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Emergenza rifiuti: Sangalli corre ai ripari tra ombre inquietanti

Dopo settimane di polemiche e immagini allarmanti che hanno documentato una vera e propria emergenza ambientale, a Ugento la situazione legata alla raccolta dei rifiuti sembra lentamente migliorare. Montagne di sacchi abbandonati ai bordi delle strade, discariche spontanee a ridosso dei villaggi turistici, cassonetti stracolmi e marciapiedi invasi dalla spazzatura hanno sollevato l’indignazione di cittadini, turisti, associazioni e opposizione politica.

Per chiarire le dinamiche, Ozanews ha contattato direttamente la Sangalli, azienda titolare del servizio, e il quadro che ne emerge è tanto sorprendente quanto inquietante.

Secondo quanto dichiarato da Sangalli, il Comune di Ugento non avrebbe mai comunicato formalmente la gravità della situazione, limitandosi a piccole contestazioni – la prima solo qualche settimana fa. L’azienda avrebbe appreso della reale emergenza solo attraverso le foto e i video pubblicati in rete.

Molti degli operatori stagionali, attinti dalle liste fornite dal Comune, sono finiti in malattia o infortunio dopo poche ore, paralizzando di fatto il servizio. Attualmente, risultano 15 operatori in malattia su 38 in pianta organica. Per sopperire, Sangalli ha fatto arrivare da altre regioni dieci nuovi operatori, quasi tutti autisti con patente C.

In questi giorni si sono registrati interventi da parte della polizia municipale, con un’agente che avrebbe impedito agli operatori di prolungare l’orario di lavoro oltre le 11 del mattino, come previsto contrattualmente. Di fatto, lo straordinario – che avrebbe potuto contribuire a smaltire le emergenze – è stato bloccato, alimentando ulteriormente il disagio.

Solo oggi – per iniziativa autonoma dell’azienda – è stato attivato il servizio serale di raccolta e pulizia dei cestini dalle 17 alle 23, previsto nel capitolato ma mai partito fino ad ora. È inoltre ripreso il servizio di sfalcio dell’erba, essenziale per garantire il decoro urbano nelle marine e nelle zone più frequentate.

Nel frattempo, l’azienda ha annunciato l’arrivo di nuovi mezzi all’avanguardia, per sopperire all’attuale flotta, giudicata ormai vecchia e fatiscente.

Nel complesso, emerge un quadro preoccupante, in cui le ombre sulla gestione del servizio coprono interrogativi mai chiariti, nonostante le numerose segnalazioni della stampa e delle associazioni civiche.

A chi giova una situazione del genere? Chi trae vantaggio da un’emergenza diventata ordinaria? Domande che restano ancora senza risposta. Forse, come spesso accade, lo scopriremo solo dopo l’estate.

Guardia di Finanza in azione a Torre Mozza per recuperare dei relitti

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Una spettacolare operazione in mare si è svolta questa mattina nel tratto antistante la spiaggia di Torre Mozza, esattamente di fronte al lido Baia d’Oro, dove la Guardia di Finanza ha avviato un intervento straordinario con l’ausilio di droni subacquei.

L’area interessata è stata interdetta alla navigazione, alla pesca e alla balneazione fino alla giornata di domani, come disposto da un’ordinanza ufficiale emessa dalla Capitaneria di Porto di Gallipoli. A motivare la misura, l’avvio delle operazioni di recupero di alcuni cannoni d’epoca, riemersi in seguito al movimento dei sedimenti marini causato dalle forti correnti degli ultimi giorni.

Secondo quanto trapelato da fonti vicine all’operazione, i cannoni proverrebbero con tutta probabilità da antichi relitti storici presenti nei fondali del litorale ionico, da tempo segnalati ma rimasti finora difficilmente accessibili. Le moderne tecnologie impiegate, in particolare l’utilizzo di droni subacquei a controllo remoto, hanno consentito di localizzare con precisione i manufatti e avviare con successo le delicate manovre di recupero.

