Home Blog Pagina 67

Via Mare, investito anziano sulle strisce: l’automobilista fugge senza prestare soccorso

0

Poteva trasformarsi in tragedia quanto accaduto ieri mattina, intorno alle 10.30, su via Mare a Ugento, lungo uno dei tratti più discussi e pericolosi del centro abitato ugentino. Un anziano di 92 anni stava attraversando regolarmente sulle strisce pedonali, nei pressi del tabacchino, quando un’auto bianca – dopo essersi fermata allo stop – ha improvvisamente ripreso la marcia senza concedere la precedenza, travolgendo l’uomo e proseguendo la corsa senza fermarsi.

L’anziano ha riportato due evidenti lividi: uno al braccio, causato dallo specchietto dell’auto, e uno alla caviglia, colpita dalla ruota anteriore del veicolo. Per fortuna, le sue condizioni non destano preoccupazione, ma l’episodio ha lasciato sgomenti i familiari, colpiti soprattutto dalla gravissima omissione di soccorso.

Secondo le testimonianze, la seconda auto in transito si è allontanata senza intervenire, mentre solo la terza si è fermato per prestare aiuto. Sul posto sono stati allertati i vigili urbani, ma al momento non è stata sporta denuncia, su volontà dell’anziano stesso.

A inquietare è il luogo in cui è avvenuto il sinistro: il primo dei cosiddetti “stop inutili” installati lungo via Mare – proprio all’incrocio con via Fiume – che da tempo la nostra redazione segnala come inadeguati. Più che dissuasori di velocità, quegli stop sembrano aver creato ulteriore confusione, portando molti automobilisti a comportamenti imprudenti. In quel tratto ma non solo, gli incidenti si susseguono con regolarità, specialmente nei mesi estivi, e la velocità eccessiva è ormai la norma.

Questa vicenda, che solo per pochi centimetri non si è trasformata in una tragedia, dimostra l’urgenza di intervenire seriamente sulla sicurezza stradale di via Mare (io ci abito fin dalla mia nascita) . Occorre ripensare la viabilità, installare sistemi efficaci di rallentamento del traffico e prevedere controlli più serrati, anche con autovelox mobili o fissi, oltre a campagne di sensibilizzazione sulla guida sicura e sul rispetto dei pedoni.

Non può esserci tolleranza per chi fugge dopo un incidente, lasciando una persona ferita sull’asfalto. Non può esserci silenzio quando la vita di un cittadino – specie se anziano e vulnerabile – viene messa in pericolo da chi scambia le strade per piste da corsa.

Via Mare merita sicurezza. E i cittadini meritano rispetto.

le conseguenze del sinistro

A cosa serve un segnale di STOP secondo il Codice della Strada

Il segnale di stop (art. 146 e 145 del Codice della Strada) è un segnale di prescrizione che obbliga il conducente a fermarsi completamente prima di immettersi in una intersezione. Il suo scopo è quello di:

  • Regolare l’immissione nel flusso stradale su arterie ad alta intensità di traffico;
  • Evitare incidenti in presenza di incroci con visibilità limitata;
  • Gestire il diritto di precedenza in modo chiaro e inequivocabile.

Il segnale di stop non può e non deve essere utilizzato come dissuasore di velocità. Il suo utilizzo “creativo”, come nel caso di via Mare, è contrario alla sua funzione originaria, e può generare confusione e pericolo. Infatti, molti conducenti ignorano lo stop perché percepito come fuori contesto (ad esempio in assenza di incroci significativi o di traffico incrociato), contribuendo ad aumentare il rischio di sinistri.

Stop usati impropriamente: quando la sicurezza diventa finzione

A Ugento, su via Mare, questi “stop dissuasori” sono installati all’altezza di incroci minori o poco trafficati, spesso senza visibilità o elementi di pericolo tali da giustificarne la presenza. Non sono supportati da una segnaletica orizzontale ben visibile, né da segnalatori luminosi o impianti semaforici intelligenti.

La conseguenza è l’effetto boomerang: anziché indurre prudenza, la segnaletica abusata genera sfiducia e disorientamento nei guidatori, con molti che non rispettano l’obbligo di arresto. Questo crea situazioni di estremo pericolo per pedoni e ciclisti, come dimostra il caso dell’anziano investito ieri.

