uno spettacolo sportivo, non ha potuto respirare tutto quello che c’è stato prima.
Giuseppe è arrivato in Spagna due giorni prima, e vi posso assicurare che non ha trovato i tappeti rossi ad attenderlo. Una lunga attesa in aeroporto, aspettando la macchina mandata dall’organizzazione, è stato solo il preludio del “trattamento” che gli spagnoli riservano ai loro avversari. Una casa in affitto che non era certo una reggia, pochi posti assicurati al suo staff dall’organizzazione, che non ne ha voluto sapere di poter portare all’angolo anche me – che ho seguito Giuseppe proprio per documentarne le sue gesta e far sentire il nostro calore anche a migliaia di chilometri di distanza da casa.
Un atteggiamento provocatorio, indecente, schifoso, con un organizzatore più prossimo a un malfamato individuo delle calle che a un uomo d’affari, che dovrebbe garantire il benessere di un atleta che stava per salire sul ring rischiando la vita. Ma Giuseppe è rimasto lì, senza dire una parola, inscalfibile, senza alcun tipo di atteggiamento provocatorio o polemico. “Questo sport è anche questo” – mi ha detto poco dopo, quando è entrato nel suo spogliatoio lasciandomi sulla porta, andando a fare i biglietti per poter entrare.
Qui poi un’altra storia ancora, con un’organizzazione che non ha brillato certo per le buone maniere, soprattutto nei confronti di noi italiani. Ho dovuto lasciare il mio zaino senza ricevere alcuna spiegazione da operatori che, naturalmente, non parlavano inglese. E anche per poter far entrare il minimo della mia attrezzatura non è stato certo facile. Tutti sintomi del trattamento riservato agli sfidanti, che si è concretizzato nell’accoglienza riservata al nostro beniamino sul ring, con il campione di casa entrato in uno spettacolo fatto di giochi pirotecnici e luci, in un’arena che tremava dall’assordante tifo. Erano tutti lì per Acosta.
Nonostante questo, la faccia di Giuseppe non è cambiata di una virgola, come il suo atteggiamento. Serio, determinato, deciso, come chi sa che sta per affrontare la scalata di una vetta impervia – forse la più alta della sua vita – e che comunque non lo avrebbe mai visto fare un passo indietro.
Così ha cominciato Bullet, e lo si è visto subito sul ring, con scambi che non sono certo stati determinati dalla paura. Sembrava infatti potersela giocare, prima di quel colpo portato con estrema potenza e precisione, in una zona del corpo che possiamo definire “borderline” per quanto riguarda il regolamento. Ma non è bastato neanche questo per far vacillare Giuseppe, che stoicamente ha voluto continuare nonostante il suo angolo si fosse già accorto che qualcosa non andasse. Ed è così che ha affrontato anche il secondo, e poi il terzo round, dove ha dovuto obbligatoriamente mollare, incapace anche di respirare con naturalezza.
E ancora una volta: non una polemica, non un gesto di stizza, non un passo falso. Ha salutato l’avversario, complimentandosi, scendendo dalla scaletta con l’amarezza e gli occhi lucidi di chi ha subito il suo primo KO in carriera, con una parola rivolta subito a chi lo ha seguito:
“Scusatemi se vi ho fatto perdere tutto questo tempo.”
Non sapendo che noi, tutti noi, eravamo – e siamo – sempre più fieri di poter avere accanto un campione prima, e una persona poi, di questa levatura.
Siamo noi, Giuseppe, che dobbiamo dirti grazie. Perché oggi più di ieri ci hai dimostrato cosa vuol dire vivere, amare e combattere, in un mondo che ha dimenticato cosa vuol dire sudarsi un obiettivo. Perché Giuseppe ieri ha perso una battaglia, ma sono sicuro che è solo l’inizio di quella guerra personale che lo porterà, ancora una volta, ad essere il migliore della sua categoria – anche e soprattutto per le sue doti umane, ancora superiori a quelle sportive.
Siamo tutti fieri di te, Bullet. Perché alle parole dei bulli, preferisci i fatti dei giusti.
Prosegue senza sosta l’attività di controllo della Guardia Costiera di Otranto volta a verificare la regolarità nella filiera commerciale dei prodotti ittici, a garanzia del rispetto della normativa a tutela della sicurezza del consumatore.
Nella giornata di ieri, gli uomini in servizio presso gli uffici marittimi di San Cataldo e San Foca hanno riscontrato delle irregolarità presso un centro di distribuzione di prodotti ittici, intento alla commercializzazione degli stessi, che dal controllo sono risultati essere privi di idonea documentazione e della prevista etichettatura. Elementi fondamentali alla ricostruzione della relativa tracciabilità, con cui la normativa di settore riconosce ad ogni consumatore il diritto ad essere adeguatamente informato sulle caratteristiche del prodotto ittico acquistato sul banco frigo o presso una pescheria oppure consumato al ristorante.
Gli “angeli del mare” hanno sottoposto a sequestro 300 kg. di prodotto ittico, suddiviso in pesci, molluschi e crostacei, comminando al titolare dell’attività commerciale una sanzione amministrativa di euro 1500,00.
Non sono sfuggite al controllo della Guardia Costiera neanche le irregolarità accertate presso un’attività di ristorazione, il cui titolare è stato sanzionato con una sanzione di euro 1500,00 ed il sequestro dei prodotti ittici rinvenuti, per i quali non è stato in grado di fornire informazioni sull’acquisto, provenienza, cattura e tipologia.
