Home Blog Pagina 73

Il PUG di Ugento tra sogni negati e disparità evidenti

0

C’è una frase, pronunciata tra la commozione e il pudore, che risuona forte nelle aule comunali e nei cuori di chi ancora spera: “Perché si spezza la speranza di chi ha sempre creduto in questa terra?”. È la voce di un giovane ugentino, costretto a emigrare per cercare un futuro altrove, che torna – almeno con la parola – a difendere il sogno del padre. Un sogno fatto di radici, sacrifici e progetti di vita. Un sogno che oggi, con l’approvazione del nuovo PUG, rischia di essere cancellato da un tratto di penna.

Il piano urbanistico, nella forma in cui è stato proposto, non è solo una mappa di lotti e destinazioni d’uso: è una scelta politica, sociale, culturale. Ed è una scelta che – stando a diverse testimonianze raccolte durante le audizioni pubbliche – non guarda al domani, ma chiude la porta a intere generazioni.

Sono già in molti a dirlo sottovoce, ma con crescente consapevolezza: Questa Amministrazione rischia di passare alla storia come quella che ha definitivamente condannato Ugento all’emigrazione. In vent’anni di governo, spesso mascherato da “civismo”, l’unico vero progetto perseguito sembra essere stato quello dell’autoconservazione.

Un Comune che da tempo non cresce, non progetta per le famiglie, non attrae i giovani. Il PUG, invece di rappresentare una rinascita, sta assumendo i contorni di una pietra tombale. E se i figli se ne vanno, se i padri si vedono strappare i sacrifici, se le voci fuori dal coro vengono ignorate, allora la responsabilità politica è enorme.

Tiziano Esposito ha provato a portare in Consiglio la voce di chi non può più parlare. Ha raccolto il grido di chi, dalla distanza, ancora spera che la propria terra non si trasformi in una prigione burocratica. Non è solo un’interrogazione politica: è un richiamo alla dignità.

Ugento ha bisogno di un piano urbanistico che costruisca, non che distrugga. Che accolga, non che selezioni. Che permetta di restare, non che obblighi ad andarsene.

E allora, se davvero si vuole parlare di sviluppo e futuro, che si cominci col rispondere a quel giovane e a tutti coloro che, oggi più che mai, si sentono cittadini dimenticati.

IL POST INTEGRALE:

III COMMISSIONE: NUOVO P.U.G.

Oggi non posso non portare alla vostra attenzione una testimonianza che, tra le tante ascoltate durante questa lunga fase di audizioni sul nuovo PUG, ha toccato profondamente il cuore di tutti noi (almeno spero).

Un giovane ha preso la parola, non per sé, ma per suo padre. Era collegato da remoto, mentre il padre era seduto qui in aula, in silenzio, ad ascoltarlo. Quel giovane non è un volto sconosciuto. È uno dei nostri ragazzi. Uno di quelli partiti, andati via da Ugento perché qui, purtroppo, il futuro sembrava una parola troppo grande.

Ha parlato con una dignità che non può lasciarci indifferenti. Ha raccontato dei sacrifici di suo padre, che tanti anni fa acquistò un terreno, pagandolo a caro prezzo, immaginando un domani. Un domani fatto di casa, famiglia, radici. Un terreno non solo per costruire dei muri, ma per costruire la vita del proprio figlio, qui, nella sua terra.

Quel terreno oggi viene declassato. Quel sogno oggi viene negato.

E lui, da lontano, quasi con pudore, ha chiesto: Perché? Perché un piano così restrittivo? Perché si spezza la speranza di chi ha sempre creduto in questa terra?

È una domanda che pesa. Pesa come un macigno, perché dietro c’è molto più di una particella catastale o una destinazione d’uso. C’è una storia. C’è un padre. C’è un figlio. C’è il sogno di restare. Come lui, tanti altri.