Velocità: come va regolata secondo il Codice

Per ridurre la velocità dei veicoli nei tratti urbani pericolosi o ad alta densità pedonale, il Codice della Strada prevede strumenti diversi rispetto allo stop:

1. Dossi rallentatori (art. 179)

  • Sono autorizzati in tratti dove il limite di velocità è non superiore a 30 km/h.
  • Possono essere accompagnati da segnaletica verticale e orizzontale.

2. Segnaletica elettronica con rilevatori di velocità (art. 142)

  • Dispositivi luminosi che segnalano la velocità in tempo reale al conducente.
  • Possono essere abbinati a sanzioni nei tratti controllati con autovelox.

3. Autovelox fissi o mobili (art. 142 e direttive ministeriali)

  • Autorizzati nei centri abitati e nelle strade extraurbane secondarie.
  • Sono uno strumento più efficace per scoraggiare le velocità eccessive e migliorare la sicurezza stradale.

4. Limiti di velocità ridotti (art. 142 c.d.s.)

  • Nei centri urbani con forte presenza di pedoni, scuole o attività turistiche, il limite può essere abbassato a 30 o 40 km/h, previa delibera comunale.

L’uso arbitrario dello stop come “tappabuchi” per la sicurezza stradale è una pratica pericolosa e inefficace, che va superata con strumenti previsti dal Codice della Strada, progettati per prevenire gli eccessi di velocità in modo coerente, legale e realmente dissuasivo.

L’incidente di ieri non è che l’ennesimo campanello d’allarme. A Ugento servono interventi strutturali, non pannicelli caldi. Servono dossi, autovelox, limiti chiari, ma soprattutto una cultura della sicurezza stradale che metta pedoni e ciclisti al centro del progetto urbano, soprattutto in località a forte vocazione turistica come questa

Incendio tra Presicce-Acquarica e Salve: oltre 5 ettari in fumo

È divampato intorno a mezzogiorno un violento incendio nelle campagne tra Presicce-Acquarica e Salve, lungo la vecchia strada provinciale che collega i due comuni. Un fronte di fuoco, partito dal ciglio della carreggiata, si è rapidamente esteso a causa del forte vento di scirocco, colpendo un terreno incolto fino a lambire un’area ricca di macchia mediterranea e ulivi secchi.

Secondo le prime stime, le fiamme avrebbero interessato una superficie di oltre 5 ettari, andando a distruggere un ecosistema già fragile, segnato da anni di abbandono e siccità.

Sul posto sono intervenuti tempestivamente gli operatori dell’ARIF e una squadra dei Vigili del Fuoco di Ugento, che hanno lavorato per ore per contenere il rogo e impedire che potesse raggiungere abitazioni o infrastrutture vicine.

Ma non si tratta di un caso isolato. Nel territorio di Presicce-Acquarica, sono stati segnalati almeno tre incendi attivi, una situazione che sta mettendo a dura prova le squadre antincendio e generando forte preoccupazione nella popolazione locale.

Ancora da accertare le cause del rogo, anche se l’origine dal margine stradale lascia ipotizzare un gesto colposo o doloso, come purtroppo accade troppo spesso in questa stagione.

La colonna di fumo è stata visibile per ore a chilometri di distanza, mentre la popolazione ha seguito con apprensione l’evolversi della situazione. Fortunatamente, al momento non si registrano feriti o evacuazioni, ma i danni ambientali appaiono già ingenti.

Il Comune, in sinergia con le autorità competenti, monitora la situazione. Intanto, l’ennesimo incendio ripropone con forza il tema della prevenzione, della manutenzione del territorio e della necessità di campagne informative più incisive contro comportamenti irresponsabili.

➡️ Guarda il nostro servizio video per rivivere i momenti più critici dell’incendio e l’intervento delle squadre di soccorso.

Scomparsa di Donato Negro: in volo l’elicottero dei Vigili del Fuoco

0

Si fa sempre più serrata la ricerca di Donato Negro, 89enne di Collepasso scomparso da ieri mattina. Una nuova e importante pista, confermata da telecamere di videosorveglianza comunali, ha riacceso la speranza e spostato il centro delle operazioni a Ruffano, dove alle 9:50 di ieri è stato ripreso il passaggio dell’Ape Piaggio verde targata BE63069, mezzo riconducibile all’anziano.

