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Abbiamo perso tutti. Ciao Luca

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Quando un ragazzo di 31 anni se ne va in questo modo, è sempre una tragedia. Lo è ancora di più in una piccola comunità come quella di Ugento, dove le vite si intrecciano, dove ci si conosce per nome, dove ci si è visti crescere. È una ferita che non colpisce soltanto la famiglia o gli amici più vicini, ma attraversa tutti, indistintamente. Perché davanti a una  così dolorosa, un po’ abbiamo perso tutti.

Luca – così si chiamava il ragazzo – non è solo un nome. È una storia, una vita, una presenza che oggi manca. E nel silenzio che lascia, ci interroghiamo. Ci chiediamo cosa non siamo riusciti a vedere, a sentire, a cogliere. Ci chiediamo quanto il nostro mondo, così pieno di rumore, sia invece terribilmente muto di fronte ai bisogni più profondi.

Viviamo immersi in una società in cui l’apparenza ha spesso la meglio sulla sostanza, dove contano i “like”, i filtri, le notifiche, più che un abbraccio sincero o una parola detta al momento giusto. E in questa corsa frenetica verso l’approvazione, c’è chi resta indietro. C’è chi si sente solo, inascoltato, invisibile. C’è chi, pur circondato da mille connessioni digitali, non riesce più a comunicare davvero.

Eppure, a volte basterebbe poco. Un messaggio dopo mesi, una chiamata inaspettata, un “come stai” sincero. Un gesto semplice, che può diventare un’ancora per chi si sente in balia del vuoto. Non per risolvere tutto, ma per dire: “Ci sono”.

Oggi non è il tempo delle polemiche né delle riflessioni facili. Oggi è il tempo del silenzio e del rispetto. Del dolore profondo di una famiglia distrutta, a cui tutta la comunità deve stringersi con affetto sincero. È il momento di ricordare Luca non per le circostanze della sua morte, ma per tutto ciò che ha lasciato nel cuore di chi l’ha conosciuto.

Che il suo ricordo ci accompagni come un monito: non dimentichiamoci mai di guardarci davvero negli occhi, di tendere la mano, di esserci. Sempre.

23 milioni per salvare Torre Mozza e il litorale fino a Torre San Giovanni

23 milioni di euro per salvare Torre Mozza e la fascia costiera che si estende fino a Torre San Giovanni. È questa la notizia più importante che si può evincere dal Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali (DOCFAP) approvato con la delibera n.145 del 9 giugno 2025 dalla Giunta Comunale di Ugento. Il documento prende finalmente atto – nero su bianco – dell’emergenza ambientale in atto, determinata da un’erosione costiera sempre più aggressiva, che da anni minaccia la tenuta idrogeologica della marina di Torre Mozza.

Una condizione più volte denunciata anche da questa testata e ampiamente visibile agli occhi dei residenti e dei turisti: l’avvio della stagione estiva 2025 è segnato da un grave deficit di sabbia, con spiagge drasticamente ridotte e stabilimenti balneari costretti a riorganizzare gli spazi per i bagnanti. Un fenomeno che non è più episodico, ma strutturale, e che ha ormai effetti diretti anche sul tessuto economico locale.

L’iter del progetto ha preso forma oltre dieci anni fa, nel 2011, con l’affidamento al prof. Giancarlo Chiaia di uno studio scientifico sulle dinamiche erosive della costa. Negli anni successivi sono stati coinvolti anche altri esperti, tra cui il prof. Roberto Tomasicchio, con l’elaborazione di un piano generale di intervento all’interno della progettazione per il dragaggio del porto di Torre San Giovanni. Quest’ultima si è conclusa il 30 aprile 2025 con la movimentazione di 34 mila metri cubi di sabbia, di cui undicimila conferiti in discarica autorizzata e 23 mila metri cubi distribuiti a ripascimento sommerso.

Ora, con la nuova delibera, l’Amministrazione ha scelto la proposta progettuale più ambiziosa tra quelle valutate: l’Alternativa 3, ovvero “Nuovi interventi per la gestione integrata della fascia litoranea (spiagge, porto, canali)”, con un costo stimato di 22.857.600 euro.