Restare. È questa la parola chiave. Non solo tornare: restare. Restare a vivere, lavorare, crescere, costruire. Restare nella propria terra, quella che ci ha visti nascere. Perché nessuno sceglie a cuor leggero di andare via. Spesso si va via per necessità, non per volontà.

E allora io mi chiedo – e vi chiedo – che senso ha un piano che, invece di costruire, cancella? Che senso ha progettare il futuro se quel futuro lo tagliamo fuori proprio ai nostri giovani?

Questo PUG, così com’è, rischia di chiudere porte, non di aprirle. Rischia di lasciare indietro chi aveva ancora il coraggio di crederci.

Forse a qualcuno non importa tutto ciò, ma alla nostra generazione e a quella futura Si

Taviano, la campagna elettorale si trasforma in degrado: la denuncia di Francesco Chetta scuote la città

0

Una campagna elettorale che lascia il segno, ma in senso tutt’altro che positivo. A Taviano, le strade sono invase da volantini e santini elettorali, tanto da spingere un cittadino, Francesco Chetta, a compiere un gesto simbolico e provocatorio: raccogliere il materiale abbandonato per strada e consegnarlo, dentro un sacco dell’immondizia, direttamente all’ingresso del Municipio. Sul sacco, un cartello eloquente: “Merda elettorale”.

Sono settimane che, passeggiando per Taviano (Comune in cui abito), noto la quantità impressionante di volantini e santini elettorali di entrambe le fazioni. Negli ultimi giorni la situazione è praticamente degenerata, con volantini sparsi ovunque: tombini, aiuole, giardini privati e pubblici, oltre che per strada e sui marciapiedi. Stamattina ho deciso di lanciare un messaggio. Ho raccolto i volantini sparsi ovunque solo nei due isolati intorno casa mia e questo è il risultato. Immagina quanti ce ne stanno in tutto il paese e nella relativa marina!!! Mi ha spinto proprio lo sdegno nei confronti di questa modalità di fare campagna elettorale, in cui si parla tanto di decoro urbano e di rispetto per l’ambiente. Ora mi aspetto che entrambe le fazioni chiedano scusa alla cittadinanza e che scendano per strada a contribuire direttamente a ripulire le strade di Taviano”, ha dichiarato Chetta.

Il gesto, immortalato in una foto che ha fatto rapidamente il giro dei social, è stato accompagnato da un lungo post in cui Chetta denuncia il degrado ambientale causato da una campagna definita “retrograda, insulsa e deplorevole”. I volantini raccolti provengono da entrambe le coalizioni in corsa per la poltrona di primo cittadino: quella guidata da Giuseppe Pellegrino e quella della candidata Teresa Stefanelli.

Durante la raccolta, Chetta ha anche avuto un breve scambio con un giovane volantinatore, ribattezzato “Omar” per tutelarne l’identità. Il ragazzo ha raccontato di essere pagato 38 euro al giorno per un turno di 8-9 ore: circa 4,75 euro l’ora. Una retribuzione che, se confermata, solleverebbe gravi dubbi sulla dignità del lavoro offerto dalle agenzie di volantinaggio al servizio di entrambe le liste.

Ho consegnato stamane il sacco di ‘Merda elettorale’ direttamente al Comune di Taviano”, ha aggiunto Chetta, nella speranza che la sua iniziativa spinga le forze politiche a riflettere, scusarsi con i cittadini e, soprattutto, ad agire concretamente per ripristinare il decoro cittadino.

Nel pieno del confronto politico, il gesto ha avuto il merito di riaccendere l’attenzione su un tema spesso trascurato: la coerenza tra i proclami di rispetto dell’ambiente e le azioni concrete sul territorio. La cittadinanza, intanto, osserva e giudica.