La notizia ha portato all’attivazione immediata del Centro Operativo Comunale (COC) anche sul territorio di Ruffano, dove si sono già concentrate le forze dell’ordine. In volo anche l’elicottero Drago AB212 dei Vigili del Fuoco, operativo come parte del sistema SAR (Search and Rescue), che ha già effettuato i primi sorvoli e lanci di ricerca.

Una scomparsa che preoccupa

L’allarme è scattato nella giornata di ieri, quando Donato non ha fatto rientro a casa all’ora di pranzo, come da sua abitudine. La figlia, dopo averlo cercato invano, ha lanciato l’allerta con un post social e subito dopo ha sporto denuncia di scomparsa ai Carabinieri. La comunità si è subito mobilitata: centinaia di condivisioni e decine di persone coinvolte attivamente nelle ricerche, supportate da Protezione Civile e volontari.

Donato era solito recarsi in campagna ogni mattina, ma ieri, a causa di lavori stradali nella zona periferica di Collepasso, è stato costretto a deviare dal percorso abituale. Si ipotizza che l’anziano, in uno stato di disorientamento, possa aver perso l’orientamento finendo nei pressi di Ruffano.

Una corsa contro il tempo

A preoccupare di più è lo stato di salute dell’uomo: Donato non assume da ore la sua terapia, non ha mangiato né bevuto e il caldo di queste giornate estive non aiuta. Anche per questo è stato richiesto l’intervento dei cani molecolari, che potrebbero entrare in azione nel caso in cui venga ritrovato il mezzo su cui viaggiava.

Appello alla cittadinanza

Le forze dell’ordine chiedono la massima collaborazione da parte della popolazione. Chiunque abbia informazioni certe e verificate è invitato a contattare il Numero Unico per le Emergenze 112. Donato indossa una camicia bianca con righe verticali ed è a bordo dell’Ape Piaggio verde targata BE63069.

Tutti sperano in un lieto fine per questa vicenda che ha commosso e unito un intero territorio. La comunità continua a fare quadrato attorno alla famiglia Negro, in una gara di solidarietà che dimostra ancora una volta la forza del Salento nei momenti difficili.

Burgesi, il TAR respinge il ricorso: rifiuti ancora in arrivo a Ugento

0

Alla fine è arrivata la sentenza. Il TAR di Bari ha respinto il ricorso presentato dal Comune di Presicce-Acquarica contro la riattivazione dell’impianto di biostabilizzazione di Burgesi, rigettando anche l’istanza cautelare con cui si chiedeva la sospensione del conferimento dei rifiuti. Di fatto, dunque, il sito ugentino continuerà a ricevere – almeno fino al 31 luglio – i rifiuti indifferenziati e derivanti dallo spazzamento stradale di 17 comuni salentini, così come stabilito dalla nota AGER del 27 giugno.

Un verdetto che pesa come un macigno, soprattutto per chi in questi mesi aveva sollevato dubbi e preoccupazioni sulla riapertura della discarica chiusa formalmente da dicembre 2024.

Una decisione attesa ma non per questo meno amara

Il TAR, nel decreto firmato dal presidente Leonardo Spagnoletti, ha sottolineato che il “pregiudizio paventato” dal Comune ricorrente non presenta “caratteri di gravità e irreparabilità tali da non poter tollerare il differimento dell’istanza cautelare alla sede collegiale”. La decisione sul merito è stata dunque rinviata a settembre.

Nel frattempo, resta valido il provvedimento AGER che impone il trattamento dei rifiuti a Burgesi, nonostante la manifesta contrarietà di molte amministrazioni locali, comitati e cittadini. A nulla è valso il fronte istituzionale creato da Presicce-Acquarica, Ugento e numerose realtà del territorio.

La reazione del sindaco e la “mezza verità” della lavorazione senza conferimento

Nei giorni scorsi, il sindaco di Ugento Salvatore Chiga aveva provato a rassicurare l’opinione pubblica con una nota in cui chiariva che Burgesi sarebbe stata “riattivata solo per il trattamento, e non per il conferimento diretto dei rifiuti”.

