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Editoriali

Che cos’è la politica. Anche ambientale.

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Che cos’è la politica. Anche ambientale
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Capita a tutti di ascoltare, di guardare e di leggere programmi, rubriche e servizi concentrati su questioni di “governo dell’ambiente”. Nei dibattiti televisivi, i politici intervenuti animano una “cloaca massima” piuttosto che un confronto dialettico fatto di contenuti e proposte risolutive dei problemi della società di oggi. Si sostiene con fermezza che la tutela degli ecosistemi costituisca oggetto di interesse di talune forze politiche piuttosto che di talaltre. Si tende addirittura a inneggiare a “crociata” la tutela dell’ambiente per meri interessi propagandistici o, peggio ancora, elettorali.
Come è stato scritto su questo giornale, solo da febbraio l’ambiente è entrato nella nostra Costituzione, essendo stati modificati gli artt. 9 e 41.
Perché allora continuare a sostenere che un così fondamentale settore della vita sociale di interesse di ogni individuo, di ogni cittadino, così complesso e vasto possa essere oggetto di attenzione politica solo di talune forze politiche piuttosto che di talaltre e non, come dovrebbe essere, di tutte le compagini politiche?
Il filosofo Aristotele legava la definizione di “politica” dal greco “politikos” al termine “polis”, ovvero la città, la comunità dei cittadini. Di conseguenza, definendo il concetto di “politica” si riferiva prevalentemente all’amministrazione della “polis”.
Significando “polis”, città, la comunità di cittadini, politica altro non è che l’arte del governo.
Allo stesso modo Platone arriva a sostenere che la gestione della città, della cosa pubblica deve educare i singoli. Riprendendo poi la linea filosofica di Tommaso D’Aquino chi è chiamato a rappresentare le esigenze del bene comune e a inverarlo nella prassi deve essere scelto secondo virtutem perché l’oggetto della sua attività politica è appunto il bonum commune.
Nella realtà accade, come del resto in tutte le attività umane, che anche la politica, pur partendo da buoni propositi si “corrompa”. Ecco quindi la cattiva politica, l’allontanamento dei cittadini dalla stessa e soprattutto la cattiva risoluzione e gestione dei problemi ambientali. La politica perde il suo vero significato. Non riesce, riprendendo la definizione di Papa Montini, ad essere la più alta forma di carità.
L’insigne scienziato politico Giovanni SARTORI afferma che la politica altro non è che “la sfera delle decisioni collettive sovrane”. In considerazione del fatto che la politica è “l’arte del governo, dell’amministrare una comunità”, tenuto conto che l’elemento fondante dell’attività politica, dell’amministrare una collettività è la società, la collettività stessa, l’insigne scienziato politico individua tre branche in cui la politica viene analizzata e studiata:

POLITICS – le dinamiche attuate dai partiti o gruppi di pressione per riuscire a conquistare il potere politico, quindi arrivare a sedersi sulle poltrone che possono essere quella di Sindaco, del Consiglio comunale, di un assessorato etc;
POLICY – le leggi o altri atti giuridici attuati dal potere politico per gestire la cosa pubblica. Ad esempio, l’approvazione da parte della giunta comunale o del consiglio comunale di una delibera o di un ordine del giorno con il quale si decide di autorizzare una discarica o realizzare un impianto per il trattamento di rifiuti;
POLITY – il consenso da parte della collettività al potere politico e la coesione intrasocietaria delle classi. Ci si riferisce a come la cittadinanza risponde a quelle che sono le decisioni e l’operato dell’Amministrazione comunale, quindi del Sindaco, della giunta e del consiglio comunale.

L’assenza di un progetto politico che sia in grado di dare voce alle molteplici problematiche della società globalizzata, che intercetti le istanze dei cittadini, raccolga l’entusiasmo innovativo dei giovani, la ritengo una vera emergenza sociale. La loro freschezza è una grande ed impagabile risorsa che rende indispensabili quelle “fabbriche dei giovani talenti”, oggi costrette a delocalizzazioni speculative. Con lo spirito d’iniziativa innestato nella voglia di cambiare, di innovare, di rinnovare.
Ci si dovrebbe spingere, soprattutto nella nostra comunità messapica, verso la creazione di una nuova classe dirigente che faccia della politica, dell’arte del governare, lo strumento per realizzare cose concrete ispirandosi ai principi dell’etica morale, dell’equità, della libertà, della giustizia sociale, della tutela della famiglia in tutte le sue forme e dello sviluppo sostenibile.
Un movimento politico non potrebbe definirsi tale se non persegue l’obiettivo di creare, crescere giovani dirigenti, accompagnati dall’esperienza di vita dei più grandi e dalla riscoperta del significato autentico del fare politica intesa come “preoccuparsi di gestire e amministrare la cosa pubblica”. Occorre far ripartire la nostra amata terra. Il nostro Salento. La nostra Ugento.
Il lavoro è tutt’altro che semplice! I percorsi da seguire sono tanti e tutti irti di difficoltà. Non si può sottacere che il primo ostacolo si annidi in ognuno di noi allorquando ci radicalizziamo su posizioni in cui si registrano solo la mancanza di coraggio e quella paura opprimente che ci impedisce persino di pensare. Ecco allora che oltre ad essere pronti a lottare per superare le difficoltà che si presenteranno sulla strada maestra, sarà fondamentale pensare con ottimismo ed equilibrio etico – morale, rimanendo ancorati alla terra dell’umiltà perché il lavoro è tanto, è difficile, ma il risultato non è irraggiungibile o impossibile da perseguire.
In fondo nell’ambiente ci viviamo ogni giorno e ad esso rimarremo sempre vincolati.

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