Inclusione negata: il Comune di Ugento ignora il progetto “Tutti al Mare”

0

Inclusione negata: il Comune di Ugento ignora il progetto “Tutti al Mare”

Una spiaggia per tutti, senza barriere né esclusioni. È questo lo spirito che anima il progetto nazionale “Tutti al Mare”, promosso dalla Federazione Imprese Demaniali, aderente a Confimprese Demaniali Italia. Un’iniziativa a costo zero per i Comuni, che prevede l’accesso gratuito ai lidi per anziani e persone con disabilità nei mesi di maggio, giugno e luglio. Ma ad Ugento, nonostante le richieste formali e pubbliche avanzate già da marzo dai consiglieri di opposizione, l’Amministrazione comunale ha deciso – nel più totale silenzio – di restare alla finestra.

A rilanciare il caso è stato in queste ore il consigliere Tiziano Esposito, che in un post social – condiviso “a nome di tutta l’opposizione” – ha denunciato con forza quello che definisce “un’occasione persa per l’inclusione”.

“Abbiamo presentato un’interrogazione ufficiale – ricorda Esposito – per sapere se l’Amministrazione intendesse aderire al progetto. Non abbiamo mai ricevuto risposta. Nonostante i solleciti, il silenzio del sindaco e della giunta è totale, assordante.”

Il progetto, adottato già da numerosi Comuni italiani a vocazione turistica, rappresenta un modello virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato. Prevede la possibilità, per soggetti fragili, di vivere il mare in strutture attrezzate, godendo di servizi e spazi normalmente poco accessibili. Nessun costo per il Comune, ma un ritorno sociale enorme in termini di dignità, inclusione, benessere e immagine del territorio.

“In un momento storico in cui si parla tanto di accessibilità e diritti – scrive ancora Esposito – fa male constatare come, a Ugento, alle parole non seguano mai i fatti. Ci sono state promesse in Consiglio Comunale, dichiarazioni pubbliche, ma nulla si è mosso. Nemmeno una risposta.”

Di fronte a questo immobilismo, l’opposizione ha annunciato un passo formale: la trasmissione del carteggio al Prefetto di Lecce, affinché si ristabilisca il rispetto del ruolo del Consiglio comunale e del diritto dei suoi membri a ricevere risposte dalle istituzioni.

La vicenda apre un ulteriore fronte di scontro tra la maggioranza guidata dal sindaco Salvatore Chiga e la minoranza, che da mesi denuncia l’opacità di alcune scelte e la mancanza di coinvolgimento su temi di interesse collettivo. Ma al di là della polemica politica, resta il dato: una proposta concreta, che avrebbe potuto offrire un’estate più dignitosa e inclusiva a tante persone, è stata ignorata.

“Questa non è politica – conclude il post – è solo buonsenso. Ed è proprio quello che, purtroppo, sembra mancare.”

Una situazione che, se non chiarita presto, rischia di lasciare l’amaro in bocca a chi crede ancora in un’amministrazione capace di farsi carico dei bisogni di tutti. Anche, e soprattutto, di chi non ha voce per farsi sentire.

Torre Mozza, cartoline dal disincanto

0

La terza lettera di Gaetano e il grido inascoltato di una marina che chiede attenzione

Anche quest’anno, puntuale come l’estate che avanza, è arrivata la lettera del signor Gaetano. Non una lettera qualsiasi, ma l’ennesimo grido d’allarme – gentile, ma accorato – di chi da dieci anni sceglie Torre Mozza come luogo del cuore per le sue vacanze. Una voce lucida e coerente, che segnala un disagio diventato ormai sistemico. Le sue parole, inviate per il terzo anno consecutivo a Ozanews, sono la cronaca di una delusione che si rinnova, la denuncia civile di chi non vuole arrendersi all’idea che “il declino” sia inevitabile.

Ecco il testo integrale del messaggio ricevuto:


**”Buongiorno,
sono un assiduo frequentatore di Torre Mozza da 10 anni, e vi ho già scritto in passato.
Approfitto della giornata poco confacente a una vacanza – ma questo maggio ne ha concesse veramente poche…
Trovo sempre più la località trascurata: dalla spazzatura che nei weekend trasborda dai cestini rifiuti, alle strade rattoppate, alla trascuratezza di marciapiedi e sede stradale piena di erbaccia e arbusti… a volte tagliata e lasciata sul posto, e solo il vento e l’acqua la porterà via…
Ma non esiste una raccolta da parte del Comune?