Una precisazione che, però, non ha placato le polemiche. Come già anticipato da Ozanews nelle settimane precedenti, l’impatto della riapertura non si misura solo nel conferimento fisico, ma nel costante e massiccio via vai di mezzi pesanti, che attraverseranno quotidianamente l’abitato di Gemini e le zone rurali limitrofe.

Lisi (FI): “Una scoppola per il territorio”

A caldo è arrivata anche la reazione del consigliere comunale Giulio Lisi, che ha parlato di “una scoppola che la giustizia amministrativa ha inferto al nostro territorio”.

“Siete sorpresi? Io no – ha commentato Lisi – anche se sono mortificato e preoccupato. Si sapeva che il rischio era altissimo, eppure poco o nulla è stato fatto nei tempi giusti”.

L’attacco della minoranza: “Contraddizione istituzionale”

Ma è l’intera opposizione a firmare nei giorni scorsi un durissimo documento politico:

“Non vogliamo fare allarmismo né addossare responsabilità strumentali – scrivono – ma non possiamo ignorare la contraddizione clamorosa di un’amministrazione che da un lato ricorre contro il gestore dell’impianto e dall’altro, fino a marzo 2025, accettava da quello stesso gestore una sponsorizzazione per finanziare il proprio periodico istituzionale”.

Secondo la minoranza, la gestione dell’intera vicenda dimostra un’assenza di visione, se non addirittura una strategia taciuta ai cittadini.

“Dal dicembre 2024 l’impianto era chiuso, e dal novembre 2024 la concessione di gestione era formalmente scaduta. Era quello il momento per riappropriarsi dell’area e avviare un dialogo con la Regione. Invece – accusano – il Comune ha preferito incassare qualche migliaio di euro per stampare un giornale, mentre il gestore lavorava dietro le quinte per la riapertura.”

Il rischio reale: il traffico e l’inquinamento ambientale

Come già evidenziato in una precedente inchiesta di Ozanews, il problema maggiore è proprio il traffico. Dalla determina dirigenziale n. 166 del 27/06/2025, si evince che l’impianto tratterà rifiuti provenienti da tutti i 17 comuni dell’Aro Lecce 3. Questo comporterà – per almeno un mese – il passaggio di decine di mezzi pesanti al giorno, per un totale stimato di oltre 3.000 transiti nell’arco dell’operazione.

Un impatto devastante per un territorio rurale, già fragile e segnato da gravi vulnerabilità ambientali.

In questo contesto, molti cittadini tornano a ricordare le storiche proteste che già negli anni passati denunciavano l’impatto sanitario e ambientale del continuo traffico di tir nella zona residenziale di Gemini. Allora si parlava di aumento di polveri sottili, disturbi respiratori e rumore. Oggi, quegli allarmi tornano di drammatica attualità.

Prossime mosse: settembre sarà decisivo

Ora si attende la discussione di merito a settembre. Ma per molti, il danno è già fatto. Proprio per questo si stanno organizzando altre iniziative pubbliche, tra cui quella del movimento “Salento Libero”

Intanto, Burgesi è tornata operativa. E con lei, il rumore dei tir, l’odore dei rifiuti e la rabbia di un territorio che si sente tradito.

I bambini e la “rivoluzione” di Torre Mozza

0



Dove l’asfalto diventa campo da calcio i bambini ci restituiscono speranze nel futuro scrivendo la prima pagina di una rivoluzione silenziosa.

C’è un momento magico, quando il sole bacia l’orizzonte e il mare restituisce alla terra i suoi piccoli pirati dalle gambe abbronzate, in cui accade qualcosa di straordinario. Qualcosa che sa di ribellione dolce, di nostalgia che si fa presente, di futuro che bussa alle porte del cuore.

Due transenne arrugginite, abbandonate come relitti di un’estate passata, diventano le nuove barriere che tengono fuori una civiltà malata restituendo una nuova speranza. Non quella delle strisce blu che hanno colonizzato ogni angolo di paradiso, non quella dei parcheggi a pagamento che hanno trasformato la sabbia in moneta sonante. Ma quella dell’infanzia che si riprende il mondo, un pallone alla volta.

I bambini – dai 9 ai 13 anni, con gli occhi ancora pieni di meraviglia – compiono un gesto che è insieme ingenuo e rivoluzionario. Trascinano quelle transenne al centro della strada, disegnano con i loro corpi una frontiera invisibile tra il mondo degli adulti e quello dei bambini. E iniziano a giocare.