Grande la curiosità tra residenti e turisti presenti in spiaggia, molti dei quali hanno assistito alle operazioni da riva, incuriositi dalla presenza dei mezzi militari e dai movimenti sul mare. La Guardia di Finanza, in collaborazione con altri enti preposti alla tutela del patrimonio storico e marino, sta ora verificando le condizioni e l’esatto valore archeologico dei reperti rinvenuti.

Ulteriori dettagli sull’identificazione e la destinazione finale dei cannoni saranno diffusi nelle prossime ore, una volta completate le operazioni e ultimate le analisi tecniche.

Strada dissestata sulla litoranea: la segnalazione di Fulvio Viva

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Una denuncia inviata via PEC e condivisa pubblicamente dal coordinatore locale della Lega, Fulvio Viva, sta infiammando il dibattito cittadino. Al centro della questione, le condizioni pericolose e ormai inaccettabili di un tratto di corso Annibale/SP88, che collega Torre San Giovanni (frazione di Ugento) a Posto Rosso (frazione di Alliste), precisamente dall’altezza dell’Hotel Isola di Pazze fino all’intersezione con via Machiavelli.

Viva, raccogliendo “molteplici segnalazioni da parte di cittadini e turisti”, ha indirizzato la richiesta di messa in sicurezza urgente della carreggiata agli uffici dei Lavori Pubblici e Viabilità del Comune di Ugento, in copia al sindaco Salvatore Chiga, ai consiglieri comunali, al Comune di Alliste e alla Provincia di Lecce. Il tratto segnalato, si legge, presenta “asfalto sconnesso e irregolare con buche profonde, pericoloso per la pubblica incolumità”.

“La speranza, ultima a morire, è di poter migliorare il nostro territorio in ogni settore per viverci meglio”, ha commentato Viva nel suo comunicato, sottolineando lo spirito collaborativo e apartitico dell’iniziativa.

L’intervento, che in sé rappresenta un’azione doverosa, ha però scatenato un’ondata di reazioni amare e sdegnate sui social, sintomo di una crescente esasperazione dei cittadini nei confronti della condizione delle infrastrutture locali, specialmente durante la stagione turistica.

È uno schifo oltre che un biglietto da visita negativo per le nostre marine”, scrive un utente. Un altro commenta: “Ci sono venuto per una passeggiata, ma ho deciso di non tornare più. Grazie per la segnalazione, soprattutto da parte di chi quella strada la percorre ogni giorno per lavorare e a fine stagione deve spendere soldi per riparare la macchina.

Le critiche, in larga parte, sono dirette al prolungato immobilismo delle amministrazioni coinvolte, accusate di aver lasciato abbandonato un tratto fondamentale per la viabilità turistica e commerciale del litorale.

Non è la prima volta che la strada in questione viene indicata come pericolosa e indecorosa, ma la nuova denuncia pubblica e la sua risonanza potrebbero finalmente costringere gli enti competenti a intervenire. I cittadini, nel frattempo, pretendono risposte e soluzioni immediate, stanchi di rattoppi temporanei e promesse mancate.

Casarano: volano gli stracci tra Filograna e il Sindaco

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– La querelle sullo stadio “Capozza” finisce ai ferri corti

Un botta e risposta al vetriolo quello che si sta consumando in questi giorni a Casarano tra il sindaco Ottavio De Nuzzo e il presidente della Casarano Calcio Antonio Filograna-Sergio, con al centro della disputa la questione relativa alla convenzione per la gestione dello stadio comunale “Giuseppe Capozza”.

Tutto è iniziato con alcune dichiarazioni pubbliche di Filograna, che ha accusato l’Amministrazione comunale di immobilismo e mancanza di visione, lamentando la mancata concessione di una convenzione pluriennale necessaria — secondo lui — per realizzare investimenti strutturali duraturi. Il presidente rossoblù ha inoltre ribadito che la società ha già provveduto a proprie spese, a gennaio 2024, all’installazione di un moderno impianto di videosorveglianza interna, come richiesto dalle autorità, ricevendo in cambio solo una convenzione biennale.