Perché, mi chiedo, località adiacenti tipo Torre San Giovanni e Lido Marini hanno asfalto nuovo sulle strade, marciapiedi ripuliti, cestini in abbondanza, ecc.?

Un lungomare Tiepolo trascurato, alberi e quel poco verde lasciati all’abbandono… toilette per turisti e venditori ambulanti…? Tutti al mare!!! ⛵

Mi chiedo inoltre se le Istituzioni si siano posti il problema di come risolvere la riduzione della spiaggia e dove allocare i turisti?
L’inizio della stagione estiva è alle porte…
La vedo male quest’anno e gli anni a venire, se persiste questa situazione, con parecchi cartelli “affittasi”… che stia iniziando il declino di Torre Mozza?
Peccato!!!

Un cordiale saluto,
G.L.
P.S. I lampioni sono sempre accesi… notte e GIORNO… Non funziona la fotocellula o il pulsante di spegnimento 😃.”**


Parole semplici, ma che inchiodano alle proprie responsabilità chi amministra questa comunità. La fotografia di Gaetano non è solo quella di un turista deluso, ma il resoconto puntuale di un territorio trascurato: cestini insufficienti o stracolmi, lampioni sempre accesi anche di giorno, aiuole e marciapiedi invasi da vegetazione spontanea, strade rattoppate e sporche, servizi igienici inesistenti per turisti e ambulanti. A ciò si aggiunge la preoccupazione (più che legittima) per l’erosione della spiaggia, che avanza anno dopo anno senza un piano strutturale di contrasto.

Ma ciò che fa più male, leggendo tra le righe, è il confronto. Torre Mozza appare sempre più come la “sorella povera” delle marine vicine, come Torre San Giovanni, dove – a detta dello stesso Gaetano – si vedono asfalto nuovo, ordine e decoro. E il sospetto, per molti, è che questa differenza derivi più da scelte politiche che da reali difficoltà oggettive. Perché qui, a Torre Mozza, sembrano mancare le attenzioni minime, come se si trattasse di una località di “serie B”, utile per incassare la tassa di soggiorno ma non abbastanza strategica da meritare investimenti adeguati.

In fondo, è proprio questo che emerge dalla lettera: la sensazione di essere diventati invisibili. Invisibili agli occhi di chi dovrebbe rispondere a domande semplici: perché nessuno raccoglie l’erba sfalciata? Perché non ci sono bagni pubblici? Perché i lampioni restano accesi anche col sole a picco? Perché nessuno interviene sulla spiaggia che scompare?

A queste domande, Ozanews prova a dare voce. Con un invito chiaro: che chi amministra ascolti, finalmente, chi ama davvero questo territorio. Che non servano influencer, manifesti o eventi spot per raccontare un luogo che invece si racconta da solo, ogni giorno, nei suoi dettagli dimenticati.

Perché la vera accoglienza comincia dalla cura. E se anche un solo turista – come Gaetano – sente il bisogno di scrivere per non sentirsi ignorato, allora significa che qualcosa non sta funzionando.

E il rischio è davvero quello di veder partire il declino.

L’Arco Jonico – salentino: le bandiere blu possono diventare un sistema

0

Nei giorni scorsi, presso il CNR in Roma, sono state assegnate le bandiere blu 2025. Per quanto riguarda la Regione Puglia, Ugento, insieme ad altri comuni rivieraschi salentini, si è visto confermare il prestigioso riconoscimento della FEE. 

E’ un risultato che premia l’impegno delle Amministrazioni comunali, ma anche l’impegno degli imprenditori turistici e dei cittadini. Sorgono tuttavia molti dubbi perché a smentire talune affermazioni concorrerebbero ciò che la realtà dimostra giornalmente, che non può sfuggire neanche quando gli occhi sono chiusi.