Non sanno di scrivere il primo capitolo di una storia più grande. Non sanno che quel loro gesto spontaneo è il primo sintomo di un risveglio che dovrebbe far tremare le fondamenta di ogni municipio. Stanno semplicemente riconquistando ciò che ogni generazione prima di loro ha sempre avuto: il diritto di essere bambini nei luoghi dove sono nati.

Ma ecco la poesia nascosta nell’apparente caos: mentre loro giocano, il mondo degli adulti va in tilt. Le auto devono deviare, i turisti si smarriscono, la viabilità si contorce in nodi impossibili. È il primo segno che qualcosa si sta muovendo nelle profondità dell’estate. È il mare che cambia marea.

Perché quei bambini non stanno solo giocando a calcio. Stanno praticando un atto d’amore verso il loro territorio. Stanno dicendo, senza parole, che Torre Mozza non è solo una cartolina da vendere, non è solo un parcheggio con vista mare, non è solo un bancomat a cielo aperto per il turismo mordi e fuggi.

Torre Mozza è casa. È il posto dove cresci, dove impari a sognare, dove ogni pietra conosce il tuo nome.

E allora, in quella strada bloccata da due transenne e dal coraggio di pochi metri quadri di libertà, si consuma la prima, silenziosa rivoluzione. Non contro qualcuno, ma per qualcosa. Per il diritto di esistere nei luoghi che ti hanno visto nascere. Per il diritto di trasformare l’asfalto in erba, la strada in campo, il presente in futuro.

Gli adulti passano, guardano, sospirano. Alcuni sorridono con tenerezza, altri sbuffano per l’inconveniente. Ma pochi, troppo pochi, colgono il messaggio che quei piccoli ribelli stanno lanciando al mondo: “Questo posto è nostro. E ce lo stiamo riprendendo.”

È l’inizio di qualcosa che va oltre una partita di calcio. È il primo vagito di una generazione che non vuole essere espulsa dalla propria infanzia, dalla propria terra, dai propri sogni. È il primo atto di una resistenza che sa di sale, di vento, di estate infinita.

E mentre il sole tramonta dietro le transenne arrugginite, mentre i bambini si passano il pallone con la serietà di chi sta scrivendo la storia, Torre Mozza diventa improvvisamente più grande. Diventa simbolo. Diventa speranza.

Diventa il posto dove i bambini hanno iniziato a insegnare agli adulti cosa significa davvero amare un territorio.

Il primo sintomo di un risveglio che potrebbe cambiare tutto.

Se solo gli adulti imparassero ad ascoltare il linguaggio universale di due transenne e di un pallone che rotola sull’asfalto verso il futuro…

Burgesi riapre “solo per il trattamento” ma l’impatto ambientale è pesantissimo

Dopo l’anticipazione di Ozanews, che per prima ha anticipato le reali intenzioni della Regione Puglia sulla riattivazione della discarica Burgesi, arriva la conferma: il sito riapre ufficialmente. Lo ha annunciato il sindaco di Ugento, dopo giorni di attesa e polemiche, con una nota diffusa pubblicamente (sulla sua pagina politica su Facebook, ma con il vessillo comunale esposto), confermando quanto già denunciato da questa testata nella giornata di ieri: Burgesi non sarà riaperta per il conferimento diretto dei rifiuti, ma per il trattamento dei rifiuti indifferenziati provenienti da 17 comuni salentini, prima della loro destinazione finale.

Una distinzione che, se da un punto di vista tecnico può sembrare rassicurante, non lo è affatto dal punto di vista ambientale, logistico e sanitario. Perché, in realtà, il vero problema non è tanto dove finiranno i rifiuti, ma il traffico pesante che transiterà ogni giorno lungo le strade che collegano la zona industriale e Burgesi al resto del Salento.

L’impatto ambientale stimato: oltre 240 tonnellate di CO₂ l’anno

Abbiamo provato a schizzare un dato tangibile sull’inquinamento prodotto sulla base di dati medi del settore trasporti:

  • Si prevede il transito quotidiano di almeno 30 TIR al giorno, per le operazioni di carico, scarico e trasporto dei rifiuti da trattare (TMB Ugento:28.000 ton -EER 19.12.12- 25.000 ton -EER 19.05.01-)
  • Ogni camion produce in media 1,1 kg di CO₂ per km.,
  • Con una tratta media di 20 km intorno al centro abitato fino alla discarica, ciascun TIR produce circa 22 kg di CO₂ a viaggio nei pressi di Ugento.