Cosa prevede il piano

L’intervento riguarda un tratto di costa di circa 5 km, estendendosi dal porto turistico di Torre San Giovanni fino a Torre Mozza. Tra gli obiettivi principali ci sono:

  • la mitigazione dell’erosione marina,
  • il consolidamento della fascia dunale e delle infrastrutture costiere,
  • il ripascimento e la protezione degli arenili,
  • la salvaguardia ambientale del SIC “Litorale di Ugento”,
  • la tutela dell’economia balneare e portuale.

La delibera boccia categoricamente l’“opzione zero”, cioè il non fare nulla: una strada che aggraverebbe ulteriormente i danni ambientali e socioeconomici, compromettendo l’intera tenuta turistica del territorio.

Un’opera senza copertura (per ora)

Il progetto, pur approvato dalla Giunta, non ha ancora copertura finanziaria. L’Amministrazione lo candiderà a fondi regionali, statali ed europei. È quindi un atto di programmazione che necessita ora di una fase politica e amministrativa molto più rapida e determinata di quanto accaduto negli anni precedenti.

Il voto della Giunta rappresenta senza dubbio una svolta. Ma è una svolta simbolica, finché non seguiranno risorse e cantieri. In un momento in cui le spiagge stanno letteralmente scomparendo sotto gli occhi di tutti, serve una corsa contro il tempo. L’erosione avanza. E l’intero litorale ugentino – cuore del turismo salentino – non può più permettersi di aspettare.

Finalmente pubblicato il referto epidemiologico di Ugento

L’analisi dettagliata dei due documenti prodotti nell’ambito del progetto “Verso il Referto Epidemiologico del Comune di Ugento” — redatti rispettivamente dal dott. Fernando Palma e dalla dott.ssa Maria Teresa Pesce — restituisce un quadro complesso e preoccupante sulla mortalità nel territorio di Ugento. Una documentazione di fondamentale rilevanza sanitaria e sociale, capace di accendere finalmente i riflettori sull’incidenza dei tumori nel territorio di Ugento, soprattutto nelle aree più vicine alla discarica Burgesi. Ma c’è un dettaglio che, da solo, grida più forte dei dati stessi: la relazione finale porta la data del 17 ottobre 2023, ma è stata pubblicata solo l’11 giugno 2025, cioè quasi due anni dopo. Il che lascia intendere — senza troppe interpretazioni — quale sia stato l’interesse reale dell’amministrazione comunale sul tema.

Tumori: una piaga persistente

Secondo i dati raccolti nel periodo 2005-2019, i tumori maligni rappresentano stabilmente la seconda causa di morte dopo le patologie cardiovascolari. In particolare, si segnala la presenza di:

  • 100 decessi per tumori a trachea, bronchi e polmoni
  • 39 per tumori maligni al fegato e dotti biliari intraepatici
  • 41 per tumori del tessuto emolinfopoietico
  • 36 per tumori del colon-retto
  • 45 per carcinoma mammario (donne)
  • 17 per tumore alla prostata (uomini)

L’età media al decesso si attesta tra i 76 e gli 82 anni, ma sono rilevanti i casi tra i 50 e i 69 anni, fascia in cui spiccano proprio le neoplasie come prima causa di morte per entrambi i sessi.

Il confronto con la provincia: Ugento resta indietro

Nel confronto con la media provinciale (Lecce), il trend di mortalità per neoplasie a Ugento risulta meno in calo: la riduzione registrata a livello comunale è modesta rispetto a quella della provincia, suggerendo un’incidenza più resistente e preoccupante delle malattie oncologiche.

L’elemento territoriale: la geografia dei decessi

La geolocalizzazione dei decessi mette in evidenza una concentrazione significativa nelle aree di Ugento centro e Gemini, ma anche Torre San Giovanni mostra numeri rilevanti, pur con densità abitativa più stagionale. L’area della discarica Burgesi, seppur non citata esplicitamente, è geograficamente prossima a Gemini, dove si registra il maggior numero di decessi (170 totali, uomini e donne).

Il sospetto Burgesi

Nonostante i report non stabiliscano un nesso causale diretto tra la discarica e i tumori, il dato epidemiologico conferma un’anomalia territoriale che merita attenzione. Le forme tumorali predominanti (polmoni, fegato, dotti biliari, emolinfopoietici) sono spesso correlate a esposizione ambientale a contaminanti chimici o industriali, rafforzando i dubbi storici delle comunità locali sul potenziale impatto ambientale della discarica Burgesi, attiva per anni e più volte oggetto di indagini giudiziarie.