Sarebbe errato assumere il ruolo di “bastian contrario”, però far emergere le tante deficienze del territorio e della costa è necessario per creare le premesse per un dialogo tra Istituzioni, cittadini e stakeholder, utile all’individuazione e alla programmazione di soluzioni utili per tutti, nell’interesse dell’intera comunità. 

Ritengo che sia possibile nel nostro contesto geografico delineare una visione che sappia coniugare il settore primario, secondario e terziario, tutti da rivitalizzare, intervenendo su quelle criticità non solo ambientali, ma anche e soprattutto territoriali, il cui miglioramento potrebbe costituire un volano di crescita occupazionale ed economica, attraendo risorse umane e finanziare. Che non si riduca a ristretti periodi stagionali, ma possa estendersi per garantire occupazione, lavoro e prosperità per tutto l’anno. 

Se la Puglia ha portato a casa 27 Bandiere blu, registrando un ulteriore balzo in avanti rispetto all’anno precedente, quando le località premiate erano 24, la provincia di Lecce ha visto la riconferma di 9 località turistico – balneari e l’ingresso per la prima volta di Castrignano del Capo, confermandosi nel ruolo di punta nel turismo costiero del Mezzogiorno. A fronte di un suffragio importante, manca tuttavia una visione d’insieme, più ampia e articolata. Latita una prospettiva, coerente e funzionale, che certifichi il tacco d’Italia come uno dei principali poli attrattivi a livello turistico e implementi detto settore su standard elevati. Senza un’adeguata consapevolezza, poi, di un’innata inclinazione turistica a cui l’ambito jonico e adriatico risultano naturalmente vocati, concorriamo con scelte politiche satrapiche, non rispettose delle sue vocazioni attitudinali. Occorre trasformare i risultati dei singoli Comuni in opportunità per la costituzione di un plafond dell’offerta da declinare come “sistema Jonico – salentino”. Turismo, agroalimentare, terzo settore e rilancio green dei siti industriali dismessi per rilanciare tutto il contesto della nostra costa. Tre sono i fondamenti che consentirebbero al nostro territorio di viaggiare spedito verso lo sviluppo sostenibile: agricoltura, turismo e rigenerazione industriale. Il primo non potrà mai essere ritenuto settore realmente trainante se si persevererà in una gestione familistica e concentrata nelle mani di succinte oligarchie. Il turismo non può essere un mero pennacchio da esibire per promuovere i risultati di una Comunità a scapito di un’altra. Il turismo è e deve essere sistema! Necessita l’avviamento di volontà e processi politici volti alla creazione di consorzi inglobanti le Comunità rivierasche. 

Con tali premesse si può procedere ad un rassettamento della nostra grande offerta ricettiva, diportistica, naturalistica, storico – archeologica e culturale (tradizione, radici, folklore), creando una destinazione che rappresenti un brand di rilancio per tutto il Salento, scevro da qualunquismi, familismo amorale, corruzione e scambio elettoralistico. Abbiamo l’opportunità di trasformare un’area che ha tutte le carte in regola per candidarsi a diventare la più grande “Destinazione turistica” del Mediterraneo: l’Arco Jonico salentino. Togliendo a questa nostra martoriata terra dei messapi quella veste di ricettacolo di nuove ed ulteriori discariche di rifiuti, abusive e autorizzate. Purtroppo assegnatale negli anni a causa di una cattiva gestione dell’ambiente e del territorio. Occorre, infine, cancellare quelle immagini divenute modalità di governance territoriale unipersonale che vedono spesso l’uomo solo al comando, assistito da ciurme di assoldati senza alcuna libertà di critica e di pensiero, causa di insensate commistioni tra i richiamati settori produttivi perché non collimerebbero e condurrebbero il territorio jonico e adriatico verso un’irreversibile implosione sociale. Il Salento non lo merita!