Totale stimato:

  • 660 kg di CO₂ al giorno (0,66 tonnellate)
  • 19.800 kg di CO₂ al mese (19,8 tonnellate)
  • 240.900 kg di CO₂ all’anno (240,9 tonnellate)

Una quantità impressionante, alla quale vanno aggiunti l’inquinamento acustico, le polveri sottili, l’usura delle strade e il rischio incidenti nelle zone urbane e rurali attraversate, come la frazione di Gemini, che sarà direttamente investita dal flusso veicolare.

Le proteste di via Firenze: il passato che ritorna

Non si può dimenticare che già oltre dieci anni fa, furono proprio i residenti della zona di via Firenze, per un periodo lungo la strada della discarica Burgesi, a denunciare pubblicamente i rischi legati al passaggio continuo di autoarticolati che trasportano rifiuti, che compromettevano la vivibilità del quartiere e alimentavano serie preoccupazioni sanitarie. Il comitato cittadino nato allora segnalava i casi di patologie respiratorie e oncologiche, documentava l’inquinamento atmosferico e l’aumento del rumore nelle ore notturne. Quelle battaglie, purtroppo, sembrano non essere mai servite: oggi lo spettro di quel passato torna più minaccioso che mai.

Le date non tornano.

Il comunicato del sindaco parla di un ulteriore ricorso depositato in data odierna. Ma i documenti ufficiali hanno date già vecchie: la nota AGER che conferma la gara è datata 27 giugno, e già il primo di luglio si parlava ufficialmente della riattivazione del sito. Un elemento che mette in dubbio la narrazione “tranquillizzante” fornita dalla giunta, e che conferma invece la gravità e la tempestività con cui è stato attivato l’intero iter.

Infatti la determina dirigenziale n.166 del 27/06/2025 che approva il nuovo capitolato tecnico, definiva con chiarezza che i rifiuti saranno conferiti nel sito per le operazioni di selezione, triturazione, deferrizzazione, vagliatura e trasporto presso impianti terzi. Un via vai di mezzi che, per i cittadini, equivale esattamente a ciò che tutti temevano, e non si capisce che senso abbia presentare oggi ricorso contro un’altra determina AGER, datata 9 maggio 2025 e che non cambia comunque la realtà: Burgesi riapre nei fatti fino alla prossima battaglia legale.

La beffa ambientale è servita

Si è voluto giocare con le parole, ma la realtà è semplice: la discarica torna attiva e i cittadini del basso Salento, e in particolare di Ugento, pagheranno un prezzo altissimo, in termini di qualità della vita, traffico, inquinamento e rischio sanitario.

E mentre l’amministrazione cerca di sminuire la portata del problema, i numeri parlano chiaro.

ecco il testo intero del comunicato del sindaco:

Carissimi concittadini,

nelle scorse ore molte testate giornalistiche rendevano nota la circostanza di come il Direttore dell’Agenzia Territoriale della Regione Puglia per il Servizio di Gestione dei Rifiuti (AGER) avesse disposto, con decorrenza dal 2 e sino al 31 luglio 2025, il conferimento nell’impianto di biostabilizzazione di Ugento, sito in località Burgesi, dei rifiuti indifferenziati e di quelli raccolti durante la pulizia dei cigli stradali nei diciassette comuni all’uopo individuati. ♻️

Non si trattava, quindi, di riaprire la discarica di servizio – soccorso annessa all’impianto medesimo ma di trattare e trasferire altrove le predette tipologie di rifiuti.