La replica del sindaco De Nuzzo non si è fatta attendere. In un lungo comunicato stampa, l’Amministrazione ha ripercorso l’intera vicenda contrattuale, precisando che dopo la scadenza della convenzione precedente è stata avviata regolare procedura pubblica, conclusasi con l’aggiudicazione provvisoria a Eleven Sport s.r.l. — società che, però, ha poi rinunciato all’affidamento. Successivamente, è stata riconosciuta alla Casarano Calcio una convenzione di due anni e mezzo in ragione dell’investimento già effettuato per la videosorveglianza interna.

Il nodo del contendere si è spostato poi sulla nuova richiesta delle autorità di dotare lo stadio anche di un sistema di videosorveglianza esterna. L’Amministrazione ha riconosciuto che trattasi di manutenzione straordinaria e quindi di sua competenza, ma ha proposto, in cambio di un ulteriore sforzo da parte della società, una proroga della convenzione fino a cinque anni. Proposta che Filograna ha rigettato, ritenendo l’onere economico eccessivo e non dovuto.

La tensione si è ulteriormente alzata quando Filograna ha sottolineato come da anni la società richieda invano una convenzione pluriennale e come la mancanza di una gestione chiara e strutturata dell’impianto stia frenando l’intero progetto sportivo del club, proprio ora che Casarano si affaccia al palcoscenico della Serie C. A sostegno delle sue parole, il presidente ha ricordato anche i numerosi lavori di manutenzione, abbellimento e messa in sicurezza eseguiti a proprie spese, evidenziando come il club abbia sempre mostrato spirito di collaborazione.

Il sindaco, dal canto suo, ha risposto puntando il dito contro “strumentalizzazioni e disinformazione” e ha ribadito che le porte del Comune restano aperte alla collaborazione, ma solo nel rispetto delle regole e della trasparenza amministrativa. L’Amministrazione si dice anche pronta ad accollarsi i costi del nuovo impianto di videosorveglianza esterna.

Nel mezzo, lo stadio Capozza — diventato ormai un simbolo di una battaglia tutta politica e gestionale — resta senza una prospettiva chiara, proprio quando la squadra si prepara a una stagione storica tra i professionisti.

La città di Casarano, divisa tra tifo e istituzioni, guarda ora con preoccupazione a questa spaccatura che rischia di compromettere un’opportunità importante per tutto il territorio, che con il calcio ha spesso trovato un potente veicolo di visibilità, orgoglio e sviluppo economico.

Il malcostume degli ombrelloni segnaposto

Con l’arrivo dell’estate, le spiagge si popolano e si caricano di allegria, sole e desiderio di relax. Purtroppo, insieme alla stagione più attesa dell’anno, torna anche un fenomeno odioso e intollerabile: quello degli ombrelloni “segnaposto”, lasciati incustoditi sulla spiaggia già dalla sera prima o all’alba, per riservarsi un posto in prima fila senza alcuno sforzo.

Chi pratica questa abitudine non solo è maleducato e arrogante, ma profondamente irrispettoso del bene comune e del prossimo. L’idea di “segnare” il territorio, come se la spiaggia fosse proprietà privata, è una vergognosa dimostrazione di prepotenza e inciviltà. Questi comportamenti minano lo spirito stesso della convivenza civile: mentre famiglie e turisti si alzano presto per godersi una giornata di mare, si trovano di fronte una fila di ombrelloni vuoti, che resteranno deserti per ore, bloccando l’accesso a chi invece è presente fisicamente.

Forse non tutti lo sanno, ma lasciare ombrelloni, sedie o altri oggetti sulla spiaggia libera per “prenotarla” è vietato dalla legge. Il Codice della Navigazione (art. 1161) punisce l’occupazione arbitraria di suolo demaniale, e in molte regioni e comuni esistono ordinanze che vietano espressamente questa pratica. La Capitaneria di Porto e la Polizia Municipale hanno il dovere di intervenire, rimuovendo gli oggetti e sanzionando i responsabili. In molte località costiere italiane le autorità lo fanno, eccome.

Ma a Ugento, purtroppo, no.

Ad Ugento, terra bellissima e meta turistica d’eccellenza, questo malcostume prospera indisturbato. Basta farsi un giro al mattino presto su alcune delle spiagge libere del litorale per trovarsi di fronte a un vero e proprio accampamento fantasma: ombrelloni piantati nella sabbia, sdraio legate, persino giochi e salvagenti lasciati a “riservare” uno spazio che dovrebbe essere di tutti.