Successo per il 1° Memorial Salvatore Negro: in pista la passione per le auto d’epoca

0

Una giornata all’insegna della passione, del rombo dei motori e del ricordo. Domenica 18 maggio 2025 si è tenuto con grande successo il 1° Memorial Salvatore Negro, un raduno di auto d’epoca organizzato dal Messapia Automotoclub Storico, che ha visto la partecipazione di una cinquantina di equipaggi provenienti da tutta la regione.

La manifestazione ha preso il via presso la Pista Salentina, dove alcune delle vetture partecipanti si sono cimentate in una coinvolgente gara di regolarità, regalando emozioni e spettacolo agli appassionati presenti e al pubblico collegato in diretta streaming su Ozanews.

Dopo l’attività in pista, gli equipaggi si sono spostati a Lido Marini per un aperitivo presso il Lido Mamirè, momento conviviale e di relax, prima di concludere la giornata con il pranzo presso il Ristorante Teti di Torre Mozza.

Proprio al Teti si è tenuta l’intervista conclusiva a Tonino Benincasa, speaker d’eccezione della giornata e voce ufficiale anche della nostra diretta. Nel corso dell’intervento, Benincasa ha sottolineato l’importanza di eventi come questo, capaci di coniugare passione, memoria e territorio.

Il Memorial Salvatore Negro ha segnato anche la nascita ufficiale di un nuovo club di auto d’epoca a Ugento, intitolato proprio alla memoria di Salvatore Negro. A guidarlo è Pierluigi Negro, figlio di Salvatore, che ha assunto la carica di presidente della nuova associazione, con l’obiettivo di promuovere la cultura motoristica e organizzare eventi di grande richiamo.

Una prima edizione che ha saputo lasciare il segno, tra motori, emozioni e memoria. Il miglior punto di partenza per un futuro fatto di nuove storie su quattro ruote.

Discarica di Ugento, la minoranza del Comune contro la Regione: “Ci chiamano sito strategico, ma è una condanna”

0

A Ugento la pazienza è finita. Dopo anni di battaglie, promesse disattese e silenzi istituzionali, la minoranza consiliare del Comune ha deciso di alzare la voce con un comunicato che non lascia spazio ai fraintendimenti: la Regione Puglia va avanti come se nulla fosse, incurante delle proteste dei cittadini e dei territori.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la determina AGER del 9 maggio 2025, che non solo conferma la prosecuzione dell’attività della discarica Burgesi, ma la inserisce anche tra i siti “strategici” della programmazione regionale per la gestione dei rifiuti. Parola che, per la comunità, ha il sapore amaro di una condanna.

“Strategico significa che questo sito, nato come discarica di soccorso, rischia di non chiudere mai”, scrivono i consiglieri Ezio Garzia, Giulio Lisi, Fabiola Musarò, Laura De Nuzzo e Tiziano Esposito. “E con esso resteranno anche tutte le conseguenze sanitarie, ambientali e sociali che da anni stiamo denunciando”.


Un ampliamento che il territorio non voleva

La vicenda è nota: la Regione, con la delibera di febbraio 2025, ha deciso di ampliare la discarica di 190.000 metri cubi, giustificando la scelta con la necessità di far fronte alla saturazione del sito di Autigno, a Brindisi. In sostanza, si è scelto di spostare il problema da una parte all’altra della Puglia, senza risolverlo.

Ma per i cittadini di Ugento e dei comuni vicini, questa non è solo una questione tecnica. È la storia di un territorio che da decenni vive all’ombra di una discarica e che vede ogni giorno le proprie richieste di tutela rimanere inascoltate.

“Le proteste, i cortei, gli articoli, gli striscioni sembrano essere stati ignorati. Mentre la popolazione chiede chiusura e bonifica, le istituzioni programmano l’esatto contrario”, si legge nel comunicato della minoranza.


Un tema che brucia è quello della “narrativa dell’emergenza”, usata – secondo la minoranza – per giustificare decisioni prese senza reale confronto con i territori. La discarica di Ugento, nata come “di soccorso”, avrebbe dovuto avere un ruolo temporaneo. E invece, a ogni passo, la prospettiva della chiusura si allontana.