Il trend dei tumori del polmone è particolarmente preoccupante: su 100 decessi, l’89% riguarda uomini, con una forte incidenza tra i 50 e i 69 anni, fascia d’età in cui l’impatto di esposizioni ambientali pregresse risulta particolarmente significativo.

I dati non bastano da soli a stabilire un legame diretto tra discarica e patologie tumorali, ma il persistente scarto tra la curva di mortalità di Ugento e quella della provincia, unitamente alla localizzazione geografica dei decessi, costituiscono una base solida per nuove indagini epidemiologiche e ambientali.

Ma se i numeri sono importanti, ancora più inquietante è la gestione politica di questi dati. Il fatto che un lavoro scientifico completato nell’ottobre 2023 sia stato tenuto nei cassetti per quasi due anni non può essere considerato una semplice dimenticanza. È il sintomo di un’amministrazione distratta, lenta, e — peggio — incapace di riconoscere la gravità di un fenomeno che riguarda la salute pubblica.

Non parliamo, infatti, di una ricerca accademica. Parliamo di un documento commissionato per valutare gli effetti sanitari in un territorio colpito da anni da sospetti, denunce e inchieste sulla gestione dei rifiuti e delle discariche. Il fatto che sia stato nascosto per così tanto tempo non fa altro che alimentare sospetti e polemiche.

Ugento ha bisogno di risposte e non solo di statistiche. E soprattutto ha bisogno di un approccio politico e amministrativo trasparente e determinato. La cittadinanza merita giustizia, salute e verità.

Perché una comunità può convivere con la malattia. Ma non può convivere con il dubbio.

A Taurisano assegnazione gratuita di piante tolleranti alla Xylella

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Il Comune di Taurisano lancia una concreta iniziativa per il rilancio dell’agricoltura locale e il recupero del paesaggio olivicolo devastato dalla Xylella fastidiosa. È stato infatti pubblicato un avviso pubblico per l’assegnazione gratuita di piante di olivo certificate, resistenti al batterio che ha stravolto l’identità agricola del Salento.

L’obiettivo è duplice: da un lato promuovere il ripristino produttivo dei fondi agricoli colpiti, dall’altro stimolare una nuova stagione di sviluppo sostenibile legata all’olivicoltura.

Le piante distribuite

Le cultivar messe a disposizione – Leccino, FS17 (Favolosa), Lecciana e Leccio del Corno – sono attualmente considerate le più tolleranti alla Xylella. Ogni pianta, con altezza minima di un metro, sarà accompagnata da un cartellino-sigillo che attesta certificazione genetica, sanitaria e tracciabilità.

A chi è rivolto l’avviso

Possono presentare domanda i proprietari o conduttori di fondi agricoli situati nel territorio comunale e in possesso di fascicolo aziendale. L’iniziativa è a titolo gratuito, ma i beneficiari dovranno impegnarsi a mettere a dimora le piante, curarle e mantenerle secondo le buone pratiche agronomiche.

L’assegnazione prevede un minimo di 20 e un massimo di 150 piante per beneficiario, con criteri di selezione basati su età del richiedente, tipologia del titolo di possesso e superficie agricola disponibile.

Scadenze e modalità

Le domande devono essere presentate entro l’11 luglio 2025, consegnandole a mano presso il protocollo comunale oppure inviandole via PEC all’indirizzo:
📧 comune.taurisano.le@pec.rupar.puglia.it

Alla richiesta andranno allegati:

  • copia del documento d’identità,
  • documentazione attestante il possesso o uso dei terreni (valida almeno 6 anni),
  • fascicolo aziendale,
  • eventuale nulla osta del proprietario per terreni non in proprietà.

Corsi e controlli

L’iniziativa prevede anche momenti formativi per i beneficiari, al fine di garantire il corretto attecchimento delle piante. Il Comune si riserva la facoltà di effettuare controlli e sopralluoghi per verificare l’effettiva realizzazione degli impianti e il rispetto degli obblighi assunti.

Questa misura, in linea con quanto richiesto da agricoltori e cittadini colpiti duramente in questi anni dalla crisi olivicola, rappresenta un’opportunità concreta per ripartire, nel segno della biodiversità, dell’agricoltura sostenibile e della rigenerazione del paesaggio rurale.