Il fatto ancora più grave è che la Polizia Municipale, che dovrebbe vigilare e intervenire, non agisce con la necessaria fermezza. Manca un controllo serio, costante, deciso. Manca l’applicazione delle sanzioni. Manca la volontà, o forse il coraggio, di estirpare un fenomeno che rovina l’esperienza di chi vuole semplicemente godersi la spiaggia con rispetto e correttezza.

Chi pratica il trucco dell’ombrellone segnaposto dimostra una mentalità da “furbetto del quartierino”, egoista e menefreghista. Non c’è giustificazione che tenga: non è furbizia, è cafonaggine pura. È una forma di appropriazione indebita del bene pubblico. È la versione balneare della macchina parcheggiata in doppia fila “solo cinque minuti”. È l’atteggiamento tipico di chi pensa che le regole valgano solo per gli altri.

È ora di dire basta. Chi ama Ugento, chi ama il mare, chi rispetta gli altri, non può più restare in silenzio. Le istituzioni devono svegliarsi, i cittadini devono segnalare, i turisti devono pretendere rispetto. La spiaggia è un bene comune, non il giardino privato di pochi prepotenti.

Servono controlli. Servono rimozioni. Servono multe. E serve, soprattutto, cultura del rispetto.

Emergenza rifiuti a Ugento: l’opposizione chiede un consiglio comunale urgente

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La situazione legata alla raccolta dei rifiuti sul territorio comunale è ormai fuori controllo, e l’opposizione non resta a guardare. In un comunicato congiunto, i gruppi consiliari di minoranza hanno chiesto ufficialmente la convocazione urgente di un consiglio comunale monotematico per affrontare, nelle sedi istituzionali competenti, quella che definiscono una “gravissima emergenza ambientale e sanitaria”.

Le immagini che circolano da giorni, e che arrivano da ogni angolo del territorio, comprese le rinomate località balneari come Torre San Giovanni, Lido Marini e Torre Mozza, parlano da sole: cassonetti traboccanti, sacchi abbandonati sui marciapiedi, cumuli di rifiuti che invadono spazi pubblici, minacciando l’igiene, la salute dei cittadini e compromettendo l’immagine turistica del territorio in piena stagione estiva.

“La situazione si protrae da giorni – scrivono i consiglieri di opposizione – senza che vi sia alcun segnale di risoluzione concreta. È il frutto di una gestione inefficace e disorganizzata del servizio, aggravata da una chiara incapacità dell’amministrazione di prevenire e affrontare l’emergenza”.

La richiesta, però, per ora sembra caduta nel vuoto. La palla è passata al presidente del Consiglio comunale, Vincenzo Scorrano, chiamato a fissare la data del consiglio monotematico. Ma proprio oggi – segnalano dalla minoranza – è arrivata la comunicazione di una convocazione per il 31 luglio con un solo punto all’ordine del giorno, completamente slegato dall’emergenza rifiuti, trattandosi di questioni legate al bilancio.

L’obiettivo dichiarato della minoranza è quello di accendere i riflettori sulle presunte responsabilità politiche, amministrative e gestionali che hanno portato alla situazione attuale, ritenuta ormai insostenibile e inaccettabile.

Nel frattempo, non si placano le proteste dei cittadini, esasperati da un servizio che, nonostante i costi sostenuti dalla collettività, appare sempre più inefficiente. A nulla sono valse finora le rassicurazioni: i rifiuti restano per strada, mentre il caldo estivo aggrava il problema anche dal punto di vista igienico-sanitario.

Con il consiglio comunale straordinario all’orizzonte, la questione potrebbe finalmente approdare in un contesto formale dove discutere soluzioni, azioni concrete e – soprattutto – eventuali responsabilità. Ma nel frattempo, la città e le sue marine continuano a soffocare sotto i rifiuti.

Ozanews.it continuerà a monitorare la vicenda e aggiornerà i lettori sugli sviluppi.