“Ci stanno prendendo in giro da anni. Con parole come ‘emergenza’, ‘soccorso’, ‘necessità’. Ma l’emergenza vera è nella salute di chi vive qui, nella dignità calpestata, nell’arroganza politica che ci tratta come numeri”, denunciano i consiglieri.

Una denuncia che non è solo simbolica: nel Salento, i dati sulle patologie tumorali legate a inquinamento e contaminazioni ambientali sono tra i più preoccupanti della regione. Per questo, la questione della discarica non viene percepita come un semplice problema di gestione rifiuti, ma come una ferita aperta sulla pelle della comunità.


“Ci resta solo la via dei ricorsi”

Nel comunicato, la minoranza esprime anche la delusione per l’assenza di risposte concrete e lancia un appello: l’unica speranza rimasta sono i ricorsi presentati dalle amministrazioni e dai comitati locali.

“Qui non è solo una discarica. È la dignità di una comunità che chiede aiuto”.

Le parole dei consiglieri arrivano dopo settimane di tensioni crescenti. Prima le audizioni in Commissione Ambiente, poi le dichiarazioni del consigliere regionale Paolo Pagliaro che ha accusato la Regione di usare Ugento come merce di scambio per compensare le perdite economiche del gestore. Ora, anche la minoranza prende posizione, a dimostrazione che la questione non è solo tecnica o politica, ma profondamente sociale.

LA NOTA COMPLETA PERVENUTA IN REDAZIONE

DISCARICA DI UGENTO: LA  REGIONE PUGLIA TIRA DRITTO, I CITTADINI  E I TERRITORI RESTANO INASCOLTATI

Mentre i cittadini continuano a opporsi alla discarica e alla sua sopraelevazione, la Regione Puglia procede indisturbata con atti ufficiali che autorizzano non solo un ampliamento di 190.000 mc di rifiuti, ma addirittura dichiarano il sito “strategico”.

Una parola che pesa come una condanna: “strategico” significa che questo sito, nato come discarica di soccorso, rischia di non chiudere mai, trasformandosi in un impianto perenne, con le relative conseguenze sanitarie, ambientali e sociali.

Tutto avviene in silenzio. Le proteste, i cortei, gli articoli, gli striscioni sembrano essere stati ignorati. Mentre la popolazione chiede chiusura e bonifica, le istituzioni programmano l’esatto contrario, lavorando nei documenti alla riconversione dell’impianto e al prolungamento della concessione.

A febbraio Hanno  approvato altri 190.000 metri cubi di rifiuti, una montagna in più.

E nel frattempo? Silenzio. Totale.

I rumori delle proteste, i cortei, le audizioni, gli articoli, gli striscioni ecc.. sono serviti solo a spegnere per un po’ la vergogna, a dare l’illusione che qualcuno ci ascoltasse.

Ci stanno prendendo in giro. Da anni.
Con parole come “emergenza”, “soccorso”, “necessità”. Ma l’emergenza non è nei rifiuti: è nella salute di chi vive qui, nella dignità calpestata, nell’arroganza politica che ci tratta come numeri.
Eppure siamo persone. Famiglie. Bambini.
Siamo quelli che ogni giorno respirano quell’aria e si chiedono se sarà l’ultima senza diagnosi.

Ci viene detto che il sito resterà attivo fino al 2026, ma tutti sappiamo cosa vuol dire “discarica di soccorso”: non finirà mai.

Le speranze sono tutte nei vari ricorsi istruiti dalle varie amministrazioni e dal comitato.

Perché qui non è solo una discarica. È la dignità di una comunità che chiede aiuto.

       I consiglieri comunali di
Minoranza del
Comune di UGENTO

Ezio Garzia, Giulio Lisi, Fabiola Musarò , Laura De Nuzzo , Tiziano Esposito

Ricevi i nuovi articoli via mail

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.