📥Qui è possibile scaricare il modulo di partecipazione all’avviso pubblico:

Delli Noci si dimette. Raone prende il suo posto

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BARI – 11 giugno 2025 Con un lungo post pubblicato questa mattina, Alessandro Delli Noci ha annunciato le sue dimissioni irrevocabili sia da assessore allo sviluppo economico sia da consigliere regionale della Puglia, poco prima di affrontare il primo interrogatorio di garanzia, a seguito della richiesta di misure cautelari avanzata dalla Procura nei suoi confronti.

Una decisione forte, accompagnata da parole cariche di emozione e dolore:

“Lo devo alla serenità della mia famiglia, ai miei figli, alla mia comunità politica e al Presidente Emiliano. Aspetto che la giustizia faccia il suo corso con fiducia, certo della correttezza del mio operato”, ha scritto.

Delli Noci ha motivato la sua scelta come un atto di responsabilità e di rispetto nei confronti delle istituzioni e dei cittadini che lo hanno sostenuto. “Ruoli che ho svolto quotidianamente con passione, impegno, serietà”, ha ricordato nel suo commiato, esprimendo rammarico per non poter completare progetti strategici come le comunità energetiche, le misure per i giovani e la legge sui talenti. Tutti tasselli fondamentali di quella “strategia di controesodo” che aveva fatto della sua azione politica un punto di riferimento per il mondo produttivo pugliese.

Il Presidente Michele Emiliano, nel commentare la scelta, ha parlato di un “atto di dignità e lealtà” e ha rinnovato la sua fiducia personale verso Delli Noci.

Un terremoto politico: entra Antonio Raone

Le dimissioni di Delli Noci, però, non hanno solo un impatto personale e amministrativo. Hanno aperto un vero e proprio cratere politico in seno alla maggioranza che sostiene Emiliano. A subentrare in Consiglio Regionale sarà Antonio Raone, ex esponente civico, oggi passato ufficialmente in Forza Italia, e quindi all’opposizione della giunta.

Con questo cambio, il centrosinistra perde numericamente un altro tassello, assottigliando ulteriormente una maggioranza già fragile, e costretta ora a contare ogni voto in aula con una precisione millimetrica.

Verso una fine legislatura ad alta tensione

La maggioranza guidata da Emiliano si ritrova così a pochi mesi dalle elezioni regionali d’autunno in un equilibrio instabile, dove ogni provvedimento – anche il più ordinario – potrebbe essere messo in discussione dalla mancanza di numeri sicuri. La sostituzione di un assessore politico con un consigliere d’opposizione segna un punto di svolta nella legislatura, che arriva però quasi alla sua fine naturale.

L’ingresso di Raone in Consiglio non sarà solo simbolico: potrebbe diventare un fattore di freno politico, soprattutto se decidesse di giocare un ruolo attivo nel dialogo (o scontro) con le forze civiche e progressiste dell’attuale governo regionale, preparando al meglio la sua candidatura al prossimo consiglio regionale.

Tra le polemiche siamo già in crisi ambientale

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L’estate non è ancora iniziata nel pieno della sua forza, ma a Ugento è già esplosa una vera e propria emergenza rifiuti. Le immagini dei cestini pubblici colmi fino all’orlo e dei sacchi di spazzatura abbandonati ovunque parlano da sole: la città, una delle principali mete turistiche del Salento, si trova in una situazione imbarazzante, tanto prevedibile quanto evitabile.

Non lo dice solo l’opposizione. Lo ammette, seppur con toni accorati, anche parte della maggioranza: lo ha fatto nei giorni scorsi il consigliere Vincenzo Scorrano, attraverso un post social in cui ha denunciato l’inciviltà di molti cittadini. Nel suo accorato post, il consigliere comunale ha scelto di puntare il dito esclusivamente contro l’inciviltà dei cittadini. “È il gesto di chi ha scelto la strada più comoda”, ha scritto, parlando di “indifferenza” e appellandosi al senso civico di ognuno. Ma in queste parole, che pure hanno un fondo di verità, manca completamente ogni assunzione di responsabilità da parte dell’amministrazione comunale.

Un dettaglio non di poco conto: da quando questa amministrazione è in carica, non risulta essere stato elevato alcun verbale per abbandono di rifiuti, né ai danni dei cittadini incivili né, tantomeno, nei confronti della ditta appaltatrice inadempiente. Una tolleranza totale, che ha di fatto lasciato campo libero a comportamenti illeciti, senza alcuna forma di deterrenza concreta.