In questo intenso periodo estivo, la Guardia Costiera di Otranto raccomanda a tutti i consumatori di acquistare e consumare prodotto ittico adeguatamente tracciato presso fornitori regolarmente autorizzati ed in possesso delle prescritte autorizzazioni sanitarie e commerciali.
Brutta sorpresa questa mattina per chi si aspettava di trovare il proprio angolo di spiaggia già “prenotato” con ombrellone e sdraio: all’alba è scattato un imponente sequestro di attrezzature lasciate abusivamente lungo il litorale di Ugento.
L’intervento, avvenuto nelle primissime ore del mattino, ha visto impegnati gli agenti della Polizia Locale di Ugento, guidati dal comandante Giovanni Schirinzi, in collaborazione con i militari della Capitaneria di Porto di Torre San Giovanni, agli ordini di Massimiliano Colazzo. I controlli hanno interessato tutte le spiagge libere delle marine di Torre San Giovanni, Torre Mozza e Lido Marini, dove sono state sequestrate decine di attrezzature da mare — ombrelloni, sedie e lettini — posizionate abusivamente dalla sera precedente.
Un’abitudine estiva tanto diffusa quanto scorretta, che rappresenta un vero e proprio abuso a danno della collettività, impedendo la libera fruizione del demanio marittimo. L’intervento, eseguito a carico di ignoti, ha permesso di restituire alla cittadinanza ampi tratti di arenile, finalmente liberi da “occupazioni private” non autorizzate.
A trovare una spiacevole sorpresa, questa mattina, sono stati proprio coloro che contavano di trovare la propria “postazione” già sistemata: al loro posto, bagnanti arrivati di buon’ora hanno potuto godersi il mare nel pieno rispetto delle regole.
Ozanews aveva già sollevato l’attenzione sull’argomento, documentando il fenomeno con immagini eloquenti e puntando il dito contro una consuetudine che da anni mortifica le spiagge libere ugentine. Un’iniziativa editoriale che ha acceso il dibattito pubblico e, con ogni probabilità, ha messo in moto anche alcune reazioni istituzionali.
Non a caso, nei giorni successivi alla nostra denuncia, alcune pagine social legate alla propaganda del Comune di Ugento hanno pubblicato un articolo riguardante un’operazione risalente a circa venti giorni prima, quasi a voler ribadire – su sollecitazione dello stesso comandante Schirinzi – il ruolo attivo della polizia locale nella tutela del litorale.
Ma quella di oggi non è una replica né un tentativo di rivendicazione, bensì un’azione concreta, svolta all’alba, che ha avuto un impatto reale sul territorio e che restituisce dignità alle spiagge pubbliche.
L’operazione è iniziata intorno alle 4 del mattino e si è protratta fino a dopo il sorgere del sole, lungo tutto il tratto costiero compreso tra il faro di Torre San Giovanni e Torre Mozza. Le autorità annunciano che i controlli proseguiranno anche nelle prossime settimane.
Un segnale chiaro: la spiaggia è un bene comune, e chi cerca scorciatoie per occuparla abusivamente dovrà fare i conti con le regole.
Un episodio che segna un punto di non ritorno nella crisi istituzionale e gestionale che sta travolgendo il territorio di Ugento. Questa mattina, a Torre Mozza, nei pressi di piazza Tirolo, è stato necessario l’intervento di una pattuglia della polizia municipale per riportare la calma dopo che un nutrito gruppo di cittadini e turisti ha duramente contestato il sindaco di Ugento, presente in zona insieme a un noto dirigente comunale.
Il gruppo, composto da residenti e da turisti abituali della marina, ha accusato il primo cittadino di aver abbandonato Torre Mozza a un destino fatto di degrado, incuria e disservizi: rifiuti abbandonati, buche pericolose sull’asfalto, una spiaggia sempre più ridotta, un canale ostruito da mesi e un senso generale di anarchia che ha esasperato gli animi.
La scintilla è scoppiata quando il sindaco, incalzato dalle rimostranze dei presenti, avrebbe dichiarato di non essere a conoscenza della gravità della situazione. Una frase che ha avuto l’effetto di una miccia accesa, innescando ulteriore rabbia e sgomento tra la folla. A quel punto la tensione è salita alle stelle, con urla, minacce e momenti di forte agitazione che hanno rischiato di degenerare.
Provvidenziale l’arrivo sul posto di una pattuglia della Polizia Municipale di Ugento che ha evitato il peggio, riportando la calma e permettendo al sindaco di lasciare rapidamente la zona. Sul posto è rimasto il dirigente comunale, che ha provato a fornire giustificazioni e spiegazioni agli astanti esasperati.
L’episodio rappresenta l’ennesima prova tangibile dell’esasperazione di una comunità che si sente abbandonata. Come già più volte denunciato da Ozanews, l’intero territorio ugentino, in particolare le sue marine, è da tempo vittima di un collasso dei servizi essenziali: raccolta rifiuti in tilt, strade dissestate, degrado diffuso e una macchina comunale incapace di fornire risposte concrete.
Non è un caso che quasi la metà delle PEC protocollate dal Comune di Ugento nell’ultimo mese riguarderebbe proprio segnalazioni e denunce da parte di cittadini e turisti. A tutte queste, però, non è seguita alcuna risposta formale da parte dell’amministrazione, che continua a ignorare il malcontento crescente.
Per questo articolo abbiamo ricevuto una richiesta di rettidfica che potrete leggere qui: https://ozanews.it/2025/08/05/richiesta-di-rettifica-da-parte-del-sindaco-salvatore-chiga/