Una serata dedicata a Don Tonino nel nome di Ferdinando Catino

Nella suggestiva cornice di piazza San Vincenzo, illuminata dalla maestosità e bellezza della nostra Cattedrale, si è celebrata ieri sera una drammaturgia del tutto particolare che ha suscitato commozione, riacceso fiammelle di speranza e fiducia nel futuro. Emozionalmente densa di significato si è condensata sul messaggio di pace e fratellanza tra i popoli contro ogni guerra del venerabile Don Tonino Bello. 

Una rappresentazione magistralmente diretta dal prof. Francesco Piccolo, che con grande pathos evocativo, sentimentalmente condizionato e appassionato ha interpretato il ruolo del vescovo alessanese riprendendo le sue meditazioni raccolte nel “Le mie notti insonni”. È stato giustamente ricordato il meritorio impegno civico e sociale del nostro concittadino Ferdinando Catino, del quale, per ovvie ragioni generazionali, ho pochi ricordi se non quelli legati al suo piacere nel ballare la pizzica in tante occasioni di festa cittadina in cui ho avuto il piacere di vederlo esibirsi. 

Un ringraziamento all’Amministrazione comunale e all’Assessorato alla cultura in particolare, per aver voluto regalare questo bel momento di riflessione e di sentimento cristiano alla nostra città. Un grande apprezzamento agli attori che con profonda partecipazione hanno messo in scena simbolismi “don toniniani” che si dovrebbero riscoprire alla luce della teologia del venerabile pastore con la croce ed il bastone in legno d’ulivo. Attrezzi e simboli semplici, espressione di una Chiesa povera dei poveri. Di una teologia degli ultimi. Di coloro cioè che non contano nulla ma che sono i protagonisti veri, si potrebbe dire gli interpreti principali della piattaforma valoriale rivoluzionaria, intramontabile e sempre attuale, su cui dovremmo improntare la nostra vita di cristiani: il Vangelo. Perché non possiamo non dirci cristiani!

Sono stati molti i punti toccati nel corso della manifestazione, costruita in maniera encomiabile e sequenzialmente rivelatrice del messaggio e dell’insegnamento sociale attraverso le parole e gli scritti di Don Tonino. Una trasversalità di inviti, insegnamenti, simbologie, significati, messaggi, propositi, talvolta anche di rimproveri per la superficialità con cui tante volte si affrontano le questioni giornaliere che solo apparentemente sembrano banali ed inutili, ma che in realtà, necessitano di essere scavate in fondo per disvelarne un’attualità ed essenzialità sconosciute.

L’insegnamento del parroco che ringraziava la sua terra per averlo fatto nascere povero si mescola in tutta la sua forza con la realtà odierna. Ecco l’attualismo della sua pastorale! La necessità di affrontare la malattia con serena rassegnazione, accettandola come un dono. L’urgenza di essere credibili mettendo in pratica la semplicità dell’insegnamento cristiano attraverso il vangelo. Il non voltare le spalle a chi si sente un rifiuto prodotto dalla globalizzazione dell’indifferenza. Piantare un piccolo seme di speranza nel terreno della moltitudine della banalità del male per elevare la pianta di una pace che sia cammino insieme verso il Golgota, a che nessuno rimanga indietro, rimanga solo. Affidarsi nel volo della vita ad un partner che non tradisce mai, che possiamo incontrare, anzi incontriamo tutti i giorni nelle persone che ci stanno accanto. Proprio come ai discepoli di Emmaus, il Signore ci cammina accanto e, presi dalla nostra quotidianità, non lo riconosciamo. L’impegno del cristiano per Don Tonino deve essere un impegno sociale fino in fondo. Anzi fino in cima!

Insomma, una serata che ricorda quanto la nostra comunità, la nostra terra salentina sia fucina di identità che si sublimano in profezia, indice del nostro essere. Monito che ci ricorda come dovremmo essere e come dovremmo vivere. Camminare insieme. Uno accanto all’altro. Essere popolo che sa esserlo e ha la forza di guardare sempre avanti, con fede, con fiducia e soprattutto con la speranza di avere sempre un’ala di riserva.

Grazie Don Tonino.

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