Il risultato? L’amministrazione, pur sapendo, non ha agito. E adesso, anziché affrontare il problema alla radice, si limita ad accusare i cittadini, scaricando ogni responsabilità. Un tentativo di autoassoluzione che, alla prova dei fatti, non regge più.

Il nodo centrale: l’appalto

Dietro il problema, però, c’è molto più di una semplice questione di senso civico. C’è un sistema, quello della gestione rifiuti, che a Ugento si è inceppato da tempo. La nuova ditta incaricata del servizio di igiene urbana – secondo gli stessi operatori ecologici – sarebbe entrata in servizio con personale ridotto e mezzi insufficienti. Una carenza strutturale che non poteva non deflagrare con l’avvicinarsi della stagione turistica e l’impennata di presenze.

A tutto questo si aggiunge, come ricordano alcuni ex amministratori e osservatori attenti, un problema sistemico e storico: il mancato rispetto del contratto d’appalto. Innumerevoli obblighi sarebbero stati ignorati, tra cui:

  • la consegna di contenitori specifici per tutte le utenze (domestiche e non);
  • il corretto e regolare servizio di spazzamento meccanico e manuale;
  • la raccolta e bonifica delle piccole discariche;
  • il rispetto dei tempi di svuotamento degli ecocentri (dove alcuni rifiuti giacciono da oltre due anni, contravvenendo al limite massimo di 90 giorni);
  • la pulizia delle spiagge libere e delle scogliere non in concessione;
  • l’effettivo controllo da parte del RUP, del DEC e degli uffici comunali competenti.

Il nodo cruciale, sottolinea l’opposizione, è che “l’appaltatore di turno non rispetta nulla, d’accordo con chi governa”. Una frase pesante, che chiama in causa non solo la ditta, ma anche l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Salvatore Chiga e, in precedenza, da Massimo Lecci, che in più di un decennio non sarebbero riusciti (o non avrebbero voluto) far rispettare appieno il contratto. Un fallimento politico prima che amministrativo.

Le proposte (rimaste inascoltate)

L’opposizione consiliare non si è limitata alla denuncia. Ha avanzato diverse proposte pratiche, come:

  • l’istituzione di isole ecologiche mobili ogni sabato nelle marine;
  • giornate straordinarie “svuota tutto” per gli ingombranti;
  • il potenziamento del servizio domiciliare di raccolta nei periodi di picco stagionale.

Proposte rimaste però senza risposta, mentre la stagione turistica si avvicina e i primi disagi si moltiplicano.

Con i mesi più caldi alle porte, Ugento rischia l’ennesima estate segnata da cumuli di rifiuti, polemiche e disservizi. Una débâcle annunciata, che pesa come un macigno sull’immagine della città e sulle speranze di riscatto del territorio.

Servono decisioni forti e immediate. Serve trasparenza sui rapporti tra Comune e appaltatore. Ma soprattutto, servono controlli reali e puntuali. Perché, come ha scritto lo stesso consigliere Scorrano, “una città non la cambia un’ordinanza. La cambia la cura. E l’esempio”. E oggi, quell’esempio, a Ugento, sembra mancare proprio da chi dovrebbe darlo.

Perché Ugento è di nuovo tra i rifiuti?

Le immagini sono ormai ricorrenti: sacchi abbandonati lungo le strade, rifiuti ammassati nei pressi delle villette turistiche, cartoni accatastati vicino a bidoni stracolmi e odori nauseanti che accompagnano le serate estive. Succede puntualmente ogni anno, nelle marine di Ugento, da Torre San Giovanni a Lido Marini, passando per Torre Mozza. Eppure, il Comune continua a puntare su un sistema che – nei fatti – non regge l’urto delle presenze turistiche: la raccolta porta a porta.

Ma perché, nonostante le evidenze, si continua su questa strada? E, soprattutto, qual è la vera natura del problema?


Quando il modello non regge

Il sistema porta a porta, pensato per una popolazione residente stabile e organizzata, si dimostra inadeguato nei contesti stagionali e ad alta densità turistica, come quello delle marine ugentine.