Come ricorderete, infatti, il 2 aprile 2025 il Comune di Ugento depositava un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale chiedendo a quest’ultimo di annullare la delibera n°130 dell’11.02.2025 attraverso la quale la Giunta Regionale aveva disposto la delocalizzazione di 190.000,00 mc di rifiuti proprio presso la predetta discarica di servizio – soccorso. ⚖️

La data di discussione dell’udienza non risulta essere stata fissata ma, ad ogni buon conto, occorre sempre rammentare come nessun conferimento potrà mai avvenire in predetto sito se non sarà emesso il Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale (PAUR) il cui sotteso iter non risulta, alla data odierna, essere stato ancora attivato. 🚫

Nel tardo pomeriggio di oggi, 7 luglio, l’amministrazione comunale, in conformità a quanto statuito dalla Giunta con delibera n°151 del 20.06.2025, ha depositato un ulteriore ricorso al TAR avverso la determinazione n. 122 del 09 maggio 2025, attraverso la quale AGER aveva accertato una diversa durata del rapporto concessorio dell’impianto in parola estendendola, di fatto, dal 30.10.2024 al 2.05.2026. 📄📆

In calce allo stesso ricorso è stata formalizzata istanza cautelare di sospensiva adducendo un danno grave ed irreparabile per l’ente non solo legato a ragioni interpretative del contratto ma, ovviamente, alle conseguenze di carattere ambientale che potrebbe comportare la riattivazione e prosecuzione dell’esercizio della piattaforma impiantistica per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. 🌍❗

Proprio per quest’ultima motivazione, il Comune di Ugento ha chiesto al Tribunale che venisse disposta la sospensione dell’attività impartita da AGER il primo luglio scorso, anche in considerazione del fatto che l’impianto di Ugento non risulta essere indicato tra quelli indispensabili per la gestione del fabbisogno dei volumi di raccolta indifferenziata dei rifiuti urbani destinati al trattamento meccanico biologico. 🏛️🛑

Questa la verità documentata!!! 📢📚

Burgesi, Raone (Forza Italia): “Una bomba ecologica. Emiliano ritiri subito la delibera”

0

“Atto di forza, una violenza mascherata da burocrazia”: parole dure quelle pronunciate dal consigliere regionale di Forza Italia Antonio Raone, che scende in campo contro il provvedimento della Giunta Emiliano e dell’AGER che ha disposto la riapertura e il sopraelevamento della discarica di Burgesi, nel territorio di Ugento.«Conosco palmo a palmo quelle zone», afferma Raone in una nota stampa, «e posso dire con assoluta certezza che Burgesi è oggi una bomba ecologica.

Riaprirla e addirittura sopraelevarla significa riaccendere un focolaio di rischio ambientale e sanitario per l’intero basso Salento».Il provvedimento, reso noto ufficialmente con una comunicazione dell’AGER indirizzata a 17 comuni salentini coinvolti nel conferimento del rifiuto indifferenziato, ha scatenato una valanga di polemiche e reazioni politiche trasversali.

Dopo gli interventi di Cristian Casili (M5S) e Paolo Pagliaro (FdI), è ora la volta di Forza Italia, che chiede a gran voce il ritiro immediato della delibera regionale.«Pensare che il Salento possa essere trattato come un immondezzaio è inaccettabile», incalza Raone, «ed è la conferma di una visione miope da parte di una Giunta che dimostra, ancora una volta, di non avere a cuore la salute dei cittadini né il rispetto dei territori. Siamo davanti a una decisione calata dall’alto, nel silenzio e nel disprezzo delle comunità locali, già pesantemente provate da anni di inquinamento e patologie ambientali».

Raone annuncia battaglia nelle sedi istituzionali: «Farò la mia parte accanto agli amministratori locali, a chi vuole scongiurare questo scempio. Non si possono affrontare emergenze con scorciatoie burocratiche. Ci sono soluzioni alternative, più giuste, più efficaci. Serve solo la volontà politica di attuarle».Il consigliere azzurro si unisce così a un coro sempre più ampio di opposizioni regionali che chiede la revoca della delibera, e lo fa evidenziando non solo la questione ambientale, ma anche l’ingiustizia sociale e territoriale: «Il Salento merita rispetto, non imposizioni. Siamo stanchi di pagare per colpe non nostre.

Basta con i piani improvvisati e le decisioni d’ufficio: serve una programmazione seria, trasparente, condivisa. Per Burgesi, per Ugento, per l’intero Salento».In attesa di un segnale dalla Regione, la mobilitazione politica e civile non accenna a diminuire. E anche le prossime settimane si preannunciano cariche di tensione e proteste. La bomba Burgesi, oggi più che mai, è pronta a riesplodere.

Ricevi i nuovi articoli via mail

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.