Durante i mesi estivi, la popolazione effettiva del territorio triplica o quadruplica: seconde case, B&B, case vacanza, campeggi, resort e flussi di turisti giornalieri modificano radicalmente la realtà urbana e la quantità di rifiuti prodotta.

In questo scenario:

  • Il calendario di raccolta non è compatibile con i tempi dei turisti, che arrivano e partono in giorni non previsti dal servizio.
  • I rifiuti vengono abbandonati fuori orario o fuori zona, generando degrado visivo e problemi igienico-sanitari.
  • Mancano informazioni chiare e in lingua per gli ospiti occasionali.
  • Il sistema, pensato per le famiglie residenti, non tiene conto delle esigenze delle utenze temporanee, né dei flussi intensivi dei weekend.

Un modello superato, una visione arretrata

L’adozione ostinata di questo modello, ormai superato in molte località turistiche italiane ed europee, dimostra la scarsa cultura ambientale di chi lo ha ideato e voluto, e una preoccupante incapacità di visione da parte dell’assessorato all’ambiente del Comune di Ugento.

Un assessorato che appare più impegnato a intercettare fondi e occuparsi di progetti su carta piuttosto che a risolvere i problemi reali dei cittadini. Problemi che, negli ultimi vent’anni, si sono moltiplicati diventando endemici, segnando il territorio con inefficienze croniche e una crescente sfiducia nella politica locale.


Altri Comuni hanno già cambiato strada

In altre città italiane, il porta a porta è stato superato o integrato con sistemi più moderni, efficaci e compatibili con il turismo. Alcuni esempi virtuosi:

  • Jesolo (VE) ha introdotto isole ecologiche interrate intelligenti, aperte h24 con accesso tramite tessera, affiancate da eco-informatori stagionali.
  • Rimini (RN) ha adottato cassonetti smart con calotta, accessibili solo tramite tessera magnetica, e un sistema flessibile di raccolta differenziata adattato ai flussi turistici.
  • Lignano Sabbiadoro (UD) ha sviluppato una raccolta mista con isole mobili, app in più lingue e servizi dedicati agli alloggi turistici.
  • Ischia (NA), nonostante le difficoltà logistiche, ha introdotto punti di conferimento temporanei vigilati, evitando il caos estivo.
  • Trento (TN), modello nazionale, utilizza cassonetti intelligenti e tariffazione puntuale, dimostrando che l’efficienza è possibile anche nei centri storici complessi.

Queste esperienze mostrano che esistono soluzioni migliori, già collaudate, sostenibili e adattabili anche al contesto di Ugento. Serve solo la volontà politica.


Dietro la scelta del Comune di Ugento di mantenere il porta a porta, c’è una logica più politica che tecnica: il sistema consente infatti di impiegare un numero maggiore di operatori ecologici, garantendo così posti di lavoro.

Una scelta che, sul piano occupazionale, può apparire lodevole, ma che sul piano ambientale e gestionale si rivela fallimentare. Il risultato è un circolo vizioso: più operatori, ma meno efficienza; più costi per i cittadini, ma peggioramento del decoro urbano.

Quella dei rifiuti non è solo una crisi ambientale: è una crisi politica e culturale, che interroga direttamente chi governa da troppo tempo con logiche vecchie, incapaci di rinnovarsi. È sempre più evidente che la generazione che comanda a Ugento non riesca a sintonizzarsi con i problemi e la sensibilità dei giovani, i veri protagonisti del futuro.

I ragazzi e le ragazze del territorio chiedono risposte concrete, rispetto per l’ambiente, modernità e partecipazione. Esigenze ben diverse da quelle dei loro genitori, legate spesso a logiche di gestione conservativa del potere. È tempo di voltare pagina.

Serve un cambiamento non solo nel modello di raccolta, ma nella governance di un paese che continua a zoppicare, frenato da una zavorra generazionale che non riesce più a interpretare il presente, figuriamoci il futuro.

Il futuro di Ugento – città a forte vocazione turistica – passa da scelte nuove, responsabili e lungimiranti. Continuare a ignorare l’inefficacia del porta a porta nelle marine significa danneggiare l’immagine del territorio, peggiorare la qualità della vita e allontanare le nuove generazioni dalla politica.

Chi governa oggi ha una responsabilità storica: o cambia passo, o sarà ricordato come parte del problema. Il tempo degli slogan è finito. Ora servono visione, coraggio e un vero ascolto del territorio.

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